Disturbo della condotta

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Il disturbo della condotta è una categoria sociologica nella quale sono compresi modelli di comportamento caratterizzati da una condotta continuata di violazione di norme sociali e dei diritti altrui.

Sintomatologia

I sintomi possono variare dall'aggressione fisica o verbale, alla crudeltà verso cose o persone, al comportamento distruttivo, alla mendacia, alla dispersione scolastica, al vandalismo e al furto.[1] Il disturbo della condotta è uno dei più frequenti problemi riscontrati in salute mentale perché gli aggressori non solo infliggono gravi danni agli altri ma rischiano più degli altri di essere condotti in arresto, di cadere in depressione, di fare abuso di sostanze e, infine, di tendere al suicidio. Non si tratta di una singola entità medica ma coinvolge varie forme di comportamento deviante.[2] Dopo i 18 anni, il disturbo della condotta può sfociare in un disturbo della personalità antisociale, che rientra nella psicopatia.[3] Il disturbo della condotta depressiva, invece, è una combinazione tra il disturbo della condotta e il disturbo della personalità con sintomi emergenti quali apatia, deficit di autostima, insonnia e appetito discontinuo.[4]

Fattori di rischio

In un modo o nell'altro, molti giovani fanno cose che hanno effetti distruttivi su sé stessi o su altri. Ogni ragazzo ha un proprio metodo di fronteggiamento, sebbene solo alcuni di tali metodi hanno conseguenze nefaste. Così come il comportamento è indicativo di un disturbo della condotta, tanto il disturbo è comune tra i giovani. Almeno il 50% di genitori con figli di un'etàcompresa tra i 3 ed i 6 anni, hanno riferito determinati comportamenti da parte loro, anche se il trend è in diminuzione. Coloro che persistono nella propria condotta deviante sono probabili candidati per un servizio di consulenza psicologica. Si stima che almeno il 5% di giovani mostrano gravi problemi della condotta, essendo descritti come impulsivi, iperattivi, aggressivi e coinvolti in condotte devianti. Le motivazioni spaziano da tare ereditarie e/o caratteriali, genitori irresponsivi e ambiente sociale dove la violenza è all'ordine del giorno. A fronte dei considerevoli interventi posti in essere dalle istituzioni pubbliche per prevenire e curare tali disturbi, c'è un vuoto di consenso su quali metodi effettivamente promuovere.[5]

Una delle conseguenze del disturbo della condotta è la delinquenza minorile che si riferisce ad una serie di comportamenti tesi a violare la legge e ad assumere pattern devianti, un concetto più ampio che spazia dal vandalismo al delitto. Seguendo le statistiche americane, otto giovani su dieci vanno a delinquere. Negli ultimi due decenni, comunque, c'è stato un trend crescente di reati compiuti da femmine.[6] La delinquenza minorile è stata rilevata in diverse culture quali minoranze etniche e sub culture devianti in proporzione a tutta la popolazione, come suggeriscono alcuni fattori quali l'eredità, i condizionamenti sociali e le esperienze familiari traumatiche.

Modelli comportamentali

Lo stesso argomento in dettaglio: Comportamentismo.

Il disturbo della condotta è la diagnosi prevalente nei giovani dimessi dagli ospedali.[7] Modelli comportamentali del disturbo della condotta si concentrano sulle funzioni della prima infanzia.[8] In sostanza, questi modelli rappresentano un microcosmo dove si sviluppano condotte devianti. Utilizzando un gruppo di confronto, questi modelli hanno evidenziato che le scelte strategiche adottate di volta in volta sono predittive di comportamenti devianti.[9]

Deficit di empatia

Il disturbo della condotta è un concetto sotteso ad un tipo di persona caratterizzata da un deficit congenito di empatia combinata con una certa dose di condotta immorale mascherata dall'abilità di apparire normale. Alcuni studiosi hanno visto in tale deficit un fattore di rischio per il disturbo della condotta.[10][11] Gli psicologi dello sviluppo e i neuropsichiatri hanno ipotizzato che l'empatia e il sistema simpatico sono fattori essenziali al fine di inibire l'aggressività.[12][13] La propensione al comportamento deviante, invece, è stata ipotizzata per rappresentare una rapida risposta empatica di identificazione con la vittima o, comunque, verso il dolore altrui[14], talvolta il deficit empatico può derivare dal fallimento alla comprensione del dolore altrui.[15] Analogamente, è stato suggerito che il comportamento deviante dipende da un fuorviante processo della trasmissione delle informazioni emozionali, risultato di un deficit nel processo di elaborazione degli indicatori di pericolo e del senso di colpa, che normalmente permette alle persone di inibire i propri impulsi aggressivi.[16] Recentemente uno studio sulla risonanza magnetica condotta nella Università di Chicago ha dimostrato che i minorenni con un disturbo della condotta associato a tendenze psicopatiche hanno una diversa risposta emozionale se confrontati con determinati stimoli.[17] I ragazzi che mostravano una specifica attivazione dell'amigdala e del corpo striato, erano più propensi a subire delle suggestioni, quando partecipavano a liti di altri compagni[18]. Diversamente dal gruppo di controllo, i ragazzi con il disturbo della condotta non riuscivano ad attivare le zone cerebrali (“corteccia paracingulata” e “giunture temporoparietali”) coinvolte nella comprensione delle interazioni sociali e nell'attribuzione morale.[19]

Terapia e trattamento

Uno dei fattori, determinanti nello sviluppo e nel mantenimento di comportamenti associati al disturbo della condotta, è l'adesione a comportamenti indesiderati.[20] La terapia adatta, di conseguenza, si concentra principalmente su come determinati problemi possono essere stimolati dall'ambiente sociale di riferimento. I terapisti, dunque, incoraggiano i giovani ad assumere atteggiamenti e sperimentare situazioni tali da evitare che i su detti problemi possano incidere nelle scelte individuali. Oltretutto, si cerca di coinvolgere anche i genitori in modo da evitare che si possano ricreare delle situazioni che in maniera latente potrebbero favorire comportamenti devianti.

Note

  1. ^ Loeber, R., Farrington, D.P., Stouthamer-Loeber, M., & Van Kammen, W.B. (1998) Antisocial behavior and mental health problems: explanatory factors in childhood and adolescence, Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum Associates.
  2. ^ Hales R., Yudofsky S., Talbott J. (1999) Textbook of Psychiatry, London: The american Psychiatric Press, p. 855
  3. ^ Lahey B.B., Loeber R., Burke J.D., Applegate B. (2005) Predicting future antisocial personality disorder in males from a clinical assessment in childhood, “Journal of Consulting and Clinical Psychology”, 73, pp. 389-399.
  4. ^ ICD-10
  5. ^ Santrock J. W. (2008) A Topical Approach to Life-Span Development, Moral Development, Values, and Religion, “Antisocial Behavior”, pp. 491-495.
  6. ^ Tong S. (2010) Living Life to the Fullest: An Excerpt from Teenage Life", pp. 149-150, Toronto, Ontario: Tree Leaf.
  7. ^ Antai-Otong D., Psychiatric Nursing: Biological and Behavioral Concepts, Delmar: Canada
  8. ^ Patterson (2002) Etiology and Treatment of Child and Adolescent Antisocial Behavior, “The Behavior Analyst Today”, 3, 2, pp. 133 -145
  9. ^ Snyder J., et al. (2003) The Application of Response Allocation Matching to Understanding Risk Mechanisms in Development: the Case of Young Children’s Deviant Talk and Play, and Risk for Early-Onset Antisocial Behavior, “BAO The Behavior Analyst Today”, 4, 4, pp. 435 - 439
  10. ^ Frick, P.J., Stickle, T.R., Dandreaux, D.M., Farrell, J.M., & Kimonis, E.R. (2005). Callous-unemotional traits in predicting the severity and stability of conduct problems and delinquency. Journal of Abnormal Child Psychology, 33, pp. 471-487.
  11. ^ Lahey B.B., Waldman I.D. (2003) A developmental propensity model of the origins of conduct problems during childhood and adolescence, in B.B. Lahey, T.E. Moffitt, A. Caspi (2003), Causes of conduct disorder and juvenile delinquency, pp. 76-117.
  12. ^ Eisenberg, N. (2005). Age changes in prosocial responding and moral reasoning in adolescence and early adulthood. “Journal of Research on Adolescence”, 15, pp. 235-260.
  13. ^ Decety J., Meyer M. (2008). From emotion resonance to empathic understanding: a social developmental neuroscience account, “Development and Psychopathology”, 20, pp. 1053-1080.
  14. ^ Blair, R.J.R. (2005). Responding to the emotions of others: Dissociating forms of empathy through the study of typical and psychiatric populations. Consciousness and Cognition, 14, pp. 698-718.
  15. ^ Raine A., Venables P., Mednick S. (1997). Low resting heart rate at age three years predisposes to aggression at age 11 years: evidence from the Mauritius Child Health Project, “Journal of the Academy of Child and Adolescent Psychiatry”, 36, pp. 1457-1464.
  16. ^ Herpertz S.C., Sass H. (2000) Emotional deficiency and psychopathy, “Behavioral Science and Law”, 18, pp. 317-323.
  17. ^ Decety J., Michalska K.J., Akitsuki Y., Lahey B. (2009). Atypical empathic responses in adolescents with aggressive conduct disorder: a functional MRI investigation, Biological Psychology, 80, pp. 203-211.
  18. ^ Decety J., Michalska K.J., Akitsuki Y. (2008). Who caused the pain? A functional MRI investigation of empathy and intentionality in children, “Neuropsychologia”, 46, pp. 2607-2614.
  19. ^ Meneley D. (2010) Living Life to the Fullest: an Excerpt from Teenage Life", pp. 149-150, Toronto, Ontario: Tree Leaf.
  20. ^ Eyberg S.M., Nelson M.M., Boggs S.R. (2008) Evidence-based psychosocial treatments for child and adolescent with disruptive behavior, “Journal of Clinical Child & Adolescent Psychology”, 37, pp. 215-237.

Bibliografia

  • Selmini R., (2004) La sicurezza urbana, Il Mulino, Bologna.
  • Lahey B.B., Moffitt T.E., Caspi A. (Eds.). Causes of conduct disorder and juvenile delinquency, New York: Guilford Press.
  • Raine A. (2002). Biosocial Studies of Antisocial and Violent Behavior in Children and Adults: a Review, “Journal of Abnormal Child Psychology”, 30, pp. 311–326.
  • Van Goozen S.H.M., Fairchild G. (2008). How can the study of biological processes help design new interventions for children with severe antisocial behavior?, “Development and Psychopathology”, 20, pp. 941–973.

Voci correlate

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