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Grand Tour

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Il Colosseo in un dipinto di Bernardo Bellotto (1721-1780)
L'Arco di Costantino come si mostrava ai visitatori nella prima metà del XIX secolo in una fotografia del 1850
Itinéraires des Grands Tours de Montesquieu, de Brosses, Goethe, Stendhal et Dickens

Il Grand Tour era un lungo viaggio nell'Europa continentale intrapreso dai ricchi dell'aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza e arrivo in una medesima città. Aveva una durata non definita e di solito aveva come destinazione l'Italia.

Il termine turismo e più in generale il fenomeno dei viaggi turistici odierni come cultura di massa ebbero origine proprio dal Grand Tour.[1]

Goethe nella campagna romana, 1787, Francoforte, Städelsches Kunstinstitut

Durante il Grand Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l'arte e le antichità dei paesi europei. Passavano il loro tempo facendo giri turistici,[1] studiando e facendo acquisti.

L'Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, divenne uno dei posti più popolari da visitare. Oltre alla conoscenza del mondo antico, gli inglesi vennero a contatto con le opere di Palladio a Venezia e nel Veneto e con il Neoclassicismo a Napoli. Durante il viaggio i giovani potevano acquistare, secondo le loro possibilità e i mezzi, numerose opere d'arte e cimeli, e visitare le rovine di Roma, ma anche di Pompei ed Ercolano che erano state riscoperte recentemente (a partire dal 1748).[2][3] Tra le tappe più importanti del tour vi erano Napoli e i Campi Flegrei che offrivano la possibilità di visitare sia siti archeologici che fenomeni naturali, quali l'attività vulcanica. Ne dà esempio Goethe nel suo Viaggio in Italia.

Grande attrazione per i primi turisti, che ne scrivono spesso nei loro appunti di viaggio. Fra i tanti, curiosa l'osservazione dello scrittore francese Valery sull'area Fiumelatte, già citata da Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico, nel 1827:

(IT)

«Il torrente il Fiumelatte, che sfocia nel lago e dà il nome al villaggio situato ai suoi piedi, mi ricorda la cascata di Pissevache, presso Martigny. Il confronto di queste due metafore popolari, per rendere lo stesso effetto, mostra tutta la differenza del genio italiano e, se posso dirlo, di quello svizzero. Anche le parole possono qualche volta servire allo studio dei costumi e dello spirito delle nazioni.»

(FR)

«Le torrent Il Fiumelatte, qui tombe dans le lac, et donne son nom au village situé à ses pieds, me rappela la cascade de Pissevache, près de Martigny. Le rapprochement de ces deux métaphores populaires, pour rendre le même effet, montre toute la différence du génie italien, et, si l'on peut le dire, du génie suisse. Ainsi les mots peuvent quelquefois servir à l'étude des mœurs et de l'esprit des nations.»

Tappa fondamentale era anche la Sicilia, i vulcani ed i tesori greci, le rovine medievali e castelli normanni, le architetture barocche dell'isola, di cui Friedrich Maximilian Hessemer scriveva nelle sue Lettere dalla Sicilia all'inizio dell'800: «la Sicilia è il puntino sulla i dell'Italia, [...] il resto d'Italia mi par soltanto un gambo posto a sorreggere un simil fiore». Allo stesso tempo, anche gli studenti di arte da tutte le parti di Europa venivano in Italia a imparare dagli antichi modelli. La Sicilia infatti offriva la possibilità di studiare l'arte greca senza dover affrontare il viaggio in Grecia, all'epoca dominio turco, con i rischi e le proibizioni che la sua amministrazione comportava.

John Brudenell-Montagu (1735-1770), ultimo marchese di Monthermer, ritratto da Pompeo Batoni

Un momento importante del viaggio era la commissione di un ritratto ad un noto pittore del momento, spesso durante una sosta prolungata a Roma, oppure anche il solo acquisto di vedute del paesaggio italiano. Tra i pittori che avevano questa clientela vi erano Pompeo Batoni, Canaletto e Piranesi. I numerosi pittori, incisori e scultori stranieri che vivevano a Roma, tra cui gli allievi dell'Accademia di Francia, beneficiavano economicamente di questa pratica, sia con la vendita delle loro opere che offrendo i loro servizi come guide.

Pittori e letterati danesi in un'osteria (La Gensola) di Roma in un dipinto (1837) di Ditlev Blunck.

La Francia rappresentava il vertice dello stile e della sofisticazione, così i giovani britannici si mettevano in viaggio verso quel paese per liberarsi del loro comportamento grossolano e adottare le maniere che li avrebbero messi in evidenza come aristocrazia della Gran Bretagna. Sotto l'occhio attento del tutore e curato dal valletto, il giovane si metteva in moto. Il primo passo nel giro era attraversare la Manica per Calais, in Francia. Per molti giovani, la traversata rappresentava già una prova da affrontare, poiché la turbolenta traversata spesso causava il mal di mare ai viaggiatori. A Parigi, tutte le tracce esteriori dell'estrazione britannica venivano cancellate grazie ad un nuovo guardaroba completamente francese. Vestito come un francese, ora era pronto a essere introdotto in società. Dopo aver saggiato la nuova vita nella capitale ospite, il grand-turista andava a Digione, Lione e infine Marsiglia.

Il successo del libro di Thomas Coryat Coryat's Crudities del 1611 è spesso considerato come l'inizio della mania per Grand Tour. Mentre l'espressione Grand Tour sembra aver fatto la sua comparsa sulla guida The Voyage of Italy di Richard Lassels, edita nel 1670. Al Grand Tour, specie verso l'Italia, non erano estranei i giovani degli altri paesi europei, come la Germania e la Francia. Anche Johann Wolfgang von Goethe, di cui si è già accennato, realizzò il suo Grand Tour in Italia dal 1786 al 1788 di cui scrisse nel suo famoso Italienische Reise. Il Grand Tour fu occasione per la pubblicazione di numerosi libri guida: uno dei primi fu An Account of Some of the Statues, Bas-Reliefs, Drawings, and Pictures in Italy (1722), scritto dai pittori inglesi Jonathan Richardson il Vecchio (1665-1745) e suo figlio Jonathan Richardson il Giovane (1694-1771).

Verso la fine del 1700 il percorso del Grand Tour era divenuto il viaggio che i giovani dell'alta aristocrazia europea compivano, a completamento dei loro studi universitari, per arricchire il loro bagaglio culturale. Nell'estate del 1840 Mary Shelley arrivò sul Lago di Como e volle restare per otto settimane: la scrittrice percorse anche le montagne del lago di Como a piedi, a cavallo e con diligenze fino a Esino Lario, e il lago con barche e battelli nella riva di Lierna e Varenna.

Durante il XIX secolo la maggior parte dei giovani istruiti fece il Grand Tour. Più tardi questo viaggio divenne alla moda anche per le giovani donne. Un viaggio in Italia con la zia nubile in qualità di chaperon faceva parte della formazione della nobiltà e della signora d'alto ceto. La pratica del Grand Tour divenne meno frequente durante le guerre della Rivoluzione francese e l'Impero, ma riprese con la Restaurazione, senza tuttavia conoscere la popolarità del secolo precedente.

A Taormina è stato istituito nel 2015 il Museo delle Belle Arti e del Grand Tour che custodisce opere, principalmente in acquerello, di alcuni famosi vedutisti britannici, tra cui Frank Brangwyn, Alfred East, George Clausen, Cecil Arthur Hunt, Robert Hawthorn Kitson, John Wright, Philippe Wilson Steer. Il Museo è conosciuto come Museo di Casa Cuseni, ed il 18 febbraio 2019, Casa Cuseni, (Museo delle Belle Arti e del Grand Tour) è stata inserita nell'elenco dei Luoghi dell'Identità e della Memoria della regione siciliana, nella categoria dei Luoghi delle Personalità Storiche e della Cultura.

Influenza culturale

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Maihows, Letters from several parts of Europe and the East (edizione francese, 1763), uno dei numerosi libri di viaggio che i viaggiatori nord-europei dedicarono a descrivere il proprio Grand Tour
  1. ^ a b Turismo, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 3 marzo 2014.
    «turismo s. m. [dal fr. tourisme, che ricalca l'inglese tourism, che a sua volta è dal fr. tour «giro, viaggio»] - L'insieme di attività e di servizi a carattere polivalente che si riferiscono al trasferimento temporaneo di persone dalla località di abituale residenza ad altra località per fini di svago, distrazione, cultura, cura, sport, ecc.»
  2. ^ Attraverso gli scavi archeologici di Ercolano e Pompei, a seguito dei quali l'accademico tedesco Winckelmann col suo celebre saggio Storia delle arti del disegno presso gli antichi elabora una fautrice proposta di ripresa dei gusti e dei modi artistici del periodo classico
  3. ^ arte neoclassica, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1934. URL consultato il 3 marzo 2014.
  4. ^ M. Valery, Voyages historiques et littéraires en Italie, pendant les années 1826, 1827, 1828, ou L'indicateur italien, vol. 1, Parigi, 1831, p. 223.
  • A. Meissner, In viaggio nel Regno di Sardegna 1857. Immagini del continente e dell'isola, traduzione e apparati a cura di Giancarlo Pisanu, Carlo Delfino editore, 2019, ISBN 978-88-9361-178-7.
  • Cesare De Seta, Il Grand Tour e il fascino dell'Italia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 23 marzo 2007.
  • V. I. Comparato, « Viaggiatori inglesi » in Italia tra Sei e Settecento: la formazione di un modello interpretativo, in Quaderni Storici, n. 42, Ancona, 1979, 850–886, SBN TO01222375.
  • Cesare De Seta, L'Italia nello specchio del Grand Tour in Storia d'Italia: Annali 5, Torino, Einaudi, 1982, pp. 127–263. ISBN 88-06-54171-4.
  • (FR) Gilles Bertrand, Le Grand Tour revisité : pour une archéologie du tourisme : le voyage des Français en Italie, milieu xviiie ‑ xxie siècle, Roma, École française de Rome, 2008. ISBN 2-7283-0793-8.
  • (FR) Marc Boyer, La maison de campagne : une histoire culturelle de la résidence de villégiature, XVIIIe-XXIe, Autrement, 2007. ISBN 2-7467-0962-7.
  • (FR) Anthony Burgess e Francis Haskell, Le Grand Siècle du Voyage (1967), Parigi, Albin Michel, 1968.
  • (FR) Gilles Bertrand, « Grand Tour (tourisme, touriste) », dans Olivier Christin, dir., Dictionnaire des concepts nomades en sciences humaines, Parigi, Métailié, 2010, pp. 171–187.
  • (FR) Numa Broc, La Géographie des philosophes: géographes et voyageurs français au XVIIIe, tesi, Università di Montpellier, 1972.
  • (FR) Pierre Chessex, « Grand Tour » in Dictionnaire européen des Lumières, Parigi, PUF, 1997, pp. 518–521.
  • (EN) Elizabeth Bohls e Ian Duncan, Travel Writing 1700-1830: An Anthology, Oxford University Press, 2005. ISBN 0-19-284051-7.
  • (EN) Edward Chaney, The Evolution of the Grand Tour: Anglo-Italian Cultural Relations since the Renaissance (Frank Cass, Londra e Portland (Oregon), 1998; edizione revisionata, 2000).
  • (EN) Edward Chaney ed. (2003), The Evolution of English Collecting (Yale University Press, New Haven e Londra, 2003).
  • (EN) Christopher Hibbert, The Grand Tour, Londra, Thames Methuen, 1987.
  • (EN) Geoffrey Trease, The Grand Tour, New Haven (Connecticut), Yale University Press, 1991.
  • (EN) Andrew Wilton and Ilaria Bignamini, Grand Tour: The Lure of Italy in the Eighteenth-Century (catalogo della mostra), Londra, 1996.
  • (EN) Joseph Burke, « The Grand Tour and the Rule of Taste » in Studies in the Eighteenth Century, Canberra, ANUP, 1968, pp. 231–250.
  • (EN) James Buzard (2002), « The Grand Tour and after (1660-1840) » in The Cambridge Companion to Travel Writing. ISBN 0-521-78140-X.
  • (EN) Edward Chaney (1985), The Grand Tour and the Great Rebellion: Richard Lassels and 'The Voyage of Italy' in the seventeenth century, CIRVI, Ginevra-Torino, 1985.
  • (EN) Paul Fussell, « The Eighteenth Century and the Grand Tour », The Norton Book of Travel, 1987. ISBN 0-393-02481-4.
  • (DE) Attilio Brilli, Als Reisen eine Kunst war – Vom Beginn des modernen Tourismus: Die „Grand Tour“, Wagenbach, Berlino, 2001. ISBN 3-8031-2274-0.
  • (DE) Christoph Henning: Reiselust - Touristen, Tourismus und Urlaubskultur. Suhrkamp, Francoforte 1999. ISBN 3-518-39501-7.
  • (DE) Hans-Joachim Knebel: Die „Grand Tour“ des jungen Adeligen. In: Tourismus - Arbeitstexte für den Unterricht. Reclam, Stoccarda, 1981. ISBN 3-15-009564-6.
  • (DE) Thomas Kuster, Das italienische Reisetagebuch Kaiser Franz I. von Österreich aus dem Jahr 1819. Eine kritische Edition. phil. Diss. Innsbruck 2004.

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