Psiche (Rohde)
Psiche, culto delle anime e fede nell'immortalità presso i Greci | |
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Titolo originale | Psyche, Seelenkult und Unsterblichkeitsglaube der Griechen |
Autore | Erwin Rohde |
1ª ed. originale | 1890-1894 |
Genere | saggio |
Lingua originale | tedesco |
Psiche, culto delle anime e fede nell'immortalità presso i Greci (Psyche, Seelenkult und Unsterblichkeitsglaube der Griechen) è un saggio di storia delle religioni del filologo tedesco Erwin Rohde, pubblicata in due volumi tra il 1890 e il 1894.
Contenuto
Psiche affronta il problema della religione dei greci e la genesi del culto delle anime, oltre all'evoluzione del pensiero e dei riti, dai tempi omerici fino a quelli del tardo ellenismo. Il filo conduttore nella raccolta e discussione di materiali eterogenei è la nascita del sentimento religioso dell'immortalità dell'anima, legato secondo Rohde alla natura e l'evoluzione dell'estasi nel dionisismo. Il larghissimo utilizzo di fonti (citate a piè di pagina) riguarda materiale letterario, epigrafico, archeologico, interpretato e riletto anche grazie alle categorie antropologiche ed etnografiche di Tylor. Come rileva lo storico della filologia Sandys:
«Its culminating point was reached in his Psyche (1891-4), the most important work on the subject that had appeared since Loebeck's Aglaophamus, and far more popular in its method of treatment, and in its style. His main thesis was that the cult of souls was the most primitive stage of religious worship throughout the world, and that there was no reason for excepting the Greeks from this general rule. [...] The religion of the old Epics was thus put in a new light; and the Homeric theology stood out against the dark background of an earlier type of religion. [...] His treatment of all three was marked by thoroughness of research, and clearness of exposition.»
«Il suo apice fu raggiunto in Psiche, il maggiore lavoro al riguardo dai tempi dell"Aglaophamus di Lobeck, e decisamente più popolare quanto a metodologia e stile. La sua tesi principale era che il culto delle anime è la prima e più primitiva fase della fede religiosa, in ogni parte del mondo: non c'era ragione per escludere da questa affermazione generale i Greci. [...] Una nuova luce ricoprì, così, gli antichi poemi epici: la teologia omerica si sarebbe posta come scoglio di fronte a un tenebroso sostrato di culti più antichi. [...] Il suo modo di affrontare tutte e tre le questioni [il romanzo greco, la cronologia letteraria e la religione greca, ndT] era caratterizzato dall'ampiezza della ricerca e dalla chiarezza dell'esposizione.»
Per Rohde, infatti, la teologia olimpica dei poemi omerici non rappresenta il momento genetico della religione greca, bensì lascia traccia di precedenti forme di culto e devozione verso le potenze ctonie, forze naturali viventi nelle sedi sotterranee, in cui vengono accolte le anime dei defunti[1]. L'episodio da cui nasce questa riflessione sono i poderosi funerali e i giochi funebri allestiti per Patroclo (Iliade, XXIII), visto come «completo e ricco sacrificio [...] incomprensibile, se le anime dopo la loro separazione dal corpo se ne volano subito lontane senza coscienza né forza e non possono quindi nulla godere del sacrificio»[2].
L'opera si propone dunque di analizzare e illustrare come è nato e mutato l'atteggiamento dell'uomo greco verso la morte e i defunti, prendendo le mosse dai panorami ultraterreni raffigurati nei poemi omerici (soprattutto della Nekyia in Odissea, XI e del rapimento nelle "isole dei beati" in IV, 562-565), per poi affrontare il demonismo nel ciclo delle età in Esiodo[3], le vicende degli «uomini che furono inghiottiti vivi dalla terra e continuano a vivere immortali» come Anfiarao e Trofonio[4], il culto degli eroi (visti come «spiriti di defunti»[5]) come culto degli antenati, le forme di cura dei morti (l'obbligo religioso della sepoltura) e le modalità in cui essi venivano venerati e invocati.
Seguono poi ragguagli sistematici sui misteri eleusini (l'epòpteia e la speranza nell'immortalità), sull'origine e sviluppo del culto tracico di Dioniso, cui si legano innovative riflessioni sui fenomeni psichici ad esso connessi (manìa, trance, orgiasmo, follia coreutica, enthousiasmòs[6]) e sul suo rapporto con Apollo e la mantica apollinea[7], dell'orfismo e degli influssi nella speculazione filosofica, fino alla dissoluzione del sentimento greco nelle dottrine stoiche ed epicuree, e all'approdo al neoplatonismo.
«In attempting to deal with them I shall of course be standing, as we all stand, on the shoulders of Rohde, who traversed most of this ground very thoroughly in his great book Psyche.»
«Tenterò di risolverli appoggiandomi, come tutti fanno, al Rohde, che ha investigato a fondo quasi tutto il campo [della manìa in Grecia] col suo grande libro Psiche.»
Edizioni
E. Rohde, Psiche, culto delle anime e fede nell'immortalità presso i Greci, prefazione di S. Givone, Laterza, Roma, 2006, ISBN 978-88-420-7929-3
Voci correlate
Note
- ^ E. Rohde, Psiche, Roma-Bari, Laterza, 1982, p. IX.
- ^ E. Rohde, Psiche, Roma-Bari, Laterza, 1982, p. 16.
- ^ J.P. Vernant, Myth and thought among the Greeks, New York, Zone Books, 2006, p. 26., «Rohde observes that what interests Hesiod most about the heroes is not their earthly existence but their destiny after death.»
- ^ E. Rohde, Psiche, Roma-Bari, Laterza, 1982, p. 117.
- ^ E. Rohde, Psiche, Roma-Bari, Laterza, 1982, p. 156.
- ^ G. Guidorizzi, Ai confini dell'anima: i Greci e la follia, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2010, pp. 159-162.
- ^ G. Colli, La sapienza greca: I, Milano, Adelphi, 1977, p. 24.