Bruno Caneva

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Bruno Caneva
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
Salto con gli sci
SquadraGruppi universitari fascisti
Termine carriera1935
Palmarès
Competizione Ori Argenti Bronzi
Campionato italiano 1930 0 1 0
Campionato italiano 1932 1 0 0
Campionato italiano 1935 1 0 0

Vedi maggiori dettagli

 

Bruno Caneva (Asiago, 2 febbraio 1912Mendoza, 5 agosto 2003) è stato un saltatore con gli sci e militare italiano.

Biografia

Nel 1930 ottenne la sua prima medaglia d'argento nel salto con gli sci ai Campionati italiani, guadagnando il secondo posto. Nel 1932 e nel 1935 vinse invece la medaglia d'oro nella medesima disciplina.

Durante la seconda guerra mondiale fu sergente nel 9º Reggimento alpini della 3ª Divisione "Julia" nella campagna di Grecia[1]. Dopo più di due mesi di prima linea presso Trebescine fu ricoverato in un ospedale da campo di Tepeleni finchè non fu rimpatriato. Gli fu riconosciuta la pensione di invalidità[2].

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, come molti suoi familiari (il cugino Giovanni Battista divenne federale di Vicenza), aderì Repubblica Sociale Italiana, promosso sergente maggiore fu comandante del presidio di Asiago del Centro Reclutamento Alpini (CRA) di Bassano del Grappa. In seguito l'intero reparto fu inquadrato direttamente nelle Schutzstaffel e a Caneva fu riconosciuto il grado di Oberscharführer (maresciallo)[3]. L'8 giugno, nel corso di un rastrellamento il reparto di Caneva uccise in combattimento il partigiano Rodino Fontana[4]. L'8 agosto 1944 Caneva fu ferito durante un combattimento in Val d'Assa e dovette cedere il comando della piazza al fratello Adelmo. Fu ricoverato nell'ospedale militare della Luftwaffe di Caldogno e da lì poi trasportato a Merano e poi in Germania negli ospedali di Munsterzwarach e di Miltenberg[5].

Dopo la Liberazione rimase in Germania, dove divenne istruttore di sci.[6] Caneva si trasferì quindi in Argentina, protetto dal governatore peronista Blas Brisoli, dove divenne guida alpina e maestro di sport invernali sulle Ande, anche per l'esercito argentino. Era precedentemente stato istruttore del presidente argentino Perón, quand'egli era funzionario militare dell'ambasciata argentina in Italia.[7][8][9]

Il 22 maggio 1947 Caneva fu condannato a 30 anni di reclusione di cui 10 immediatamente condonati per collaborazionismo e per l'uccisione del partigiano Rodino Fontana[10]. Pena poi ridotta a 2 anni il 3 aprile 1954 dal Tribunale di Vicenza[11] nonostante fosse contumace all'estero[12].

Nel 1999 fu accusato di aver partecipato alla strage di Pedescala.[13]. Raggiunto nel 1996 da un giornalista italiano anche a seguito delle notizie sulla cattura del criminale nazista Erich Priebke, si dichiarò sempre estraneo alle vicende a lui imputategli rifiutando l'estradizione per l'indagine sulla strage di Pedescala.[9] Nell'estate dello stesso anno, il pubblico ministero militare Sergio Dini iscrisse lui e il fratello Adelmo nel registro degli indagati. Nel 1997 la procura chiese l'archiviazione del procedimento, accolta nel 1998. Poco dopo, il Comitato vittime civili di Pedescala raccolse nuove testimonianze, il che fece iscrivere nuovamente Caneva nel registro degli indagati.[14] Il 5 ottobre 1999 il procuratore Maurizio Block interrogò Caneva a Mendoza, che si disse innocente dichiarando d'esser stato ricoverato nei giorni in cui i reati ascrittigli erano compiuti.

Secondo Block, i documenti forniti furono «di dubbia valenza», «ma le deposizioni che vorrebbero Caneva sul luogo dell'eccidio non sono processualmente utilizzabili e nessuna prova che Caneva avesse partecipato moralmente o materialmente alla strage». Pochi giorni dopo si decise l'archiviazione per insufficienza di prove.[14] Nonostante ciò, a seguito di ulteriori indagini, il Centro Simon Wiesenthal iniziò negli anni seguenti a fare pressioni sul governo Berlusconi e sull'esecutivo di Néstor Kirchner ai fini di ottenere l'estradizione di Caneva per la strage nazista, richiesta mai inoltrata dalla procura militare italiana.[14][9][8] Morì novantunenne a Mendoza, per un cancro alla prostata, pochi giorni dopo l'assicurazione di Kirchner di occuparsi della vicenda.[14] Aveva una pensione di guerra tedesca e una argentina come istruttore di sci.[7]

Palmarès

Campionati italiani

  • 3 medaglie[15]:
    • 2 ori: (1932 - 1935)
    • 1 argento: (1930)

Note

  1. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Altopiano%20Sette%20Comuni%20Asiago%2020-06-1944.pdf
  2. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Altopiano%20Sette%20Comuni%20Asiago%2020-06-1944.pdf
  3. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Altopiano%20Sette%20Comuni%20Asiago%2020-06-1944.pdf
  4. ^ http://www.studistoricianapoli.it/dettaglio_evento.php?id=242
  5. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Altopiano%20Sette%20Comuni%20Asiago%2020-06-1944.pdf
  6. ^ È morto l'ultimo criminale di guerra italiano, in Corriere della Sera, 8 agosto 2003. URL consultato il 27 maggio 2014.
  7. ^ a b (ES) Rafael Morán, Murió en la Argentina un criminal de guerra italiano, in Clarín, 7 agosto 2003. URL consultato il 27 maggio 2014.
  8. ^ a b (ES) Roxana Badaloni, El ex fascista Bruno Caneva está grave y no podría ser extraditado, in Los Andes, 23 luglio 2003. URL consultato il 27 maggio 2014.
  9. ^ a b c In Argentina l'uomo della strage, in Corriere della Sera, 17 agosto 1996, p. 11. URL consultato il 27 maggio 2014 (archiviato dall'url originale in data pre 1/1/2016).
  10. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Altopiano%20Sette%20Comuni%20Asiago%2020-06-1944.pdf
  11. ^ http://www.istrevi.it/lab/page/qe_map.php?p=17-LB-QR01-Residori&c=4&s=0&a=0#anno1946
  12. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Altopiano%20Sette%20Comuni%20Asiago%2020-06-1944.pdf
  13. ^ http://ricerca.gelocal.it/tribunatreviso/archivio/tribunatreviso/2003/08/07/VR5TC_VR501.html
  14. ^ a b c d Antonio Garzotto, È morto Bruno Caneva fu accusato della strage di Pedescala, in La Tribuna di Treviso, 7 agosto 2003, p. 10. URL consultato il 27 maggio 2014.
  15. ^ Salto speciale, l'albo d'oro degli Assoluti, in sito ufficiale FISI, 3 agosto 2006. URL consultato il 27 maggio 2014.

Collegamenti esterni