Eccidio di Thiene

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L'eccidio di Thiene riguarda l'uccisione avvenuta tra il 17 ed il 19 maggio 1945 (quindi a guerra conclusa), di 26 prigionieri ex appartenenti della XXV Brigata Nera "Arturo Capanni" da parte di ex partigiani forlivesi, con la complicità di alcuni partigiani locali. Le vittime era tenute prigioniere a Thiene e le uccisioni avvennero a Lusiana e ad Arsiero.

Antefatto

La 25^ Brigata Nera "Arturo Capanni" si era da qualche mese spostata dalla Romagna a Thiene ed a Fara Vicentino dove i militi avevano sistemato le loro famiglie. Forse per la presenza dei familiari, i militi della formazione non si erano resi responsabili di particolari episodi di violenza in zona. Nei giorni della Liberazione, avvenne qualche sparatoria, ma il 26 aprile quasi tutti i componenti si arresero ai partigiani e vennero rinchiusi prigionieri nell'edificio della Scuola Professionale a Thiene.[1]

I responsabili

Il 17 maggio 1945 arrivarono a Thiene, a bordo di un furgoncino rosso della ditta Becchi, alcuni ex partigiani comunisti forlivesi, successivamente conosciuti come "La squadra della morte"[2]. Si trattava di ex componenti dell'8ª Brigata Garibaldi "Romagna":

  • Annibale Bertaccini (21 anni);
  • Bruno Servadei "Parolin" (23 anni);
  • Renato Morigi (21 anni);
  • Dino Sughi "Scalabrinon" (36 anni).

Un quinto forlivese, Pietro Savelli, sarà assolto nel successivo processo, per insufficienza di prove.

Prima esecuzione

I quattro si presentarono al comando della Brigata "Mazzini" a Thiene, esigendo la consegna dei prigionieri forlivesi. Il comandante partigiano Renato Nicolussi (successore da pochi giorni di Chilesotti) intuendo le intenzioni di costoro, rifiutò (secondo alcuni anche il professor Arnaldo Giovanardi, esponente partigiano, negò l'autorizzazione). Entrambi i comandanti locali appartenevano alla Brigata "Mazzini" di ideologia cattolica.

Dopo qualche ora i quattro ex partigiani forlivesi tornarono accompagnati dal partigiano thienese Bonifacio Brusaterra (Balestra) e presentando un documento del C.L.N. di Forlì, ed ottennero la consegna di 14 prigionieri, tutti originari della provincia emiliana. Caricati nel furgone dissero di doverli portare a Forlì per il processo. Invece presero la direzione di Lusiana, un vicino comune montano dove esiste la "Spaluga di Lusiana", una cavità carsica in cui i partigiani dell'Altipiano dei Sette Comuni già avevano infoibato numerose persone.

Oltre al citato Brusaterra, si aggiunsero al gruppo anche i partigiani locali Mario Saugo[3] e Pietro Zanella.

Arrivati nella località Valli di Sopra, Tezze di Covalo dovettero interrompere il viaggio in quanto un ponte della strada era in rifacimento. Allora obbligarono i pochi operai intenti al riassetto a seguirli fino ad un trincerone approntato dalla TODT. Qui, dopo averli derubati e denudati, fucilarono i 14 prigionieri ed obbligarono gli operai a seppellirli. Il parroco di Covolo di Lusiana, chiese invano ad un partigiano locale, Giovanni Nicolli, di porre una croce, ma si sentì rispondere "terra sì, croce no"[4].

Seconda esecuzione

Il giorno seguente (18 maggio 1945), al mattino i partigiani forlivesi prelevarono dalla sua abitazione Augusto Battistini, che aveva lavorato per la B.N. quale autista. Portato alla scuola dove erano incarcerati i restanti prigionieri, venne bastonato e derubato. Nel pomeriggio, fattisi consegnare altri 13 prigionieri, li trasportarono con il solito furgone fino a Villaverla nel greto del torrente Igna per fucilarli. L'intervento di alcuni abitanti del posto (possibili testimoni) tra cui Teresa Zolin, li costrinse però a desistere ed a riportare i prigionieri a Thiene.

Il 19 maggio 1945 tornarono a prelevare gli stessi prigionieri, escludendone però due (Amos Tafani ed Egisto Casadei) grazie a raccomandazioni di partigiani locali. Stavolta il furgoncino prese la strada per Arsiero. Da lì gli 11 prigionieri (oltre ad un altro di provenienza sconosciuta) salirono a piedi verso località Costalunga a 800 metri di quota dove, dopo essere stati derubati e spogliati, furono mitragliati presso uno scavo della TODT. Uno dei prigionieri, che per l'età non riusciva più a camminare, fu mitragliato prima di arrivare alla località destinata.

Ulteriore tentativo

Il 20 maggio 1945 i forlivesi intendevano procedere ad una nuova esecuzione di massa, da attuare alla Spaluga di Lusiana, visto che il ponte era stato nel frattempo riparato ma il deciso intervento di Giovan Battista Galvan, farmacista di Lugo Vicentino bloccò l'iniziativa.

Il coinvolgimento dei partigiani vicentini

Dallo svolgersi dei fatti risulta evidente che oltre ai tre citati ex partigiani Brusaterra, Zanella e Saugo, i forlivesi ottennero appoggi ed informazioni dalle locali organizzazioni partigiane.[senza fonte] Infatti le informazioni concernenti la Spaluga di Lusiana, i trinceroni a Covalo ed a Costalunga, dove furono eseguite le esecuzioni, non potevano essere conosciute dai partigiani venuti da Forlì. D'altronde la testimonianza del parroco di Covolo[4] circa il commento del partigiano Giovanni Nicolli, suo parrocchiano, avvalora e conferma la partecipazione dei locali.

Il processo

Nel dopoguerra il processo ai quattro assassini presso la Corte d'Assise di Vicenza si concluse solo nel 1958. Il 4 marzo 1958 ognuno degli ex partigiani forlivesi fu condannato a 20 anni di reclusione per omicidio. Le pene furono condonate a causa delle numerose amnistie intervenute. In tale occasione furono invece assolti, per insufficienza di prove, Bruno Savelli, Bonifacio Brusaterra e Pietro Zanella.

Dall'accusa di furto aggravato Bruno Savelli e Pietro Zanella furono assolti per non avere commesso il fatto, tutti gli altri invece per insufficienza di prove.

Note

  1. ^ Luca Valente 2006
  2. ^ Pubblicazioni di storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, su istrevi.it, Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea della provincia di Vicenza "Ettore Gallo". URL consultato il 6 novembre 2023., tratto da Luca Valente 2006 e da Gianni Giolo 2006
  3. ^ Omonimo di Mario Saugo cl. 1924 fucilato l'08/04/1945.
  4. ^ a b Angelo Dal Zotto, Cronistoria Parrocchiale, in Pierantonio Gios (a cura di), Clero, Guerra e Resistenza, Tipografia moderna, 2000.

Bibliografia