Tarocchi

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I Tarocchi sono un tipo di carte che nascono in Europa, tra la fine del Medioevo e il Rinascimento. Formati da 78 carte dette anche lame, sono suddivisi in 2 sottogruppi: il primo è di 22 carte illustrate con figure simboliche, anticamente chiamate Trionfi, e solo dal XIX secolo, Arcani maggiori, l'altro in 56 carte suddivise in 4 serie, gli Arcani minori che, a seconda dei paesi possono mutare tipo di insegna. Gli Arcani Minori includono quattro figure: fante, cavallo, donna, re, e 10 carte numerali. Le carte sono suddivise in insegne: nei paesi latini sono più usate coppe, danari, bastoni e spade; in Francia cuori, quadri, fiori, picche; ulteriori sistemi di segni, sono quelli Tedeschi e svizzeri.

I Tarocchi sono stati inventati esclusivamente come carte da gioco o a scopo istruttivo; il loro uso divinatorio cominciò a diffondersi solo dopo il XVIII secolo, specialmente nella forma italiana.

Carta della Fortezza, dai Tarocchi detti del Mantegna (Ferrara, 1460-65)

Significato del termine

La parola Tarocco venne utilizzata circa un secolo dopo l'invenzione del mazzo. La sua origine rimane tuttora oscura. Fino al 1500, le carte erano soprannominate Ludus trionphorum[1]. L'allusione ai Trionfi, è tutt'ora controversa. Si ipotizzano alcune possibilità:

  1. un rapporto diretto con un'opera letteraria omonima, Triumphi, di Francesco Petrarca, le cui sei allegorie sono state spesso rappresentate in modo simile alle icone trionfali dei Tarocchi: Trionfo dell'Amore = Amanti (Arcano VI), Trionfo della Castità = Temperanza (Arcano XIV), Trionfo della Morte = Morte (Arcano XIII), Trionfo della Fama = Giudizio (Arcano XX), Trionfo del Tempo = Eremita (Arcano IX), Trionfo dell'Eternità = Mondo (Arcano XXI);
  2. un rapporto con i carri trionfali che nel Medioevo accompagnavano le processioni carnevalesche. [2]

Storia

L'origine delle carte da gioco è orientale. Esse comparvero per la prima volta in Europa nel XIV secolo. Tuttavia il mazzo di Tarocchi comprendente gli Arcani maggiori è una creazione italiana, ed è documentato per la prima volta a Ferrara, nel 1442, in due inventari del ducato estense, per il pagamento della fornitura di Carte da trionphi[3] . I più antichi mazzi di Tarocchi erano miniati, col fondo in foglia d'oro e lavori di punzonatura. Il prezzo molto alto li riservava alle corti signorili. Ulteriori frammenti di mazzi, come quello detto di ''Carlo VI'' conservati in Italia e all'estero, ne confermerebbero l'origine ferrarese. Il fatto che quasi tutti mazzi siano giunti frammentari è evidentemente legato alla fragilità del supporto cartaceo e alle persecuzioni che subirono le carte da gioco, nettamente osteggiate dalla Chiesa cattolica.

Qualche anno più tardi, anteriormente al 1447, fu eseguito un mazzo per Filippo Maria Visconti (1412-1447). Non prima del 1450 fu realizzato il mazzo più completo a noi pervenuto, cioè i Tarocchi di Francesco Sforza, legato alla famiglia Visconti nel governo del ducato di Milano, sul cui schema si modellarono in parte le carte successive. Lo stemma e il motto Visconteo à bon droyt compaiono assieme ai simboli araldici della famiglia, come il sole raggiante, tre anelli con diamanti intreciati, il biscione. Il mazzo, conservato in tre gruppi separati, si trova all'Accademia Carrara di Bergamo (26 carte), alla Pierpont Morgan Library di New York (35 lame) mentre 13 carte sono di proprietà della famiglia Colleoni di Bergamo. I mazzi si diffusero dapprima nell'Italia settentrionale, con diverse interpretazioni illustratrive dei Trionfi: nei Tarocchi ferraresi la Luna era rappresentata da uno o due astrologi, mentre in quello dei Visconti una donna tiene una mezza luna nella mano destra. Emblematico è il Matto, che nei Tarocchi ferraresi è un buffone tormentato da alcuni bambini, mentre in quelli lombardi è un mendicante gozzuto, evidente allusione al gozzo, tipica malattia dei montanari della zona prealpina. A volte i mazzi erano realizzati in occasione di matrimoni signorili. In tal caso gli emblemi dei due sposi erano dipinti sulla carta dell'Innamorato.

Nelle lunghe serate di corte tutti, uomini e donne, giocavano a carte. I primi mazzi non erano numerati, il che presuppone che i giocatori ne conoscessero a memoria il valore. Verso la metà del XV secolo, le tecniche di stampa furono perfezionate prima con la xilografia, poi con la calcografia e, alla fine del secolo, con l'invenzione dei caratteri mobili. Il progresso della stampa fece nascere le prime fabbriche di mazzi di Tarocchi, che erano stampati su un unico foglio, numerati, rozzamente colorati e tagliati. Il prezzo era superiore alle carte comuni, dato il maggior numero, come ci informa un registro fiscale bolognese del 1477[4]. Tuttavia la stampa introdusse sul mercato mazzi a basso costo, favorendo la diffusione del gioco. Nel tempo gli stili variarono a seconda della regione o del paese di provenienza, e non sempre gli Arcani maggiori furono disposti secondo il più importante ordine attualmente noto, quello dei Tarocchi di Marsiglia. Anche i nomi delle figure potevano cambiare: l'Eremita era chiamato a volte Il Gobbo, l'Appeso era detto anche l'Appiccato o il Traditore, la Torre era menzionata come la Saetta, l'Inferno, la Casa del diavolo, la Casa di PLutone, mentre il nome attualmente conosciuto, La casa di Dio le fu attribuito a partire dal XVII secolo. Notevoli furono le diatribe attorno alle figure del Papa e della Papessa, poichè si considerava indecoroso che tali alte cariche religiose fossero associate a un mazzo di carte da gioco.

Purtroppo manca una doviziosa documentazione scritta prima del XVI secolo che ci ragguagli sull'uso e la disposizione delle carte. Nel 1480 comparve il Sermones de ludo cum aliis dove un anonimo predicatore domenicano si scagliava contro l'uso dei Tarocchi, e in particolare dei Trionfi. L'importanza di tale documento è dovuta al fatto che vengono elencate le figure con i nomi e la disposizione attualmente noti, con una nota di profondo sdegno perchè Angeli, Virtù cardinali, Imperatore e Papa e perfino Dio padre erano raffigurati nel gioco profano. Il predicatore termina condannando l'inventore del mazzo, il Diavolo, colpevole di trascinare l'uomo nel vizio [5]. Sappiamo inoltre che la pratica di condannare il gioco di carte era diffusa, se persino San Bernardino da Siena le stigmatizzò in un suo famoso sermone tenuto a Bologna nel 1423, dopo il quale fu acceso un rogo dove furono bruciati mazzi di carte, dadi, ed altre vanità.

L'antico gioco del Tarocco

Purtroppo non ci sono pervenuti manuali quattrocenteschi con precise regole di gioco; i più recenti manuali d'uso risalgono al XVIII secolo: la ricostruzione dei giochi più antichi è praticamente impossibile, anche perchè le regole potevano variare da città a città e i tipi di giochi erano numerosi, con complesse strategie. Conosciamo però alcune indicazioni di base: al gioco potevano partecipare da due a sette persone, a cui era permesso lanciare segnali ai giocatori e scommettere sulla posta. Si potevano tenere in mano fino venti carte per ciascuno. Il Tarocco era (ed è) un gioco di presa, in cui si cala una volta per uno e si è obbligati a rispondere al seme o alla carta in modo ciclico. Le briscole, ossia i Trionfi, battono le carte numerali compreso l'Asso, che non ha una posizione di privilegio. La numerazione dei Trionfi permetteva a quello più alto di vincere su quello più basso. Il Matto non gioca e vale solo come punteggio. Alla fine della partita vince chi ha totalizzato il massimo dei punti.

Il Tarocco come esercizio intellettuale e satirico

I giochi di abilità verbale erano molto diffusi nelle lunghe serate a corte, e non di rado si utilizzavano i Tarocchi anche per comporre frasi e motti che dovevano ispirarsi alle figure estratte. I 22 Trionfi potevano inoltre essere abbinati ( o appropriati, come si diceva) a persone e gruppi, specialmente gentildonne oppure note cortigiane. Molti di questi sonetti sono giunti fino a noi: poesiole comiche, satiriche, mordaci, scritte solitamente in ambiente cinquecentesco. Probabilmente in questo ambito colto vanno a collocarsi due mazzi: quello cosiddetto del Mantegna, e il Tarocco Sola-Busca, realizzato con la tecnica dell'acquaforte tra il XIV e il XV secolo. I quest'ultimo le carte numerali rappresentano scene della vita quotidiana, mentre nei Trionfi sono raffigurati guerrieri dell'antichità classica e biblica. Anche Pietro Aretino si occupò di Tarocchi nella sua opera Le carte parlanti che ebbe un discreto successo e godette di varie ristampe[6].

I mazzi storici

I Tarocchi del Mantegna

Probabilmente inciso prima del 1467, questo mazzo di 50 carte fu erroneamente attribuito ad Andrea Mantegna, ma per lo stile è collegato all'ambito ferrarese. Questo Tarocco non ha alcun riferimento iconografico alle carte Visconti - Sforza : mancano infatti totalmente i semi e in parte gli onori (ossia Fante, Cavallo, Regina, Re)nonchè i classici Trionfi, a parte alcune allusioni al Matto e all'Imperatore. Il mazzo, di cui si conoscono due serie, soprannominate E ed S è suddiviso in cinque gruppi di dieci carte. L'ordine numerico corrisponde a una precisa gerarchia d'importanza. Ogni gruppo inizia con Le condizioni umane, prosegue poi con Apollo e le Muse, le Arti e le scienze , con particolare riferimento alle Arti Liberali , ossia a quel complesso di conoscenze teoriche considerato indispensabile all'uomo libero. Nel medioevo cristiano erano cosiderate superiori alle Arti meccaniche tra cui figuravano quelle visive. Successivamente si passa agli Spiriti e alle Virtù, poi ai Pianeti e le Stelle dell'Universo, aderenti alla classica visione di Tolomeo e infine all'Ottava Sfera, al Primo Mobile e alla Prima Causa, cioè Dio.

Non sappiamo come veniva usato questo mazzo: più che carte da gioco i Tarocchi del Mantegna, sembrerebbero un'opera didattica e istruttiva, cosa tutt'altro che rara in epoche dove la diffusione delle idee non aveva la velocità odierna. Il contenuto stimolava quindi il giocatore ad un'ascesa verso la perfezione, simile al viaggio di Dante dall'Inferno al Paradiso.

I Tarocchi di Marsiglia

Non abbiamo riferimenti per la datazione dei Tarocchi di Marsiglia con riferimento alla città della Francia che ha goduto di una posizione di monopolio nella produzione di questo tipo di carte; sebbene i primi mazzi conosciuti risalgano al XVIII secolo, lo stile delle carte a semi italiani fa propendere per l'origine latina di questo tipo di mazzo, probabilmente diffusosi dalla Lombardia in territorio francese. Uno dei modelli più conosciut1 dei Tarocchi di Marsiglia fu inciso su legno dal francese Claude Burdel nel 1751. Egli aveva contrassegnato Il Carro con le sue iniziali, mentre la sua firma per esteso compare sul 2 di denari. Le figure sono intere, e - relativamente agli Arcani maggiori - recano la denominazione in francese e sono contrassegnati da numeri romani. La morte non aveva nome. Le scritte erano in un francese sgrammaticato, spesso privo di accenti. Gli abiti delle figure, pur nella loro forte stilizzazione, si riferiscono a prototipi rinascimentali. Il mazzo fu poi rielaborato correttamente dal francese Grimaud, e ristampato nell'XIX secolo.[7]

La composizione dei Trionfi marsigliesi

E' questa forse la principale forma definitiva che attualmente usiamo per la divinazione. Molti tarocchi fantastici si ispirano a quelli marsigliesi. Vale quindi la pena di darne una descrizione più accurata:

I - Il Bagatto (le Bateleur). La parola ha origini latine e sta ad indicare "figura da poco", "bagatella", cosa di nessun conto. Rappresenta un giovane uomo con un grande cappello e abiti vistosi, posto in piedi davanti a un tavolo, su cui figurano monete, vasetti, dadi, coltelli, una borsa. L'uomo regge nella mano sinistra un bastone dorato.

II - La Papessa (La Papesse). E' forse una delle figure che ha dato luogo a maggiori discussioni, dal momento che nessuna donna ha mai avuto accesso al soglio di Pietro. In taluni mazzi è stata sostituita da Divinità o altre carte. La donna ha un triregno in capo, è seduta su un trono ricoperto da un velo e ha in mano un libro aperto.

III - L'Imperatrice (L'Imperatrice). Una donna in trono, con la corona in testa, ha in mano uno scettro col globo sormontato dalla croce (da sempre simbolo di impero). Regge con la mano destra uno scudo con un'aquila araldica, e ha due ali aperte sulla schiena.

IV - L'Imperatore (L'Empereur). Un uomo barbuto, seduto in trono di profilo, con una gamba incrociata sull'altra, regge uno scettro con la destra. Sotto al Trono è appoggiato uno scudo con un'aquila araldica.La carta è evidentemente collegata col potere terreno.

V - Il Papa (Le Pape). Seduto in posizione frontale, il Pontefice col Triregno regge un pastorale a croce con tre traverse. Ai suoi piedi, di statura notevolmente inferiore, sono inginocchiati due chierici. Il Papa ha la barba canuta, probabile allusione alla sua saggezza.

VI - L'innamorato (L'Amoreux). Sotto a un grande cupido alato, pronto a scoccare la sua freccia, un giovane sta in piedi tra due figure femminili, una vestita più poveramente dell'altra. I critici sono concordi nell'identificare questa lama col mito di Ercole, che dovette scegliere tra Vizio e Virtù.

VII - Il Carro (Le Chariot). Un carro visto in modo rigidamente frontale, è condotto da un giovane guerriero incoronato, mentre trattiene saldamente due cavalli, uno blu ed uno rosso, che tendono a scartare in posizioni opposte.

VIII - La Giustizia (la Justice). E' questa una delle tre Virtù cardinali citate nel mazzo, da cui manca la Prudenza. Una donna in trono regge con la mano sinistra una bilancia dai piatti allineati, e con la destra una spada. Questo Trionfo contiene in sè l'idea di equilibrio e di punizione.

IX - L'Eremita (L'Hermite). Un vecchio barbuto, appoggiandosi ad un bastone, avanza reggendo una lampada. Non si può fare a meno di pensare a Diogene che, reggendo una lampada affermava di cercare l'uomo.

X - La Ruota della fortuna (La Roue de Fortune). Questa immagine, largamente conosciuta e rappresentata nel medioevo, raffigura una ruota sormontata da una sfinge alata con corona e spada, con due esseri mezzo uomo e mezzo animale arrampicati ai suoi lati. Già in epoca medievale la Ruota era usata per ricordare la vanità delle conquiste e dei beni terreni.

XI - La Forza (La Force). Una donna con un ampio cappello in testa chiude le fauci di un leone. E' una delle tre Virtù cardinali raffigurata nel mazzo.

XII - L'Appeso (Le Pendu). Un uomo è appeso per un piede a un palo retto da nodose travi di legno. La carta raffigura una pena praticata realmente durante il Medieovo, sia dal vero che in effige, a chi si rendeva reo di tradimento. Questo tipo di pittura, detta infamante, era solitamente affidata a mestieranti, ma a volte ad artisti di rilievo, come Sandro Botticelli e Andrea del Sarto.

XIII - La Morte (a volte lasciata senza scritta) - Uno scheletro con una falce cammina in un campo cosparso di mani e di teste. La figura è collegata con l'iconografia medievale del Trionfo della Morte molto diffusa nel Medioevo e nel Rinascimento, in cui uno o più scheletri si trascinano, in fila o in una Danza macabra, regnanti, Papi e altri soggetti solitamente di alto livello sociale.

XIV - La Temperanza (La Temperance). Altra virtù cardinale. Un Angelo con la veste bipartita in due zone di colore blu e rosso, versa un liquido da un'anfora all'altra reggendole entrambe con le mani.

XV - Il Diavolo (Le Diable). Un essere cornuto dal viso sghignazzante, le ali di pipistrello, i seni femminili, i genitali maschili, le gambe caprine, sta in cima a un piccolo ceppo a cui sono legati due diavoletti. Gli zoccoli e il ghigno osceno sono mutuati dalle classiche immagini greche del dio Pan.

XVI - La casa di Dio (La Maison Dieu). Una torre che ha come tetto una corona, viene scoperchiata da una lingua di fuoco, mentre due figure umane cadono al suolo e piccole sfere riempiono l'aria. La costruzione evoca la Biblica torre di Babele, talmente alta che Dio punì gli uomini confondendo il loro linguaggio.

XVII - La Stella (L'etoile). Con questa carta si abbandona il mondo umano e si entra in quello spiritualmente superiore. Otto stelle, di cui la centrale molto più grande, sormontano una donna nuda che versa per terra acqua da due anfore. Sul fondo, un minuscolo albero su cui canta un piccolo uccello.

XVIII - La Luna (La Lune). Seconda lama della serie degli astri la Luna splende rotonda in cielo ma con il volto raffigurato di profilo, mentre gocce colorate partono dalla terra verso di essa. In primo piano un Gambero, legato zodiacalmente al segno del Cancro, esce da una pozza d'acqua. Due cani ululano e due torri sullo sfondo sembrano custodire il paesaggio.

XIX - Il Sole (Le Soleil). Un grande sole radiante sparge gocce su due gemelli ritti in piedi vicino a un basso muretto in mattoni.

XX - Il Giudizio (Le Jujement). Un angelo esce da un nembo colorato suonando la tromba, mentre tre piccoli corpi sorgono da un avello Anche questa immagine, frequentissima nel Medioevo, può farsi risalire ai numerosi miti sulla fine del mondo presenti in molte religioni antiche. Il più importante riferimento è certamente l'Apocalisse di San Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento. Questa carta corrisponde all'Angelo di altri mazzi da gioco.

XXI - Il Mondo (Le Monde). La carta rappresenta una donna seminuda che regge due bastoncini nelle mani. Essa è circondata da una mandorla di foglie, mentre ai quattro lati della carta compaiono i simboli Tetramorfi degli Evangelisti: un Angelo (San Matteo) un'Aquila (San Giovanni) un Toro (San Luca) e un Leone (San Marco). La carta compendia, se pur in forma elementare due figure geometriche, il cerchio e il quadrato, che erano considerate il simbolo della perfezione.

Il Matto (Le Fou). La lama non è numerata e può essere inserita sia all'inizio sia alla fine del mazzo. Un giullare girovago, col cappello a sonagli, che regge su una spalla un fagottino con le sue poche cose, si avvia verso una strada non meglio identificata, rincorso da un cane che gli sta lacerando una calza. Una figura analoga si trova nel Tarocco del Mantegna, me è chiamato il Misero.[8]

Le Minchiate

Comparso a Firenze nel questo curioso mazzo di novantasette carte fu chiamato così con probabile attinenza al membro virile, ma anche per indicare che il gioco di carte non era da prendersi sul serio. Godette di grande fortuna soprattutto nell'Italia centro settentrionale, ma fu poi gradualmente abbandonato. Le Minchiate sono una curiosa variante regionale, completamente alterata, del Tarocco tradizionale. Le prime trentacinque carte, dette Papi sono seguite da cinque carte chiamate Arie: la Stella, la Luna, il Sole, il Mondo e il Giudizio finale detto Le trombe. I semi sono Denari, Coppe, Bastoni, Spade. Gli onori sono detti Cartiglia e presentano centauri al posto dei cavalieri. Tra le altre carte mancano la Papessa e il Papa, mentre sono state aggiunti il Granduca, le quattro Virtù Cardinali, le tre Teologali, i quattro Elementi, i dodici Segni zodiacali.

Il Tarocchino bolognese

Purtroppo Bologna, che è stata uno dei centro in cui il gioco era più attivamente praticato, non ci ha lasciato alcun mazzo completo prima del XVII secolo. I questo periodo di giocava una nuova forma di Tarocco a mazzo ridotto di 62 carte, anche se non abbiamo indicazioni precise sulla data in cui vennero eliminate determinate carte. I tagli erano relativi alle carte numerali, ad esclusioe degli Assi. Nè il Tarocchino è l'unico esempio di contrazione del mazzo; a Venezia il gioco della Trappola prevedeva trentasei carte. Il Tarocchino bolognese trionfò in questo periodo grazie a vicissitudini particolari: tra il 1663 e il 1669 un artista bolognese fantasioso e versatile, Giuseppe Maria Mitelli (1634 - 1718) incise un libro sui tarocchini dedicato a Prospero Bentivoglio. I fogli dovevano poi essere tagliati e incollati dal giocatore. In periodo della Controriforma e con sensibilità tutta barocca, il Mitelli trasformò il mazzo eliminando la figura della Papessa e ridisegnando i Trionfi. Così l'Appeso è un uomo condannato alla pena capitale che aspetta che il boia gli fracassi il cranio con un martello; la Stella è un mendicante che avanza nella notte con una lanterna; la Luna e il Sole sono ispirati ad Artemide e ad Apollo, il mondo è un globo sorretto da un gigantesco Atlante. Anche le carte numerali hanno disegni fantasiosi, mentre nell'Asso di denari l'artista ha inciso il suo ritratto con la firma.

Un altro tipo di Tarocchino bolognese, tuttora usato se non altro per la divinazione, risale al 1725 e fu ideato dal canonico Montieri. L'autore aveva indicato le diverse forme di stati europei, audacemente situando Bologna sotto un governo misto, laico-clericale. Dal momento che la città era inserita nei domini dello Stato Pontificio, la cosa fu giudicata irrispettosa e l'audace prelato fu incarcerato. Il senato bologese trovò un accordo facendo sostituire le icone audaci con figure di mori.[9] In una data non precisata della seconda metà del Settecento, il Tarocchino fu uno dei primi mazzi che suddivise le figure in due metà speculari.

Il Tarocco Piemontese

Grazie alla sua vicinanza alla Francia, ma forse anche per influenza dell'Italia settentrionale, il Piemonte conobbe e usò ben presto i Tarocchi, che sono ancora uno dei pochissimi mazzi di questo genere in produzione. Alla fine del XIX secolo fu introdotto il tipo a due teste, senza dubbio utile ai giocatori che non dovevano girare le carte ogni volta che si presentavano rovesciate. Le poche variazioni rispetto al mazzo tradizionale sono date dall'uso dei numeri arabi al posto di quelli romani, dalla testa del Matto, Associata a una farfalla, dal Giudizio, detto Angelo, dove i morti emergono dalle fiamme, collegandosi con l'iconografia popolare delle anime del Purgatorio.

I Tarocchi contemporanei

Lo straordinario interesse che si è sviluppato intorno ai tarocchi dall’Ottocento in avanti ha spinto numerosi artisti contemporanei a reinterpretare le misteriose figure. Fra gli italiani si possono ricordare Franco Gentilini, Renato Guttuso, Emanuele Luzzati [1], Ferenc Pinter e Sergio Toppi. Fra gli artisti non italiani spiccano Salvador Dalì e Niki de Saint-Phalle, autrice del fantastico Giardino dei Tarocchi costruito a Garavicchio, presso Capalbio.

Numerosi illustratori hanno realizzato nuovi mazzi, talvolta in collaborazione con storici e letterati. Per esempio, i Tarocchi di Dario Fo sono stati dipinti dal figlio Jacopo su progetto del Premio Nobel Dario Fo, mentre allo scrittore Giordano Berti si deve la sceneggiatura di dieci mazzi realizzati da vari illustratori.

A Riola, in provincia di Bologna, è stato istituito da tempo un Museo dei Tarocchi con un'ampia raccolta di carte.

Il gioco dei Tarocchi

Il gioco tradizionale giocato coi Tarocchi sin dalla sua origine è variato poco, anche se innumerevoli varianti ne esistono in tutta Europa. Si tratta di un gioco di prese simile al tressette, alla briscola, al whist o al bridge, in cui i Trionfi o Arcani giocano il ruolo delle "briscole", cioè delle carte più forti.

Il mazzo è composto da 22 Arcani Maggiori o Trionfi e da 56 carte divise in quattro semi, quindi ogni seme è costituito da 14 carte, le prime dieci numerate da uno a dieci più quattro carte vestite: Re, Regina, Cavaliere e Fante.

File:Tarotcartes.jpg
Il Tarot nouveau.In Francia si usa il Tarot nouveau; qui le regole sono fissate dalla Fédération Française de Tarot.

La forza delle carte

Per decidere le prese l'ordine di priorità delle carte dalla più alta alla più bassa è:

  1. Gli Arcani Maggiori a partire dal XXI (Il Mondo) fino allo 0 (Il Matto)
  2. I Re
  3. Le Regine
  4. I Cavalieri
  5. I Fanti
  6. Le carte numerate dal dieci all'uno (Asso)

A parità di carta giocata, la forza è decisa dal seme.

La forza dei semi

In ordine decrescente:

  1. spade
  2. coppe
  3. denari
  4. bastoni

Quindi, ad esempio, il tre di denari è più basso del tre di spade.

Il valore delle carte

Al termine della mano il valore delle carte per determinare il punteggio è:

  • Il Mondo (XXI) vale 5 punti
  • Il Bagatto (I) vale 5 punti
  • Il Matto (0) vale 4 punti.
  • Il Re vale 5 punti
  • La Regina vale 4 punti
  • Il Cavaliere vale 3 punti
  • Il Fante vale 2 punti
  • Tutte le altre carte che vanno dal 10 all'uno valgono 1 punto.

Il mazziere

Il mazziere, cioè colui che distribuisce le carte all'inizio di ogni mano, è sorteggiato mediante la pesca di una carta da parte di tutti i giocatori all'inizio della partita. Chi pesca la carta più bassa sarà il primo mazziere. La carta considerata più bassa è l'asso di bastoni, quella più alta è l'Arcano XXI (Il Mondo). Il giocatore che pescasse l'Arcano 0 (Il Matto) dovrà ripetere il sorteggio.

Una volta scelto il mazziere, egli farà mescolare il mazzo da chi sta di fronte a lui, farà tagliare a chi è immediatamente alla sua sinistra e distribuirà le carte in senso antiorario partendo da chi è immediatamente alla sua destra. Nel caso di una partita a tre giocatori il mazziere distribuisce 25 carte agli altri due giocatori e 28 a se stesso, mentre nel caso di una partita a quattro le carte distribuite sono 19 ed al mazziere ne rimangono 21.

Successivamente il mazziere deve scartare un numero di carte pari a quello eccedente rispetto a quello degli altri giocatori, che vanno così a far parte del suo monte (cioè delle sue prese) seguendo però queste regole:

  1. Non è possibile scartare Trionfi.
  2. È possibile scartare un Re solo nel caso in cui non si abbia nemmeno un Trionfo.

La mano

Il giocatore che sta immediatamente a destra del mazziere, inizia il gioco calando una carta. Gli altri giocatori sono obbligati a giocare una carta dello stesso seme; nel caso non ne abbiano devono giocare un Trionfo, nel caso non abbiano nemmeno Trionfi possono giocare una carta a loro scelta. Chi ha giocato la carta più forte le prende tutte e tre e le raccoglie nel proprio monte. Sarà lui a continuare il gioco giocando la carta che preferisce.

Il Matto

Il Matto è indubbiamente la carta più caratteristica dei Trionfi, e può essere giocata in qualunque momento facendole assumere un qualsiasi valore corrispondente ad un'altra carta; è usata nel conteggio dei punti come carta speciale al posto di un'altra carta che non si possiede.

Il matto

È interessante notare il parallelo tra il Matto dei tarocchi e la figura del Jolly nelle carte francesi (rappresentato spesso come un giullare): il soggetto rappresentato e il loro uso sono simili.

Gioco in Piemonte

In Piemonte, nel gioco dei tarocchi sono presenti alcune prassi e alcune eccezioni alle regole basi.

Prassi

> Il mazziere distribuisce le carte ad ogni giocatore, tutte insieme (25 se si gioca in 3, 19 se si gioca in 4)

> Se un giocatore all'inizio della mano non ha ne figure ne tarocchi le carte devono essere distribuite di nuovo

> Il mazziere non può mai scartare un Re nemmeno se non ha tarocchi

> Non si può iniziare la prima mano con tarocchi

Eccezioni

> se in una mano vi sono sia il Trionfo n° 20 ("L'Angelo") e il n° 21 ("Il Mondo"), il 20 prende sul 21

> se in una mano non vi sono ne figure ne tarocchi, nei semi lunghi (spade e bastoni) prende la più alta, nei semi corti (denari e coppe) la più bassa

Il conteggio dei punti

Finite le carte, ogni giocatore prende quelle che formano il suo monte e le conta a tre per volta nel caso di partita a tre o quattro per volta nel caso di partita a quattro.

I punti realizzati variano a seconda della composizione delle tre o quattro carte che si contano a fine mano, se fra queste carte c'è una sola carta di quelle specificate sopra, il valore sarà dato da quella carta (per es. il Re 5 punti, la Regina 4 e così via). Se nelle 4 carte sono presenti due o più figure si sottrae un punto ogni figura in più (ad es: un Re, una Regina + due carte semplici il valore invece di 9 sarà 8).

Il pareggio si ottiene a 26 punti, chi ne fa di più vanta un credito corrispondente ai punti realizzati oltre i 26, chi ne fa di meno ha un debito. Quando si è completato il giro, cioè ogni giocatore ha fatto da mazziere, il vincitore della partita è quello che ha più crediti.

Nella variante a quattro normalmente si gioca in coppia ed il pareggio si raggiunge a 36 punti.

Giocare da fuori

In alcune zone, nel gioco a 3, è permesso giocare da fuori: nella 3^ mano, il giocatore che raggiunge un credito di 26 punti, può dichiarare di aver vinto (a prescindere dal punteggio che raggiungeranno gli altri) e, da quel momento in poi, deve giocare in modo da non favorire nessuno degli altri due. Le regole sono

> Quando si è di mano si devono giocare prima tutte le carte franche o supposte tali, poi tutti i tarocchi

> Quando si risponde si deve giocare sempre la più alta delle più piccole.

È necessario annotare che i puristi del gioco non amano chi "gioca da fuori"

Interpretazioni nella cartomanzia

(I tarocchi nacquero come gioco didattico; gli Arcani maggiori erano pensati come simbologie legate alla fede cristiana e in particolare a quella cattolica.) questa tesi non è supportata da nessuna citazione né da alcuna fonte accertata. altre fonti riportano provenienze più esotiche e lontane nel tempo.

Sull'origine dei tarocchi esistono numerose teorie esoteriche, senza alcun fondamento storico. La più nota vuole che i Tarocchi provengano dall'Antico Egitto dei Faraoni e direttamente dal dio Thot. Le elucubrazioni esoteriche sui tarocchi si svilupparono fra il XVIII ed il XIX secolo a partire dagli studi pubblicati da Jean-Baptiste Alliette e Antoine Court de Gebelin, che ne postularono un'antica origine, non validata da alcuna fonte storica, legata ai miti dell'antico Egitto o della Cabala ebraica. Il primo a lanciare queste teorie fu il poligrafo francese Antoine Court de Gebelin, alla fine del Settecento. Nella metà del secolo seguente Alphonse Louis Constant, meglio conosciuto come Eliphas Levi, indicò le origini dei tarocchi nella cabala ebraica, per via del fatto che i Trionfi sono ventidue come le lettere dell'alfabeto ebraico.

Un mazzo di tarocchi, di qualsiasi tipo, si costituisce comunque di 78 carte. Le 22 figure denominate in origine Trionfi e ribattezzate dagli esoteristi Arcani Maggiori, mostrano un'iconografia di chiara derivazione cristiana (ad esempio Il Diavolo, L'Angelo, La Forza, La Temperanza, La Giustizia, Il Papa ecc.). Le 56 figure denominate Arcani minori consistono nelle tradizionali carte da gioco a semi italiani (coppe, denari, bastoni e spade) e precedono di almeno 40 anni le carte dei Trionfi. Ciò significa che il mazzo dei tarocchi risultò dall'unione di due diversi mazzi.

La differenza tra le due sequenze è stata sottolineata dagli esoteristi in questo modo: gli Arcani maggiori contengono simboli universali, riconducibili ad esperienze di vita particolari, mentre i minori sono una sorta di punteggiatura dei responsi.

Nel 1927 Oswald Wirth cercò di riassumere in un manuale (ancora oggi pubblicato) le chiavi interpretative assegnate a ciascuna carta dai membri della fratellanza alla quale era legato: l'Ordine Cabalistico della Rosa+Croce. La trattazione viene completata con un mazzo di 22 Arcani Cabbalistici disegnati dallo stesso Wirth nel 1889.

L'uso dei tarocchi come carte da gioco si trova ancora in molte aree italiane e francesi. Il tarocco siciliano è utilizzato a Barcellona Pozzo di Gotto ed a Calatafimi. A Bologna si usa il Tarocchino bolognese, le cui regole originali sono conservate dall'Accademia del Tarocchino bolognese. A Pinerolo si usa il Tarocco ligure-piemontese. In Francia si usa il Tarot nouveau; qui le regole sono fissate dalla Fédération Française de Tarot.


I primi cartomanti furono affascinati dal significato simbolico di queste carte; in seguito attribuirono agli arcani maggiori ulteriori significati legati sia alle raffigurazioni, sia al loro nome, sia alla numerologia associata al numero indicato sulle carte. Queste ulteriori interpretazioni furono poi simbolizzate e inserite nelle nuove rappresentazioni delle carte, arricchendole sempre più sia dal punto di vista iconografico sia dal punto di vista simbolico.

In seguito anche gli Arcani minori furono sottoposti a un analogo studio e seguirono un'analoga evoluzione.

Note

  1. ^ Michael Dummet - Il Mondo e l'Angelo - I Tarocchi e la loro storia, pagina 18 - Edizione Bibliopolis - Napoli, 1993
  2. ^ Franco Cardini - La fortuna, il gioco, la corte, pag.11 e seguenti in: Le carte di Corte, i Tarocchi - Gioco e magia alla corte degli estensi - Nuova Alfa Editoriale, 1987
  3. ^ Michael Dummett; Cecilia Gatto Trocchi e Franco Solmi, I tarocchi per le corti: i tarocchi miniati in I tarocchi: le carte di corte, p. 21
  4. ^ Giordano Berti, Pietro Marsilli - Il Castello dei destini, pag.11 - Editore Marsilio - Padova, 1989
  5. ^ Giordano Berti, Pietro Marsilli - Il Castello dei destini, pag.16 - Editore Marsilio - Padova, 1989
  6. ^ Giordano Berti, Pietro Marsilli - Il Castello dei destini, pagine 41 e 83 - Marsilio editore, Padova
  7. ^ Stuart R. Kaplan - I Tarocchi - pagine 36, 38, 39 - Ed. Mondadori, Milano - 1981
  8. ^ Claude Burdel - I Tarocchi di Marsiglia - Lo scarabeo, Torino, 2009
  9. ^ Girolamo Zorli - Il Tarocchino bolognese, pag.33 - Arnaldo Forni Editore, Sala Bolognese, 1992

Bibliografia

  • Michael Dummet - Il Mondo e l'Angelo - I Tarocchi e la loro storia, - Edizione Bibliopolis - Napoli, 1993
  • (EN) Michael Dummett, Sylvia Mann, The game of Tarot: from Ferrara to Salt Lake City, Londra, Duckworth, 1980, ISBN 978-07-15-61014-5.
  • Giuliana Algeri (a cura di), I tarocchi: le carte di corte. Gioco e magia alla corte degli Estensi, Catalogo della mostra al Castello Estense di Ferrara, Nuova Alfa, 1987, ISBN 8877790164.
  • Giordano Berti, Andrea Vitali, Tarocchi. Arte e Magia. Catalogo della mostra al Museo Civico Archeologico di Bologna. Le Tarot, Faenza, 2005.
  • (EN) Ronald Decker, Thierry Depaulis e Michael Dummett, A wicked pack of cards: the origins of the occult tarot, Londra, St Martin's Press, 1996, ISBN 978-07-15-62713-6.
  • Giordano Berti, Storia dei Tarocchi. Verità e leggende sulle carte più misteriose del mondo, Oscar Storia, 454, Milano, Mondadori, 2007, ISBN 978-88-04-56596-3.
  • Giordano Berti e Ram (a cura di), Il grande libro dei Tarocchi, Milano, RCS Libri S.p.A., aprile 2007, ISBN 978-88-45-14105-8.
  • Diego Meldi, Tarocchi. Il manuale completo, Firenze, Giunti Demetra, novembre 2007, ISBN 978-88-44-03488-7.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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