Determinazione (linguistica)
In linguistica, la determinazione è una relazione grammaticale o semantica che lega un elemento (detto "determinante") gerarchicamente sovraordinato ad un altro elemento (detto "determinato").[1]
Il determinante
[modifica | modifica wikitesto]Il determinante è ogni elemento che concorra a rendere più facilmente interpretabile il riferimento e la quantificazione del sintagma nominale.[2] In altre parole, il determinante attualizza il nome, caratterizzandolo.[3] Per il linguista francese André Martinet, il determinante è un monema dipendente.[3]
Sono ad esempio determinanti l'articolo, i dimostrativi, i quantificatori.[2]
Si prenda la frase:
- Il piccolo gatto nero è uscito.
Il nome gatto determina i morfemi maschili degli aggettivi piccolo e nero. Questa analisi, che intende gli aggettivi morfologicamente determinati dai nomi, è legata alla grammatica tradizionale. Da un punto di vista semantico, però, è il nome ad essere determinato dall'aggettivo.[1] Ad esempio, nel sintagma il fratello di Carlo, tanto il quanto di Carlo sono determinanti del nucleo fratello.[3]
A giustificare il raggruppamento dei determinanti in una classe concorre il fatto che essi stanno in distribuzione complementare: ad esempio, in italiano, risultano agrammaticali sintagmi come *il questo libro, *questo il libro, *il libro questo. Determinanti di tipo diverso possono però cooccorrere, come nell'esempio italiano tutti questi molti libri. Lingue geneticamente vicine all'italiano, come il rumeno e lo spagnolo, prevedono la cooccorrenza di articolo e dimostrativo (in spagnolo: quiero el libro este, letteralmente 'voglio il libro questo').[2]
In alcune lingue, i determinanti si trovano in distribuzione complementare con aggettivi o sintagmi nominali con valore possessivo. Ad esempio, in inglese sono agrammaticali i sintagmi *a my book o *this John's book e si ricorre ad una costruzione partitiva: a book of mine e this book of John's. Inoltre, la definitezza del sintagma nominale deriva dalla definitezza del possessivo: the teacher's book o a student's book.[2]
Determinazione e indeterminazione
[modifica | modifica wikitesto]La distinzione tra elementi determinati ed elementi indeterminati è graduale e si riferisce alla maggiore o minore capacità di un enunciato di indicare univocamente, da un punto di vista semantico o pragmatico, un referente, tenendo conto del contesto e della situazione comunicativa.[1]
Quanto ai nomi, il grado massimo di determinazione è rappresentato dal nome proprio, mentre il grado minimo varia da lingua a lingua (nel caso dell'italiano, si tratta dell'articolo indeterminativo o di quantificatori indefiniti).[1]
Di seguito, una serie di frasi a grado di determinazione sempre minore[4]:
- Ho visto Paolo.
- Ho visto mio fratello.
- Ho visto suo fratello.
- Ho visto il sindaco.
- Ho visto un vigile.
- Ho visto dei fiori.
- Ho visto un po' di gente.
Rapporto sintattico tra determinante e determinato
[modifica | modifica wikitesto]Tra i sintagmi nominali, alcuni sono formati da una testa (o "base"), che è il determinato, e da un elemento che lo specifica (il determinante). Ad esempio, La casa [determinato] di Paolo [determinante]. La testa del sintagma regge il determinante. Il determinante può esprimere possesso (Il gatto di Paolo), avere valore locativo (La casa in montagna) o qualificare il determinato (una macchina vecchia).[5]
Di norma, la posizione reciproca di determinante e determinato è legata in ciascuna lingua ad altri aspetti tipologici. Ad esempio, nelle lingue SOV, di norma il determinante precede il determinato. Così per il latino classico[6], che predilige il tipo exercitūs dux o Romanus dux. Gradualmente, il latino classico si orienta, soprattutto nel parlato, al tipo SVO, che sarà la norma delle lingue neo-latine. Parallelamente, già a partire dalle iscrizioni pompeiane del I secolo d.C., si riscontrano sequenze del tipo determinato-determinante (anch'esse tipiche delle lingue neo-latine), dove l'anteposizione dell'aggettivo è possibile, ma non veicola sfumature semantiche specifiche (vedi Latino volgare#Graffiti pompeiani).[5]
Nelle lingue tendenzialmente analitiche, come l'italiano, la determinazione ha di solito la forma determinato-preposizione-determinante, come in l'amore della madre. Il progressivo superamento del sistema flessivo del latino classico ha fatto sì che il ruolo delle preposizioni nell'esprimere i rapporti sintattici si espandesse a scapito del caso, anche se quest'ultimo era spesso accompagnato da preposizioni (come nel caso di e o ex con ablativo o di in con accusativo). Un altro elemento caratterizzante del passaggio da latino classico a latino volgare è la dislocazione a destra del determinante (da matris amor, letteralmente 'della madre amore', a amore della madre).[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Beccaria, lemma determinazione.
- ^ a b c d Beccaria, lemma determinante.
- ^ a b c Marchese, lemma determinante.
- ^ Esempi tratti da Beccaria, lemma determinazione.
- ^ a b c Beccaria, lemma determinante/determinato.
- ^ Una frase-tipo per il latino classico è Paulus Tulliam amat ('Paolo ama Tullia'), anche se altre combinazioni di soggetto, oggetto e verbo sono possibili (cfr. Beccaria, lemma determinante/determinato).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gian Luigi Beccaria (a cura di), Dizionario di linguistica, Torino, Einaudi, 2004, ISBN 978-88-06-16942-8.
- Angelo Marchese, Dizionario di retorica e di stilistica, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1991, ISBN 88-04-14664-8.