Avvenire

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Avvenire
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StatoItalia (bandiera) Italia
Linguaitaliano
Periodicitàquotidiano (lunedì escluso)
Generestampa nazionale
Formatolenzuolo a 6 colonne
FondazioneMilano, 4 dicembre 1968
Inserti e allegati
  • Popotus
  • Luoghi dell'Infinito
  • Noi famiglia & vita
  • L'economia civile[1]
SedePiazza Carbonari, 3 Milano
EditoreAvvenire Nuova Editoriale Italiana S.p.A.
Capitale sociale6 074 100,00 €
Tiratura109 196[2] (2021)
Record vendite4 000 000 ca. (1974)
Evento collegato al recordreferendum sul divorzio
DirettoreMarco Girardo
VicedirettoreMarco Ferrando, Francesco Riccardi[3]
Distribuzione
cartacea
Edizione cartaceasingola copia/
abbonamento
multimediale
Edizione digitalesu abbonamento
Tablet PCsu abbonamento
Smartphonemobile.avvenire.it
Sito webavvenire.it
 

Avvenire è un quotidiano italiano a diffusione nazionale fondato il 4 dicembre 1968[4] a Milano. È nato dalla fusione di due quotidiani cattolici: L'Italia di Milano e L'Avvenire d'Italia di Bologna (da cui ha mutuato il nome). Tra i quotidiani italiani, si piazza al quarto posto nelle classifiche di diffusione[2].

Il quotidiano si muove nel rispetto della dottrina della Chiesa cattolica ma in piena autonomia dalla gerarchia: infatti può prendere una sua posizione "per difendere e sostenere valori sulla base di motivazioni umane, morali, solide e profonde"[5]. Si autodefinisce «quotidiano di ispirazione cattolica» nel senso che è un giornale fatto da cattolici, ma che vuole essere interessante anche per coloro che non sono credenti[6].

Storia

La fondazione

L'idea di una testata d'ispirazione cattolica che si rivolgesse a tutti gli italiani venne alla metà degli anni sessanta a papa Paolo VI. Il pontefice, prevedendo l'evolversi dei tempi, giudicava ormai "indispensabile" uno "strumento di evangelizzazione, di dialogo con il mondo moderno e quindi di missione"[6].

Paolo VI pensò ad uno strumento culturale comune per i cattolici italiani, un giornale nazionale che desse un'idea dell'Italia non come mera unità geografica, ma come comunità dotata di una coscienza unitaria. Negli anni sessanta esistevano in Italia diversi quotidiani cattolici regionali o locali. I principali erano L'Italia, che si pubblicava a Milano e L'Avvenire d'Italia, di Bologna. Paolo VI chiese ai vescovi di chiudere i loro giornali per unire le forze in un nuovo giornale nazionale.

Il progetto fu esaminato da una specifica commissione "Italia-Avvenire", che si riunì tra l'autunno e l'inverno del 1966. Nel 1967 si procedette alla fusione delle due società editrici, l'ITL di Milano e l'I.Ce.Fi. di Bologna, che diventarono le componenti, in quote uguali, di una nuova società editoriale, la Nuova Editoriale Italiana (NEI), con sede a Milano. Nel novembre di quell'anno la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) si pronunciò a favore della fusione delle due storiche testate e si accinse a predisporre le linee d'indirizzo del nuovo giornale.

La CEI assumeva il compito di favorire la diffusione del giornale nelle diocesi, raccogliendo i fondi necessari per mantenerlo in vita. Inoltre si riservava il diritto/dovere di indicare la linea del giornale, «pur riconoscendo l'opportuna libertà di determinazione della Direzione nei singoli atti e considerando il giornale come uno strumento di comunicazione sociale aperta, e attento segno dei tempi[7]». Avvenire, nelle intenzioni dei suoi fondatori, non avrebbe dovuto sembrare un quotidiano ufficiale della Chiesa poiché così sarebbe risultato un doppione de L'Osservatore Romano.

La scelta del primo direttore fu quindi molto ponderata. Dopo aver considerato i nomi di Vincenzo Cecchini (direttore del Giornale di Brescia, già collaboratore di Alcide De Gasperi); Giorgio Vecchiato (direttore della Gazzetta del Popolo); dell'esponente democristiano Guido Gonella e di Guglielmo Zucconi, alla fine la scelta cadde su Leonardo Valente, proveniente da Il Popolo. Il direttore sarebbe stato coadiuvato da un comitato editoriale e da un comitato ristretto di vescovi. Il primo numero di Avvenire uscì nelle edicole il 4 dicembre 1968.

I primi anni di vita

Il primo anno di vita fu difficile: il giornale non era facile da trovare nelle edicole, la quota abbonamenti era bassa, e poi la sua zona di diffusione coincideva quasi completamente con quella dei due quotidiani precedenti. Il pericolo della cessazione delle pubblicazioni era concreto. Da Paolo VI, tenace sostenitore del quotidiano, giunsero pressanti moniti ai vescovi affinché lo tenessero in vita. Su suo diretto invito fu deciso di creare un "Ufficio di promozione" appositamente per il quotidiano cattolico. A capo dell'ufficio venne nominato un giornalista esperto, Carlo Chiavazza[8], su diretta indicazione del pontefice.

Nel 1969 Valente venne sostituito da Angelo Narducci, proveniente anch'egli dal "Popolo". Narducci guidò il giornale per dieci anni, consolidandone in maniera determinante il profilo e la diffusione[6]. Alla metà degli anni settanta Avvenire aveva allargato la propria diffusione su tutta la penisola, raggiungendo, grazie agli sforzi dei vescovi del Sud, anche le regioni meridionali d'Italia. Nel 1972, infatti, era stato aperto un centro stampa a Pompei, per facilitare la distribuzione del quotidiano nel Mezzogiorno.

Negli anni settanta il quotidiano si dovette confrontare con una società sempre più laicizzata: il referendum abrogativo sul divorzio (1974) dimostrò per la prima volta che la componente cattolica era diventata minoritaria nel Paese[9]. In questo diverso contesto, la nuova missione del quotidiano diventò la "difesa dell'identità dei credenti". Il quotidiano doveva rappresentare "la coscienza critica dei cattolici impegnati nella sfera politica"[6]. Tale indirizzo fu esposto dal direttore Narducci nel 1975. Il giornale inoltre si schierò politicamente contro ogni ipotesi di collaborazione tra DC e PCI.

Durante il periodo della cosiddetta "Solidarietà nazionale" (1976-79), Avvenire mantenne una posizione critica verso la Democrazia Cristiana, pronto a rilevarne ogni segno di cessione a ideologie distanti dalla sua matrice cristiana-popolare. Nel 1978 moriva Paolo VI, il pontefice che aveva voluto fortemente Avvenire e ne aveva seguito da vicino i primi passi. Con la sua morte si concluse la prima fase della vita del quotidiano. Nel 1980 Angelo Narducci lasciava la direzione del giornale; cambiavano anche i vertici della società editrice, la Nuova Editoriale Italiana (NEI). Nel 1982 il quotidiano aveva una tiratura media di 106 125 copie[10].

Dagli anni novanta ad oggi

Piano industriale di Avvenire
Diffusione giornaliera media di Avvenire (1976 - 2022, dati ADS). Il piano industriale radicalmente differente rispetto agli altri quotidiani - consistente soprattutto nella vendita di lotti a istituti religiosi e affini - hanno assicurato al quotidiano una diffusione stabile e costante nel corso del tempo.

A partire dalla metà degli anni novanta, con la direzione di Dino Boffo, Avvenire ha ampliato l'attenzione alla società civile ed ha rafforzato la sezione dedicata al dibattito culturale. Sono state lanciate nuove iniziative: dal febbraio 1996 esce Popotus, inserto bisettimanale pensato esclusivamente per ragazzi, strutturato come giornale d'informazione, ma con temi e forma dedicati ai piccoli. Successivamente nascono tre inserti mensili: Luoghi dell'Infinito (itinerari alla scoperta dei luoghi più belli del sacro, dal 17 ottobre 1997), Noi Genitori & Figli e Non Profit. Nel 1998 viene avviata una rubrica intitolata “Mio padre Alcide” a cura di Maria Romana De Gasperi, figlia dello statista. La rubrica apparirà ininterrottamente fino alla morte della curatrice, avvenuta il 20 marzo 2022. Nello stesso anno 1998 Avvenire inaugura il proprio sito internet[11].

Il 7 maggio 2002 è stata attuata una riforma grafica che ha reso l'impaginazione più ariosa, con un impatto positivo sulla leggibilità. Inoltre nel tamburino è stata inserita, su suggerimento del direttore Boffo, la frase «Per amare quelli che non credono», che è presto diventato il motto del quotidiano. Il rinnovamento grafico ha favorito un progressivo aumento delle copie vendute, piccolo ma significativo perché in controtendenza rispetto alla generale contrazione del mercato in Italia. Il 3 settembre 2009 il direttore Dino Boffo si dimette a causa di una polemica innescata dal quotidiano il Giornale di Vittorio Feltri consistente nella diffusione di notizie infamanti su Boffo, poi rivelatesi infondate e ritrattate dallo stesso Feltri[12][13]. A Boffo è succeduto il vicedirettore Marco Tarquinio. Con la direzione di Tarquinio il motto del giornale diventa «La consapevolezza cambia il mondo» e si accentuano inchieste e campagne informative sulle guerre nascoste, i diritti umani e i guasti di una "economia predatoria"[14].

Nel corso del 2011 Avvenire ha preso posizione in difesa delle istituzioni ecclesiastiche sul tema dell'esenzione dall'Imposta comunale sugli immobili (ICI) a favore degli enti destinati al culto e senza fini di lucro, accusati da settori radicali di eludere il fisco. Attraverso servizi e inchieste, il quotidiano ha messo in evidenza che "l'esenzione non è un'elusione e non è un privilegio della Chiesa, ma riguarda tutti gli enti non profit".

Dal 27 febbraio 2015 il quotidiano espone, nel tamburino di gerenza, il bollino PEFC che certifica la sostenibilità della carta utilizzata per stampare il giornale.[15]

Il 25 ottobre 2016 Avvenire vara una nuova e radicale riforma del suo sito internet e un processo di piena integrazione, all'insegna della complementarità, tra il giornale cartaceo e il notiziario online. Tra il 2009 e il 2017, in anni di seria crisi per la diffusione della stampa tradizionale, il quotidiano scala la classifica delle testate generaliste più vendute, collocandosi stabilmente tra il quinto e il sesto posto.

Il 4 dicembre 2018, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione, il giornale si presenta ai lettori con una veste grafica rinnovata[16], con una parte centrale a colori dedicata al commento e alla disamina dei temi che animano il dibattito sociale, politico ed etico[17]. L'impostazione editoriale si ispira al mandato ecumenico affidato da Paolo VI alla stampa cristiana, al rispetto dei valori di "ricerca, proposta e partecipazione", e ad un neointrodotto principio di fraternità[17].

Nel 2024 viene lanciato Taccuino celeste, un podcast settimanale in onda ogni mercoledì sul sito della testata.[18]

Assetto proprietario

Il 75% del pacchetto azionario di Avvenire è di proprietà della «Fondazione di Religione "Santi Francesco d'Assisi e Caterina da Siena"», organismo della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).[senza fonte]

Direttori

Inserti e supplementi

Oltre al quotidiano, Avvenire offre ai propri lettori

Nel Lazio esce inoltre LazioSette, inserto domenicale a cura degli Uffici per le Comunicazioni Sociali. La presenza sul territorio della testata è in crescita: nel 2018 Avvenire ospitava le pagine di 29 diocesi ed era presente in oltre 1 500 punti "Buona Stampa" presso le parrocchie di 91 diocesi; attraverso l'iniziativa “Popotus in classe” raggiungeva, infine, circa 1 600 scuole per un totale di circa 75 000 studenti[16].

In vendita con il quotidiano vi sono due riviste mensili:

In occasione della loro uscita il prezzo viene maggiorato.

L'ultimo martedì di ogni mese viene distribuito gratuitamente in allegato l'inserto Non Profit, sulle associazioni del Terzo settore.

Finanziamenti pubblici

Dato che per la legge italiana la Conferenza Episcopale Italiana è giuridicamente una fondazione, Avvenire può beneficiare dei finanziamenti pubblici all'editoria, secondo quanto previsto dalla Legge 250/1990.[22][23]

Anno Finanziamento
2003 5 990 900,04 €
2004 5 990 900,04 €
2005 6 300 774,17 €
2006 6 300 774,18 €
2007 6 174 758,70 €
2008 6 174 758,70 €
2009 5 871 082,04 €
2010 5 092 265,00 €
2011 3 796 672,83 €
2012 4 355 324,42 €
2013 3 400 075,41 €
2014 3 803 622,44 €
2015 4 190 335,03 €
2016 5 990 900,04 €
2017 2 519 173,47 €

Diffusione

La diffusione di un quotidiano si ottiene, secondo i criteri di Accertamenti Diffusione Stampa (ADS), dalla somma di: Totale Pagata[24] + Totale Gratuita + Diffusione estero + Vendite in blocco.
Dal 2021 ADS ha abbandonato la distinzione tra copia cartacea e copia digitale, che è stata sostituita dalla distinzione tra «vendite individuali» (copie pagate dall’acquirente) e «vendite multiple» (copie pagate da terzi).

Anno Diffusione
2022 100 802
2021 106 851
Anno Totale diffusione
(cartacea + digitale)
Diffusione cartacea Tiratura
2020 107 028 88 568 119 934
2019 112 572 99 534 131 971
2018 111 922 100 635 133 135
2017 110 855 102 008 134 916
2016 110 322 107 590 140 138
2015 117 126 109 508 144 935
2014 114 311 109 047 147 896
2013 109 301 108 045 147 243

Dati Ads (Accertamenti Diffusione Stampa)

Anno Copie vendute Diffusione Tiratura
2012 106 343 107 806 146 627
2011 105 740 107 341 145 754
2010 105 256 106 928 145 143
2009 104 610 106 306 146 661
2008 104 163 105 812 151 233
2007 102 190 104 491 150 501
2006 99 899 103 486 152 112
2005 96 410 102 255 151 991
2004 94 200 97 934 147 021
2003 92 711 96 491 145 986
2002 92 939 96 088 152 436
2001 90 167 92 202 137 271
2000 95 826 97 944 139 459
1999 93 008 95 492 137 807
1998 92 102 94 373 138 451
1997 88 089 90 834 135 459
1996 79 944 82 750 123 924

Dati Ads (Accertamenti Diffusione Stampa)

Note

  1. ^ Avvenire, debutta "L'economia civile", su primaonline.it. URL consultato il 5 luglio 2022 (archiviato il 5 luglio 2022).
  2. ^ a b Accertamenti Diffusione Stampa, su adsnotizie.it. URL consultato il 7 settembre 2021.
  3. ^ Avvenire: Marco Ferrando vicedirettore con delega al digitale, su primaonline.it. URL consultato il 24 settembre 2023.
  4. ^ Il tempo è la storia, Rai Storia, 4 dicembre 2020
  5. ^ «Linea del Quotidiano dei cattolici italiani Avvenire», 14 febbraio 1970.
  6. ^ a b c d Eliana Versace, "I 40 anni di Avvenire", «Avvenire» 9 maggio 2008.
  7. ^ Documento CEI del 3 novembre 1967 citato da Eliana Versace ne «I 40 anni di Avvenire», Avvenire 9 maggio 2008.
  8. ^ Chiavazza era stato l'ultimo direttore de L'Italia.
  9. ^ Il “no” che cambiò l’Italia: la storia del referendum sul divorzio, in Corriere della Sera, 11 maggio 2017. URL consultato il 21 febbraio 2018 (archiviato il 22 febbraio 2018).
  10. ^ Quanto si legge in Italia?, in «La Civiltà Cattolica», 1º ottobre 1983, n. 3199, p. 77 (versione digitalizzata Archiviato il 16 novembre 2017 in Internet Archive.).
  11. ^ Il sito è stato rinnovato in occasione del 40º compleanno del quotidiano, celebrato il 4 dicembre 2008.
  12. ^ Feltri attacca Boffo, la Cei lo difende. Berlusconi: «Mi dissocio dal Giornale», in Corriere della Sera, 28 agosto 2009. URL consultato il 3 settembre 2009 (archiviato il 31 agosto 2009).
  13. ^ Avvenire: Boffo si è dimesso, in ANSA, 3 settembre 2009. URL consultato il 3 settembre 2009 (archiviato il 6 settembre 2009).
  14. ^ Interim del giornale a Tarquinio, su avvenire.it, www.avvenire.it, 3 settembre 2009. URL consultato il 10 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2009).
  15. ^ «Avvenire» ancora più sostenibile, su avvenire.it. URL consultato il 9/03/2015 (archiviato il 2 marzo 2015).
  16. ^ a b Avvenire compie 50 anni: in edicola con una veste rinnovata e tre edizioni speciali, su primaonline.it. URL consultato il 10 dicembre 2018 (archiviato il 2 gennaio 2019).
  17. ^ a b Tarquinio, “alternativa a propagande e rabbie travestite da informazione”, su agensir.it, 4 Dicembre 2018. URL consultato il 2 gennaio 2019 (archiviato il 4 dicembre 2018).
  18. ^ Il podcast. Verità e bugie su Maria Maddalena, su www.avvenire.it, 17 luglio 2024. URL consultato il 18 luglio 2024.
  19. ^ È diventato professionista al «Popolo», poi è stato vicecapocronista al «Giorno».
  20. ^ Dal 6 settembre 2016 Avvenire e L'Avvenire di Calabria in edicola insieme, su avveniredicalabria.it. URL consultato il 12 ottobre 2017 (archiviato l'8 ottobre 2017).
  21. ^ La Cittadella dal 19 marzo in edicola con Avvenire., su gazzettadimantova.gelocal.it. URL consultato il 17 marzo 2017 (archiviato il 17 marzo 2017).
  22. ^ «Contributi per quotidiani editi da imprese editrici la cui maggioranza del capitale sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali» (Art. 3 comma 2 bis Legge 250/1990).
  23. ^ Governo Italiano - Dipartimento per l'informazione e l'editoria, su presidenza.governo.it. URL consultato il 1º febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2017).
  24. ^ Che a sua volta comprende le vendite per copia singola e gli abbonamenti.

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