Inquinamento elettromagnetico

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Con il termine elettrosmog si designa l'inquinamento elettromagnetico derivante da radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti quali quelle prodotte dalle infrastrutture di telecomunicazioni come la radiodiffusione e la telediffusione (emittenti radiofoniche e televisive), ponti radio, reti per telefonia cellulare, dagli stessi telefoni cellulari, dagli apparati wireless utilizzati soprattutto in ambito informatico (campi elettromagnetici ad alta frequenza) e dalle infrastrutture di trasporto dell'energia elettrica tramite cavi elettrici percorsi da correnti alternate di forte intensità come gli elettrodotti della rete elettrica di distribuzione (campi elettromagnetici a bassa frequenza).

L'opinione pubblica ha recentemente concentrato la sua attenzione su questo tema a causa delle campagne di sensibilizzazione promosse da comitati di cittadini, associazioni e partiti di ispirazione ambientalista, che hanno espresso preoccupazione per la salute dei cittadini. L'esistenza di un rischio rilevante per la salute è però a tutt'oggi controversa, vista anche la complessità degli studi, al punto che da alcuni l'intera questione viene considerata il frutto di un allarmismo ingiustificato.

Studi epidemiologici

Uno studio epidemiologico serio e affidabile richiede:

  • un campione statistico scelto accuratamente per essere il più possibile rappresentativo della popolazione da cui è estratto;
  • un tempo di studio molto lungo (10-15 anni) in quanto oltre agli effetti diretti a breve periodo di tali radiazioni si tratta di studiare gli effetti statistici a medio e lungo termine;
  • ingenti investimenti finanziari;

La ricerca finanziata da privati è guardata con scetticismo da alcuni, poiché un privato in genere è restio a sostenere risultati sfavorevoli ai propri interessi economici (conflitto di interesse).

Gli studi che sostengono di aver trovato correlazioni statistiche significative tra l'esposizione a radiazione elettromagnetica a bassa frequenza e l'insorgenza di effetti a lungo termine (quali leucemia e vari tipi tumore) sono spesso contestati sulla base della presunta non significatività statistica del risultato, dovuta principalmente alla ristrettezza del campione scelto o a tempi di studio non sufficientemente lunghi.

Uno studio comparato che ha analizzato gli studi compiuti negli ultimi 6 anni sull'elettrosmog non ha invece trovato correlazione tra l'insorgenza di tumori al cervello e un utilizzo medio del telefono cellulare per un periodo inferiore ai 10 anni.[1]

Effetti accertati

Un effetto accertato delle onde elettromagnetiche cosiddette ad alta frequenza (anche se non ionizzanti) è l'innalzamento della temperatura dei tessuti biologici attraversati, soprattutto quelli più ricchi di acqua con effetto di maggior penetrazione e assorbimento nei tessuti interni tanto più bassa è la frequenza. Nel caso dei telefoni cellulari, la potenza irradiata è bassa (solitamente minore di 1 watt) così che il riscaldamento prodotto è dell'ordine di poche frazioni di grado, quasi interamente localizzato nella testa dell'utente, inferiore comunque all'effetto di una esposizione diretta di pari durata alla radiazione solare. Negli anni, nonostante la normativa, ad esempio in Italia, ancora nel 2012, non ne tenga conto, sono rilevati effetti atermici, biologici: ""abbiamo indicatori precisi che ci forniscono l'evidenza dell'effetto biologico che i campi elettromagnetici hanno sull'uomo, così come su piccoli animali e su cellule osservati" (Settimio Grimaldi, CNR, novembre 2011)

I soggetti portatori di pacemaker dovrebbero rispettare una distanza maggiore di 1 metro fra il telefono e il dispositivo medico, poiché le onde E.M. prodotte potrebbero generare problemi di compatibilità elettromagnetica ovvero creare dei falsi impulsi nei circuiti da scoordinare il ritmo cardiaco prodotto con genesi di aritmie.

Esistono studi che documentano svariati effetti dei campi elettromagnetici sulla salute umana.

I limiti imposti dall'ente americano[quale? dare una citazione] tengono finora esclusivamente in considerazione gli effetti termici, di riscaldamento cutaneo causato dalle microonde.

  1. Le radiazioni di microonde causano almeno due meccanismi che sono alla base dello sviluppo di un cancro: micronuclei e shock termico delle proteine.
    1. Shock termico delle proteine: Quando avviene il surriscaldamento di punti nei tessuti umani, il corpo produce proteine per far fronte allo shock termico nel tentativo di proteggere e riparare le cellule surriscaldate[2]. Queste proteine proteggono anche le cellule cancerose rendendole resistenti alle terapie[3]. In molti tumori il numero di queste proteine risulta altissimo.
    2. Formazione di micronuclei: I micronuclei sono filamenti spezzati del DNA ed indicano che le cellule non sono più in grado di ripararsi correttamente. Gli studi condotti dall'industria delle telecomunicazioni confermano che le radiazioni dei cellulari producono micronuclei nelle cellule ematiche umane a livelli ben più bassi rispetto a quelli previsti dalle normative in materia di esposizione del governo statunitense[4]. Tutti i tumori sono causati da un danno genetico e la presenza di micronuclei nelle cellule è il primo segnale d'allarme del cancro. I medici che curavano le vittime del disastro nucleare di Chernobyl del 1986 usavano l'esame dei micronuclei per determinare l'estensione del danno causato dalle radiazioni. A proposito, David de Pomerai, tossicologo molecolare britannico, ha confermato che le cellule con danni genetici non risanati possono diventare cancerogene in maniera molto più aggressiva[5]. Il ricercatore britannico Alisdair Phillips ha effettuato un'analisi più quantitativa che dà un'idea di questo aumento di aggressività delle cellule cancerogene con danni genetici, ed ha scoperto che pochi minuti di esposizione a radiazioni simili a quelle emesse dei cellulari possono trasformare un cancro attivo al 5% in uno attivo al 95%, il tutto durante l'esposizione e per un po' di tempo dopo[6]. Sommando i risultati di questi studi, alcune ore di esposizione a microonde molto basse rispetto ai limiti di legge attuali causerebbero un forte aumento dell'attività delle cellule tumorali, e danni genetici a queste non più sanabili, e trasmessi alle generazioni di cellule successive. Infatti, nel 2004, una serie di studi commissionati dall'Unione Europea ha confermato che i danni causati dalle onde emesse dai cellulari vengono trasmessi alla generazione successiva di cellule[7].
  2. Effetti sulla tiroide: le radiazioni di microonde producono sul cervello effetti quali il rallentamento o l'arresto della produzione da parte della ghiandola pituitaria, detta anche ipofisi, dell'ormone stimolante tiroideo (TSH), determinando così una drastica riduzione degli ormoni tiroidei T4 e T3[8]
  3. Differenza fra radiazioni ionizzanti e radiazioni non ionizzanti: Spesso viene operata una distinzione fra gli effetti di queste due categorie. Gli effetti dei cellulari sarebbero più contenuti, dipendendo da radiazioni non ionizzanti. Riguardo agli effetti delle radiazioni ionizzanti c'è un sostanziale accordo (un esempio di studio documentato[9], dell'Accademia Nazionale delle Scienze, il quale ha confermato che anche dosi molto basse di radiazioni ionizzanti, dai raggi X ai raggi gamma, nel corso di tutta la vita, causano il cancro).
  4. Effetti maggiori nei bambini. Gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche sono più gravi se si accumulano nel tempo, ma esistono delle età più sensibili di altre. In altre parole, avere un'esposizione dai 30 ai 40 anni, ha un effetto minore di una subita dai 20 ai 30 anni, sebbene la durata sia la stessa. I bambini assorbono molte più radiazioni degli adulti[10].

La distruzione fin dalla giovane età di cellule neuronali annulla una "riserva cerebrale" che nella vecchiaia potrebbe compensare la morte di neuroni causata da Alzheimer o da altre malattie degenerative. Se il cervello ha un eccesso di neuroni utilizzati poco o nulla, questi possono tornare utili per sostituire quelli morti a causa di malattia della tarda età[11]. I ricercatori dell'Università dello Utah hanno scoperto che il cervello di un bambino di 5 anni assorbe una quantità di radiazioni quattro volte maggiore rispetto al cervello di un adulto, ed il fluido oculare di un bambino di 5 anni assorbe una quantità di radiazioni oltre 10 volte maggiore rispetto all'occhio di un adulto[12].

Nel 2011 l'IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), ha indicato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come possibili cause di alcuni tipi di cancro (glioma e neuroma all'orecchio) per gli utilizzatori di telefoni cellulari, anche se non per quanto riguarda l'esposizione professionale e quella ambientale[13]. La conseguenza è stata l'inserimento delle radiofrequenze nella classe 2B, che include gli agenti con possibili effetti cargenogeni. Nella stessa classe si trovano oltre 250 agenti alcuni dei quali di ampia diffusione come il nichel, il caffè, il nerofumo, i sottaceti, il talco applicato sul perineo[14].

Legislazione

Varie leggi specificano i limiti per i campi elettromagnetici, vedi per esempio: [1].

I limti riguardano l'intensità e la frequenza dei campi. Il limite all'intensità è volto a mitigare gli effetti termici del campo con una elevazione della temperatura corporea minore di 1°C, mentre il limite alla frequenza è inerente agli effetti non termici del campo elelttromagnetico, ovvero all'ipotesi di una sua interferenza con la biologia e la fisiologia degli esseri viventi in termini di una cessione di energia a certe frequenze e di un'attività elettromagnetica, che modifica il flusso di ioni, fornisce l'energia di attivazione di determinate reazioni chimiche, ovvero il rallentamento/inibizione di quelle dove il campo magnetico svolge un ruolo-guida.

La legge quadro 36/01 [2] prevede per le intensità dei campi:

  • (1) un limite di esposizione;
  • (2) un valore di attenzione;
  • (3) un obiettivo di qualità.

Il limite di esposizione è il valore che non deve mai essere superato per le persone non professionalmente esposte (quindi il pubblico).

Il valore di attenzione si applica, in pratica, agli ambienti residenziali e lavorativi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari. Sono quindi escluse, ad esempio, strade e piazze, per le quali si applica il limite di esposizione. L'obbiettivo di qualità è un valore che dovrebbe essere raggiunto nel caso di nuove costruzioni.

Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz) il limite di esposizione previsto dal DPCM 199/2003 è compreso fra 20 V/m e 60 V/m a seconda della frequenza. Il valore di attenzione e l'obbiettivo di qualità sono invece di soli 6 V/m, valori molto più bassi di quelli previsti in altre nazioni fuori dalla UE. Trattandosi di campi ad alta frequenza non è necessario specificare a parte il valore del campo magnetico, essendo questo semplicemente proporzionale a quello elettrico. Da notare che questi valori si applicano alle stazioni radio base e non ai dispositivi mobili come i cellulari per i quali invece non esiste una normativa. A titolo di esempio, un cellulare con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e di 60 V/m a 10 cm.

Per la tabella con i valori si veda [3]

Esistono sia limiti da misurare sul singolo impianto (rilevazioni a banda stretta) sia limiti puntuali che riguardano il campo totale generato da più impianti (rilevazioni a banda larga). Tuttavia non sono previste sanzioni per gli impianti che superano i limiti di legge, ma che contribuiscono a generare una somma di campi magnetici superiori al limite consentito per un'area abitata. In ogni caso se sono superati i limiti totali o puntuali si applicano comunque procedure cosiddette di "riduzione a conformità" almeno per gli impianti di telecomunicazioni. L'adeguamento degli impianti è imposto da province e regioni ed è a carico del titolare dell'impianto.

Per i campi a frequenza industriale (50 Hz) ossia quelli generati dalle linee elettriche e cabine di trasformazione, il DPCM 8 luglio 2003 n° 200 prevede un limite di esposizione di 100 µT per l'induzione magnetica e 5000 V/m per il campo elettrico; lo stesso DPCM fissa un valore di attenzione per l'induzione magnetica a 10 µT e per l'obbiettivo di qualità a 3 µT. Questi limiti vanno applicati, come per le alte frequenze, a tutti i luoghi ad alta frequentazione e dove si prevede una permanenza non inferiore alle quattro ore giornaliere ma, rispettivamente, per le condizioni preesistenti alla data di emanazione del DPCM e, relativamente all'obbiettivo di qualità, ai nuovi progetti successivi a tale data.

Enti di controllo

L'ente ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) coordina campagne di misura di elettrosmog a campione in diverse località italiane o su richiesta delle autorità locali o della popolazione. Lo stesso ente ARPA è responsabile dell'autorizzazione riguardo l'installazione e la modifica degli impianti Radio-TV-Cellulari in coerenza con gli attuali standard di campo elettromagnetico previsto.

Legislazioni estere

Nel caso delle onde non ionizzanti, emesse ad esempio da antenne radio-televisive o da antenne di stazioni radio base di operatori telefonici, il valore di attenzione italiano, pari a 6 V/m, è notevolmente più basso rispetto ad altri paesi europei e alle raccomandazioni dell'Unione Europea.

Stati Uniti

Il Telecommunications Act, approvato dal Congresso americano nel 1996, è la legge quadro vigente negli Stati Uniti per le tecnologie wireless. La legge, proposta dal senatore John McCain, alla sezione 704 (II) (B) (iv) della legge precisa che: “Nessun governo statale o locale può regolare il posizionamento, la costruzione e la modifica di servizi wireless privati sulla base degli effetti che le emissioni di radio frequenze possono avere sull'ambiente, nella misura in cui tali servizi sono conformi alle norme previste dalla Commissione in materia di emissioni”.

In questo modo, cittadini e governi locali sono stati privati della possibilità di bloccare la collocazione di ripetitori.

La Federal Communications Commission (FCC), ha il compito di fissare le norme per la riduzione del livello di disturbo di energia elettrostatica emessa da strumenti elettrici.

Inefficienze del libero mercato nelle tlc

La competizione fra operatori nel mercato delle telecomunicazioni ha portato in molti Paesi all'esistenza di molte reti concorrenti, e a una proliferazione del numero di antenne e dell'impatto in termini di elettrosmog.

Tale modello risulta meno efficiente rispetto alla costruzione di pochi impianti e infrastrutture condivise dai vari operatori, in termini di costi dei servizi che ricadono sui consumatori, di impatto ambientale e paesaggistico, di possibili effetti sulla salute umana ed infine di copertura della banda larga. A causa di questa "concorrenza" troviamo molte reti delle quali nemmeno una copre interamente il territorio italiano.

Segnali provenienti da impianti di eguale potenza e frequenza e ravvicinati nel territorio rischiano di creare interferenze, oscurarsi a vicenda e portare all'uso di potenze trasmissive crescenti. Simile problema si è incontrato negli anni '80 in Italia con la diffusione senza regole di radio, TV locali e stazioni radio ricetrasmittenti operate più o meno illegalmente da privati cittadini.

Libertà di antenna ed enti locali

Le normative in tema di elettrosmog tentano una conciliazione fra il diritto a costruire infrastrutture di questo tipo e la salute delle persone. Nel primo caso è garantita la libertà di iniziativa economica degli operatori e la "libertà di antenna".

La Costituzione italiana e quelle di altri Paesi affidano la gestione del territorio alle amministrazione locali. L'installazione di apparati di radiotelecomunicazioni è parte di queste scelte di gestione.

Un insieme di veti incrociati o il singolo divieto di un'amministrazione di attraversare il suo territorio rischia di bloccare la costruzione di importanti infrastrutture. Le scelte in alcuni casi sono dettate più dal parere degli abitanti-elettori del luogo che dall'interesse generale. A questi si contrappone la critica per cui da un lato si desidera un servizio, ma dall'altro nessuno vuole le strutture che lo rendono possibile (è l'atteggiamento NIMBY).

A un modello che rispetta la responsabilità degli enti locali si contrappone un altro in cui il Governo àvoca completamente le scelte di sviluppo. Ciò è accaduto per la rete UMTS e negli Stati Uniti, dove le amministrazioni locali non possono opporsi all'installazione di antenne in luoghi di proprietà del demanio, anche se vicini ai centri abitati. In Italia vale un principio analogo nella servitù coattiva di elettrodotti (cfr. Referendum abrogativi del 2003 in Italia).

La scelta di una completa deregulation può dipendere da operazioni di lobbying dell'industria e da atti degli enti locali.

Un modello intermedio è quello in cui i governi fissano comunque dei limiti validi a livello nazionale.

Note

  1. ^ Elettrosmog? Malissimo non fa, su punto-informatico.it, Punto Informatico, 26-9-2007. URL consultato il 26-9-2007.
  2. ^ fonte: "ROS release and Hsp70 expression after exposure to 1,800 MHz radiofrequency electromagnetic fields in primary human monocytes and lymphocytes," Lantow M, et al., Radiat Eviron Biophys, 03-22-06. See also: Cell Phones: Invisible Hazards in the Wireless Ag, op. cit.
  3. ^ fonte: "Cancer Biology: On Heat Shock Proteins and Tumor Cells," Science Week, Nature 2003, 425:357) scienceweek.com
  4. ^ fonte: Cell Phones: Invisible Hazards in the Wireless Ag, op. cit.
  5. ^ fonte: New Scientist, 10-24-02
  6. ^ fonte: "Mobile Phones Linked to Cancer," BBC News, 11-9-1998. Article contains court testimony by cancer expert Alisdair Phillips
  7. ^ fonte: "Cell Phone Radiation Harms DNA, Study Claims," (Reuters) MSNBC, 12-04-04
  8. ^ fonte: "Effects of 900 MHz electromagnetic field on TSH and thyroid hormones in rats," Koyu A. et al, 2005 July 4;157 (3):257-62
  9. ^ fonte: "Panel Affirms Radiation Link to Cancer," Associated Press, 06-29-05
  10. ^ fonte: "Cell Phone Risks Cited in Studies: Three Groups find Danger of Tumors," N. McVicar, South Florida Sun-Sentinel, 02-01-05
  11. ^ fonte: "Neuropathology in Aging," D. G. Davis et al, University of Kentucky Medical Center, report presented at the Second Kuopio Alzheimer Symposium, Kuopio, Finland, January 2001. La sorprendente ricerca ha mostrato che i cervelli sottoposti ad autopsia di 89 anziani cognitivamente normali presentavano la stessa patologia riscontrata nei cervelli colpiti dall'Alzheimer, compresi decomposizione necrotica, depositi di amiloide e placche senili. I ricercatori hanno ipotizzato che queste persone siano andate avanti comunque normalmente perché possedevano un'ampia riserva cerebrale che ha loro permesso di funzionare normalmente malgrado il carico patologico
  12. ^ fonte: Cell Phones: Invisible Hazards in the Wireless Age, Dr. George Carlo and Martin Schram, Carroll & Graf Publishers, 2001.
  13. ^ 31/05/2011: IARC classifies Radiofrequency Electromagnetic Fields as possibly carcinogenic to humans http://www.iarc.fr/en/media-centre/pr/2011/pdfs/pr208_E.pdf
  14. ^ Agents Classified by the IARC Monographs http://monographs.iarc.fr/ENG/Classification/

Collegamenti esterni

" www.mblife.it/massimofogagnolo

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