Antonio Maccanico
Antonio Maccanico | |
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Ministro per le riforme istituzionali | |
Durata mandato | 21 giugno 1999 – 11 giugno 2001 |
Presidente | Massimo D'Alema Giuliano Amato |
Predecessore | Giuliano Amato |
Successore | Umberto Bossi |
Ministro delle poste e delle telecomunicazioni | |
Durata mandato | 17 maggio 1996 – 21 ottobre 1998 |
Presidente | Romano Prodi |
Predecessore | Giovanni Motzo |
Successore | Salvatore Cardinale |
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Segretario del Consiglio dei ministri | |
Durata mandato | 28 aprile 1993 – 10 maggio 1994 |
Presidente | Carlo Azeglio Ciampi |
Predecessore | Fabio Fabbri |
Successore | Gianni Letta |
Ministro per gli affari regionali e i problemi istituzionali | |
Durata mandato | 13 aprile 1988 – 12 aprile 1991 |
Presidente | Ciriaco De Mita Giulio Andreotti |
Predecessore | Aristide Gunnella (affari regionali) |
Successore | Mino Martinazzoli (riforme istituzionali e affari regionali) |
Segretario generale della Presidenza della Repubblica | |
Durata mandato | 14 luglio 1978 – 24 aprile 1987 |
Presidente | Sandro Pertini Francesco Cossiga |
Predecessore | Franco Bezzi |
Successore | Sergio Berlinguer |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Legislatura | XI, XV |
Gruppo parlamentare | Repubblicano (XI), L'Ulivo (XV) |
Circoscrizione | Lombardia (XI), Campania (XV) |
Collegio | Milano IV (XI) |
Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 9 maggio 1996 – 27 aprile 2006 |
Legislatura | XIII, XIV |
Gruppo parlamentare | I Democratici - L'Ulivo |
Circoscrizione | Campania 2 |
Collegio | Avellino |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Pd'A (1942-1947) PCI (1947-1956) PRI (1956-1994) UD (1996-1999) I Dem (1999-2002) DL (2002-2007) PD (2007-2008) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Professione | Funzionario parlamentare |
Antonio Maccanico (Avellino, 4 agosto 1924 – Roma, 23 aprile 2013) è stato un politico e funzionario italiano, più volte ministro della Repubblica.
Biografia
Laureatosi in giurisprudenza nel 1946 presso il Collegio Mussolini dell'Università di Pisa (attuale Scuola Superiore Sant'Anna), nel 1947 superò il concorso per entrare alla Camera dei deputati in qualità di funzionario parlamentare. Dopo un'iniziale adesione al Partito d'Azione, allo scioglimento di quest'ultimo nel 1947 si iscrisse al Partito Comunista Italiano, avvicinandosi all'ala migliorista. Dopo l'invasione dell'Ungheria da parte dell'URSS lasciò il PCI e aderì al Partito Repubblicano Italiano.[1].
Nel 1962 fu nominato capo dell'Ufficio legislativo del Ministero del Bilancio per volontà del leader repubblicano Ugo La Malfa, appena insediatosi quale ministro. In seguito rientrò alla Camera dei deputati nella IV legislatura, per divenire nel 1964 direttore del Servizio commissioni. Nominato vicesegretario generale nel 1972, il 22 aprile 1976, a seguito delle dimissioni di Francesco Cosentino, fu promosso segretario generale della Camera dei deputati.
Nel luglio 1978 il presidente della Repubblica Sandro Pertini, appena eletto, lo chiamò a ricoprire il ruolo di segretario generale della Presidenza della Repubblica: in quella veste, si è scritto, operò perché il tavolo della politica, che allora era ancora incentrato nel sinedrio della “Repubblica dei partiti”, fosse "monitorato costantemente e mai lasciato solo"[2].
In seguito fu anche nominato consigliere di Stato. Confermato segretario generale dal successore di Pertini, Francesco Cossiga, lasciò l'incarico nel 1987 allorché fu nominato[3] presidente di Mediobanca subentrando[4] ad Antonio Monti.[5] Mantenne la presidenza dell'istituto fino all'aprile 1988. È stato affiliato all'obbedienza massonica del Grande Oriente d'Italia.
Attività politica
Nel 1988 fu chiamato come ministro degli affari regionali e dei problemi istituzionali nel governo De Mita e nel successivo VI governo Andreotti, fino al 1991.
Eletto Senatore per il Partito Repubblicano Italiano nel 1992-1994 e sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Governo Ciampi, fondò nel 1995 l'Unione Democratica.
Dopo le dimissioni del governo Dini nei primi mesi del 1996, fu incaricato dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro di formare un nuovo governo: il tentativo di costituzione di un governo tecnico presupponeva un'intesa di fondo tra i due poli. Per superare il nodo delle televisioni Telecom Italia presentò un ambizioso progetto di cablatura delle città italiane che avrebbe permesso la trasmissione via cavo, superando perciò le riserve espresse dalla Corte costituzionale sulle trasmissioni televisive via etere. Il tentativo di Governo andò però a vuoto per l'opposizione quasi completa degli opposti schieramenti parlamentari e così si giunse allo scioglimento anticipato delle Camere.
Alle successive elezioni l'Unione Democratica presentò liste comuni con il Partito Popolare Italiano e Maccanico fu eletto deputato nel 1996. Fu quindi ministro delle comunicazioni nel governo Prodi I. In tale veste presentò un disegno di legge per l'istituzione della Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi di telecomunicazioni e radiotelevisione (Legge n. 249 del 31 luglio 1997, nota appunto come legge Maccanico).
Nel 1999 partecipò alla fondazione de I Democratici con Romano Prodi e nel giugno dello stesso anno sostituì Giuliano Amato quale ministro per le riforme istituzionali nel governo D'Alema I, mantenendo l'incarico anche nei successivi governi fino al 2001. Dopo la confluenza dei Democratici ne La Margherita è stato eletto nel 2001 alla Camera dei deputati. Nel corso della legislatura, fu estensore del cosiddetto lodo Maccanico, ossia la norma che prevede la non procedibilità e la sospensione dei processi in corso per le cinque più alte cariche dello Stato (il Presidente della Repubblica, e i presidenti di Camera, Senato, Corte costituzionale e Consiglio dei ministri). A seguito di un maxiemendamento della maggioranza di centrodestra, a prima firma Schifani, Maccanico ha disconosciuto il testo della legge, da allora conosciuta come lodo Schifani.
Nel 2006 fu eletto per la quarta volta in Parlamento nelle liste della Margherita in Campania. Entrò nel Gruppo dell'Ulivo al Senato della Repubblica e fu membro della 4ª Commissione permanente (Difesa).
Decise di non candidarsi alle elezioni politiche del 2008.
È spirato in una clinica di Roma il 23 aprile 2013.[6]
Altri incarichi
Accanto all'attività politica, Antonio Maccanico ha ricoperto numerose cariche:
- presidente della Fondazione Bellonci, l'istituzione che sovrintende e organizza il Premio Strega;
- presidente del Centro di Ricerca "Guido Dorso";
- presidente dell'Associazione CIVITA;
- presidente dell'Associazione Italiana Arbitrato;
- presidente del CIRIEC, Centro Italiano di Ricerche e d'Informazione sull'Economia Pubblica, Sociale e Cooperativa;
- consigliere di Amministrazione della SVIMEZ.
Legami familiari
La madre era sorella di Sinibaldo Tino e Adolfo Tino, ambedue avvocati: il primo, giornalista del "Giornale d'Italia", fu autore di una delle prime monografie sul regime fascista e svolse funzioni di pubblico ministero nel processo al governatore della Banca d'Italia svoltosi nel 1944 per l'asportazione dell'oro della riserva aurea da parte della Repubblica sociale italiana[7]; il secondo - con il padre, Alfredo Maccanico e Guido Dorso tra i fondatori del Partito d'Azione[8] - fu presidente di Mediobanca.
Onorificenze
Opere
- Antonio Maccanico, Intervista sulla fine della Prima Repubblica (1994)
- Antonio Maccanico, Il grande cambiamento (2001) (con Marco Mele)
- Antonio Maccanico, Sud e Nord: democratici eminenti (2005)
- Antonio Maccanico, Costituzioni e riforme (2006)
- Antonio Maccanico, Guido Dorso. Nel 60° della morte (2007) (con Nicola Mancino e Carlo Muscetta)
- Antonio Maccanico, Con Pertini al Quirinale. Diari 1978-1985 (2014)
- Antonio Maccanico, Il tramonto della repubblica dei partiti. Diari 1985-1989 (2018)
- Antonio Maccanico, Il Neoregionalismo, in Istituzioni del Federalismo. Quaderni, 2010 fasc. 2, pp. 6 ss.
- Antonio Maccanico, I senatori vitalizi, in Rivista trimestrale di diritto pubblico, 2008 fasc. 1, pp. 165 – 171
- Antonio Maccanico, Il meridionalismo analitico e concreto di Massimo Annesi, in Rivista giuridica del Mezzogiorno, 2005 fasc. 1, pp. 29 – 31
- Antonio Maccanico, Il problema costituzionale delle riforme. Rapporto sulle questioni istituzionali, in Il Diritto della Regione, 2001 fasc. 3-4, pt. 3, pp. 721 – 725
- Antonio Maccanico, Relazione al convegno organizzato dall'ISLE sul tema: "Autogoverno e decentramento", sede dell'ABI, 28 gennaio 1999, in Rassegna Parlamentare, 2000 fasc. 1, pp. 103 – 107
- Antonio Maccanico, Servizi pubblici locali e riforme istituzionali, in Rivista giuridica del Mezzogiorno, 2000 fasc. 1, pp. 37 – 42
- Antonio Maccanico, Scritti in memoria di Mario D'Antonio. Preveggenza e passione civile, in Rassegna Parlamentare, 1995 fasc. 4, pp. 441 – 448
- Antonio Maccanico, L'impostazione della Finanziaria. Le premesse di un rilancio per la difesa dell'occupazione, in Parlamento, 1993 fasc. 8-9, pp. 8 – 9
- Antonio Maccanico, Presidenzialismo. Meglio un cancelliere, in Mondoperaio, 1991 fasc. 4, pp. 32 – 35
- Antonio Maccanico, Intervento conclusivo al convegno promosso dall'ISLE sul tema: "Problemi applicativi della legge di riforma della Presidenza del Consiglio dei ministri", Roma, 27 novembre 1990, in Rassegna Parlamentare, 1991 fasc. 1, pp. 41 – 44
- Antonio Maccanico, Problemi della legislazione in Italia in relazione alle elezioni per il parlamento europeo, in Stato e regione, 1976 fasc. 3, pp. 54 – 60
- Antonio Maccanico, Conoscere per legiferare, in Nord e sud, 1975 fasc. 241-243, pp. 137 – 156.
Note
- ^ È morto l'ex ministro Antonio Maccanico, Corriere della Sera, 23 aprile 2013
- ^ Gennaro Acquaviva, LA RESISTENZA DI UNA ELITE. I DIARI DI MACCANICO SU PERTINI, in “Mondoperaio” 1º gennaio 2015.
- ^ "New boys' club." Economist [London, England] 12 Dec. 1987: 86+. The Economist Historical Archive, 1843-2012.
- ^ L'incarico era già stato ricoperto da un componente della famiglia di Maccanico, Adolfo Tino.
- ^ Maccanico Insediato Al Vertice Mediobanca Cuccia Ha Trovato Il Suo Suc - La Repubblica.It
- ^ Morto Antonio Maccanico, lastampa.it, 23 aprile 2013.
- ^ Cfr
- ^ Cfr
Bibliografia
- Sabino Cassese, Antonio Maccanico e la misura dell'ideale, Nuova antologia : 611, 2267, 3, 2013 (Firenze (FI) : Le Monnier, 2013).
Voci correlate
Altri progetti
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- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio Maccanico
Collegamenti esterni
- Maccanico, Antonio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Antonio Maccanico, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Antonio Maccanico (XI legislatura della Repubblica Italiana) / XV legislatura, su Senato.it, Parlamento italiano.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 46826269 · ISNI (EN) 0000 0000 0782 4310 · SBN RAVV050592 · BAV 495/328372 · LCCN (EN) n96010661 · GND (DE) 105605381X · BNF (FR) cb12301068t (data) |
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