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Vegetalismo

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Il vegetalismo o veganismo

Una dieta vegana esclude tutti gli alimenti di origine animale (carne, pesce, molluschi e crostacei, latte e derivati, uova, miele e altri prodotti delle api[1][2]) e ammette qualunque alimento di origine vegetale, oltre ad alghe[3][4], funghi (di cui fanno parte i lieviti) e batteri (come i fermenti lattici). Normalmente, i vegani che includono l'alimentazione in una più vasta scelta etica evitano anche alimenti che comprendono tra gli ingredienti ridotte quantità di cibi animali, per esempio prodotti da forno preparati con strutto, latte in polvere o uova, pasta all'uovo, brodo di carne.

Una dieta vegetaliana pertanto differisce da una dieta latto-ovo-vegetariana in quanto questa esclude solo gli alimenti che derivano dall’uccisione diretta di animali sia terrestri sia marini, quali carne, pesce, molluschi e crostacei, e ammette i prodotti animali indiretti, ovvero latte e derivati, uova e miele. La dieta vegetaliana pertanto non va confusa con una dieta latto-ovo-vegetariana, che nel linguaggio comune è indicata, erroneamente, come dieta vegetariana (mentre in ambiente scientifico la locuzione "diete vegetariane" indica tutte le diete a base vegetale, dalla latto-ovo-vegetariana, alla vegana, alla fruttariana, ecc.)

Oggigiorno, vi è una maggiore informazione sui dettami per avere una dieta vegana equilibrata, ossia in grado di apportare in modo adeguato tutti i principi nutritivi necessari a garantire la salute. Ciò è stata reso possibile soprattutto dalla diffusione di internet e a nuovi testi divulgativi, oltre che ad una maggior preparazione specifica della classe medica[5]. Vi è quindi maggior conoscenza sulla varietà di alimenti da assumere per ottenere tutti i nutrienti necessari, inclusi quelli meno presenti nei vegetali, come la vitamina B12. Questo ha reso possibile uno stato nutrizionale [6] del vegano-medio molto migliore rispetto rispetto a dieci o venti anni fa. Questa evoluzione è stata resa possibile anche grazie alla maggiore disponibilità sul mercato di nuovi alimenti per vegetariani, inclusi cibi fortificati come latte di soia, analoghi della carne e cereali per la colazione, e alla diffusione degli integratori, che hanno reso più semplice raggiungere un adeguato fabbisogno (RDA) di micronutrienti. Per questo motivo, l'American Dietetic Association ritiene che i dati che derivano da ricerche degli anni passati possono non essere rappresentativi dello stato nutrizionale medio dei vegani attuali[7].

Altre diete vegetaliane

Lo stesso argomento in dettaglio: Crudismo vegano, Fruttarismo e Dieta macrobiotica.

Si possono considerare diete vegane anche altre diete che, sebbene differiscano sostanzialmente da una normale dieta vegana sia nei principi alimentari sia nel tipo di alimenti consumati, non comprendono il consumo di alcun ingrediente di origine animale. Spesso si tratta di diete molto restrittive e la cui adeguatezza per l'organismo umano, a differenza di una normale dieta vegana, non è ancora stata correttamente valutata dalla ricerca scientifica, essendo poco diffuse tra la popolazione. In particolare, per quanto riguarda l'influenza sullo sviluppo dei bambini, queste diete possono essere a contenuto molto ridotto di energia, proteine, alcune vitamine e minerali, e perciò non possono essere raccomandate per i bambini nella prima e seconda infanzia[7]. Diete di questo tipo sono quelle praticate, ad esempio, nel crudismo vegano, nel fruttarismo o nell'ehretismo.

Il crudismo vegano ammette esclusivamente cibi vegetali non sottoposti a trattamenti termici oltre i 42 °C (è ammessa l'essiccazione). Questo modello dietetico è composto prevalentemente da frutta, verdura, noci e semi, cereali e legumi germogliati[7][8]. È da distinguersi dal crudismo non vegano, in cui si utilizzano latticini non pastorizzati e perfino carne e pesce crudi[7]. Alla base del crudismo vegano vi è la credenza che l'uomo abbia iniziato a cuocere il cibo solo da "alcune migliaia di anni" e che quindi la sua fisiologia non sia adatta al consumo di alimenti cotti, la cui assunzione risulterebbe alla lunga tossica.[9] Queste teorie sono tuttavia smentite da studi scientifici sull'argomento, che datano l'introduzione della cottura fin dall'homo erectus[10], cosa che, secondo una recente teoria[11], avrebbe persino avuto un impatto fondamentale sull'ominazione[12][13].

Il fruttarismo è invece una pratica alimentare a base di frutta, frutta secca e semi. Oltre alla frutta intesa come frutto dolce della pianta (mela, pesca, albicocca, ecc.), viene contemplato anche il consumo di ortaggi a frutto come pomodori, peperoni, zucchine e cetrioli[7]. Alla base del fruttarismo vi è la credenza che l'uomo sia frugivoro[14][15][16] e che quindi un'alimentazione a base di frutta sia la più adatta per l'uomo[17], e che il ricorso ad altri alimenti abbia avuto "conseguenze catastrofiche in termini di salute e di durata della vita"[18]. Questo assunto è evidentemente in contrasto con la ordinaria classificazione dell'uomo come animale onnivoro[19].

Una dieta fruttariana è alla base dell'ehretismo, pratica terapeutica elaborata nel '800 su basi pseudoscientifiche.

Anche la dieta macrobiotica, che tipicamente non include latticini, può a volte presentarsi come una dieta vegana, benché spesso può comprendere pesce[7] e limitate quantità di carne, oltre a differire notevolmente sotto altri aspetti dalle diete vegetariane più comuni[20], e quindi viene comunemente considerata una dieta semivegetariana. Tale dieta è basata su teorie metafisiche di origine cinese.

Alimenti della dieta vegana

Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina vegana.

La dieta vegana è basata su cereali, legumi, verdura e frutta (sia fresca che secca). Molti prodotti comunemente usati in una dieta vegana sono normalmente diffusi in tutto il mondo, ad esempio pasta, pane, riso, fagioli o piselli.

Molti altri prodotti tipici di una dieta vegana (seppur non indispensabili ai fini di una dieta equilibrata), sono invece normalmente assenti in una classica dieta occidentale e appartengono ad altre tradizioni quali quelle dei paesi asiatici, arabi, centro e sud americani o dell'area mediterranea. Ad esempio, troviamo cereali come, miglio e quinoa, preparazioni a base di cereali quali bulgur, cous-cous e seitan, soia e prodotti a base di soia (tofu, tempeh e proteine vegetali ristrutturate), alghe alimentari, semi oleaginosi di varia natura (anche sotto forma di crema, come il tahin), condimenti come shoyu, miso e tamari, dolcificanti come il malto. Prodotti a base vegetale, quali ad esempio hamburger, yogurt o latti vegetali, possono essere usati in sostituzione dei corrispettivi prodotti con carne, latte e uova.

Aspetti nutrizionali

Lo stesso argomento in dettaglio: Diete vegetariane.
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Cereali, legumi, verdura e frutta costituiscono la base della dieta vegana.

Posizioni ufficiali e linee guida sulle diete vegane

L'Academy of Nutrition and Dietetics (ex American Dietetic Association), la principale organizzazione dei professionisti dell'alimentazione e della nutrizione degli Stati Uniti e la più grande al mondo[21], fin dal 1987 provvede alla pubblicazione di una posizione ufficiale sulle diete vegetariane (dieta vegana inclusa), basata su articoli scientifici di alta qualità e aggiornata di volta in volta con gli studi più recenti. Nell'edizione del 2009 viene dichiarato che «è posizione dell'American Dietetic Association che le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete totalmente vegetariane o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti[22]».Tale posizione, nella sua edizione del 2003, è stata sottoscritta anche dai Dietitians of Canada[23], la principale associazione canadese di medici nutrizionisti.

Nelle linee guida nutrizionali del Center for Nutrition Policy and Promotion, agenzia facente capo all'USDA (United States Department of Agriculture), sono incluse raccomandazioni anche per vegetariani[24]. Nell'edizione del 2010 viene dichiarato che «in studi prospettici su adulti, i modelli alimentari vegetariani, comparati con modelli alimentari non-vegetariani, sono stati associati a migliori risultati per la salute – minori tassi di obesità, un ridotto rischio di malattie cardiovascolari e una minore mortalità complessiva. Diversi studi clinici hanno documentato che i regimi alimentari vegetariani abbassano la pressione sanguigna[25]».

L'Organizzazione Mondiale della Sanità, anche se non ha mai pubblicato una posizione ufficiale sulle diete vegetariane, in un rapporto prevalentemente indirizzato alle popolazioni povere dell'ex Unione Sovietica e alle famiglie dell’Europa che vivono in condizioni di povertà[26], pubblicato nel 2003, afferma: «La principale preoccupazione riguardo alle diete vegetariane è il piccolo ma significativo rischio di carenze nutrizionali. Queste includono carenze di ferro, zinco, riboflavina, vitamina B12, vitamina D e calcio (specialmente fra i vegani) e inadeguato apporto energetico[27]». In un altro documento sul rapporto tra introiti di frutta e verdura e rischio di diabete mellito e malattie cardiovascolari del 2005 l'OMS evidenzia invece alcuni benefici rilevati in chi segue diete vegetariane: valori minori di pressione sanguigna, una minore mortalità per cardiopatia ischemica e ictus cerebrale e una minore incidenza di diabete mellito[28].

Gravidanza e allattamento

Durante la gravidanza e l'allattamento è importante che la dieta delle madri vegane contenga delle fonti quotidiane e affidabili di vitamina B12 (cibi fortificati e/o integratore)[7][29][30][31], in quanto durante queste fasi della vita la B12 immagazzinata nell'organismo della donna è poco disponibile per il bambino[32][33]. La mancata assunzione di cibi fortificati e/o integratore di B12 da parte della madre durante la gravidanza e l'allattamento conduce a gravi effetti avversi sul bambino, quali arresto o regressione della crescita, ipotonia, atrofia cerebrale, anemia megaloblastica, riduzione delle capacità motorie e difetti neurologici permanenti[34][35][36][37][38].

Sportivi

Le diete vegane, grazie al loro elevato contenuto in carboidrati e basso contenuto in grassi, si configurano anche come diete ottimali[semmai "adatte"] per chi pratichi sport[39][40] e sono in grado di soddisfare anche il fabbisogno degli atleti agonisti[7][41].

Considerazioni nutrizionali per i vegani

Macronutrienti

Il fabbisogno di tutti macronutrienti (glucidi, lipidi, protidi) in una dieta vegana risulta adeguato: una certa attenzione nella scelta di alimenti riguarda solo i protidi.

I glicidi (o carboidrati), sono contenuti in quantità in alimenti vegetali, in particolare nei cereali (frumento, mais, riso, ecc.). Questi ultimi costituiscono il principale componente di una dieta vegana e la maggiore fonte energetica[42], così come correttamente previsto nell'ambito di una qualsiasi dieta ben bilanciata[43][44].

Decisamente più scarsa, com'è noto, la presenza di protidi (proteine) nel regno vegetale, che è comunque facilmente compensata con l'utilizzo di specifici alimenti: un classico esempio è la soia. Le diete vegane risultano di conseguenza generalmente adeguate nei livelli di proteine[45][46].

Rispetto alle diete a base di prodotti animali e alle altre diete vegetariane con latte, latticini e uova, le diete vegane hanno tipicamente un contenuto complessivo medio di lipidi (grassi) minore. Per quanto riguarda le tipologie di lipidi, l'apporto medio di grassi saturi e colesterolo risulta minore e maggiore l'apporto complessivo di grassi polinsaturi[42][47][48][49][50].

Quest'ultimo dato presenta delle eccezioni, in quanto diversi studi hanno suggerito che i vegani tendano ad avere livelli ematici di alcuni omega-3 (EPA ed DHA) inferiori ai non-vegetariani[51][52], anche se in uno studio più recente i livelli di EPA e DHA nei vegani sono risultati maggiori a quelli dei non-vegetariani e pressoché identici a chi consuma frequentemente pesce[53]. Gli omega-3 non hanno coumunque effetti nocivi sulla salute e sono viceversa essenziali per il metabolismo. L'effetto di un elevato apporto di omega-3 secondo alcuni (controversi) studi avrebbe effetti positivi sulla salute (ad esempio sul rischio di infarto).

Si ricorda che ad aumentare la colesterolemia sono alcuni acidi grassi saturi (vedi "Controversie sul colesterolo"). Per contro, la mera assunzione di colesterolo mediante gli alimenti, è assolutamente inoffensiva (in contrasto con le convinzioni comuni).

Micronutrienti

Le diete vegane risultano generalmente adeguate nei livelli di alcuni micronutrienti, come la vitamina D[54] [55]; rispetto alle diete a base di prodotti animali. Si presentano inoltre, ricche in magnesio, potassio, vitamina B9, vitamina C e vitamina E [7][56].

Rispetto alle altre diete vegetariane con latte, latticini e uova, hanno tipicamente un maggiore apporto di fitocomposti e fibra[42][47][49]. Questi sono micronutrienti non indispensabili, ma che possono avere effetti positivi sulla salute.

Sebbene gli adulti vegani presentino più bassi depositi di ferro (in altre parole, hanno meno riserve di ferro)[57] rispetto ai non-vegetariani, i loro livelli ematici (o "sierici") di ferritina sono, di solito, all'interno del range di normalità[58] [59] [60]. Una sua eventuale carenza provoca anemia sideropenica.

Gli studi sull'adeguatezza dell'apporto di zinco tra i vegani occidentali hanno dato risultati contrastanti, in quanto alcuni studi riferiscono assunzioni di zinco congrue con le raccomandazioni[61], mentre altri studi hanno rilevato assunzioni di zinco significativamente ridotte[58][62]. Non c'è comunque riscontro di deficienze conclamate[non chiaro] di zinco nei vegani dei paesi occidentali[7].

Vitamina B12 (cobalamina)

Lo stesso argomento in dettaglio: Vitamina B12 nelle diete vegetariane.

La vitamina B12 è indispensabile alla vita animale ed è presente, in piccole concentrazioni, i tutti i tessuti animali (1 ppm nel fegato). Il fabbisogno di vitamina B12 in molti animali è assicurato dall'assorbimento della vitamina B12 prodotta dalla flora batterica intestinale. L'uomo, invece, ottiene la propria vitamina B12 principalmente dagli alimenti, poiché quella prodotta dalla sua flora batterica è più difficilmente assimilabile (il fattore intrinseco, la glicoproteina secreta dalla mucosa gastrica facilita l'assorbimento della cobalamina ingerita, più difficilmente lega quella enterica).

I vegani e altri vegetariani stretti possono ottenere la vitamina B12 con l'uso di cibi fortificati o di un supplemento vitaminico di B12[7][63], mentre normalmente si ritiene che i latto-ovo-vegetariani possano assicurarsi quantità adeguate di vitamina B12 a partire da latticini e uova[7][64].

La mancata assunzione protratta per lungo tempo di fonti affidabili di vitamina B12 in una dieta vegana è potenzialmente pericolosa e può condurre ad una grave carenza di questa vitamina con l'instaurarsi di anemia megaloblastica e conseguenze neurologiche fino allo sviluppo di danni irreversibili a carico del sistema nervoso[65][66].

Calcio

Gli introiti di calcio dei vegani tendono a collocarsi su soglie inferiori rispetto ai non-vegetariani e possono essere al di sotto dei livelli raccomandati[45]. Si afferma spesso, per contro, che, sebbene i vegani tendano ad assumere meno calcio rispetto ai non-vegetariani, il loro fabbisogno giornaliero di questo minerale sarebbe inferiore ai livelli raccomandati, per via di minori perdite parte dell'organismo[67][68][69][70]. Tuttavia il problema per il momento resta ancora non risolto[71][72][73]. Gli esperti di nutrizione vegetariana raccomandano pertanto anche ai vegani, per prevenire problemi osteoarticolari, di assumere la quantità di calcio raccomandata per la propria fascia di età[74]. Il calcio è presente in molti cibi vegetali[75], inoltre una ulteriore fonte di calcio può essere rappresentata dalle acque minerali calciche povere di sodio, che contengono oltre 300 mg/l di calcio[76][77]. Per molti vegani comunque risulta più semplice rispettare il fabbisogno di calcio con integratori o cibi fortificati[78][79][80][81][82] quali succhi di frutta, latte di riso e cereali per la colazione, in grado di fornire quantità significative di calcio[83].

Rischi per la salute dovuti alla possibile carenza di micronutrienti

L'uomo non è sempre in grado di assumere in modo adeguato tutti i micronutrienti di cui abbisogna, mediante una dieta esclusivamente erbivora. Una dieta di tipo vegetaliano va pertanto intrapresa senza improvvisazione, e con adeguata informazione sugli alimenti e sugli integratori da assumere[84][85]. I vegani sono infatti esposti a talune malattie del metabolismo, conseguenti all'assenza (o carenza) di specifici micronutrienti. Fra i possibili deficit si citano:

L'esempio più noto di deficit a cui si può andare incontro è quello di cobalamina (vitamina B12), che è totalmente assente negli alimenti vegetali. Tale carenza provoca iperomocisteinemia[89], che è un fattore di rischio per varie patologie, come malattie coronariche, ictus ischemico, tromboembolia, demenza senile, ritardo o diminuzione dell'intelligenza nei bambini in età scolare, malformazioni fetali (spina bifida) (vedi Iperomocisteinemia).

Le stesse associazioni vegane raccomandano, per prevenire certe patologie, di far ricorso ad integratori alimentari (specie per quanto riguarda la vitamina B12) e/o ad alimenti selezionati. I vegani devono inoltre consumare alimenti con adeguato contenuto di iodio, come alghe o sale da cucina additivato, ecc., ecc.. Risulta tuttavia che il 92% dei vegani presenta deficit di vitamina B12[90] (a fronte del 68% dei vegetariani e del 5% dei regimi alimentari normali).

Particolarmente rischiosa è la dieta vegana durante la gravidanza e l'allattamento[91][92][93], con conseguenza anche gravi: svariati procedimenti giudiziari hanno stabilito collegamenti fra una dieta vegana e il decesso di neonati.[94][95][96][97][98][99]

Motivazioni del vegetalismo

Mentre nel passato l'adozione di una dieta vegetaliana era motivata essenzialmente da motivi religiosi, specie in alcuni paesi (come l'India), al giorno oggi può essere adottata anche per motivi etici, che sono rappresentati essenzialmente dalle idee del movimento vegano. Le ragioni che comunemente sono alla base di una scelta vegetaliana includono anche principi religiosi, attenzione per la salute e preoccupazione per l'ambiente. Tali motivazioni non sono tutte necessariamente adottate insieme, e anche se spesso due o più di loro possono coesistere negli stessi soggetti, solitamente una prevale sulle altre.

Il vegetalismo nel veganismo etico

Lo stesso argomento in dettaglio: Veganismo.
Gary L. Francione, filosofo statunitense e uno dei principali esponenti del movimento dei diritti animali.

Il vegetalismo ispirato da ragioni etiche è una pratica alimentare adottata all'interno del veganismo, una filosofia di vita basata sul rifiuto di ogni forma di sfruttamento degli animali (per alimentazione, abbigliamento, spettacolo e ogni altro scopo)[100][101][102][103][104]. Il veganismo è dettato da principi etici di rispetto per la vita animale ed è basato sul pensiero antispecista e su una filosofia nonviolenta, come enunciato da Gary L. Francione e altri filosofi. Il veganismo può essere considerato la prassi della teoria antispecista e, nella pratica quotidiana, si traduce nel rifiuto di usare o consumare, per quanto possibile e praticabile[105], prodotti derivanti da sfruttamento e uccisione degli animali, e di dedicarsi, partecipare e sostenere attività che implicano un uso dell'animale e/o la sua uccisione. Fine della pratica vegana non è quello di evitare l'uccisione di ogni forma di vita animale, bensì quello di non partecipare all'uccisione sistematica, intenzionale e non necessaria degli animali appartenenti alle altre specie non umane, evitando il sostegno ad attività quali l’allevamento degli animali per l’alimentazione umana, la sperimentazione animale, la caccia ecc..

Sebbene non vi siano criteri fissi e prestabiliti a cui tutti i vegani etici debbano aderire incondizionatamente, nella pratica quotidiana si distinguono una serie di abitudini e scelte diffuse e riconosciute da tutta la comunità vegana etica o, perlomeno, dalla maggior parte di essa. In particolare molta importanza viene data alla dieta, optando per un regime vegetaliano. Un vegano etico pertanto consuma solo cibi di origine vegetale e rifiuta il consumo di ogni tipo di carne (compresa la carne delle creature marine, ovvero pesce, molluschi e crostacei), latte e latticini, uova e miele (e altri prodotti delle api)[1][2], anche quando presenti in forma di ingredienti in altri alimenti, come per esempio prodotti da forno preparati con strutto o latte in polvere o uova, pasta all'uovo, brodo di carne. Evitare il consumo di cibi animali e dunque il sostegno all'industria zootecnica e della pesca è molto importante per un vegano etico in quanto tale industria è causa dello sfruttamento e uccisione di un numero di animali elevatissimo e di gran lunga maggiore rispetto ad ogni altro settore: secondo le statistiche della FAO (2007), in tutto il mondo ogni anno vengono uccisi, per fini alimentari, circa 56 miliardi di animali, esclusi pesci e altri animali marini[106].

Un vegano etico inoltre indossa solo capi in fibre vegetali e sintetiche ed evita l'acquisto di ogni capo con parti di origine animale (pelliccia, pelle, lana, seta e imbottiture in piuma), usa cosmetici e prodotti per l’igiene personale e per la pulizia della casa non testati su animali ed eventualmente privi di ingredienti di origine animale, e in generale evita l'acquisto di altre merci con parti animali (come divani in pelle, tappeti in pelliccia, ornamenti in avorio, oggetti in osso, pennelli in pelo animale, ecc.). In molti casi i vegani etici reputano di dover somministrare diete vegetaliane ai propri cani e gatti, con pasti preparati in casa o (in particolare per i gatti) acquistando mangimi privi di ingredienti di origine animale e studiati nell'equilibrio nutritivo.[107][108][109]

Influenza della dieta vegana sulla salute umana

Una diete vegetaliana è usualmente adottata per ragioni etiche. Tuttavia, hanno contribuito alla diffusione delle diete vegetariane presso le popolazioni dei paesi più ricchi, anche una serie di fattori:

  • la correlazione tra il consumo di alcuni cibi animali – in particolare di carni rosse[110]e carni conservate[110] – e rischio di patologie cardiovascolari, nonché neoplasie e diabete[111][112][113],
  • la frequente diffusione di malattie virali e parassitarie presso gli animali allevati (causa di zoonosi), il crescente uso di antibiotici e altri farmaci negli allevamenti[114] (causa di antibiotico-resistenza[114]),
  • taluni benefici dei cibi vegetali in generale[113][115][116][117] e delle diete vegetariane in particolare, dall'altra.
  • Più recentemente i rischi derivanti da un'eccessiva assunzione di grassi saturi e colesterolo, di cui sono ricchi latte, latticini e uova, la correlazione tra consumo di prodotti lattiero-caseari e coronaropatia e cancro al seno[118] e la vasta diffusione dell'intolleranza al lattosio, hanno spostato l'attenzione verso le diete vegane.

Rispetto ai non-vegetariani, tra i vegani è stata osservata una minore incidenza di alcune delle più diffuse patologie dei paesi ricchi: cardiopatia ischemica[119][120], alcuni tipi di tumore (della prostata, del colon-retto, dello stomaco, della vescica, linfoma non Hodgkin e mieloma multiplo)[121][122] e morbo di Alzheimer[123] e, sovrappeso e obesità[121][124][125][126], ipertensione arteriosa[121][127][128] e diabete mellito di tipo 2[126][129][130][131], l'incidenza presso i vegani risulta ridotta anche nei confronti degli altri vegetariani. Rispetto ai non-vegetariani, i vegani sono inoltre risultati soggetti ad un rischio minore di appendicite acuta[132], artrite reumatoide[121], asma bronchiale[133], calcolosi biliare[134], cataratta[135], diverticolite[136][137], costipazione[138] e calcolosi urinaria[139]. Le diete vegane sono inoltre state utilizzate con successo nel trattamento di alcune patologie: malattie cardiovascolari[140][141][142][143][144], tumore alla prostata[145], ipertensione[146][147], diabete mellito di tipo 2[148][149], artrite reumatoide[150], asma bronchiale[151], fibromialgia[152][153] e malattie renali[154].

Rispetto ai non-vegetariani e anche agli altri vegetariani, i vegani sono anche risultati meno soggetti all'accumulo di alcuni inquinanti ambientali quali DDT, DDE e PCB, risultati significativamente inferiori sia nel latte materno di donne vegane[155][156][157][158], sia nelle concentrazioni plasmatiche e fecali dei vegani[159][160][161], inoltre si è constatato che più a lungo una persona segue una dieta vegana, più i livelli di diossine e PBDE tendono a scendere[162].

Si è ipotizzato che una dieta vegana può anche avere un ruolo nel condizionare parametri genici atti a promuovere una maggiore protezione contro l'insorgenza di patologie e una maggiore durata della vita[163][164].

Mentre c'è evidenza che non vi sono differenze significative nella densità minerale ossea (BMD) tra latto-ovo-vegetariani e non-vegetariani[165], i dati sui vegani sono ancora scarsi: alcuni studi condotti in Asia (Cina e Thailandia) hanno rilevato valori minori di BMD rispetto ai non-vegetariani, ma si trattava di donne con apporti di proteine e calcio molto bassi, entrambi fattori di rischio per la salute ossea a lungo termine[166][167]. Comunque, mentre non vi sono differenze significative tra latto-ovo-vegetariani e non-vegetariani per quanto riguarda il rischio di fratture, in donne vegane con un apporto di calcio inferiore ai 525 mg/die è stata osservata una maggiore incidenza[168]. Secondo l'Academy of Nutrition and Dietetics i vegetariani, per favorire una buona salute ossea, devono assicurarsi l'assunzione di buoni apporti di calcio, magnesio e potassio (frutta e verdura), vitamina K (vegetali a foglia verde scuro), vitamina D (esposizione alla luce solare, prodotti fortificati o supplementi), un apporto adeguato ma non eccessivo di proteine, isoflavoni della soia e ridurre al contempo gli apporti di sodio[7].

Evidenze sui benefici ambientali

Lo stesso argomento in dettaglio: Impatto ambientale dell'industria dei cibi animali.
Un allevamento di manzi. Secondo la FAO il settore dell'allevamento è uno dei principali fattori di impatto ambientale globale.

Negli anni recenti, le diete vegane hanno iniziato a diffondersi anche come una scelta ecologica consapevole a seguito delle evidenze scientifiche emerse da diversi studi.

Nella seconda metà del Novecento il consumo globale di carne è aumentato di 5 volte (da 45 milioni t/anno nel 1950 a 233 milioni 2000)[169][170]. Si stima che per il 2050 si arriverà a 465 milioni di tonnellate[171]. Nel 2007, secondo stime FAO, sono stati macellati 56 miliardi di capi di bestiame. A questi si aggiungono il pescato (pesci, crostacei e molluschi)[106].

La zootecnia è un fattore nell'uso di risorse alimentari e idriche, inquinamento delle acque, uso delle terre, deforestazione, degradazione del suolo ed emissioni di gas serra[171].

Anche l'eccesso di pesca e di acquacoltura sono ritenuti responsabili di varie problemi ambientali[171].

Queste problematiche impattano anche sulla fauna e sulla flora selvatica diminuendo la biodiversità[171]. Nel 2006 la FAO ha pubblicato un documento noto e documentato sul problema: Livestock's Long Shadow[171], in cui viene valutato l'impatto globale del settore zootecnico sull'ambiente. Nell'introduzione si afferma:

«Il settore dell'allevamento emerge come una delle prime due o tre più significative cause dei più gravi problemi ambientali, a tutti i livelli da locale a globale. [...] L'impatto è così rilevante che deve essere affrontato con urgenza[171]

Negli ultimi anni vi è stato un crescente interesse della comunità scientifica sull'influenza che un eccessivo consumo di cibi animali può avere sull'ambiente. Diversi studi hanno evidenziato i vantaggi ambientali che si possono ottenere con l'adozione di diete vegetariane[172][173][174][175].

Un minor consumo di cibi animali, comporta un minore impatto sull'ambiente, da cui deriva un vantaggio ambientale delle diete vegane. Ad esempio, per quanto riguarda le emissioni di gas serra, uno studio del 2008 (delliInstitute for Ecological Economy Research di Berlino)[176]sull'impatto di agricoltura e di allevamento sull'effetto serra, ha riscontrato che, rispetto ad una dieta vegana, una dieta latto-ovo-vegetariana ha un impatto di quasi 4 volte superiore, e una dieta non vegetariana circa 7,5 volte superiore[177].

Emissioni di gas serra in chilometri equivalenti[176]
Dieta onnivora con prodotti da agricoltura non biologica 4758 km
Dieta onnivora con prodotti da agricoltura biologica 4377 km
Dieta onnivora con prodotti da agricoltura non biologica e senza carne di manzo 4209 km
Dieta latto-ovo-vegetariana con prodotti da agricoltura non biologica 2427 km
Dieta latto-ovo-vegetariana con prodotti da agricoltura biologica 1978 km
Dieta vegana con prodotti da agricoltura non biologica 629 km
Dieta vegana con prodotti da agricoltura biologica 281 km

Il consumo di acqua giornaliero[178] per una persona con dieta non vegetariana richiede 15 100 litri di acqua, 4500 per chi segue una dieta latto-ovo-vegetariana, 1100 per una dieta vegana: una dieta vegana richiede pertanto meno acqua nel corso di un anno rispetto a quanta ne occorre per una dieta a base di cibi animali per un solo mese[179].

Uno studio italiano del 2006[180] sui possibili impatti ambientali, in termini di Life Cycle Assessment (LCA) di diete vegetariane e non-vegetariane ha riscontrato che, rispetto ad una dieta vegana, una dieta latto-ovo-vegetariana ha un impatto 1,8 volte superiore e una dieta a base di cibi animali 2,7 volte superiore. Questi risultati sono stati prodotti in riferimento a modelli alimentari formulati con parametri dietetici equilibrati, mentre, quando nello stesso studio è stata presa in analisi la dieta a base di cibi animali tipicamente condotta da un italiano medio, i ricercatori hanno visto che questa risulta avere un impatto 6,7 volte maggiore rispetto ad una dieta vegana[181].

Vegetalismo religioso

Lo stesso argomento in dettaglio: Vegetarianismo e religione.
Monaci Jainisti, con mascherina e scopetto.

Molte religioni hanno tra i propri precetti anche l'adesione ad una dieta vegetariana o vegetaliana. In particolare il Giainismo, un movimento religioso indiano fondato all'incirca nel VI secolo a.C, addotta un approccio rigorosamente vegetaliano. I giainisti sono una minoranza religiosa indiana con un'etica di rispetto per ogni forma di vita, che comprende il mondo umano, il mondo animale e il mondo vegetale, e basata sul principio dell'ahimsa o non-violenza, una concezione di vita che prevede una forma estrema di vegetalismo, in cui sono esclusi anche diversi tipi di vegetali. I gianisti reputano che tutti gli esseri viventi siano dotati di anima, e giungono a spazzare la strada di fronte a loro per non calpestare inavvertitamente qualche insetto o coprirsi la bocca con un fazzoletto onde non inalare creature microscopiche.[182]

Distribuzione

Nei paesi più ricchi solo da qualche decennio si è maturato un interesse verso il vegetalismo, e solo negli anni più recenti si può osservare una crescente diffusione delle diete vegane: ad esempio negli USA circa il 2-3% della popolazione adulta (circa sei milioni di persone) segue in modo regolare una dieta vegana[183], e quasi l'1% dei bambini e degli adolescenti tra gli 8 e i 18 anni è vegano[184]. Altri paesi occidentali presentano percentuali diverse, ad esempio l'Italia ha una presenza di vegani nella popolazione dell'1,1%[185].

Il 1º novembre si festeggia il World Vegan Day (giornata vegana mondiale)[186], inoltre ogni anno in tutto il mondo si organizzano numerosi festival e manifestazioni varie sul vegetalismo per lo più atti a far conoscere e promuovere la cucina e l'etica vegana.

Note

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  17. ^ [2]"...i nostri antichi progenitori non erano carnivori, non erano erbivori, non erano onnivori, erano semplicemente dei fruttariani e lo furono per moltissimi anni, i primi della loro esistenza. Essi, non ancora bipedi, vivevano sugli alberi della foresta, che dava loro l’unico cibo al quale la specie umana è biologicamente adatta, cioè la frutta succosa e dolce, che ancora oggi istintivamente appetiamo e cerchiamo da piccoli finché conserviamo i nostri sani istinti alimentari. Quindi noi tuttora nasciamo fruttariani, non ci sono dubbi, non ce ne possono essere, da bambini desideriamo e rubiamo la frutta, non la carne, non la verdura, essendo attirati unicamente dal cibo più confacente alla nostra struttura fisiopsichica e quindi nutrizionalmente ottimale, come l’anatomia comparata, la fisiologia comparata ed altre discipline scientifiche comprovano.
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  177. ^ I rapporti sono stati effettuati considerando i valori emersi (in emissioni equivalenti in km percorsi in auto) nel processo di produzione convenzionale: dieta vegana: 629 Km; dieta latto-ovo-vegetariana: 2427 Km; dieta onnivora (comprensiva di carne di manzo): 4758 Km. Considerando i valori emersi in coltivazioni biologiche, la dieta vegana risulta ancora più vantaggiosa, con un rapporto di 15,5:1 nel confronto con una dieta non vegetariana e di 7:1 nel confronto con una dieta vegetariana.
  178. ^ Claudio Mazzini, Gli alimenti e il consumo di acqua, il Fatto Quotidiano, 4 febbraio 2013
  179. ^ Cit. in: John Robbins, Diet for a new America, pag. 367. Secondo Renault e Wallender, una tipica dieta occidentale richiede 5,4 m³ per persona al giorno, mentre una dieta vegetariana 2,6 m³ per persona al giorno (Renault D., W.W. Wallender, Nutritional Water Productivity and Diets: From « Crop per drop » towards « Nutrition per drop », Agricultural Water Management, 2000, 45:275-296. Cit. in: World Water Council, Virtual Water Trade - Conscious Choiches). Ancora, secondo l'UNESCO-IHE Institute for Water Education, una dieta vegetariana può ridurre l'impronta idrica del 58% (UNESCO-IHE Institute for Water Education, The green, blue and grey water footprint of farm animals and animal products, pag. 29).
  180. ^ L Baroni, L Cenci, M Tettamanti, M Berati, Evaluating the environmental impact of various dietary patterns combined with different food production systems, European Journal of Clinical Nutrition, 11 October 2006; Raffaella Ravasso e Massimo Tettamanti, Valutazione dell'impatto ambientale di diverse tipologie di alimentazione.
  181. ^ I rapporti sono stati effettuati considerando i valori emersi dalle diete a base di prodotti da agricoltura/allevamento intensivo e in riferimento al metodo gerarchico, poiché, come definito dagli autori, «questo approccio risulta il più condiviso dall'opinione pubblica in quanto l'approccio Individualistico (Individual perspective – I) non considera importante il consumo delle risorse non rinnovabili e quindi è ormai considerato superato dalle legislazioni vigenti, mentre l'approccio Egalitario (Egalitarian perspective – E) viene spesso considerato troppo catastrofico».
  182. ^ Gianismo, informazioni generali
  183. ^ C. Stahler, How Often Do Americans Eat Vegetarian Meals? And How Many Adults in the U.S. Are Vegan? The Vegetarian Resource Group
  184. ^ C. Stahler, How many youth are vegetarian? The Vegetarian Resource Group
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Bibliografia

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