Miniatura persiana

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"Il consiglio dell'asceta", di Behzad (circa 1500-1550)

La minitatura persiana (farsi نگارگری ایرانی), testimoniataci da molti esemplari conservati presso musei Occidentali o Indiani, costituisce oggi la più significativa testimonianza storica dell'antica arte persiana.
Concettualmente affatto dissimile dalla miniatura occidentale/bizantina, la miniatura persiana serviva per decorare dei manoscritti o, in alcuni casi, forniva il materiale grafico che veniva racchiuso in appositi volumi, i muraqqa, privi di testo.
Storicamente, la miniatura acquisì una notevole importanza nell'arte della Persia nel XIII secolo grazie ai modelli di miniatura cinese massicciamente importanti dai conquistatori Mongoli, raggiungendo il proprio apice stilistico tra il XV ed il XVI secolo. In epoca successiva, la miniatura tradizionale persiana subì massicce influenze straniere (anche europee) giungendo fino ai giorni nostri, senza però mai perdere il proprio ruolo guida nel generale contesto della miniatura musulmana: fondamentale fu infatti l'influsso esercitato dalla miniatura persiana sulla produzione di miniature, promossa a partire dal XV secolo dagli Ottomani[1] o dell'Impero Moghul.

Storia

La Persia pre-islamica aveva già sviluppato una forte tradizione artistica associata alla produzione libraria grazie al manicheismo. Il profeta Mani era infatti egli stesso un artista ed il libro sacro del suo culto, l'Arzhang, era stato da lui voluto e personalmente arricchito con illustrazioni, seppur si trattasse essenzialmente di diagrammi cosmologici e non immagini figurate, che vennero sempre copiate nei manoscritti prodotti successivamente. Sfortunatamente, pochissimi frammenti del materiale teologico manicheo sopravvissero alla conquista islamica della Persia. È inoltre noto che il palazzo imperiale dei Sasanidi fosse decorato da affreschi ma anche in questo caso pochissimi frammenti di quelle opere sono giunte ai giorni nostri.
È però fuor di dubbio che la Persia potesse già vantare una significativa tradizione pittorica.[2]


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Stile

Uno degli elementi caratteristici della miniatura persiana è il ricorso a colori puri e brillanti. I pigmenti erano solitamente di origine minerale, ottimi per l'effetto brillante, come l'argento usato per raffigurare l'acqua[3].

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ Barry M (2004), Figurative Art in Medieval Islam: And the Riddle of Bihzad of Herat 1465-1535, p. 27.
  2. ^ Gray, B (1930), Persian Painting, Londra, Ernest Benn, pp. 27-28.
  3. ^ Gray, Op. Cit., pp. 22-23.

Bibliografia

  • Grabar, O (2001), Mostly Miniatures: An Introduction to Persian Painting, Princeton University Press, ISBN 0-691-04999-8, ISBN 978-0-691-04999-1.
  • Gray, B (1930), Persian Painting, Londra, Ernest Benn.
  • Hillenbrand, R (2004), Shahnama: the visual language of the Persian book of kings, Ashgate Publishing, ISBN 0-7546-3367-5, ISBN 978-0-7546-3367-9.
  • Robinson, BW (1976), Islamic painting and the arts of the book, Londra, Faber and Faber.
  • Robinson, BW (1976), Persian paintings in the India Office Library, a descriptive catalogue, Londra, Sotheby Parke Bernet.
  • Schmitz, B; Desai, ZA (2006), Mughal and Persian paintings and illustrated manuscripts in the Raza Library, Rampur, Indira Gandhi National Centre for the Arts, ISBN 81-7305-278-6.
  • Swietochowski, ML; Babaie, S (1989), Persian drawings in the Metropolitan Museum of Art, New York, The Metropolitan Museum of Art, ISBN 0870995642.
  • Swietochowski, ML; Carboni, S (1994), Illustrated poetry and epic images: Persian painting of the 1330s and 1340s, New York, The Metropolitan Museum of Art.
  • Welch SC [et al.], Art in Iran : vii. Islamic pre-Safavid, ix. Safavid to Qajar Periods, in Encyclopædia Iranica (online)
  • Welch, SC (1972), A king's book of kings: the Shah-nameh of Shah Tahmasp, New York, The Metropolitan Museum of Art, ISBN 9780870990281.

Voci correlate

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