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Riscaldamento globale

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Riscaldamento globale (global warming nella letteratura scientifica in inglese) è un termine popolarmente usato per descrivere l'aumento nel tempo della temperatura media dell'atmosfera terrestre e degli oceani. Il termine scientifico corretto è invece surriscaldamento globale.

La biglia blu: La Terra vista dall'Apollo 17, dicembre 1972

L'opinione scientifica sul riscaldamento globale

L'opinione scientifica sul cambiamento del clima, come espresso nel Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) delle Nazioni Unite, e firmato dagli accademici di scienza delle nazioni del G8, è che la temperatura globale media è aumentata di 0,6 ± 0,2 °C dalla fine del XIX secolo e che "la maggior parte del riscaldamento osservato durante gli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane".

Le cause del riscaldamento

L'attività umana ha intensificato il naturale effetto serra a partire dalla rivoluzione neolitica, grazie alla diminuzione della biomassa degli ecosistemi artificiali agricoli e dei loro suoli. Un'impennata nella concentrazione di gas serra si è avuta con l'utilizzo di combustibili fossili, che ha intaccato le riserve geologiche di carbonio. Altre cause sono con la maggior produzione di metano dovuta ad un'esplosione dell'allevamento intensivo e delle colture a sommersione (per esempio il riso). Anche il vapore acqueo e altri prodotti di sintesi, quali i clorofluorocarburi e altri gas serra, contribuiscono all'intensificazione dell'effetto serra.

Ogni anno vengono liberate nell'atmosfera circa 25 miliardi di tonnellate di CO2, mentre il pianeta riesce a riassorbirne meno della metà mediante la fotosintesi clorofilliana. Questa alterazione del ciclo del carbonio è problematica non tanto per la sua entità, quanto per la sua velocità. Infatti le oscillazioni naturali del ciclo del carbonio hanno sempre causato i cicli plurimillenari delle glaciazioni. Il problema è comprendere e prevedere con quali conseguenze il pianeta (che ha una grossa inerzia) riuscirà ad adattarsi a questo velocissimo aumento di anidride carbonica.

La concentrazione nell'atmosfera di anidride carbonica è attualmente (2005), di circa 380 ppm e aumenta di circa 2 ppm all'anno. Nel XVII secolo l'aria conteneva 280 ppm di CO2.

Il riscaldamento dell'atmosfera è dovuto principalmente a tre fattori: l'effetto serra, l'irraggiamento solare e l'attività geotermica dei vulcani. Da un recente studio dell'IPCC è emerso che l'attività umana contribuisca in maniera significativa all'intensificazione dell'effetto serra. Una idea quantitativa delle energie in gioco è la seguente:

Cause del calore
terrestre
Irraggiamento medio
Watt/
effetto serra naturale ca. 170
effetto serra antropico ca. 2,0
irraggiamento solare ca. 0,25
geotermia vulcanica ca. 0,20


Gli effetti del riscaldamento globale

Secondo i modelli climatici elaborati dal IPCC, la temperatura aumenterà tra 1,4 °C e 5,8 °C nel periodo compreso tra il 1990 e il 2100. Si pensa che ciò possa provocare altri mutamenti climatici, tra cui un aumento (già in corso e provato) del livello del mare, sia a causa dell'espansione termica che dello scioglimento dei ghiacci continentali e dei ghiacciai montani (sui ghiacciai delle Alpi il limite delle nevi persistenti si alza di anno in anno). L'acqua liberata nei mari e da qui in atmosfera, oltre ad innescare un pericoloso circolo vizioso (il vapore acqueo è il maggior gas serra) sta modificando la salinità del mare la quantità e la qualità delle precipitazioni. Dal 1970 ad oggi il numero e l'intensità dei cicloni tropicali è aumentata considerevolmente.

L'aumento delle precipitazioni sta causando in Antartide un aumento degli spessori dei ghiacci, ma contemporaneamente si sta assistendo allo scioglimento della calotta Artica e dei ghiacciai della Groenlandia. Complessivamente, con recenti osservazioni satellitari si è giunti a rilevare che il bilancio complessivo delle superfici ghiacciate del Pieneta è negativo per una percentuale compresa tra l'1 e il 1,5% per decennio. La situazione appare però in rapida evoluzione. Nel 1996 si è calcolato uno scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia per 90 km3 l'anno. Nel 2005 si è arrivati a 220 km3 l'anno.

Tali cambiamenti possono aumentare gli eventi estremi quali alluvioni, siccità, onde di calore, riduzione dei rendimenti agricoli o causare estinzioni biologiche.

Le maggiori temperature hanno contribuito alla comparsa di specie (ad esempio la zanzara tigre o numerosi pesci) e malattie tropicali nel bacino del Mar Mediterraneo. Si ritiene che le maggiori temperature possano anche aumentare la frequenza e l'intensità dei fenomeni di eutrofizzazione.
È molto difficile prevedere con certezza cosa accadrà, anche perché la meteorologia non segue percorsi lineari, e gli scenari, così instabili, potrebbero mutare notevolemente: ad esempio un inabissamento della Corrente del Golfo (favorito dalla diminuzione della salinità nelle acque atlantiche) potrebbe innescare addirittura un raffreddamento del continente europeo.


Il protocollo di Kyoto

Lo stesso argomento in dettaglio: Protocollo di Kyoto.

Un primo tentativo di limitare l'alterazione climatica indotta dall'uomo è il Protocollo di Kyoto al quale alcuni paesi come gli Stati Uniti hanno deciso di non aderire, inizialmente citando studi in cui si metteva in dubbio la responsabilità delle attività antropiche, poi, nel 2005, sostenendo che l'economia americana non sarebbe pronta ad effettuare la transizione verso un minore impatto ambientale. Altri paesi non aderenti sostengono che il Trattato di Kyoto sia di fatto inutile. L'obiettivo della diminuzione del 6% di anidride carbonica in atmosfera viene giudicato troppo poco ambizioso, dato che per annullare l'effetto delle emissoni umane bisognerebbe ridurre la quantità di CO2 del 60%.


Il dibattito scientifico

Sulla conclusione raggiunta dal Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, cioè che la maggior parte del riscaldamento osservato durante gli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane c'è un sostanziale consenso nel campo scientifico. Non mancano certamente gli scettici fra gli scienziati, ma si tratta di una ridotta minoranza come evidenziato da un articolo pubblicato su Science nel dicembre 2004 [1]. Da un'analisi di 928 abstract individuati nella letteratura scientifica trovati con le parole chiave global climate change, pubblicati nel periodo 1993–2003, si conclude che il 75% degli articoli accetta, esplicitamente o implicitamente, la tesi scientifica della responsabilità umana, mentre il restante 25% degli articoli copre unicamente metodologie o paleoclimatologia per cui non esprime in alcun modo opinioni in merito. Notevole il fatto che nessuno dei 928 articoli avvalori ipotesi alternative o contrarie sul riscaldamento degli ultimi 50 anni.

Rilevante invece è il dibattito sulla reale entità e sugli effetti del riscaldamento. Di certo il clima terrestre non si può considerare stabile, e presenta cambiamenti graduali ma intensi anche senza l'intervento dell'uomo. Sia ai tempi dell'Impero Romano che nel medioevo le temperature medie erano più alte di oggi, permettendo la colonizzazione della Groenlandia e la coltivazione estesa di viti nell'Europa del Nord. Entrambi questi periodi sono stati seguiti da periodi di raffreddamento climatico: a Londra il fiume Tamigi gelava tanto da permettere il passaggio a cavallo e mercati natalizi sul ghiaccio.

Note

Curiosità

  • Dal 9-02-07, il miliardario inglese Branson offre 15 milioni a chi fermerà il global warming.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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