Modulo di continuità

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In matematica, il modulo di continuità è uno strumento per misurare il comportamento di una funzione. È un modo per analizzare funzioni "patologiche", ma che soddisfano comunque certe condizioni molto generalizzate di regolarità.

Storia

La definizione è stata introdotta da Henri Lebesgue nel 1910 in riferimento all'oscillazione di una trasformata di Fourier, ma il concetto era conosciuto già da tempo. De la Vallée Poussin nel 1919 nominava come termine alternativo "modulo di oscillazione", ma concludeva "ma continueremo a usare "modulo di continuità" per sottolineare l'uso che vogliamo farne".

Definizione

Siano una funzione di dominio aperto a valori in , un punto di e un numero reale positivo. Si definisce modulo di continuità locale di in una funzione tale che

Intuitivamente, nel caso reale esprime la massima pendenza delle rette fissate in e passanti per , con punto distante da meno di .

È invece detto modulo di continuità globale una funzione tale che

In questo caso esprime la massima pendenza di una qualsiasi retta passante per due punti del grafico di , che siano immagine di punti di distanti al più .

La definizione si può facilmente estendere a funzioni tra spazi normati sostituendo al modulo la norma dello spazio selezionato. Intuitivamente, il modulo di continuità misura l'uniforme continuità della funzione .

Proprietà

Esempi

La connessione tra regolarità in termini di funzione liscia e modulo di continuità per funzioni definita sull'intera retta reale è molto delicata. Basti ad esempio la considerazione che, se , per ogni , anche se è infinitamente differenziabile. La discussione si fa più particolareggiata se il dominio è un intervallo chiuso (più in generale uno spazio compatto).

Per una funzione derivabile in un intervallo il modulo di continuità ha crescita sub-lineare, cioè soddisfa:

per una costante che risulta dipendente dal valore assoluto della sua derivata.

Le funzioni hölderiane corrispondono a precisi moduli di continuità. appartiene alla classe se e solo se:

per qualche costante .

Ribaltando il punto di vista, affinché una funzione definita sui reali positivi sia il modulo di continuità di una qualche funzione continua, è condizione necessaria e sufficiente che essa sia non decrescente, continua, subadditiva e che .

Moduli di continuità di ordine superiore

Dalla considerazione che:

dove è la differenza finita di prim'ordine di in , sostituendo tale differenza con una di ordine superiore otteniamo un modulo di continuità di ordine n:

Bibliografia

  • Ch. de la Vallée Poussin, L'approximation des fonctions d'une variable réelle, Gauthier-Villars, Paris, 1919
  • G. Choquet, Cours D'Analyse. Tome II, Topologie, Masson et Cie, Paris, 1964.
  • Ch. de la Vallée Poussin, L'approximation des fonctions d'une variable réelle, Gauthier-Villars, Paris, 1952 (reprint of 1919 edition).
  • H. Lebesgue, Sur les intégrales singulières, Ann. Fac. Sci. Univ. Toulouse, ser 3 vol 1, 1909, 25-117, reproduced in: Henri Lebesgue, Œuvres scientifiques, Vol. 3., pp. 259-351.
  • K.-G. Steffens, The history of approximation theory, Birkhäuser, Boston 2006.
  • A.V. Efimov, Modulus of continuity, Encyclopaedia of Mathematics, Springer, 2001. ISBN 1-4020-0609-8.

Voci correlate

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