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Ramberto I Malatesta

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Ramberto I Malatesta contino di Ghiaggiolo (13021367) è stato un condottiero italiano.

Stemma dei Malatesta

Ramberto I Malatesta, detto il contino di Ghiaggiòlo per la sua piccola statura, figlio di Uberto Malatesta, passò la vita tra le armi e sempre cercò di portare danno ai suoi congiunti di Rimini.

Quantunque ghibellino servì la Chiesa, allorché il cardinale Bertrando del Poggetto costrinse Ferrantino a lasciare libero al papa il dominio di Rimini.

Combatté sotto le mura di Ferrara nel 1333 e, vinto, si salvò attraversando il Po a nuoto.

Unitosi in seguito ai nemici della Chiesa, aiutò gli Ordelaffi a riprendere Forlì, e fatta ribellare Cesena, ne divenne podestà. Sorto dell'antagonismo fra lui e Francesco Ordelaffi, capitano del popolo di Cesena, costui, mentre Ramberto soccorreva gli Estensi, lo fece privare dell'incarico. Ramberto si vendicò irrompendo sul territorio forlivese, cui recò gravi danni, pose quindi l'assedio al castello di Valdinoce e lo espugnò, uccidendo due dei Manfredi che ne avevano il dominio. Ma nel 1336 Francesco Ordelaffi glielo ritolse.

Ebbe la signoria di Valdoppio con le terre di Monterotondo e Porzantico, nel 1338, da coloro che le possedevano, per averli difesi contro il tiranno di Forlì.

Passò al soldo della repubblica fiorentina contro Mastino della Scala e poi combatté contro i pisani.

Per il suo valore Firenze nel 1350 gli concesse il diritto di obbedienza e lo aiutò a riprendere la fortezza di Radicoli, che gli era stata tolta dai conti Guidi nel 1351.

Dovette combattere contro Lodovico Ordelaffi, dal quale venne privato delle castella nella contea di Ghiaggiolo. Non poté essere aiutato da Firenze, perché minacciata dall'arcivescovo di Milano. Offrì al cardinale Albornoz i suoi servigi e con lui fece guerra agli Ordelaffi e ai Malatesta. Tentò inutilmente di occupare Rimini, dopo la disfatta di Galeotto a Paderno, ed espugnò Sant'Arcamgelo, Verrucchio ed altri castelli.

Nel 1356 riprese le armi contro Francesco Ordelaffi, recuperò Cusercole e altri luoghi, ma un giorno che si era spinto verso Cesena, fu assalito e posto in fuga dalla valorosa moglie di Ordelaffi detta Cia.

Riebbe per inganno Ghiaggiolo e riuscì inoltre a riavere i due figli fatti prigionieri dalla sua nemica Cia.

Nel 1360, fu imprigionato dai figli e rinchiuso in un sotterraneo, dove stette molti anni e forse fino al 1367, perché in questo anno fece donazione della contea di Ghiaggiolo al figlio Niccolò.

Sposò Cassandra della Faggiola dalla quale ebbe quattro figli:[1]

  • Niccolò (?-1374)
  • Francesco
  • Margherita, sposò Pazzino Strozzi
  • Isotta (?-1363), sposò Matteo Bianchetti

Ebbe anche due figli naturali: Antonio e Galante (?-1423).

  1. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Malatesta di Rimini, Torino, 1835, ISBN non esistente.
  • Ammirato Scipione. Storie fiorentine. Firenze. 1647;
  • F. G. Battaglini. Memorie storiche di Rimini e dei suoi signori. Lelio della Volpe, Rimini, 1789;
  • Paolo Bonoli. Istoria della città di Forlì. Forlì, 1661;
  • Zazzeri Raimondo. Storia di Cesena fino al Valentino. Tipografia, Vignuzzi, 1889.
  • Zazzeri Raimondo. Storia di Cesena. Tipografia Vignuzzi, Cesena, 1891.
  • Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Malatesta di Rimini, Torino, 1835, ISBN non esistente.