Dionisio II di Costantinopoli
Dionisio II | |
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Dionisio II invia Iosafat, metropolita di Cizico, come ambasciatore presso Ivan IV di Russia. | |
Patriarca ecumenico di Costantinopoli | |
Elezione | 17 aprile 1546 |
Fine patriarcato | luglio 1556 |
Predecessore | Geremia I |
Successore | Josafat II |
Morte | Costantinopoli 1556 |
Sepoltura | Monastero di Kamariotissa a Chalki |
Dionisio II (in greco Διονύσιος Β΄?; ... – Costantinopoli, 1556) è stato un arcivescovo ortodosso greco, patriarca ecumenico di Costantinopoli dal 1546 al 1556.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Dionisio nacque a Galata (ora un quartiere di Istanbul)[1]. Nel 1516[2] fu nominato metropolita di Nicomedia e venne consacrato vescovo dal patriarca Teolepto I[1].
Dionisio venne scelto dal patriarca Geremia I come suo successore e fu eletto dopo la morte di Geremia il 17 aprile 1546[2], supportato da manifestazioni popolari, ma contro le intenzioni del Santo Sinodo[3]. Durante il suo patriarcato fu accusato di aver alzato la tassa di nomina ( peshtesh) da pagare al sultano ottomano a tremila Écu e per aver demolito, ordinato dal sultano, la grande croce sul tetto della chiesa di Pammacaristos, al tempo sede del patriarcato di Costantinopoli[4].
L'evento più significativo del suo patriarcato fu il viaggio nel 1546 in Italia del giovane metropolita di Cesarea, Metrofane, che anni dopo sarebbe diventato patriarca. Dionisio mandò Metrofane a Venezia con lo scopo di raccogliere fondi, ma si recò anche a Roma e incontrò il Papa. Nel 1548 le notizie destarono grande preoccupazione nei cittadini greci di Costantinopoli, preoccupazioni che sfociarono in rivolte e nel tentato assassinio di Dionisio, ritenuto colpevole al pari di Metrofane[5]. Dionisio era sul punto di essere deposto, ma nessuna azione fu intrapresa contro di lui perché godeva dell'appoggio di Solimano il Magnifico[6].
Dionisio regnò fino alla sua morte. La data è contestata tra gli studiosi e ne sono state proposte varie, come il 1554 e il 1555, ma la data corretta sembra essere il luglio 1556[2], una conclusione supportata da documenti veneziani[5]. Fu sepolto nel monastero di Kamariotissa sull'isola di Chalki[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (EN) Dionysios II, su ec-patr.org, Ecumenical Patriarchate. URL consultato il 18 giugno 2011.
- ^ a b c (EN) Demetrius Kiminas, The Ecumenical Patriarchate, Wildside Press LLC, 2009, ISBN 978-1-4344-5876-6.
- ^ (EN) Steven Runciman, The Great Church in captivity, Cambridge University Press, 1985, p. 199, ISBN 978-0-521-31310-0.
- ^ (FR) R. Janin, Costantinople, Patriarcat grec, in Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. 13, Parigi, Letouzey et Ané, 1956, p. 677.
- ^ a b (EN) (EL) Moustakas Konstantinos, Dionysios II of Constantinople, su asiaminor.ehw.gr, Encyclopaedia of the Hellenic World, Asia Minor. URL consultato il 18 giugno 2011.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Charles A. Frazee, Catholics and Sultans: The Church and the Ottoman Empire 1453-1923, Cambridge, Cambridge University Press, 2006 [1983].
Altri progetti
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