Vai al contenuto

Rai Radio 2

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Radio 2)
Disambiguazione – "Radio 2" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Radio 2 (disambigua).
Rai Radio 2
PaeseItalia (bandiera) Italia
Linguaitaliano
Data di lancio21 marzo 1938
Share di ascolti2.530.000 (2 semestre 2022[1])
EditoreRai
Nomi precedentiEIAR (1938-1944)
RAI (1944-1945)
Rete Rossa (1945-1950)
Secondo Programma (1950-1975)
Frequenze precedentiOM
693 · 846 · 936 · 999 · 1035 · 1098 · 1116 · 1143 · 1188 · 1314 · 1431 · 1449 · 1485 Khz
OC
7175 khz
MottoGuarda che radio
Sito webwww.raiplaysound.it/radio2/
Diffusione
Terrestre
FM99% del territorio
DABCanali 12B · 12D
Rai
RAI Mux A
Rai Radio 2 (Italia)
(DVB-T - FTA)
Canale 702
Satellitare
Sky Italia
Eutelsat Hot Bird 13F
Rai Radio 2
(DVB-S2 · FTA)
11766 - V - 29900 - 3/4

Canale 8822
Tivùsat
Eutelsat Hot Bird 13F
Rai Radio 2
(DVB-S2 · FTA)
11766 - V - 29900 - 3/4

Canale 602
Eutelsat 5 West BRai Radio 2
(DVB-S2 · FTA)
11637 - V - 30000 - 3/5
Streaming web
RaiPlay SoundIn formato RA e WMA su raiplaysound.it/radio2
iTunesIn formato AAC
Rai Radio 2 Visual
Logo dell'emittente
Logo dell'emittente
StatoItalia
Tipotematica
VersioniRai Radio 2 Visual (HbbTV)
(data di lancio: 28 settembre 2020)
Rai Radio 2 Visual HD 576i (SDTV)
(data di lancio: 21 dicembre 2022)
Sitowww.raiplaysound.it/radio2/
Diffusione
Terrestre
Rai
RAI Mux B
Rai Radio 2 Visual HD (Italia)
DVB-T2 - FTA
Canale 202 HEVC HD
Satellite
Tivùsat
Hot Bird 13G
13° Est
Rai Radio 2 Visual (DVB-S - FTV)
10992 V - 27500 - 2/3
Canale 202 SD
Streaming
Rai Rai Radio 2 Visual HD RaiPlay

Rai Radio 2 è la seconda emittente radiofonica pubblica italiana edita dalla Rai, la prima del servizio pubblico ad essere trasmessa dal 2020 in radiovisione, una forma di trasmissione che combina elementi tipici della radio con immagini visive come video o grafica.[2] Il canale è attualmente diretto da Simona Sala.[3] Nel 2021 è risultata ottava in classifica tra le radio nazionali più seguite.[4] È membro dell'Eurosonic, un network di radio pubbliche europee specializzate nelle trasmissioni musicali.[5]

La radio italiana nasce ufficialmente il 6 ottobre 1924, alle ore 21[6], con l'annuncio di Maria Luisa Boncompagni della prima trasmissione, in onde lunghe, dell'Unione Radiofonica Italiana (URI). Inizialmente, i programmi sono limitati a musica classica, bollettini meteorologici e notizie di borsa. L'URI, nata da un accordo tra le maggiori compagnie del settore, aveva il monopolio delle trasmissioni radiofoniche in Italia. Ben presto, la radio divenne uno strumento di propaganda del regime fascista. L'Agenzia Stefani, fedele a Mussolini, forniva le notizie che venivano trasmesse, garantendo un controllo stretto sull'informazione. Con la trasformazione dell'URI in Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR) nel 1928, la radio si affermò come un potente mezzo di comunicazione di massa a disposizione del regime. Nonostante il controllo politico, la radio si diffuse rapidamente in tutto il Paese. Vennero aperte nuove stazioni a Milano, Napoli e Torino, e si iniziò a sperimentare nuove forme di trasmissione, come i collegamenti da treni e aerei. L'EIAR cercò di coniugare informazione, divertimento e propaganda politica, conquistando un pubblico sempre più vasto. Nel 1933, il regime promosse la diffusione della radio nelle zone rurali con la Radiorurale, un ricevitore a basso costo destinato a scuole e istituti governativi. Questo progetto permise a milioni di italiani di entrare in contatto con la lingua italiana standard e con i contenuti radiofonici.[7]

L'uccellino della radio

[modifica | modifica wikitesto]

L'uccellino della radio era un dispositivo meccanico a soffietto, utilizzato fin dagli esordi per riempire i tempi vuoti durante le trasmissioni radiofoniche. Questo strumento prendeva il nome dal suono che emetteva, una sequenza di quattro note che ricordava il cinguettio di un uccellino. Il suo vero nome era "segnale di intervallo". Veniva utilizzato per dare il tempo necessario ai tecnici per eseguire le operazioni di inversione, cioè il collegamento a una nuova sorgente di trasmissione. Il meccanismo era contenuto in una cassetta posta sul tavolo degli annunciatori. Dopo aver annunciato la fine della trasmissione, l'annunciatore attivava l'apparecchio, e il suono veniva captato dal microfono e trasmesso. All'epoca, le operazioni di cambio sede erano manuali e complesse, e un errore poteva provocare fischi fastidiosi, con conseguenti multe per il tecnico. Dopo alcuni errori significativi, si propose di registrare il suono su disco. Con l'introduzione dei supporti magnetici, il compito di far "cinguettare" l'uccellino passò dai tecnici agli annunciatori, ma quel fascino non era più lo stesso. Il meccanismo originale è ancora conservato al Museo della RAI di Firenze.[8]

Lo stesso argomento in dettaglio: Uccellino della radio.

Il periodo bellico

[modifica | modifica wikitesto]

La guerra d'Etiopia del 1935 segna una svolta nell'utilizzo della radio in Italia: le cronache di guerra diventano un nuovo genere radiofonico, trasmettendo la propaganda del regime in tempo reale; allo stesso tempo, la radio copre eventi sportivi come i Mondiali di calcio, consolidando il suo ruolo di mezzo di comunicazione di massa: nasce la cosiddetta diretta. Con l'espansione coloniale, la radio italiana raggiunge l'Estremo Oriente e le Americhe, diffondendo la propaganda fascista a livello internazionale. Nonostante l'uso politico, la radio si afferma anche come mezzo di intrattenimento familiare. La programmazione viene studiata per coinvolgere un pubblico sempre più ampio, e il numero di abbonati cresce rapidamente. La diffusione di apparecchi radio economici, come il Radiomarelli Balilla, contribuisce a rendere la radio accessibile a tutti.

Con l'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il 23 giugno 1940, la radio diventa uno strumento di propaganda ancora più potente, tutti i programmi sono dedicati a sostenere lo sforzo bellico e a diffondere i messaggi del regime. Tuttavia, la crescente difficoltà della guerra e la diffusione di notizie contrastanti minano la credibilità della propaganda fascista. L'ascolto clandestino delle emittenti alleate diventa sempre più diffuso, mettendo in discussione l'egemonia della radio italiana. La diffusione di voci alternative contribuisce a indebolire il consenso al regime e a favorire la caduta del fascismo.[9]

Tra il 1933 e il 1934 si delineano per la prima volta due reti radiofoniche nazionali. Il 17 dicembre 1933 le stazioni di Milano II e Torino II iniziano a trasmettere i programmi delle stazioni Meridionali (Roma, Napoli e Bari, fra loro collegate via cavo), mentre il 18 marzo 1934 la stazione di Roma II inizia a trasmettere i programmi delle stazioni settentrionali (Torino, Milano e Genova, anch'essi fra loro collegate via cavo)[10]: si iniziano a formare due canali radiofonici.

Le trasmissioni radiofoniche vengono unificate per tutte le stazioni, ma il 14 giugno 1942 riprende la programmazione separata in due canali nell'orario serale[10]: si chiamano Programma A e Programma B[11].

La RAI e l'avvento della TV

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1945 il sistema radiofonico italiano viene riunificato sotto la Radio Audizioni Italia (RAI), una società a capitale privato controllata dalla Società Idroelettrica Piemonte (SIP), che organizza i trasmettitori superstiti in due reti[10]:

  • Rete Rossa, che comprende le stazioni dell'Italia centromeridionale, già gestite dal PWB e dal governo
  • Rete Azzurra, che comprende le stazioni dell'Italia settentrionale, prima gestite dal CLN

La Rete Azzurra, con sede a Roma e uffici a Firenze[12], comprendeva le stazioni di Roma I, Napoli I, Bari I, Firenze, Palermo, Catania, San Remo, nonché Torino II, Milano II e Genova II[13].

Dalla conclusione della Seconda Guerra Mondiale all'introduzione della televisione, la radio in Italia ha subito una profonda trasformazione. Nel 1949 la RAI riuscì a ricostruire completamente in appena quattro anni i trasmettitori danneggiati durante il conflitto. Nel 1951, la dirigenza decise di ristrutturare la programmazione, un processo preceduto nel 1950 dall'istituzione della rete culturale: il Terzo Programma, veniva trasmesso tramite la nuova rete a modulazione di frequenza. Nel dicembre 1951, furono istituiti i tre Programmi Nazionali. Nel 1954 iniziarono le trasmissioni televisive e Radio Audizioni Italia fu ribattezzata RAI - Radiotelevisione Italiana. Sebbene la radio venisse messa in ombra dal nuovo mezzo televisivo, non scomparve ma si trasformò e si adattò occupando nuove fasce orarie: mentre la TV divenne l'inevitabile appuntamento della prima serata, la radio ampliò la sua offerta per rimanere "accesa" 24 ore su 24, sviluppando una programmazione notturna. I nuovi programmi radiofonici miravano a catturare sempre più l'attenzione del pubblico giovanile e delle casalinghe, di conseguenza il palinsesto si adeguò alla concorrenza dei programmi televisivi, evidenziando le differenze tra i due mezzi. Quegli anni furono caratterizzati dal boom economico, dall'automobile che non era più un privilegio di pochi e dalla diffusione dell'autoradio. La radio divenne simbolo di libertà, la colonna sonora del desiderio di movimento. Per la radiofonia italiana fu come una seconda giovinezza.[14]

Secondo Programma e Radiodue

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1951, la programmazione radiofonica viene riorganizzata attorno a tre canali: il Programma Nazionale, il Secondo Programma dedicato all’intrattenimento leggero e il Terzo Programma di impostazione culturale[15]. Dal 30 giugno 1968, il Secondo Programma inizia a trasmettere fino alla mezzanotte. Con la riforma del 1975, il Secondo Programma assume il nome di Radiodue.

RaiStereoDue e RaiVerdeRai

[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1982, RaiStereoDue occupa la modulazione di frequenza (FM) nel pomeriggio, trasmettendo musica e notizie, mentre RaiStereoNotte va in onda dalle 24:00 alle 6:00. La rete in FM diventa una delle più ascoltate del decennio. Nel 1991, RaiStereoDue cambia nome in RadioVerdeRai, trasmettendo musica e aggiornamenti sul traffico. Dal 1994, i tre canali radiofonici vengono unificati su onde medie (AM) e FM, differenziandosi per temi: Radio 2 si specializza nell’intrattenimento e nella musica contemporanea, Radio 1 nell’informazione e Radio 3 nella cultura.

Versione visual

[modifica | modifica wikitesto]

Dal 28 settembre 2020, Radio 2 debutta in versione visual, trasmettendo video in diretta per 18 ore al giorno su RaiPlay[16], e dal 2022, anche sul canale 202 del digitale terrestre e Tivùsat.

Lo studio U3 di via Asiago (fino al 2018) durante Il ruggito del coniglio
La sala B di via Asiago durante Radio 2 SuperMax

Rispetto a Radio 1 e Radio 3, Radio 2 dà più spazio a trasmissioni d'intrattenimento per un pubblico relativamente giovane. Tra gli appuntamenti più importanti ci sono Il ruggito del coniglio, 610, Caterpillar, Decanter. Le trasmissioni sono realizzate dalla struttura Radio Rai.
La playlist è formata prevalentemente da musica rock e adult contemporary. Alcune rubriche sono dedicate al soul, alla musica elettronica e all'hip-hop.[17]

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Programmi radiofonici di Rai Radio 2.

Attualmente in onda

[modifica | modifica wikitesto]


Precedentemente in onda

[modifica | modifica wikitesto]

Notiziari e rubriche

[modifica | modifica wikitesto]
Orario
Lunedì - Venerdì Sabato e domenica
GR2[19] 6:30 - 7:30 - 8:30 - 10:30 - 12:30 - 13:30 - 15:30[20] - 19:30
22:30[21]
Pagina sportiva del GR2 (già GR2 Sport) 7:42 - 13:40 - 19:40
Meteo Radio 6:35 - 14:30 - 17:35 - 20:30
Ondaverde 6:53 - 15:00
8:40 - 17:00 - 20:30 9:58 - 12:58 - 18:28 - 20:58

I jingle di Radio 2, utilizzati dal 2010 al 17 luglio 2016, sono stati realizzati dai Subsonica.[22]

Dal 28 settembre 2020, in contemporanea con l'esordio della versione visual, viene rinnovata l'identità sonora della radio e i jingle sono realizzati da Calcutta.[23]

Di seguito sono indicati gli ascolti della radio a partire dal 1997:[senza fonte]

  • 1997 6.249.000 (2)
  • 1998 6.086.000 (2)
  • 1999 5.684.000 (2)
  • 2000 non rilevato
  • 2001 5.276.000 (3)
  • 2002 5.203.000 (3)
  • 2003 4.796.000 (3)
  • 2004 4.502.000 (3)
  • 2005 4.213.000 (4)
  • 2006 5.486.000 (3)
  • 2007 4.988.000 (5)
  • 2008 4.918.000 (5)
  • 2009 3.781.000 (6)
  • 2010 non rilevato
  • 2011 non rilevato
  • 2012 3.076.000 (7)
  • 2013 2.948.000 (7)
  • 2014 2.826.000 (7)
  • 2015 3.022.000 (7)
  • 2016 2.968.000 (7)
  • 2017 2.693.000 (8)
  • 2018 2.587.000 (9)
  • 2019 2.586.000 (9)
  • 2021 2.753.000 (8)
  • 2022 2.638.000 (8)

Direttori (dal 1994)

[modifica | modifica wikitesto]
Direttore Periodo
Aldo Grasso 1994-1996
Stefano Gigotti 1996-1997
Giancarlo Santalmassi 1997-1999
Sergio Valzania 1999-2009
Flavio Mucciante 2009-2014
Nicola Sinisi[24] 2014
Paola Marchesini 2014-2023
Simona Sala dal 2023
  1. ^ Radio, le classifiche delle più ascoltate. Cresce l’esigenza di monitorare l’audience crossmediale, su Prima Online Comunicazione, 19 gennaio 2023. URL consultato il 23 gennaio 2023.
  2. ^ Da settembre Radio 2 diventa visual, su raiplayradio.it. URL consultato il 29 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2020).
  3. ^ Redazione di Rainews, Rai, dal Cda via libera al pacchetto di nomine per le direzioni di testate e generi, su RaiNews, 25 maggio 2023. URL consultato il 25 maggio 2023.
  4. ^ Roberto Borghi, 2021 anno difficile per la radio, ma qualcuno riesce a brillare, su Primaonline, 13 gennaio 2022. URL consultato il 10 luglio 2022.
  5. ^ (EN) Eurosonic Festival EBU, su ebu.ch. URL consultato il 7 settembre 2024.
  6. ^ "Nato il sei ottobre": la radio italiana compie cento anni, su rai.it, 8 ottobre 2024.
  7. ^ Storia della Radio dal 1924 al 1933, su storiadellaradio.rai.it. URL consultato il 23 agosto 2024.
  8. ^ L'uccellino della RAI : una specie protetta, su arteventinews.it, 25 Novembre 2018.
  9. ^ Storia della Radio dal 1935 al 1943, su storiadellaradio.rai.it. URL consultato il 23 agosto 2024.
  10. ^ a b c RAI - Radiotelevisione Italiana, Annuario 1988 1989, Torino Nuova ERI, 1989
  11. ^ sito Radiomarconi, su radiomarconi.com. URL consultato il 15 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2017).
  12. ^ Mimmo Franzinelli, Rai, poltrone di ieri e di oggi, su mimmofranzinelli.it. URL consultato il 15 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2018).
  13. ^ Umberto Aondio, Tulipan. Una memoria d'altri tempi di quando la radio si ascoltava a valvole, Youcanprint, 27 maggio 2016, p. 216, ISBN 978-88-926-1097-2. URL consultato il 23 maggio 2023.
  14. ^ Storia della Radio dal 1949 al 1960, su storiadellaradio.rai.it. URL consultato il 24 agosto 2024.
  15. ^ Rai.it - Storia della Radio dal '49 al '61 Archiviato il 12 gennaio 2012 in Internet Archive.
  16. ^ Radio2: Dal 28 Settembre In Video Streaming Su Rai Play, su Rai. URL consultato il 19 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2020).
  17. ^ Radio 2 - Playlist Archiviato l'8 agosto 2011 in Internet Archive.
  18. ^ Rai Radio 2 | Palinsesto | Canale | RaiPlay Sound, su RaiPlay Sound. URL consultato l'8 dicembre 2022.
  19. ^ Le edizioni del GR2 cui segue la pagina sportiva sono in versione "estesa", di durata tra 10 e 12 minuti (fino al 2014 duravano 20 minuti); tutte le altre, invece, sono delle brevi edizioni con durata di circa 5 minuti.
  20. ^ Fino al 10 settembre 2023 andava in onda quello delle 17:30.
  21. ^ Durante il periodo estivo, il GR2 delle 22:30 non va in onda.
  22. ^ Subsonica - Radio2, su rai.it. URL consultato il 7 settembre 2024.
  23. ^ Calcutta Firma Il Nuovo Sound Di Radio2, su Rai. URL consultato il 21 settembre 2020.
  24. ^ Ad interim.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN159705017 · LCCN (ENnb2008017012