Storia della Val Camonica (Età medievale)

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Template:Storiavalcamonica La storia del Medioevo in Val Camonica copre il periodo che va alla caduta dell'Impero romano d'Occidente (V secolo) fino al 1428, quando la Val Camonica entrò nei domini della Repubblica di Venezia.

V-VII secolo

L'inizio del Medioevo in Val Camonica coincise con l'introduzione del cristianesimo. A partire dal IV-V secolo si assistette alla distruzione degli antichi luoghi di culto, con l'abbattimento delle statue stele di Ossimo e Cemmo[1] e l'incendio del santuario di Minerva di Breno[2]. Non sono comunque registrati casi di violenza contro i predicatori cristiani come invece avvenne nella vicina Val di Non, a Sanzeno, con il martirio di Sisinnio, Martirio ed Alessandro nel 397.

Nel 568-596 i Longobardi entrarono in Italia e sottomisero rapidamente gran parte delle regioni settentrionali (Langobardia Major); il ducato di Brescia fu tra i primi ducati longobardi a essere costituito, all'indomani della conquista.

VIII secolo

Corredo funebre longobardo rinvenuto ad Erbanno

La Val Camonica è citata per la prima volta in un documento datato 774: il testamento di un gasindio longobardo che rivendicava il possesso di alcune terre nella zona, tra cui l'attuale Berzo Inferiore[3].

Come tutta la Langobardia Major, la Val Camonica entrò a far parte dell'Impero carolingio nel 774; immediatamente venne ceduta, il 16 luglio 774, dallo stesso Carlo Magno all'abbazia di Marmoutier, presso Tours:

(LA)

«Donamus etiam ad prefatum sanctum locum valle illam que vocatur Camonia cum salto Candino vel usque in Dalanias cum montibus at alpibus a fine Treentina qui vocatur Thonale usque in finem Brixamcinse seu giro Bergamasci, quicquid infra ipsos fines vel ab ipsa valle a longo tempore et modo aspicere vel pertinere videtur, sicut in publico et ad palatium visa est reddidisse aut inantea infra fisco nostro ceciderit [...].»

(IT)

«Facciamo dono anche al ricordato luogo [il monastero di S. Martino di Tours] della valle che è chiamata Camonica con montagne e passi, fino alla Dalaunia assieme ai monti e le alpi del confine trentino, chiamato Tonale, fino ai territori di Brescia e a quelli del circondario di Bergamo, e qualunque cosa compresa fra gli stessi confini, o dalla stessa valle da lungo tempo sembra appartenere, in pubblico e che cadde prima e poi sotto il nostro fisco [...].»

IX-X secolo

Il 16 giugno 887 un diploma di Carlo il Grosso confermò a Otto, abate di Tours, i beni già concessi da Carlo Magno, tra i quali la Val Camonica:

(LA)

«[...] atque vallem Caumoniam cum omnibus rebus ad easdem pertinentibus [...].»

(IT)

«[...] e la Val Camonica con tutti i suoi possedimenti e le sue pertinenze [...].»

XI secolo

XII secolo

Nel 1164 l'imperatore Federico Barbarossa concesse con un diploma ampi privilegi alla Val Camonica, considerandola come un'entità unitaria e omogenea, distinta dal Bresciano[6].

XIII secolo

Nel 1291 la valle, che agiva sempre come entità unitaria, stipulò un accordo con Brescia, accettando di sottoporsi a un podestà nominato dalla città; al magistrato furono affidati compiti civili (“fare ufficiali e consigli”) e giudiziari (amministrazione della giustizia civile, istruzione dei processi criminali)[6].

XIV secolo

Citata da Dante Alighieri nella Divina Commedia[7], la Val Camonica nel 1311 ottenne dall'imperatore Arrigo VII la conferma dei privilegi concessi dal Barbarossa nel 1164. Nel 1330 Giovanni I di Boemia dichiarò l'indipendenza della valle, già dotata di propri Statuti (citati in atti privati fin dal 1324-1325). L'organizzazione del governo locale iniziò a prendere forma, con la presenza, accertata dal 1350, di notai del podestà e del vicario[6].

Massima espansione della signoria viscontea

A partire dal 1337 l'intero territorio bresciano, inclusa la Val Camonica, entrò definitivamente a far parte dei domini dei Visconti. Alla morte di Giovanni, nel 1354, i fratelli Matteo II, Galeazzo II e Bernabò si spartirono i domini del casato; la valle, come tutti i territori orientali soggetti a Milano, toccò a Bernabò, che li tenne fino a quando, nel 1385, non fu imprigionato dal nipote Gian Galeazzo.

Durante la signoria di Gian Galeazzo (1378-1402) venne insediato un podestà a Lovere, a guardia dello sbocco meridionale della valle[8].

XV secolo

Nel 1402 la signoria passò al tredicenne Giovanni Maria Visconti, con reggente la madre Caterina Visconti. I domini viscontei furono presto dilaniati da lotte intestine, con il tentativo di impossessarsene condotto da Pandolfo III Malatesta. La Val Camonica fu terreno di scontro, contesa tra le armate ghibelline dei Visconti e quelle guelfe del Malatesta; tra il 1413 e il 1416 è attestata una forte instabilità nella valle, con varie concessioni volte a ottenerne la fedeltà. A partire dal 1419 tutti i territori della Lombardia orientale tornarono gradatamente sotto il controllo di Filippo Maria Visconti, anche se la Repubblica di Venezia continuò a fomentare dissidi e disordini[8], che sarebbero sfociati, dal 1425, nella guerra che avrebbe condotto il Carmagnola a conquistare alla Serenissima Brescia, Bergamo e le relative vallate.

Note

  1. ^ Raffaella Poggiani Keller, I santuari megalitici del III millennio a.C. in "Itinera", su voli.bs.it. URL consultato il 21 marzo 2009.
  2. ^ Serena Solano, Il santuario di Minerva in "Itinera", su voli.bs.it. URL consultato il 21 marzo 2009.
  3. ^ Storia, arte, cultura sul sito del comune di Berzo Inferiore, su comune.berzo-inferiore.bs.it. URL consultato il 17 maggio 2009.
  4. ^ I diplomi di Carlo Magno su MGH, p. 116, su bsbdmgh.bsb.lrz-muenchen.de. URL consultato il 17 maggio 2009.
  5. ^ I diplomi di Carlo il Grosso su MGH, p. 260, su bsbdmgh.bsb.lrz-muenchen.de. URL consultato il 18 maggio 2009.
  6. ^ a b c Val Camonica (sec. XII - 1797), scheda su LombardiaBeniCulturali.it, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato l'8 maggio 2009.
  7. ^ Inferno, XX, 65.
  8. ^ a b Il territorio bergamasco prima dell'avvento di Venezia (circa 1332-1427) sul sito della Civica Biblioteca - Archivi Storici "Angelo Mai" di Bergamo, su bibliotecamai.org. URL consultato il 19 maggio 2009.

Bibliografia

Fonti primarie

Letteratura storiografica

  • Gabriele Archetti, Berardo Maggi. Vescovo e signore di Brescia, Brescia, 1994.
  • Giacomo Bianchi, La magnifica comunità di Corteno Golgi, Brescia, Massetti Rodella Editore, 2005 [1979].
  • Gian Maria Bonomellii, Storia di Gorzone e del suo castello, Darfo Boario Terme, Armando Armanini, 1972.
  • Franco Bontempi, Cimbergo. Storia, economia, società, Darfo Boario Terme, Tipografia Lineagrafica, 2004.
  • Gregorio Brunelli, Curiosi trattenimenti continenti raguagli sacri e profani dé popoli Camuni, Venezia, 1698.
  • Roberto Celli, Repertorio di fonti medievali per la storia della Val Camonica, Brescia, Queriniana, 1984, ISBN 88-343-0333-4.
  • Lino Ertani, La Valle Camonica attraverso la storia, Esine, Tipolitografia Valgrigna, 1996.
  • Giacomo Goldaniga, Storia del castello di villa e l'eccidio dei Nobili di Lozio, Darfo Boario Terme, Tipografia Lineagrafica, 1992.
  • Giambattista Guadagnini, Federico Odorici, Memorie storiche della Valcamonica, Brescia, Tipolitografia Venturini, 1857.
  • Roberto Andrea Lorenzi, Medioevo camuno. Proprietà, classi, società, Brescia, Grafo, 1979.
  • Giancarlo Merlotti, Rogno e le sue terre, Darfo Boario Terme, La Cittadina, 1990, Vol. I..
  • Antonio Pagnoncelli, Sull'antichissima origine e successione dei governi municipali nelle città Italiane, Bergamo, 1823, p. 117, OCLC 35166879.
  • Romolo Putelli, Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Studio critico su 1400 fonti documentarie, Brescia, La Nuova Cartografica, 1989 [1915].
  • Enrico Tarsia, Storia della Valle Camonica, Breno, 1958.
  • Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile. L'evoluzione delle Comunità di Valcamonica durante la dominazione viscontea (sec. XIV-XV), Milano, Vita e Pensiero, 1976.

Atti, miscellanee, riviste

  • Adriano Sigala, [senza fonte], in Quaderni Camuni, n. 19, 1982.
  • Dante, l'eresia di Dolcino e il passo Crocedomini, in "Atti del convegno sulla caccia alle streghe", Pisogne[senza fonte].

Voci correlate

Collegamenti esterni