Guidrigildo
Il guidrigildo era, nel diritto penale di alcune popolazioni germaniche, «una somma in denaro che stabiliva il valore teorico di un uomo o di una donna»[1]. Rappresentava una indennità congrua, idonea a risarcire il danneggiato e i suoi parenti, commisurato a seconda del valore sociale dell'offeso: un uomo libero valeva, ad esempio, meno di una donna, ma più di uno schiavo[1]. L'istituto del guidrigildo è particolarmente attestato in Italia, dove fu introdotto con l'Editto di Rotari (643).
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Dal longobardo Wergild[2], il termine, che in tedesco è noto come Wergeld (ma anche Wehrgeld, Wiedergeld, Manngeld e Friedegeld) e in latino come weregildus o compositio, è un sostantivo composto che deriva dall'alto tedesco antico wer ("uomo", cfr. il latino vir) e geld ("prezzo", "denaro", "pagamento") [3].
Il guidrigildo presso i Longobardi
[modifica | modifica wikitesto]L'Editto di Rotari fissava la somma del risarcimento in 900 solidi per gli uomini liberi[senza fonte] e 1200 solidi per le donne[4]; l'entità della somma era stabilita in base allo status sociale della vittima. Questa legge rappresentò un passaggio importante nel processo di integrazione tra il diritto longobardo e quello romano; spesso la metà della somma andava alla corte regia[senza fonte].
Il colpevole del reato di omicidio doveva pagare il prezzo intero della vittima alla famiglia di quest'ultimo. In caso di offese o lesioni, la somma da pagare consisteva in frazioni del guidrigildo[1]. Ad esempio, i capitoli 52, 53, 54 dell'Editto di Rotari così recitavano:
«52. Dei denti della mascella. Se qualcuno fa cadere ad un altro uno o più denti della mascella, paghi per un dente una composizione di 8 solidi.
53. Dell'orecchio tagliato. Se qualcuno taglia un orecchio ad un altro, gli paghi una composizione pari alla quarta parte del suo valore.
54. Della ferita al volto. Se qualcuno provoca una ferita al volto ad un altro, gli paghi una composizione di 16 solidi[5]»
Il guidrigildo fu introdotto per limitare il ricorso alla faida, la vendetta privata della famiglia dell'offeso:
«Per tutte queste piaghe o ferite sopra descritte che siano accadute tra uomini liberi, abbiamo perciò posto una composizione di maggiore entità rispetto ai nostri predecessori, affinché la faida, che è inimicizia, dopo accettata la sopraddetta composizione, sia posposta e non si richieda più oltre.[5]»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Walter Pohl, L'universo barbarico, p. 80.
- ^ Edictum Rothari, Brescia 643, Abbazia di San Gallo, Svizzera
- ^ Köbler, Gerhard, Althochdeutsches Wörterbuch, (4. Auflage) 1993
- ^ Maria Grazia Tolfo, Le regine longobarde tra storia romanzata e diritto, in Storiadimilano.it, 14 gennaio 2003. URL consultato il 16 gennaio 2011.
- ^ a b Estratti dell'Editto di Rotari (PDF), su docente.unife.it. URL consultato il 16 gennaio 2011.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Pier Silverio Leicht, GUIDRIGILDO, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1933.
- Walter Pohl, L'universo barbarico, in Storia medievale, Milano, Donzelli, 1998.
- Claudio Azzara, Stefano Gasparri, Le leggi dei Longobardi. Storia, memoria e diritto di un popolo germanico, Roma, Viella, 2005 [1992], ISBN 88-8334-099-X.
- Renato Bordone, Giuseppe Sergi, Dieci secoli di medioevo, Torino, Einaudi, 2009, ISBN 978-88-06-16763-9.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- guidrigildo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- guidrigildo, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) wergild, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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