Coordinate: 45°26′13.38″N 8°32′48.88″E

Oratorio della Madonna del Latte

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Oratorio della Madonna del Latte a Gionzana, frazione di Novara
Veduta esterna del santuario dopo i restauri
StatoItalia (bandiera) Italia
RegionePiemonte
LocalitàNovara
Coordinate45°26′13.38″N 8°32′48.88″E
Religionecattolica
Diocesi Novara
Inizio costruzioneXIV secolo

L'oratorio della Madonna del Latte sorge in mezzo alla campagna nei pressi dell'abitato di Gionzana, frazione dalla città di Novara. I suoi elementi di interesse artistico sono legati agli affreschi del XV secolo realizzati da alcune delle principali botteghe operati in area novarese.

L'edificio ha recentemente subito una profonda opera di restauro sia esterno che interno. Il santuario è stato inaugurato il 4 settembre 2011.

Veduta del santuario da nord

L'oratorio fu edificato verosimilmente nel XIV secolo sulle terre dei nobili Tettoni, cittadini di Novara e feudatari, oltre che di Gionzana, di molte altre campagne del Novarese.[1]

Sempre per iniziativa di tale famiglia nobiliare la chiesetta - che doveva funzionare come luogo di preghiera per i contadini del feudo – fu ampliata ed affrescata nel 1487-88: l'intervento è testimoniato, tra le altre cose, dallo stemma araldico della famiglia, con aquila imperiale e bande orizzontali, dipinto nel semicilindro dell'abside.

Le immagini dipinte sulle pareti dell'oratorio (la cui denominazione originaria era "Santa Maria della Scaglia", dal toponimo del luogo in cui si erge) sono diventate oggetto di profonda devozione popolare. Il vescovo Carlo Bascapè, in una visita del 1596 testimonia come l'immagine della Madonna Addolorata (tuttora presente) fosse oggetto di particolare venerazione e come molti ex voto fossero appesi alle travi della chiesa.
Si può comprendere il motivo per cui l'oratorio prende il nome dalla "Madonna del Latte" dal resoconto di un'altra visita pastorale, quella del vescovo Ferdinando Taverna nel 1618, nella quale si fa menzione della devozione popolare verso un'altra immagine affrescata, raffigurante appunto la Madonna in atto di allattare il Bambino. La venerata icona ha subito nel tempo una serie di traversie: ai primi del Novecento fu staccata dalla parete meridionale e riportata su un telaio per essere posta sopra l'altare; nel 1967 essa fu ricollocata nella posizione originaria; ma fu in seguito rubata e non più ricuperata. Al suo posto è oggi visibile una sua riproduzione fotografica[2].

L'oratorio del XV secolo aveva forma di modesto edificio ad aula rettangolare, con tetto di coppi a vista, impreziosito e reso suggestivo, tuttavia, dagli affreschi dai colori vivaci che ne ricoprivano le pareti.

La costruzione muraria che, sulla destra, si addossa alla chiesa fu eretta nel Settecento come casa dell'eremita che fungeva da custode. Anche il portichetto antistante la facciata e gli altri edifici attorno alla chiesa (che nascondono l'abside originaria) sono aggiunte successive. Nel 1829 fu realizzata, all'interno della chiesa, la copertura a volta ribassata.

L'edificio, in muratura parzialmente intonacata, è composto da tre zone con differenti funzioni:

  • la chiesa, con struttura ad aula unica, costituita da abside semicircolare e piccolo campanile;
  • la sagrestia disposta su due livelli;
  • un piccolo cimitero sul lato nord, delimitato da un muro intonacato con ingresso sul lato nord dal cimitero.
L'esterno del Santuario prima degli interventi di restauro

L'Oratorio ha recentemente subito una profonda opera di restauro, che ha interessato sia l'interno che l'esterno che si è concluso con l'inaugurazione il 4 settembre 2011 alla presenza del Segretario di Stato Vaticano [3][4][5][6], cardinale Tarcisio Bertone, che ha officiato la prima messa e ha benedetto il nuovo altare. Tali interventi hanno portato alla riscoperta dei numerosi affreschi sia interni che esterni. Stato di conservazione prima dei lavori:

  • La copertura;
  • La facciata est: essa si presentava con mancanze di intonaco sulle colonne e su una parte della trabeazione e la zona sovrastante il portale di ingresso negli anni aveva subito un'alterazione cromatica dovuta ad infiltrazioni d'acqua dalla copertura; inoltre il dissesto statico interessava prevalentemente l'atrio colonnato. Infatti il quadro fessurativo si presentava con lesioni che si estendevano fino sulla zona della trabeazione.
  • La facciata sud: in essa si presentavano degradi prevalentemente legati alla superficie intonacata. Sulla medesima erano visibili fessurazioni superficiali sia sulla facciata sud che sulla facciata della sagrestia. Quest'ultima presentava inoltre il degrado delle cornici intonacate a inquadramento delle aperture.
  • La facciata a ovest: si divide in due parti, la prima relativa alla sagrestia, la seconda come chiusura della chiesa. Per quanto riguarda la parte che concerne la sagrestia, essa si presentava completamente in muratura a vista a seguito della totale asportazione dell'intonaco ed un'alterazione cromatica relativa alla presenza di una canna fumaria in corrispondenza della torretta campanaria. Infine la zona adiacente alla zoccolatura perimetrale presentava erosione della muratura. Mentre la seconda facciata legata alla porzione di edificio situata in corrispondenza dell'abside della chiesa era interessata da un fenomeno di deposito superficiale dovuto probabilmente alla scarsa esposizione solare ed accessibilità di quest'ultima.
  • La facciata nord (inserita nell'area cimiteriale): presentava degradi relativi all'intonaco. L'atrio porticato antistante, a causa della sua conformazione lo rendeva maggiormente esposto, presentando così un'alterazione cromatica probabilmente dovuta al dilavamento. Sull'intera facciata erano visibili mancanza e distacco di intonaco.
  • Area cimiteriale (zona antestante la facciata nord è adibita a cimitero): essa presentava degrado sulle tombe, sia lapidi che monumenti funebri, legati soprattutto a causa di una scarsa manutenzione.
  • La volta (interna) presentava fessurazioni longitudinali che poi si diramano sugli angoli della pianta.
Vista della Chiesa con il muro delimitante l'area cimiteriale, prima dei restauri

Gl'interventi di restauri realizzati sull'immobile hanno riguardato le diverse parti dell'edificio e trattate in funzione delle diverse problematiche che presentavano. Inoltre è stato oggetto d'intervento, anche l'altare e la pietra all'interno dell'Oratorio. L'intervento è stato caratterizzato dai principali atti:

  • adeguamento normativo;
  • rimozione della volta Ottocentesca con ripristino della copertura a vista;
  • rifacimento della pavimentazione con la medesima tecnica di quella originaria (l'alta qualità dell'opera si può notare, durante la visita, dalle due pavimentazioni tra l'aula e la sacrestia. La pavimentazione della sacrestia è quella originale).

Durante i lavori di restauro, si è anche curato l'intorno. Nell'area in corrispondenza della facciata sud, dove già in precedenza vi era una piccola area attrezzata con due panchine, si è realizzato un luogo di raccolta: una zona verde con sedute dove poter meditare; mentre nella zona di accesso si è rivisto completamente il disegno, cambiato le pavimentazioni, inserito elementi di illuminazione e curato le zone verdi in tali area.

Gli affreschi

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Gli affreschi dell'abside

L'oratorio presenta elementi di interesse artistico per i suoi affreschi, che testimoniano la diffusione capillare che ebbe nel Quattrocento l'uso di decorare le chiese con immagini destinate ad educare e spronare la devozione dei fedeli. Gli affreschi documentano il ruolo che in tali campagne decorative ebbero le botteghe di frescanti attive in area novarese ed il loro linguaggi pittorico fatto di vivacità cromatica e di rustica espressività delle figure. Le botteghe che si trovarono qui a collaborare nella realizzazione dell'apparato decorativo sono quelle di Daniele De Bosis e di Tommaso Cagnola[8]

Gli affreschi dell'abside sono attribuiti a Daniele de Bosis e risalgono ad anni prossimi al 1487-88, quando i nobili Tettoni decisero di ampliare ed abbellire l'oratorio. Lo stemma araldico insieme alle immagini di due esponenti della famiglia - un gentiluomo e di una giovane nobildonna inginocchiati di fronte al trono della Madonna - ne testimoniano il ruolo di committenti.

Dal punto di vista iconografico è interessante notare nel catino absidale, la figura del Cristo giudice che tiene in una mano destra una fiaccola capovolta, simbolo di condanna, mentre la sinistra mostra la piaga dei chiodi della croce, segno di misericordia.
Nel semicilindro dell'abside, anziché la consueta teoria degli Apostoli, troviamo l'impaginazione complessa di due differenti scene: a sinistra quella della Crocifissione e, nello spazio rimanente, la Vergine in Trono, posta al centro dell'abside (l'oratorio è a lei dedicato) circondata da figure di santi e dalla coppia di committenti introdotti alla Vergine rispettivamente da santa Chiara e da san Francesco. Il santo vescovo alla destra era già stato indicato dal Bascapè come sant'Adalgisio, vescovo di Novara tra l'anno 830 e l'anno 848. La scena è raffigurata su uno sfondo costituito da una fitta vegetazione, con alberi, fiori ed erbe tra i quali scorrazzano piccoli conigli bianchi, quasi ad imitare un arazzo tardo gotico.

Gli affreschi sulle pareti laterali sono stati attribuiti a Tommaso Cagnola ed alla sua bottega, soprattutto in virtù degli elementi che ne caratterizzano la cifra stilistica: l'uso di tratteggiare i pavimenti degli interni con ciottoli rossi, l'utilizzo del broccato per rendere eleganti i vestiti e mettere in risalto i personaggi più importanti, le aureole a margherita ed il particolare modo di rendere le aureole di Cristo che nella parte dorata tratteggia curiose "orecchie di topo"[9] Il linguaggio pittorico è quello del gotico internazionale che negli ultimi decenni del Quattrocento doveva ancora esser assai caro ai committenti periferici: alcune figure di santi – come il san Sebastiano e il san Bovo (protettore degli animali domestici)[10] raffigurati sulla parete sinistra della chiesa (per chi guarda l'altare) – paiono derivare direttamente da qualche miniatura cortese.

  1. ^ Le informazioni utilizzate derivamo prevalentemente da AA. VV., La pianura novarese dal Romanico al XV secolo, p. 103-06
  2. ^ L'immagine dell'icona è visibile in questa pagina di internet Archiviato il 4 giugno 2006 in Internet Archive. URL consultata il 26-1-2010
  3. ^ Luca Mattioli, Folla di fedeli per il cardinal Bertone, "Corriere di Novara", 5 settembre 2011, 2
  4. ^ Gianfranco Quaglia, La preghiera del cardinale Bertone: e ora torni la Madonna trafugata, "La Stampa", 5 settembre 2011, 59
  5. ^ Francesca Bergamaschi, Rivive l'antica chiesetta tra le risaie, "Primo Piano", 9 settembre 2011, 3
  6. ^ Francesca Bergamaschi, Il cardinale Bertone a Novara, "l'Azione", 9 settembre 2011, 2-3
  7. ^ Il dipinto è sormontato dalla indicazione del committente e della data: Hoc opus fecit fieri Iohannes de Foscalina MCCCLXXXVII
  8. ^ Le due botteghe già aveavano collaborato tra loro nel 1479 quando avevano realizzato il ciclo di San Colombano a Biandrate (poi andato perduto) e collaboreranno tra loro anche nel 1490, a Milano, per gli allestimenti in occasione del doppio matrimonio di Ludovico il Moro e di Alfonso I d'Este. Su tali collaborazioni vedi nel sito (FR) PREALP - Base iconographique des peintures murales des régions alpines la scheda su Daniele de Bosis firmata da Donata Minonzio URL consultata il 9-06-2023
  9. ^ A. A. Boratto, L. Amaranto, La Santissima Trinità di Momo, Diffusioni Grafiche spa, Villanova Monferrato, 2005, p. 7
  10. ^ Immagine su Flickr URL consultata il 26-1-2010
  • AA. VV., La pianura novarese dal Romanico al XV secolo. Percorsi di arte e architettura religiosa, Interlinea Edizioni, Novara, 1996

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