Irene Adler

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Irene Adler
Irene Adler disegnata da Charles Dana Gibson
Lingua orig.Inglese
AutoreArthur Conan Doyle
1ª app. inUno scandalo in Boemia
Ultima app. inUno scandalo in Boemia
Caratteristiche immaginarie
SessoFemmina
Data di nascita1858
Professionecantante lirica

Irene Adler è un personaggio immaginario che compare nel racconto di Sherlock Holmes Uno scandalo in Boemia di sir Arthur Conan Doyle, pubblicato nel luglio 1891 sullo Strand Magazine e quindi nella raccolta Le avventure di Sherlock Holmes (1892). Nonostante sia presente solo in quest'unica storia, è probabilmente il personaggio femminile più importante di tutto l'universo del celebre detective inglese, nonché uno dei più importanti in tutta la letteratura poliziesca[1].

Biografia

Di lei viene detto che sia nata nel New Jersey nel 1858. Anche se non viene esplicitamente detto, il suo cognome ("Adler" in lingua tedesca significa "aquila") potrebbe far pensare che abbia origini tedesche; esistono comunque anche altre possibili interpretazioni[2]. Aveva tentato una carriera nel mondo dell'opera cantando come contralto e, a dimostrazione delle sue capacità, si sa che si era esibita alla Scala di Milano e come primadonna al Teatro dell'opera di Varsavia. All'età di circa 30 anni, la Adler si era ritirata dalle scene e trasferita a Londra.

Il dottor Watson si riferisce a lei come a "the late Irene Adler" (in italiano, "la fu Irene Adler") al tempo della pubblicazione della storia. Le cause della sua morte non sono note. Tuttavia, è stato ipotizzato che la ragione del suo ritiro prematuro dalle scene fosse un problema di salute che aveva tenuto nascosto. D'altra parte, la parola "late" in inglese può anche aver valore di "ex, già" (Doyle usa il termine in questa accezione nel racconto L'avventura della scuola del priorato, riferendosi al precedente incarico del duca come ministro del gabinetto): la Adler aveva sposato Godfrey Norton, e quindi l'espressione sopra citata potrebbe intendersi non come un'indicazione che la donna è già morta, ma che non è più nubile.

Secondo il racconto, il 20 marzo 1888 Wilhelm Gottsreich Sigismond von Ormstein, granduca di Cassel-Felstein e sovrano ereditario di Boemia, si reca in incognito da Holmes a Londra e chiede al famoso detective di procurarsi una fotografia dalla Adler.

Il sovrano governava da Praga, ma nel 1883 aveva fatto, secondo le sue parole, "una lunga visita a Varsavia", dove aveva "fatto la conoscenza della ben nota avventuriera Irene Adler". I due erano diventati amanti; in seguito, dopo la fine del loro rapporto, la Adler aveva conservato una fotografia di loro due insieme. Il giovane re spiega a Holmes che ha ora intenzione di sposare Clotilde Lothman von Saxe-Meningen (che non compare mai nella storia), seconda figlia del re di Scandinavia e che il matrimonio potrebbe essere a rischio se la sua passata relazione con la Adler venisse alla luce.

Sfruttando la sua grande abilità nei travestimenti, Holmes segue i movimenti della donna e viene a sapere molte cose sulla sua vita privata. Inscena poi un incidente per causare un motivo di distrazione che gli permette di scoprire dove tiene nascosta la fotografia. Quando torna sul luogo per prenderla, scopre che la Adler è partita, assieme al suo nuovo marito, portandosi dietro tutte le sue cose e lasciando ad Holmes una lettera in cui spiega come sia riuscita a superarlo in astuzia, ma anche rivelandogli che ora è felice con il suo nuovo marito e ha un senso dell'onore più alto del suo ex amante: non ha intenzione di comprometterlo, a patto che il re non tenti alcunché contro di lei in futuro.

In un'epoca in cui le signore dovevano comportarsi sempre da signore, la Adler aveva "il viso della più bella fra le donne, e la mente del più deciso fra gli uomini", secondo le parole del re. Riuscì a trarre in inganno persino Holmes ed egli la ammirava molto per questo.

Altri riferimenti nei racconti di Doyle

Irene Adler viene anche menzionata nei seguenti racconti:

La relazione fra Holmes e la Adler

La Adler si è guadagnata l'ammirazione senza riserve di Holmes. Quando il re di Boemia afferma "Non sarebbe stata una regina perfetta? Non è forse un peccato che non fosse del mio livello?", Holmes replica sarcasticamente che in effetti ms. Adler è proprio di tutt'altro livello rispetto al re (sottintendendo di un livello superiore, ma quest'allusione non viene colta dal sovrano).

L'incipit di Uno scandalo in Boemia descrive l'altissimo concetto che Holmes aveva della Adler (è Watson che parla):

«Per Sherlock Holmes ella è sempre la donna. Raramente l'ho sentito accennare a lei in un altro modo. Ai suoi occhi, supera e annulla tutte le altre esponenti del suo sesso. Non che egli provasse un'emozione simile all'amore nei confronti di Irene Adler. Tutte le emozioni, e quella in particolare, erano respinte con orrore dalla sua mente fredda, precisa, mirabilmente equilibrata. A mio parere, era la più perfetta macchina pensante e ponderante che esista al mondo ma il sentimento amoroso lo avrebbe messo in una posizione falsa. Non parlava mai delle passioni più dolci se non con un sorriso ironico e beffardo. Erano utili all'osservazione - uno strumento eccellente per sollevare il velo che ricopre motivi e azioni all'umanità. Ma, per un professionista del ragionamento, ammettere questi elementi estranei nel delicato macchinario di precisione del proprio temperamento equivaleva a introdurre in esso un fattore di distrazione che avrebbe potuto pregiudicarne tutti i risultati mentali. Per un carattere come il suo, un granello di sabbia in uno strumento particolarmente delicato o un'incrinatura in una delle sue potenti lenti non gli avrebbe arrecato maggior disturbo di un'emozione profonda. Pure, non esisteva per lui che un'unica donna, e quella donna era Irene Adler[3], di dubbia e discutibile memoria.»

Questa "memoria" è mantenuta in vita da una fotografia di Irene Adler, lasciata dalla donna per il re quando ella e il marito erano fuggiti portandosi dietro la fotografia compromettente che la ritraeva con lui. Sherlock aveva chiesto e ottenuto questa foto in pagamento per i servizi resi in questo caso, ed essa è ora uno degli oggetti a lui più cari.

Successive apparizioni apocrife

Nella sua biografia di Sherlock Holmes e Nero Wolfe, William S. Baring-Gould avanza la teoria che la Adler e Holmes si fossero incontrati di nuovo dopo la presunta morte di quest'ultimo alle Cascate di Reichenbach. I due recitavano in teatro insieme in incognito ed erano diventati amanti. Secondo Baring-Gould, l'unione fra Holmes e la Adler aveva prodotto un figlio, Nero Wolfe, che successivamente avrebbe seguito le orme del padre come detective[4].

Forse il contributo più importante, nella produzione su Sherlock Holmes successiva a Conan Doyle, al canone Holmes/Adler è la serie di romanzi gialli (circa otto) scritti da Carole Nelson Douglas, in cui Irene Adler è la detective protagonista, che trattano della sua vita dopo il celebre incontro con Sherlock Holmes e in cui Holmes stesso è uno dei personaggi secondari. La serie comprende anche i personaggi dell'avvocato Godfrey Norton, l'amorevole marito di Irene, di Penelope "Nell" Huxleigh, che è la migliore amica e la biografa di Irene, e dell'uomo amato da Nell, Quentin Stanhope. Sono presenti anche figure storicamente esistite come Oscar Wilde, Bram Stoker, Alva Vanderbilt e Consuelo Vanderbilt e la giornalista Nellie Bly. Nei romanzi, la Douglas suggerisce implicitamente ma con insistenza che la madre naturale di Irene fosse Lola Montez e il padre forse il re Ludovico I di Baviera. La Douglas si inventa anche una storia per l'infanzia di Irene come artista di vaudeville prima di ricevere la sua educazione come cantante d'opera e di essere assunta come detective dall'agenzia Pinkerton.

Nella serie di romanzi di John Lescroart, si dice che la Adler e Holmes ebbero un figlio, Auguste Lupa, e viene sottinteso che quest'ultimo abbia poi cambiato nome in Nero Wolfe. Nel romanzo del 2009 The Language of Bees di Laurie R. King, Irene Adler, già morta all'inizio della storia, aveva avuto una relazione col protagonista Sherlock Holmes e aveva dato alla luce un figlio, Damian Adler, un artista noto ora come The Addler.

Negli innumerevoli adattamenti per il cinema e la TV delle storie di Sherlock Holmes, la Adler è stata interpretata da diverse attrici. Nel film del 1976 Sherlock Holmes a New York, la Adler (Charlotte Rampling) aiuta Holmes e Watson a risolvere il caso di una rapina in una banca organizzata dalla nemesi di Holmes, il professor Moriarty, dopo che questi ha preso in ostaggio il figlio di lei per impedire a Holmes di indagare: alla fine il ragazzo viene salvato da Holmes e Watson e, sebbene il nome del padre non venga mai rivelato, la Adler commenta allusivamente che egli abbia una mente simile a quella di Holmes.

Nel 1984, nel film TV The Masks of Death, Irene Adler, interpretata da Anne Baxter, rimasta vedova, è uno degli ospiti della casa di campagna del conte Udo Von Felseck (Anton Diffring), dove Holmes (Peter Cushing) e Watson (John Mills) stanno investigando sulla presunta scomparsa di un principe in visita. Sebbene all'inizio Holmes la consideri una dei sospetti, la donna riesce a dimostrare la sua innocenza e si rivela una preziosa alleata.

Irene Adler compare anche nel film TV del 1992 Sherlock Holmes and the Leading Lady, interpretata da Morgan Fairchild, accanto a Christopher Lee nei panni di Holmes.

L'attrice Rachel McAdams interpreta il personaggio nei film Sherlock Holmes (2009) e Sherlock Holmes - Gioco di ombre (2011): in essi, la Adler è un'abilissima ladra, ma anche una specie di agente segreto che lavora per il miglior offerente.

In un episodio della serie Detective Conan, si verifica un omicidio durante un raduno di fan di Sherlock Holmes. Si scoprirà che il movente del delitto era il libro che la vittima stava scrivendo, intitolato "Lo scherno di Irene Adler", secondo il quale Irene avrebbe beffato Sherlock: una teoria che il killer non riusciva a sopportare vista la sua grande passione per il detective. In seguito, nel sesto film della serie, Il fantasma di Baker Street, il personaggio di Irene Adler compare come cantante in una ricostruzione virtuale dell'epoca di Holmes.

Nella serie di libri Sherlock, Lupin e io, di Alessandro Gatti (che usa Irene Adler come pseudonimo) si racconta di una presunta amicizia giovanile tra Irene Adler, Sherlock Holmes e Arsene Lupin.

Successivamente è apparsa nel primo episodio della seconda stagione della serie televisiva Sherlock, interpretata da Lara Pulver; l'episodio è tratto dal racconto Uno scandalo in Boemia (l'unico in cui compare Irene).

Note

  1. ^ Cf. A. C. Doyle, Sherlock Holmes annotato III - le avventure di Sherlock Holmes. Traduzione, commento e note a cura di Andrew Daventry. Edizioni Mirandae, 2015 ISBN 978-1-77269-022-4 "Irene Adler è senza alcun dubbio il secondo o terzo personaggio femminile più noto nella letteratura poliziesca. Il primo è sicuramente Nancy Drew; la seguono invece, a pari merito, Irene Adler e Miss Marple"
  2. ^ Cf. A. C. Doyle, Sherlock Holmes annotato III - le avventure di Sherlock Holmes. Traduzione, commento e note a cura di Andrew Daventry. Edizioni Mirandae, 2015 ISBN 978-1-77269-022-4 "Il nome “Irene” è abbastanza comune in America, per quanto non altrettanto in Inghilterra; “Adler” potrebbe inoltre derivare dal nome di un fiume (“Adler” è il nome tedesco del fiume boemo “Orlice”, tributario del “Labe”. Inoltre un termine tedesco molto simile (“adel”) significa “nobiltà”. È infine possibile che il nome “Irene” sia stato scelto in riferimento all'omonima tragedia di Samuel Johnson's neoclassical tragedy (1749); ci sono alcuni elementi comuni fra le due opere (relazioni contrastate, nobiltà, ragione di stato, matrimoni, cospirazioni,..) ma i dettagli non corrispondolo al punto da poter sostenere con sicurezza un tale legame."
  3. ^ Vedi sopra.
  4. ^ In realtà questa teoria non è originale era stata anticipata da John D. Clarke in un articolo, con un successivo contributo di E. Queen; tuttavia è sicuramente Baring-Gould ad averla diffusa fra il grande pubblico. Cf. A. C. Doyle, Sherlock Holmes annotato III - le avventure di Sherlock Holmes. Traduzione, commento e note a cura di Andrew Daventry. Edizioni Mirandae, 2015 ISBN 978-1-77269-022-4 "Questa teoria non è originale (il suo primo autore è stato John D. Clark in un articolo sul Baker Street Journal intitolato “Some notes relating to a preliminary investigation into the paternity of Nero Wolfe” - anche Ellery Queen contribuì a questa ipotesi con un suo scritto “The Great O-E Theory” pubblicato nel 1957 ne “In the Queen's parlor”) ma sicuramente la fama è dovuta a Baring-Gould."

Collegamenti esterni

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