Vai al contenuto

Lingua vietnamita

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 1 ott 2024 alle 15:20 di Torque (discussione | contributi) (Fix img)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vietnamita
tiếng Việt
Parlato inVietnam (bandiera) Vietnam
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Cina (bandiera) Cina
Cambogia (bandiera) Cambogia
Francia (bandiera) Francia
Australia (bandiera) Australia
Laos (bandiera) Laos
Canada (bandiera) Canada
Belgio (bandiera) Belgio
Germania (bandiera) Germania
Polonia (bandiera) Polonia
Rep. Ceca (bandiera) Rep. Ceca
e altri Paesi
RegioniSud-est asiatico
Locutori
Totale85,3 milioni (Ethnologue, 2022)
Classifica19 (2021)
Altre informazioni
ScritturaAlfabeto latino, braille vietnamita, Chữ Nôm
TipoSVO, tonale
Tassonomia
FilogenesiLingue austroasiatiche
 Lingue mon khmer
  Lingue viet-muong
   Vietnamita
Statuto ufficiale
Ufficiale inVietnam (bandiera) Vietnam
Minoritaria
riconosciuta in
Rep. Ceca (bandiera) Rep. Ceca
Codici di classificazione
ISO 639-1vi
ISO 639-2vie
ISO 639-3vie (EN)
Linguist Listvie (EN)
Glottologviet1252 (EN)
Linguasphere46-EBA e 46-EB
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
Tất cả mọi người đều được tự do và như nhau về phẩm giá và quyền lợi. Ai cũng được trời phú cho khả năng nhận định và lương tâm, do đó, mọi người nên hành động vì người khác với tinh thần anh em một nhà.
I sei toni del vietnamita.

La lingua vietnamita (nome nativo: tiếng Việt o Việt ngữ 越語) è una lingua austroasiatica facente parte del gruppo delle lingue mon khmer, parlata, come idioma nazionale, in Vietnam. Al 2022, è parlato da 85,3 milioni di parlanti totali[1].

Distribuzione geografica

[modifica | modifica wikitesto]

È la madrelingua dell'86% circa della popolazione vietnamita e di circa altri tre milioni di vietnamiti che vivono all'estero. È anche usata come seconda lingua da molte minoranze etniche originarie del Vietnam che vivono in altri paesi. In totale, i parlanti L2 sono un milione.

Essendo i vietnamiti il maggiore gruppo etnico del Vietnam, essi costituiscono la maggior parte dei parlanti. La lingua è però parlata anche dalle minoranze linguistiche presenti in Vietnam, e in alcune aree di oltremare dove vi sono alcune comunità di immigrati vietnamiti, come negli Stati Uniti, dove vi sono più di un milione di parlanti ed è la 7ª lingua più parlata (ma è la 3ª in Texas, la 4ª in Arkansas e Louisiana e la 5ª in California)[2]. In Australia è la 6ª lingua più parlata.

Secondo i dati di Ethnologue, il vietnamita è parlato da un certo numero di persone anche in Cambogia, Canada, Cina, Costa d'Avorio, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Belgio, Slovacchia, Polonia, Laos, Martinica, Paesi Bassi, Nuova Caledonia, Norvegia, Filippine, Russia, Senegal, Taiwan, Thailandia, Regno Unito e Vanuatu[3].

Lingua ufficiale

[modifica | modifica wikitesto]

Il vietnamita è lingua ufficiale del Vietnam[4]

Dialetti e lingue derivate

[modifica | modifica wikitesto]

Tradizionalmente il vietnamita è diviso in tre aree dialettali principali:

  • vietnamita settentrionale, che comprende le zone di Hanoi, Haiphong e altre;
  • vietnamita centrale, le cui aree principali sono Huế e Quảng Nam;
  • vietnamita meridionale (Ho Chi Minh, Mekong), il più vicino alla lingua standard a causa del tardo insediamento dei parlanti (XV secolo).

A questi va aggiunto il vietnamita centro-settentrionale, che secondo Michel Fergus e Nguyễn Tài Cẩn ha caratteristiche separate dal vietnamita centrale. Questo, rispetto agli altri, è molto più conservativo e presenta caratteristiche arcaiche (gruppi di consonanti, vocali senza dittongo) che sono andate perse nella lingua moderna.

I dialetti differiscono principalmente dal punto di vista fonetico, e in misura minore nel lessico e nella grammatica. Quelli centro-settentrionali e settentrionali hanno un lessico sostanzialmente diverso rispetto ai dialetti meridionali e centrali, e risultano quindi meno mutualmente intelligibili tra loro.

Segue un esempio di varianti regionali riguardanti le singole parole:

Settentrionale Centrale Meridionale Traduzione italiana
này ni oppure nầy "questo"
thế này ri vầy "così, in questo modo"
ấy nớ, đó "quello"
thế, thế ấy rứa, rứa tê vậy đó "in quel modo"
kia đó "quello laggiù"
kìa tề đó "quello laggiù (molto lontano)"
đâu đâu "dove"
nào nào "quale"
sao, thế nào răng sao "come, perché"
tôi tui tui "Io, me (forma gentile)"
tao tau tao, qua "Io, me (forma arrogante/informale)"
chúng tôi bầy tui tụi tui "noi (ma non tu, forma gentile)"
chúng tao bầy choa tụi tao "noi (ma non tu, forma arrogante/informale)"
mày mi mầy "Tu (forma arrogante/informale)"
chúng mày bây, bọn bây tụi mầy "Voi tutti (forma arrogante/informale)"
hắn, nghỉ "lui/lei (forma arrogante/informale)"
chúng nó bọn hắn tụi nó "essi (forma arrogante/informale)"
ông ấy ông nớ ổng "lui, signore"
bà ấy mệ nớ, mụ nớ, bà nớ bả "lei, signora"
cô ấy o nớ cổ "lei, donna non sposata"
chị ấy ả nớ chỉ "lei, giovane donna"
anh ấy eng nớ ảnh "lui, giovane uomo"

Classificazione

[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista filogenetico il vietnamita fa parte della famiglia delle lingue austroasiatiche, della quale è la lingua con il maggior numero di parlanti.

«Inizialmente, dato che il vietnamita ha i toni e condivide gran parte del lessico con il cinese, si è creduto essere stato strettamente imparentato con questa lingua. In seguito è stato scoperto che i toni del vietnamita sono un fenomeno piuttosto recente[5] e il lessico simile al cinese è stato acquisito dal cinese della dinastia Han nel periodo in cui vivevano nello stesso territorio con i vietnamiti; questi due aspetti, quindi, non hanno nulla a che fare con l'origine del vietnamita. Più tardi il vietnamita è stato classificato nella famiglia delle lingue Kam-Tai del Daic assieme allo Zhuang (e il Nung e il Tay nel nord del Vietnam) e al Thai, dopo aver rimosso le influenze superficiali con il cinese. Ciononostante, anche gli aspetti comuni col Daic sono stati acquisiti dallo Zhuang dopo essere diventati vicini nel corso della loro storia, e non erano gli aspetti originari del vietnamita. Infine, il vietnamita è stato classificato nel gruppo linguistico delle lingue austroasiatiche, sottogruppo mon-khmer, ramo viet-muong, dopo aver fatto molti studi. La popolazione più diffusa in Vietnam sono i Kinh. Dal punto di vista linguistico la loro lingua appartiene alla famiglia delle lingue Mon-Khmer, ma non vi è nessuna parola originaria.»

Henri Maspero sosteneva che la lingua vietnamita derivasse dalla lingua thai, e il reverendo Henri Souvignet che appartenesse alla famiglia delle lingue indo-malay. Haudricourt rifiutò la tesi di Maspero e giunse alla conclusione che il vietnamita appartenesse effettivamente al gruppo delle lingue austroasiatiche. Tuttavia, nessuna di queste teorie può spiegare l'esatta origine della lingua vietnamita. In ogni caso rimane per certo che il vietnamita non sia una lingua "pura", ma il risultato di una mescolanza di diverse lingue, sia antiche che moderne, che si fusero in seguito ai contatti tra i vietnamiti e gli stranieri.

Mentre il vietnamita parlato è diffuso tra gli abitanti da millenni, quello scritto non è diventato la lingua ufficiale del Vietnam fino al XX secolo. Fino al XIII secolo il sistema di scrittura utilizzato era lo stesso della lingua cinese. Dal XIII secolo in poi si utilizzò il Chữ nôm, un sistema di scrittura che consiste nell'aggiunta di elementi fonetici alla scrittura cinese per rappresentare meglio i toni della lingua vietnamita. Questo sistema di scrittura si rivelò molto più efficiente di quello usato in precedenza, e venne largamente usato nel XVII secolo e XVIII secolo per la poesia e la letteratura, nonché per scopi amministrativi. Ancora più efficiente si è rivelato essere il sistema creato dal padre gesuita Alexandre de Rhodes, che scrisse il vietnamita con l'alfabeto latino, anch'esso adattato tramite opportuni segni diacritici[6]; è il sistema usato oggi e riconosciuto ufficialmente. L'adozione dell'alfabeto latino, anche se presenta il vantaggio di rendere la lingua facilmente leggibile, comporta per i vietnamiti una notevole difficoltà d'accesso alle loro fonti storiche, che sono scritte con ideogrammi cinesi. Durante il colonialismo francese, la lingua francese sostituì il cinese in ambito amministrativo. Alla fine del colonialismo il vietnamita diventò la lingua ufficiale del Vietnam, che viene usata oggi nelle scuole, nelle università e negli affari ufficiali.

Fonetica e alfabeto con diacritici

[modifica | modifica wikitesto]

Introduzione generica

[modifica | modifica wikitesto]

Come molte altre lingue del sud-est asiatico, il vietnamita ha diverse vocali. Quelle anteriori, centrali e aperte (i, ê, e, ư, â, ơ, ă, a) non sono arrotondate, mentre quelle posteriori (u, ô, o) sono arrotondate. Vi sono anche diversi dittonghi e trittonghi.

  Anteriori Centrali Posteriori
Chiuse i [i] ư [ɨ] u [u]
Semichiuse ê [e] â [ə] / ơ [əː] ô [o]
Semiaperte e [ɛ] o [ɔ]
Aperte ă [a] / a [aː]
Bilabiali Alveolari Retroflesse Palatali Velari Glottali
Occlusive sorde p [p] t [t] tr [tʂ~ʈ] ch [c~tɕ] c/k/q [k]
aspirate th [tʰ]
sonore b [ɓ] đ [ɗ]
Fricative sorde ph [f] x [s] s [ʂ] kh [x] h [h]
sonore v [v] gi [z] r [ʐ~ɹ] d [z~j] g/gh [ɣ]
Nasali m [m] n [n] nh [ɲ] ng/ngh [ŋ]
Approssimanti u/o [w] l [l] y/i [j]

L'occlusiva velare sorda (la nostra C dura) è trascritta con k, c e q ma tutte e tre le lettere rappresentano lo stesso fonema. Tutti i dialetti usano la stessa scrittura, ma la pronuncia delle consonanti può variare da un dialetto all'altro.

Lettera Trascriz.

IPA

Spiegazione
a /a:/ È una "a" di albero, con allungamento vocalico (segnalato in IPA da due punti) e più o meno aperta in base al parlante.

Nei dittonghi/nuclei di sillaba "ua, ưa, ia", in cui compare in fondo, si defonologizza in una vocale neutra/schwa trascritta con /ə̯/. La schwa si ottiene immaginando di declamare le consonanti dell'alfabeto ("a, bi, ci, di, e, effe, gi...") senza il nome completo delle consonanti ("a, b, c, d, e, f, g..."). Oltre a "ua, ưa, ia", gli altri dittonghi in cui appare sono "ai, ao /a:u̯/, au, ay (/ai̯/, l'unico caso in cui è breve)".

ă /ă/ È una "a" di albero, pronunciata breve e sfuggita. Compare sempre in sillaba chiusa da uno stop senza rilascio udibile di suono, spiegati più avanti, o da una coda nasale: ăc, ăm, ăn, ăng, ăp, ăt.
ê /e/ È una "e" di elemento, vocale chiusa. In "iê/yê", cioè nel dittongo in cui compare in fondo o è seguita da un'altra vocale ancora, si defonologizza in una schwa breve /ə̆/). Il secondo diittongo in cui compare è "êu".
e /ɛ/ È una "é" di perché, vocale aperta. Compare nel dittongo "eo" /eu/.
i, y /i/ È una "i" di piccolo, vocale chiusa. Riguardo alla scelta di come scriverla, tolti dittonghi come "ay" e "uy" e il fatto che in isolamento e a inizio sillaba la vocale si scrive "y", lo spelling in tutti gli altri casi è perlopiù libero. Può formare anche i dittonghi in /j/-). I dittonghi sono: ia, ya, iê (schwa), yê (schwa), iêu (schwa), yêu (schwa), iu.
ô /o/ È una "o" di molto, vocale arrotondata/procheila chiusa. Una vocale si dice arrotondata se si pronuncia con le labbra arrotondate in un cerchiolino. Il dittongo in cui compare è "ôi".
oo, ôô /o:/ È una "o" di molto, vocale arrotondata chiusa e lunga. Da qui si ricava come il circonflesso indichi sempre una vocale chiusa.
o /ɔ/ È una "o" di molto, arrotondata ma aperta. In "ao, eo" muta in /u̯/, come nel cinese mandarino "ao" pronunciato con le varietà fonetiche del nord). Dittonghi: oi, oă /wa/, oa /wa:/, oe /we/. Quindi la "o" senza diacritici muta sempre se in combinazione con altre vocali e semivocali e viene colpita da innalzamento vocalico, mutando in /u, w/.
u /u/, /w/ È una "u" di ultimo, vocale arrotondata chiusa. Può formare dittonghi /w/- siccome è anche semivocale. I dittonghi e trittonghi in cui compare sono "uy, ui, ua, uô, uôi, uơ, uê, uya, uyê, uyu".
ư /ɨ/~/ɯ/ È una "i" di piccolo, ma non è una vocale anteriore, bensì centrale. Il suono si approssima pronunciando una /i/ con una penna in mezzo ai denti, come un cane che tiene un osso tra le fauci. Altri parlanti la pronunciano /ɯ/, un suono presente pure in giapponese moderno, coreano e thailandese: è una "u" di ultimo ma con le labbra rilassate, non arrotondate. I dittonghi sono "ưa, ươ, ưu, ưi, ươi, ươu".
ơ /ə/ È una schwa. I dittonghi sono "ơi, ơu (arcaico)". Lo stesso suono a livello fonetico si trova in iê/yê, ua, ưa, ia, tale per cui si può pensare come una /a/ o una /e/ defonologizzata.
â /ə̆/ È una schwa breve ed è sempre presente in sillaba chiusa da stop senza rilascio udibile di suono: âc, âm, ân, âng, âp, ât. In più, è presente nei dittonghi "âu, ây".
b /ɓ/ È una "b" di balena, consonante sonora. Una consonante si dice sonora se il palmo della mano intorno alla gola sente le vibrazioni delle corde vocali durante la pronuncia. Si paragonino "ffff" e "ssss" a "mmmm" e "vvvvv". In più, il piegamento in alto nella trascrizione IPA segnala che è pure implosiva (i suoni implosivi compaiono pure in swahili e hausa): le implosive sono consonanti sonore introdotte da una sorta di deglutizione pronunciata con la glottide, cioè una valvola in fondo alla gola che si individua tossicchiando e tenendo il velo palatino/parte morbida del palato in zona uvulare contratto, ostruendo la cavità nasale. Anticamente, questa consonante non era implosiva.
c, k, q(u)- /k/ È una "c" di cane, consonante sorda. Davanti a "u", per ricalcare la grafia portoghese (i missionari gesuiti che confezionarono un alfabeto per il vietnamita erano portoghesi. Si pensi per esempio ad Alexander de Rhodes, autore del Dictionarivm Annamiticvm trilingue pubblicato nel 1651. I francesi conservarono quest'alfabeto, osservabile per esempio nel dizionario di Pigneau de Behaine del 1773 e pubblicato nel 1838).
kh /x/ È una "c" di cane sorda e senza contatto tra organi. Anticamente era una */kʰ/, cioè una "c" di cane sorda e con aspirazione, cioè accompagnata da uno sbuffo d'aria. Nel sud sporadicamente si può ancora sentire la pronuncia arcaica in Vietnamita Medio.
ch /c/~/t͡ɕ/ È una "c" di cane fortemente palatalizzata, cioè con il dorso della lingua spinto in avanti. La posizione si trova pronunciando alla massima velocità "ke-ki-ke-ki-ke-ki-ke-ki" lasciando la lingua libera di muoversi. Nella pronuncia di Hanoi, si è modificata a causa di una palatalizzazione ancora più forte, siccome diventa una "ci" di ciao sorda e pronunciata con la lingua già in posizione di "gni" di gnomo.
-c, -ch /k̚/ A fine sillaba (le sillabe sono scritte tutte separate l'una dall'altra) è uno stop senza rilascio udibile di suono. Simili suoni sono presenti pure in coreano, thailandese, dialetto cantonese, dialetti hokkien (famiglia Minnan, anch'essa conservativa) e Primo Cinese Medio (da cui discende il Proto-Yue, famiglia a cui appartiene il cantonese standard), che a sua volta li eredita dall'Old Chinese (da cui discende direttamente il Proto-Min). Per capire cosa siano, si immagini la parola "pacato": in italiano, dopo la prima /a/ il dorso della lingua si avvicina alla parte tondeggiante del palato per poi staccarsi e pronunciare la consonante sorda /k/ e subito dopo la seconda /'a/ con accento tonico. Ebbene, la consonante senza rilascio udibile di suono è un suono tale per cui la lingua interrompe la prima /a/ toccando il palato senza più fare nient'altro: non si sente la /k/ di rilascio, la seconda /a/ e il resto della parola. Dopo -i, -ê cambia solo l'ortografia, che è "-ich, -êch".
Đ, đ /ɗ/ È una "d" di dente, consonante sonora e implosiva. Si noti il trattino sulla lettera, che indica il contatto tra organi. Anticamente non era implosiva.
d /j/~/z/ È una "i" di iena, semivocale nella pronuncia del sud (e.g. Saigon). Nelle parole sino-vietnamite, deriva da un'antica */j/ in Primo Cinese Medio. L'utilizzo di questa lettera deriva dal fatto che Alexander de Rhodes ha trascritto il suono nella pronuncia seicentesca ad Hanoi, nel nord: era mutata in */ð/, che oggi si pronuncia /z/. Il primo suono è una "d" di dente sonora ma interdentale, cioè con la punta della lingua in mezzo alle due arcate dentarie, come nell'inglese "that"; il secondo è una "s" di senza sonorizzata (cioè con l'aggiunta delle vibrazioni delle corde vocali). In alternativa, si può pensare come una "z" di zanzara sonorizzata (come nel Norditalia) ma senza contatto tra organi.
g /ɣ/ È una "g" di gatto, sonora e senza contatto tra organi. In -ghi-, -ghe-, -ghê- cambia grafia per adattarsi all'ortografia portoghese e cambia pure la pronuncia, siccome oggi per effetto delle vocali anteriori si palatalizza in /z/ (un fenomeno analogo avviene in italiano e altre lingue straniere). Anticamente, il suono era palatalizzato ma assomigliava molto a /ɣ/: era */ʝ/, cioè la /ɣ/ pronunciata in posizione palatalizzata, trovata pronunciando alla massima velocità "ghe-ghi-ghe-ghi-ghe-ghi" lasciando la lingua libera di muoversi.
h /h/ È un'aspirazione sorda, come nell'inglese "have". Davanti alla /o/ si plasma e accomoda in una /x/, cioè una "c" di cane sorda e senza contatto tra organi. Attenzione ai digrafi.
l /l/ È una "l" di leva, consonante sonora.
m /m/ È una "m" di mano, consonante sonora.
n /n/ È una "n" di nave, consonante sonora. Nelle zone rurali del nord la N e L convergono in pronuncia in /l/.
ng, -ng /ŋ/ È una "n" di panca, consonante nasale sonora (per ottenere il suono bisogna togliere la /k/ di rilascio. Si pensi all'inglese "king"). Nelle combinazioni -nghe-, -nghi- cambia solo in ortografia.
nh, -nh /ɲ/ È una "gni" di gnomo, consonante sonora. Può trovarsi a inizio e fine sillaba.
p /p/~/b/ È una "p" di palla, reperibile solo in prestiti. I vietnamiti che per qualunque motivo non sanno pronunciarla possono approssimarla in una "b" di balena, cioè la sonorizzano. Una simile mutazione avviene anche con svariati parlanti di arabo.
-p /p̚/ È uno stop senza rilascio di suono udibile in cui le due labbra si serrano interrompendo la vocale. Si può immaginare come una "p" di ape ma senza più il rilascio e il resto della parola, nella misura in cui la -c/ch è una "c" di eco pronunciata in modo analogo.
ph /f/~/ɸ/ È una "f" di farfalla, consonante sorda. In alcune zone si sente come una "f" non labiodentale, cioè senza contatto degli incisivi dell'arcata superiore con il labbro inferiore. Si sente cioè una "f" soffiata presente pure in giapponese, greco e hausa. In casi sporadici, nelle zone rurali del nord si sente /pʰ/, che era pure la pronuncia originale a cui peraltro l'ortografia è vicina: era una "p" di palla sorda e aspirata.
r /ɾ/~/ɹ/; /ʐ/ È una "r" di arare, sonora e monovibrante (non polivibrante come in parco o carro). Altri parlanti la pronunciano senza vibrazioni e contatto tra organi, come nell'inglese "crime". La seconda pronuncia, diffusa nel nord (e.g. Hanoi), è oggi quella di una /z/ retroflessa/cacuminale: i suoni retroflessi, presenti pure in cinese standard, thailandese, russo, hindi, urdu e bengali, si pronunciano con la lingua piegata all'indietro, verso la parte tondeggiante del palato. Nelle zone rurali del sud, la G e la R convergono in pronuncia in /ɣ/.
s /ʂ/; /s/ È una "s" di senza, sorda e retroflessa fin dai tempi antichi. Nella varietà del nord (Hanoi) perde la retroflessione, mutando in una comune /s/.
t /t/ È una "t" di tavolo, consonante sorda.
-t /t̚/ È l'ultimo dei tre stop senza rilascio udibile di suono, in cui stavolta la punta della lingua in zona dentale interrompe la vocale (non il dorso, non le labbra). Si può pensare come una "t" di atomo ma senza più il rilascio e il resto della parola.
th /tʰ/ È una "t" di tavolo, sorda e con aspirazione.
tr /ʈ/~/t͡ɕ/ È una "t" di tavolo, sorda e retroflessa. Tutto il suono può essere fuorviante ortograficamente perché è un digrafo. La "r" come esponente grafico per retroflettere si trova pure nella trascrizione Baxter (2011) del Primo Cinese Medio. Nella pronuncia di Hanoi oggi muta totalmente, perdendo la retroflessione e diventando una "ci" di ciao sorda e fortemente palatalizzata.
v /v/ È una "v" di vela, consonante sonora. In questa consonante convergono un'antica semivocale chiusa arrotondata */w/, alcune sillabe che in Primo Cinese Medio iniziavano per */mj/- (Baxter, 2011) e che subiscono una caduta del suono in cinese standard (viene ritenuto in giapponese, coreano e dialetto cantonese) e un'antica */β/, rappresentata con una lettera a sé, una "b" con uno svolazzo in basso usata da de Rhodes. Il suono, presente pure in greco moderno, spagnolo e portoghese lusitano/europeo, è una "b" di balena sonora ma senza contatto tra le labbra.
x /s/ È una "s" di senza, consonante sorda. Anticamente, il suono era */ɕ/, presente pure in giapponese, coreano e cinese standard ed è una /s/ palatalizzata, cioè pronunciata con la punta della lingua già in posizione di "gn" di gnomo.
- - - /ʔ/ È uno stacco glottale/colpo di glottide, non reso per iscritto in vietnamita ma presente se una sillaba inizia per vocale. Lo stacco glottale si può immaginare come un lieve colpetto di tosse ed è presente pure in thailandese, arabo e hausa. In vietnamita molto antico, era presente pure a fine sillaba. In questa posizione, si poteva trovare pure un'antica *-s. Anche in Old Chinese esistevano questi due suoni a fine sillaba. La caduta di entrambe le consonanti sono all'origine della nascita dei toni (tonogenesi) in vietnamita e cinese: dalla caduta dello stacco glottale a fine silalba è nata un'intonazione crescente, mentre dalla caduta (preceduta da un'eventuale lenizione in /h/) della *-s deriva un'intonazione decrescente. In Primo Cinese Medio, per esempio, il quadro tonale prevedeva un tono piano/piatto, crescente, decrescente e un'intonazione breve e sfuggita a causa dei tre stop senza rilascio di suono, detta "tono entrante" (gli stop *-p, *-t, *-k sono ritenuti in cantonese e in svariati Minnan, che include gli hokkien. Dal Primo Cinese Medio, sono ritenuti in vietnamita e coreano, mentre in giapponese sono stati adattati con l'aggiunta di una vocale dopo, e.g. 學/学 *haewk > gaku, "studiare". Come già detto, simili lingue conservative, incluso il vietnamita con la pronuncia conservativa di Saigon o storica registrata dai dizionari antichi, si possono utilizzare per ricostruire e studiare il Primo Cinese Medio e la pronuncia nelle lingue sino-xeniche/della sinosfera: si pensi agli hanzi, kanji, hanja e chu' Nom).

La modulazione tonale viene indicata con un diacritico sopra (o sotto, in un caso) le vocali. In dittonghi e trittonghi, il tono si modula principalmente sulla lettera che ha il diacritico. I toni sono sei e sono qui spiegati prendendo come punto di partenza la pronuncia meridionale di Saigon/Ho Chi Minh City (questa varietà è più conservativa in suoni e più precisa nella differenziazione delle lettere. Assomiglia cioè di più al Vietnamita Medio ed è utile quando si fanno studi sulla pronuncia sino-vietnamita antica, legata perlopiù al Primo Cinese Medio e al chu' Nom). Se la vocale ha già un diacritico, quello tonale si accavalla in cima. Innanzitutto, senza forzare la voce, bisogna dividere la propria tessitura vocale in tre registri: acuto, medio, grave. Dopodiché:

  • se non si trova nessun segno, è un tono piatto nel registro medio e assomiglia al primo tono del putonghua, traslato nel registro medio (ex. "ba". Una delle lingue tonali più famose al mondo è il cinese standard, insieme a uno dei suoi dialetti più prestigiosi e conservativi, il cantonese);
  • se c'è l'accento acuto è un tono crescente dal registro medio a quello acuto, come il secondo tono nel putonghua (ex. "bá");
  • se c'è uno svolazzo piegato sopra la vocale, dal registro medio si scende e risale sempre nel registro medio (ex. "bả"), quasi a ricordare una versione monca del terzo tono del putonghua e il suo diacritico ruotato;
  • se c'è un accento grave, è un tono decrescente che dal registro medio si scende al grave (ex. "bà"), quasi a ricordare una versione monca del quarto tono del putonghua;
  • se c'è un punto sotto la vocale, è un tono crescente cupo dal registro grave al registro medio (ex. "bạ"), che si può immaginare come una traslazione del secondo tono del putonghua in un registro più basso; il punto messo in basso sembra suggerire di partire da un'intonazione bassa.
  • L'ultimo tono è il più interessante perché, nella pronuncia curata, coinvolge il colpo di glottide/stacco glottale/glottal stop, in cui si serra la valvola che si ha in gola e si emette un colpetto di tosse che lo spezza in due parti: è il tono crescente glottalizzato. Per la precisione, quando si vede una tilde sopra la vocale, si intona la vocale grossomodo nel registro medio, dopodiché si interrompe il flusso di voce serrando la glottide e, nello stesso momento in cui si emette il colpo di glottide, la vocale è subito pronunciata e intonata nel registro acuto (ex. "bã" ˦ˀ˥. Il trattino orizzontale indica l'altezza/registro). L'andamento a zig-zag della tilde indica come sia spezzato in due parti.

Come molte lingue austroasiatiche il vietnamita è una lingua isolante. Non esistono casi né distinzioni tra genere, numero o tempo. La sintassi è Soggetto Verbo Oggetto come in italiano. Il vietnamita ha un classificatore di sostantivi e il verbo seriale.

Alcune frasi esempio:

Mai sinh viên.
Mai essere studente
"Mai è uno studente".
Giáp rất cao.
Giap molto alto
"Giap è molto alto".
Người đó anh nó.
persona quella essere fratello lui
"Quella persona è suo fratello".
Le parole in arancione sono del vietnamita originario, quelle in verde sono prestiti dal cinese, risalenti perlopiù al Primo Cinese Medio.

Gran parte del lessico vietnamita è costituito da prestiti linguistici dalla lingua cinese, e originariamente usava lo stesso sistema di scrittura (anche se in formato modificato per adattarne la pronuncia).

Il vietnamita è anche influenzato dalla lingua francese che, a causa del governo coloniale francese, ha influenzato la lingua sia sul piano lessicale che su quello ortografico: oggi infatti il vietnamita si scrive con l'alfabeto latino, seppur modificato con l'aggiunta di segni diacritici per indicare i toni e i fonemi particolari.

Poiché il Vietnam ebbe legami con la Cina per lunghi periodi, gran parte del lessico vietnamita che riguarda la scienza e la politica deriva dal cinese. Più del 60% del lessico vietnamita ha radici dal cinese, anche se molte parole derivano dal vietnamita originario unito ai prestiti cinesi. È possibile distinguere una parola vietnamita originaria da un prestito cinese se può essere raddoppiata e se il suo significato non cambia anche se cambia il tono.

A causa del colonialismo francese anche il francese ha influenzato molto il lessico vietnamita, ad esempio cà phê (da café). Al giorno d'oggi si sono aggiunte anche parole della cultura occidentale spesso derivate dall'inglese, come TV (scritta tivi). Vi sono anche diversi calchi linguistici, come phần mềm (software, letteralmente "parte soffice").

Numeri vietnamiti nativi (con controparte in cinese moderno)

[modifica | modifica wikitesto]

1. một

2. hai

3. ba

4. bốn

5. năm

6. sáu

7. bảy

8. tám

9. chín

10. mười

100. một trăm

1.000. một ngàn

1.000.000. một triệu 亿

  1. ^ (EN) What are the top 200 most spoken languages?, su Ethnologue, 3 ottobre 2018. URL consultato il 27 maggio 2022.
  2. ^ (EN) Table 5. Detailed List of Languages Spoken at Home for the Population 5 Years and Over by State: 2000 (PDF), su Census.gov, 2000. URL consultato il 5 giugno 2020.
  3. ^ (EN) Vietnamese | Ethnologue, su Ethnologue.com. URL consultato il 5 giugno 2020.
  4. ^ (EN) East Asia/Southeast Asia :: Vietnam ― The World Factbook, in CIA World Factbook, Central Intelligence Agency, 2 giugno 2020. URL consultato il 5 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2020).
  5. ^ André-Georges Haudricourt, 1954.
  6. ^ (EN) Alexandre de Rhodes, su britannica.com. URL consultato il 5 giugno 2020.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàThesaurus BNCF 204 · LCCN (ENsh85143298 · GND (DE4117376-4 · BNE (ESXX539665 (data) · BNF (FRcb11933788c (data) · J9U (ENHE987007538901205171 · NDL (ENJA00560640