Coordinate: 45°29′13.45″N 9°11′06.24″E

Casa Comolli-Rustici

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Casa Comolli-Rustici
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneLombardia
LocalitàMilano
Indirizzovia Guglielmo Pepe 32
via Cola Montano 1
Coordinate45°29′13.45″N 9°11′06.24″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1934-1938
Stilerazionalismo
Usoresidenziale
Altezza
  • 27 m
Piani7
Realizzazione
ArchitettoPietro Lingeri, Giuseppe Terragni
Vista laterale, con le passerelle sospese

Casa Comolli-Rustici è un edificio residenziale di Milano, posto nel quartiere dell'Isola. Fu progettato dagli architetti Lingeri e Terragni in stile razionalista.

Storia

Nella prima metà degli anni trenta la famiglia Rustici, proprietaria di un lotto di terreno nel quartiere popolare dell'Isola, commissionò agli architetti Lingeri e Terragni la costruzione di una casa da adibirsi ad appartamenti d'affitto; i due architetti avevano già progettato per gli stessi Rustici la lussuosa residenza di famiglia in corso Sempione, che aveva riscosso notevoli apprezzamenti[1].

La nuova casa all'Isola, destinata al ceto medio-basso, fu costruita dal 1934 al 1938; essa, non pubblicata sulle riviste dell'epoca, non raggiunse la fama delle altre opere di Lingeri e Terragni[1][2].

Caratteristiche

La casa occupa un lotto d'angolo fra le vie Guglielmo Pepe e Cola Montano; entrambe le strade hanno sezione ridotta, ma la prima costeggia un'ampia area libera da costruzioni, occupata da impianti ferroviari[3].

La differenza di spazio sui due lati permise di raggiungere due diverse altezze, di sette piani lungo via Pepe e di quattro lungo via Cola Montano. Questo dualismo si riflette nell'immagine generale dell'edificio, che appare composto da due corpi di fabbrica, uno alto e sottile e uno basso, collegati da balconi sospesi che ricordano la casa Rustici in corso Sempione[3][4][5].

Quest'immagine è però illusoria: nella realtà l'edificio è composto da un unico corpo di fabbrica, con una pianta molto articolata che attraverso le zone d'ombra create dagli arretramenti delle masse dà l'impressione di corpi semplici fra loro separati[2][3].

Nel suo carattere ambiguo, l'edificio sembra rappresentare il destino dell'architettura razionalista nella seconda metà degli anni trenta: ormai isolata dal dibattito ufficiale sulla costruzione della città, viene relegata alla risoluzione di problemi formali, sempre più sganciati dalle necessità funzionali[4].

Note

  1. ^ a b Ciucci, p. 467
  2. ^ a b Baglione e Susani, p. 222
  3. ^ a b c Ciucci, p. 468
  4. ^ a b Folli, p. 172
  5. ^ Zevi, p. 96

Bibliografia

  • Chiara Baglione ed Elisabetta Susani (a cura di), Pietro Lingeri 1894-1968, Milano, Electa, 2004, pp. 222-223.
  • Giorgio Ciucci (a cura di), Giuseppe Terragni. Opera completa, Milano, Electa, 1996, pp. 467-468, ISBN 88-435-5297-X.
  • Maria Grazia Folli (a cura di), Tra Novecento e Razionalismo. Architetture milanesi 1920-1940, Milano, CLUP Città Studi, 1991, pp. 172-175, ISBN 88-251-0008-6.
  • Bruno Zevi (a cura di), Giuseppe Terragni, Bologna, Zanichelli, 1980, pp. 96-97.

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