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Grande crisi d'Oriente

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Grande crisi d'Oriente
Soldati serbi attaccano l'esercito ottomano a Mramor (Niš), 1877.
Data9 luglio 1875 - 13 luglio 1878
LuogoBalcani, Caucaso
CausaAscesa dei nazionalismi nell'Impero ottomano
EsitoSconfitta ottomana
Trattato di Berlino (1878)
Modifiche territoriali
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Impero russo - 185.000 nell'esercito del Danubio, 75.000 nell'esercito del Caucaso[1]
Finlandia - 1.000
Romania - 66.000
Bulgaria - 12.000, 190 cannoni
Serbia - 81-500
Montenegro - 45.000
Impero ottomano - 281.000[2]
Perdite
Impero russo - 15.567 uccisi, 56.652 feriti, 6.824 morti per le ferite[3]
Romania - 4.302 morti e dispersi, 3.316 feriti, 19.904 malati[4]
Bulgaria - 2.456 morti e feriti[5]
Serbia e Montenegro - 2.400 morti e feriti[5]
30.000 morti[6]
90.000 morti per ferite e malattie[6]
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La Grande crisi d'Oriente[7] (o grande crisi orientale)[8] del 1875-1878 iniziò nei territori dell'Impero ottomano della penisola balcanica nel 1875, con lo scoppio di diverse rivolte e guerre che portarono all'iniziale ingerenza delle potenze internazionali e al conclusivo Trattato di Berlino nel luglio 1878.

È anche chiamata in serbo-croato Velika istočna kriza; in turco: Şark Buhranı ("Crisi orientale", intesa come la crisi in generale), Ramazan Kararnamesi ("Decreto del Ramadan", denominazione relativa all'insolvenza sovrana dichiarata il 30 ottobre 1875) e 93 Harbi ("Guerra del 93", per vie delle guerre nella penisola balcanica tra il 1877-1878, riferendosi in particolare alla guerra russo-turca, dell'anno 1293 secondo il calendario islamico Rumi corrispondente all'anno 1877 del calendario gregoriano).

Contesto

Lo stesso argomento in dettaglio: Questione d'oriente.
Il massacro di Batak compiuto dalle truppe irregolari ottomane in Bulgaria nel 1876.
The Avenger: una mappa di guerra allegorica per il 1877 di Fred. W. Rose, 1872: questa mappa riflette la "Grande crisi orientale" e la successiva guerra russo-turca del 1877-1878.

Lo stato dell'amministrazione ottomana nei Balcani continuava a deteriorarsi per tutto il XIX secolo, con il governo centrale che occasionalmente perdeva il controllo su intere province. Le riforme imposte dalle potenze europee fecero poco per migliorare le condizioni della popolazione cristiana, e riuscirono allo stesso tempo a scontentare una parte consistente della popolazione musulmana. La Bosnia subì almeno due ondate di ribellioni da parte della popolazione musulmana locale, la più recente nel 1850.[9] L'Austria si consolidò dopo le turbolenze della prima metà del secolo e cercò di rinvigorire la sua lunga politica espansionistica a spese dell'Impero ottomano. Nel frattempo, anche i principati nominalmente autonomi e de facto indipendenti di Serbia e Montenegro cercarono di espandersi nelle regioni abitate dai loro compatrioti. I sentimenti nazionalisti e irredentisti erano forti e furono incoraggiati dalla Russia e dai suoi agenti.

Crisi economica ottomana e default

Il 24 agosto 1854,[10][11][12][13] durante la guerra di Crimea, l'Impero ottomano prese i suoi primi prestiti esteri.[14][15] L'impero entrò in ulteriori prestiti, in parte per finanziare la costruzione di ferrovie e linee telegrafiche, e in parte per finanziare i deficit tra le entrate e le spese sontuose della corte imperiale, come ad esempio la costruzione di nuovi palazzi sullo stretto del Bosforo a Costantinopoli.[16] Alcuni commentatori finanziari hanno notato che i termini di questi prestiti erano eccezionalmente favorevoli alle banche britanniche e francesi (di proprietà della famiglia Rothschild) che li facilitarono, mentre altri hanno sottolineato che i termini riflettevano la volontà dell'amministrazione imperiale di rifinanziare costantemente i propri debiti.[17] Durante il regno del sultano Abdül Aziz (r. 1861-1876), fu anche spesa una grande quantità di denaro per la costruzione di nuove navi per la marina ottomana. Nel 1875, la marina ottomana disponeva di 21 corazzate e 173 navi da guerra di altro tipo, che costituivano la terza flotta navale più grande del mondo dopo quelle delle marine britanniche e francesi. Tutte queste spese, tuttavia, misero a dura prova il tesoro ottomano. Nel frattempo, una grave siccità in Anatolia nel 1873 e le inondazioni nel 1874 provocarono carestie e malcontento diffuso nel cuore dell'Impero. La scarsità agricola precluse la riscossione delle tasse necessarie, che costrinse il governo ottomano a dichiarare un'insolvenza sovrana sui rimborsi dei prestiti esteri il 30 ottobre 1875 e ad aumentare le tasse in tutte le sue province, compresi i Balcani.

Rivolte e guerre nei Balcani

La decisione di aumentare le tasse per pagare i debiti dell'Impero ottomano ai creditori stranieri provocò l'indignazione nelle province balcaniche, che culminò nella grande crisi orientale e infine nella guerra russo-turca (1877-1878) che fornì l'indipendenza o l'autonomia per le nazioni cristiane nei territori balcanici dell'Impero, con il successivo Trattato di Berlino del 1878. La guerra, tuttavia, fu disastrosa per l'economia ottomana già in difficoltà e nel 1881 fu istituita l'amministrazione del debito pubblico ottomano (OPDA[18]) che diede il controllo delle entrate statali ottomane ai creditori stranieri.[19][20] Ciò rese i creditori europei obbligazionisti e assegnò all'OPDA diritti speciali per la riscossione di vari tipi di entrate fiscali e doganali.

Conseguenze

Dopo il Trattato di Berlino del 1878, l'Austria-Ungheria stazionò guarnigioni militari nel Vilayet ottomano di Bosnia e nel Sangiaccato ottomano di Novi Pazar, che formalmente (de jure) continuavano ad essere territori ottomani. Approfittando del caos che si verificò durante la Rivoluzione dei Giovani Turchi nel 1908, la Bulgaria dichiarò la sua indipendenza formale il 5 ottobre 1908. Il giorno seguente, l'Austria-Ungheria annesse unilateralmente la Bosnia il 6 ottobre 1908, ma ritirò le sue forze militari da Novi Pazar per raggiungere un compromesso con il governo ottomano ed evitare una guerra (l'impero ottomano perse in seguito il sangiaccato di Novi Pazar con le guerre balcaniche del 1912-1913).

Nel 1881, la Francia occupò il beilicato ottomano di Tunisia, con il pretesto che le truppe tunisine avevano attraversato il confine nella loro colonia dell'Algeria, anch'essa precedentemente appartenuta all'Impero ottomano fino al 1830. Un anno dopo, nel 1882, l'Impero britannico occupò il Chedivato ottomano d'Egitto, con il pretesto di fornire assistenza militare agli ottomani per reprimere la rivolta di 'Orabi (la Gran Bretagna in seguito dichiarò l'Egitto un protettorato britannico il 5 novembre 1914, in risposta alla decisione del governo ottomano di unirsi alla prima guerra mondiale a fianco degli Imperi centrali[21]). Vale la pena notare che il governo ottomano aveva spesso dichiarato le entrate fiscali dall'Egitto come garanzia per l'assunzione di prestiti da banche britanniche e francesi.[18][22] Il governo ottomano aveva precedentemente garantito Cipro alla Gran Bretagna nel 1878, in cambio del sostegno britannico al Congresso di Berlino dello stesso anno (Cipro fu poi annesso dalla Gran Bretagna il 5 novembre 1914, per lo stesso motivo sopra menzionato per quanto riguarda la partecipazione ottomana alla prima guerra mondiale).[21] Ottenendo Cipro e l'Egitto, la Gran Bretagna ottenne un importante punto d'appoggio nel Mediterraneo orientale e il controllo sul Canale di Suez; la Francia, nel mentre, aumentò i suoi territori sulla costa mediterranea occidentale del Nord Africa aggiungendo la Tunisia al suo impero come protettorato francese.

Lo storico Maroš Melichárek ha scritto che la Grande crisi orientale non sarebbe potuta essere completamente risolta senza la Serbia.[23]

Cronologia della Grande crisi d'Oriente e delle sue conseguenze

Trattati

Conseguenze

Note

  1. ^ Timothy C. Dowling. Russia at War: From the Mongol Conquest to Afghanistan, Chechnya, and Beyond. 2 Volumes. ABC-CLIO, 2014. p. 748
  2. ^ Мерников, АГ (2005. – c. 376), Спектор А. А. Всемирная история войн (in Russian), Минск
  3. ^ Часть II Глава II // Борис Урланис, su scepsis.net, pp. pp. 104–105, 129 § 4.. URL consultato il 19 giugno 2021.
  4. ^ Scafes, Cornel, et. al., Armata Romania in Razvoiul de Independenta 1877–1878 (The Romanian Army in the War of Independence 1877–1878). Bucuresti, Editura Sigma, 2002, p. 149
  5. ^ a b Борис Урланис, Войны и народонаселение Европы, Часть II, Глава II http://scepsis.net/library/id_2140.html
  6. ^ a b Мерников А. Г.; Спектор А. А. (2005). Всемирная история войн. Мн.: Харвест. ISBN 985-13-2607-0.
  7. ^ Nuova rivista storica, Società editrice Dante Alighieri., 1990, p. 456. URL consultato il 19 giugno 2021.
  8. ^ Corrado Masi, Italia e Italiani nell'Oriente: vicino e lontano (1800-1935), L. Cappelli, 1936, pp. 15, 17. URL consultato il 19 giugno 2021.
  9. ^ Jeffrey S. Dixon e Meredith Reid Sarkees, A Guide to Intra-state Wars: An Examination of Civil, Regional, and Intercommunal Wars, 1816-2014, CQ Press, 2015, p. 265, ISBN 1506300812.
  10. ^ Dünya Bülteni: "Osmanlı Devleti ilk kez dış borç aldı", su dunyabulteni.net. URL consultato il 19 giugno 2021 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2018).
  11. ^ Derin Strateji: "Osmanlı Borçları ve Düyun-u Umumiye İdaresi"
  12. ^ Yazarport: "Kırım Savaşı ve İlk Dış Borçlanma (1854-1855)", su yazarport.com. URL consultato il 19 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 15 giugno 2018).
  13. ^ Copia archiviata, su gberis.e-monsite.com. URL consultato il 28 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2013).
  14. ^ Douglas Arthur Howard: "The History of Turkey", page 71.
  15. ^ Mevzuat Dergisi, Yıl: 9, Sayı: 100, Nisan 2006: "Osmanlı İmparatorluğu'nda ve Türkiye Cumhuriyeti'nde Borçlanma Politikaları ve Sonuçları"
  16. ^ Niall Ferguson, ft.com, http://www.ft.com/cms/s/0/6667a18a-b888-11dc-893b-0000779fd2ac.html. URL consultato il 4 febbraio 2016.
  17. ^ Gold for the Sultan: Western Bankers and Ottoman Finance, 1856–1881, by Christopher Clay, London, 2001, p. 30.
  18. ^ a b OSMANLI İMPARATORLUĞU’NDA VE TÜRKİYE CUMHURİYETİ’NDE BORÇLANMA POLİTİKALARI VE SONUÇLARI, su mevzuatdergisi.com. URL consultato il 19 giugno 2021.
  19. ^ Subscribe to read | Financial Times, su ft.com. URL consultato il 19 giugno 2021.
  20. ^ (EN) Stephen D. Krasner, Sovereignty: Organized Hypocrisy, Princeton University Press, 2 agosto 1999, p. 135, ISBN 978-1-4008-2326-0. URL consultato il 19 giugno 2021.
  21. ^ a b Articles 17, 18 and 19 of the Treaty of Lausanne (1923)
  22. ^ (TR) TARİH : Osmanlı Borçları ve Düyun-u Umumiye İdaresi, su Derin Strateji, 24 febbraio 2014. URL consultato il 19 giugno 2021.
  23. ^ (EN) Maroš Melichárek, Srbské nádeje a sklamania: Jovan Ristić a Berlínsky kongres /Serbia’s Hopes and Disillusions: Jovan Ristić and the Congress of Berlin/, in Od moravských luk k balkánským horám : Václavu Štěpánkovi k šedesátinám.

Bibliografia

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