Discussione:Herbert von Karajan

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ma Karajan non ha orgini armene???

Bruno Frediani

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La scheda su Karajan è assolutamente inadeguata per un direttore che in ogni campo ha lasciato un segno indelebile e spesso insuperato: nella sinfonica: Bruckner, Beethoven, Brahms, Ciaikovsky, Richard Strauss; nell'Operistica: Wagner, Puccini, Verdi, Mozart. Di ognuno di questi autori potrei indicare le specifiche esecuzioni straordinarie che in vari momenti della sua carriera hanno stupefatto per la coerenza interpretativa e la innovazione sempre figlia di una cultura che è una sintesi unica fra cultura tedesca e mediterranea: il Wagner lirico e meno eroico, il mozart dei primi anni, il Bruckner dell'ultimo periodo (7a, 8a e 9a sinfonia e Te Deum), il requiem di verdi e di Brahms, la nona di mahler, il Beethoven romantico degli anni 60 e quello più asciutto degli anni 70-80, un Puccini di sonorità e lirismo irripetuto. Il tutto con un suono ed un legato che è mezzo e non fine a se stesso come invece purtroppo è accaduto ai di lui imitatori. La bellezza esecutiva dell'ultimo periodo, spesso criticata, è invece il distillarsi di un approccio alla musica in cui tutto è consapevole e non va ostentato "...la Bellezza tienila Dentro..."

Dario Caroli

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nato Heribert Karajannis da padre greco (forse le sue origini armene da lui?) e madre ceca, cambia il proprio cognome per renderlo piu' teutonico, il "von" gli e' stato concesso da Hitler, cosa che gli ha provocato naturalmente varie ritorsioni dopo la fine della guerra; appena rientrato a Salisburgo (era stato rifugiato a Trieste dove aveva diretto l'orchestra del teatro lirico Verdi) ad esempio fu messo a spazzare le strade.

Assolutamente falso che il nazismo, laico, repubblicano e pagano, concedesse titoli e prebende nobiliari. E' un'assurdità. --Maurizio Milano (msg)

Buongiorno Vorrei dire che la voce dedicata a Herbert von Karajan non è solo inadeguata alla statura del personaggio, ma possiede anche una carica malevola veramente esagerata. Basti dire che il 50% della voce è dedicata all'adesione al partito nazista. Ma è mai possibile? Anche entrando nel merito, il tono e le accuse sono esagerate. Nessuno nega che aderire al partito nazista non sia un gesto nobile. Però mi pare ingiusto pontificare, oggi, su scelte e stati d'animo che bisognerebbe aver vissuto in prima persona, per poterli capire fino in fondo. Non si può non tenere conto che in quegli anni Karajan era un uomo giovane ed è possibile sia stato inizialmente affascinato dall'ideologia nazista. Ma è altrettanto innegabile che se ne distaccò ben presto, ed ebbe forti scontri con i gerarchi nazisti. Hitler non lo amava, e come è noto Karajan si oppose al diktat nazista di non dirigere musica sacra, mettendo apposta in programma la Missa in Si Minore di Bach. Si oppose anche al divieto di eseguire Hindemith, mettendolo in programma e subendo il discredito dei nazisti. La rottura definitiva si ebbe quando sposò una donna ebrea. Allora, si trovò straniero in due patrie: inseguito dai nazisti e dagli anti nazisti. Falso e pretestuoso è poi il punto di vista di chi beatifica Furtwangler e demonizza Karajan. Eppure basta leggere una buon volume, serio e finalmente obiettivo (Misha Aster, l'Orchestra del Reich, Zecchini Editore) per capire che Karajan ebbe un ruolo marginale negli anni del nazismo, essendo un giovane ed esordiente direttore. Il vero capo dei Berliner, in quegli anni, era Furtwangler e fu lui a prendere tutte le scelte che contavano: compresa il "matrimonio" d'interesse tra i Berliner e il reich. Trovo veramente ingiusto che per tutta la vita e ancora oggi, a oltre vent'anni dalla morte, si tenti di gettare discredito su una figura di grande direttore come Karajan, usando l'ombra nera del nazismo. A Wikipedia lancio un appello: possibile che chiunque possa mettere le mani ad una biografia, facendo emergere i propri inconfessabili odi e rancori, e infischiandosene del rispetto della verità e dei lettori? La memoria di Karajan e il suo valore è in ogni caso affidata alla sua musica. La sola bellezza del suo suono rende piccole e opache le polemiche di personaggi così piccoli che modificano le biografie di nascosto senza neppure mettere il proprio nome e cognome. Marco Mologni

Buongiorno Vorrei dire che la voce dedicata a Herbert von Karajan non è solo inadeguata alla statura del personaggio, ma possiede anche una carica malevola veramente esagerata. Basti dire che il 50% della voce è dedicata all'adesione al partito nazista. Ma è mai possibile? Anche entrando nel merito, il tono e le accuse sono esagerate. Nessuno nega che aderire al partito nazista non sia un gesto nobile. Però mi pare ingiusto pontificare, oggi, su scelte e stati d'animo che bisognerebbe aver vissuto in prima persona, per poterli capire fino in fondo. Non si può non tenere conto che in quegli anni Karajan era un uomo giovane ed è possibile sia stato inizialmente affascinato dall'ideologia nazista. Ma è altrettanto innegabile che se ne distaccò ben presto, ed ebbe forti scontri con i gerarchi nazisti. Hitler non lo amava, e come è noto Karajan si oppose al diktat nazista di non dirigere musica sacra, mettendo apposta in programma la Missa in Si Minore di Bach. Si oppose anche al divieto di eseguire Hindemith, mettendolo in programma e subendo il discredito dei nazisti. La rottura definitiva si ebbe quando sposò una donna ebrea. Allora, si trovò straniero in due patrie: inseguito dai nazisti e dagli anti nazisti. Falso e pretestuoso è poi il punto di vista di chi beatifica Furtwangler e demonizza Karajan. Eppure basta leggere una buon volume, serio e finalmente obiettivo (Misha Aster, l'Orchestra del Reich, Zecchini Editore) per capire che Karajan ebbe un ruolo marginale negli anni del nazismo, essendo un giovane ed esordiente direttore. Il vero capo dei Berliner, in quegli anni, era Furtwangler e fu lui a prendere tutte le scelte che contavano: compresa il "matrimonio" d'interesse tra i Berliner e il reich. Trovo veramente ingiusto che per tutta la vita e ancora oggi, a oltre vent'anni dalla morte, si tenti di gettare discredito su una figura di grande direttore come Karajan, usando l'ombra nera del nazismo. A Wikipedia lancio un appello: possibile che chiunque possa mettere le mani ad una biografia, facendo emergere i propri inconfessabili odi e rancori, e infischiandosene del rispetto della verità e dei lettori? La memoria di Karajan e il suo valore è in ogni caso affidata alla sua musica. La sola bellezza del suo suono rende piccole e opache le polemiche di personaggi così piccoli che modificano le biografie di nascosto senza neppure mettere il proprio nome e cognome. Marco Mologni

LE PRECISAZIONI SONO NECESSARIE

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La vera storia di Karajan durante il regime nazista è semplice e le sue reali posizioni politiche si potrebbero capire con una certa facilità. Attirati dal fascino che il suo genio musicale esercitava sugli intenditori, i nazisti finsero che lui fosse uno di loro, per poi iscriverlo suo malgrado nella loro lista di "amici"; ma non era vero che lui fosse loro amico, anzi era loro ostile. Successivamente trovò modo di esprimere i propri rifiuti pubblicamente restando vivo ed incolume, dando volutamente un esempio di come si potesse fare per opporsi pubblicamente alle prepotenze naziste. In ciò era uomo abilissimo, dotato di introspezione psicologica fuori dal comune ed intùito prontissimo oltre che di coraggio e freddezza. Anche la sua seguente fuoriuscita dal territorio occupato dai nazisti fece parte della medesima impresa, voluto esempio stavolta specialmente per gli stranieri. Purtroppo durante questo periodo iniziava ai suoi danni anche la persecuzione da parte di quelli tra gli anglo-americani che agivano allo scopo di americanizzare l'Europa fino a cancellarne indipendenti istituzioni politiche. Costoro intrigavano sfruttando la confusione e l'ingenuità di politici e militari statunitensi e la stanchezza di militari, politici ed aristocratici inglesi oppure britannici. Si aggiunse quindi al falso della partecipazione al nazismo l'altro falso della confessione sotto processo, che veniva diffuso non per via eminentemente burocratica ma tramite sconsideratezze verbali che i falsari stessi attuavano o che facevano attuare da altri. Questo inganno fu condotto purtroppo con una retorica per davvero costruita sui modi e gli stili di minacciare e terrorizzare propri dei medici nazisti e dei loro complici, da quegli stessi ambienti che vollero negare alla maggioranza degli americani, anche ai politici di rilievo o importanti ed ai vertici militari, la possibilità di avere reali e corrette informazioni sulle conseguenze effettive degli scoppi degli ordigni atomici, quelli che poi sarebbero stati lanciati su Hiroshima e Nagasaki. Quando i tentativi di americanizzare tutta o parte dell'Europa politica fallirono a causa della diplomazia restante dei restanti poteri politici europei stretti tra le due occupazioni americana e sovietica, allora i due falsi condotti ai danni di Karajan furono palesi alle Autorità non soltanto europee e non v'era più agio per continuarne. Fu lo stesso Herbert Von Karajan, dopo, a dare tale pubblica versione dei fatti, quando durante la Guerra Fredda si tentava con somma ostinazione di screditarlo in vari e subdoli modi ed anche con danno per persone da lui stimate e che lo stimavano ed anche con danno per quelli che ne erano legati da vincoli affettivi. Herbert Von Karajan non mancò di raccontare pubblicamente anche questo, con ferma e risoluta condanna sui persecutori. Fu proprio Herbert Von Karajan, da me personalmente incontrato più di una volta e non sempre con presentazione, a darmi invito a comunicare queste vicende, non appena mi fosse stato possibile ed opportuno ritrovarne le memorie esatte nelle circostanze adeguate.

MAURO PASTORE

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