Discussione:Polisaccaridi

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I polisaccaridi sono dei carboidrati, e sono responsabili per la struttura (cellulosa) e per la riserva energetica (amido) delle piante. Essendo metaboliti primari essi sono presenti universalmente nelle piante. Il termine può includere anche complessi polisaccaridici tra monosaccaridi ed altri composti (esteri, acidi uronici o zuccheri aminici): impoirtanti esempi in questo ultimo gruppo solo l'emicellulosa, la pectina, le gomme (vedi) e le mucillagini (vedi). I polisaccaridi sono abbastanza semplici se comparati ad altre macromolecole (proteine, acidi nucleici, ecc.) e i due più famosi, cioè cellulosa e amido, sono polimleri semplici di un unico zucchero, il glucosio. Il legame etere che unisce i monosaccaridi può essere in configurazione α o β, cosa che determina la solubilità e la digeribilità dei polisaccaridi.

Prima di entrare nel dettaglio delle proprietà di questa classe, ecco una introduzione ai mattoni di base

I. Monosaccaridi: contengono dai tre ai nove atomi di carbonio, ma i pentosi e gli esosi sono i più comuni nel regno vegetale. Glucosio, fruttosio, galattosio (latte e agar-agar), xilosio, ribosio ed arabinosio (zuccheri del legno), apioso (Apium graveolens e Petrosellinum crispum), hamameloso (Hamamelis virginiana). Non hanno proprietà farmacologiche di nota

II. Disaccaridi: unione di due monosaccaridi, esempi sono il saccarosio (glucosio = fruttosio), maltosio (2 glucosi), lattosio (glucosio = galattosio). Non hanno proprietà farmacologiche di nota

III. Oligosaccaridi (da 2 a 10 unita) e polisaccaridi: sostanze di riserva di glucosio come amido e glicogeno, di fruttosio come inulina (universale nella famiglia delle Asteraceae), e strutturali come la cellulosa. Gli zuccheri si uniscono con molti altri componenti delle piante per formare delle glicosidi, che spesso si comportano differentemente dalle molecole private di zucchero (agliconi).

IV. Glicosidi e agliconi: le glicosidi sono dei composti che contengono un carboidrato e un residuo non carboidrato nella stessa molecola. Il residuo carboidrato è attaccato con un legame acetale al carbonio 1 del residuo non carboidrato, detto aglicone. Lo zucchero più comune nelle glicosidi è il glucosio (una glicoside contenente glucosio si dice glucoside). L'aglicone può essere un fenolo, un flavonoide, un antrachinone e molte altre molecole. Il legame glicosilico è solitamente in configurazione β e quindi resistente agli enzimi umani, cosa che rende le glicosidi mal assorbite nel tratto digerente. Il loro destino è quindi quello di viaggiare fino all'ileo distale o addirittura fino all'intestino crasso, dove la microflora riesce a liberare l'aglicone che viene quindi assorbito.

1. Polisaccaridi immunostimolanti Recenti studi hanno mostrato che un numero di molecole di polisaccaridi eteroglicani ramificati, idrosolubili ed acidici, con pesi molecolari elevati, mostrano proprietà immunostimolanti in vitro ed in vivo. L'attenzione degli studiosi si e' concentrata soprattutto su una specie, Echinacea (angustifolia, purpurea e pallida), che ha dimostrato la attivita immunostimolante più intensa. Questi polisaccaridi sono comunque stati trovati in altre piante: Chamomilla recutita, Baptisia tinctoria, Calendula officinalis, Serenoa serrulata ed Eleutherococcus senticosus. E' importante notare come, data la loro dimensione, questi polisaccaridi sono di solito poco assorbiti, e la loro azione e' probabilmente di tipo locale (vedi possibile azione di riflesso, o allergica)

2. Gomme e mucillagini. Tradizionalmente dimenticate dai farmacologi, gomme e mucillagini sembrano non riservare alcuna sorpresa o particolare azione terapeutica. Sono molecole solitamente non ben definite a livello chimico, a struttura polimerica, piuttosto grandi e molto ramificate. Sono costruite a partire da zuccheri diversi e unità di acido uronico. Sono molto idrofile e sono in grado di intrappolare acqua (e altre molecole) nella propria matrice a lattice per formare un gel. Di conseguenza, quando una mucillagine viene mescolata ad acqua, si gonfia fino a varie volte il proprio volume originario. I legami tra i saccaridi sono in configurazione β e quindi non degradabili dagli enzimi digestivi umani. Sono però degradabili almeno in parte dalla flora batterica intestinale e formano acidi acido uronico, saccaroderivati e grassi a catena corta (SCFA). Questo potrebbe spiegare l'utilizzo tradizionale della polvere di olmo (Ulmus fulva/rubra) come cibo per convalescenti. Non solo la mucillagine servirebbe come calmante per il tratto intestinale disturbato, ma gli SCFA formati nel colon sarebbero una fonte di nutrimento facilmente assorbibile e assimilabile sia per l'uomo (nutriente) che per la microflora intestinale (prebiotica). Sono famose per le loro proprietà emollienti e demulcenti e per la loro azione diretta, seppur temporanea, sulle infiammazione del tratto gastrointestinale La loro azione sembra essere puramente meccanica e locale e legata alla loro consistenza, dall'attaccaticcio al mucillaginoso che fa si che formino uno strato protettivo/demulcente sulle superfici a contatto. Esternamente sono state utilizzate tradizionalmente come vulnerari, per ridurre il dolore, irritazione e prurito. Inernamente sono invece indicate per infiammazioni gastriche, ulcere peptiche ed eccesso di secrezione gastrica.

Eppure molte delle piante che li contengono, come Althaea officinalis, Tussilago farfara, Ulmus fulva, Plantago ovata e Symphytum officinale esplicitano azioni ben definite sul apparato digestivo, respiratorio ed urinario, azioni non sempre riconducibili ad un'azione locale.

Vediamo una possibile spiegazione: Il tratto digerente non e' un inerte tubo di passaggio, ma un organo con una complessa relazione con i sistemi nervoso, immunitario ed endocrino. Ciò lo rende estremamente reattivo agli stimoli. L'irritazione dei recettori nervosi di un tratto del apparato digerente risulta in una contrazione riflessa ed un aumento della peristalsi sia localmente che in altre sezioni dell'apparato, provocando diarrea, coliche, dispepsia, flatulenza, riflussi acidi, disfagia, ecc.. Cosi, nella misura in cui le mucillagini riducono le infiammazioni alla base di questi disturbi, esse sono più di un approccio sintomatico (anche se non ancora una cura).

Per spiegare l'azione delle mucillagini sugli apparati respiratorio e urinario bisogna andare più lontano; dobbiamo cioè ricordare la comune origine embriologica dei tre sistemi ed il loro legame funzionale (probabilmente attraverso il sistema nervoso). Questo legame può' spiegare l'azione delle mucillagini sui bronchi (calma le tossi irritanti, fluidifica le secrezioni bronchiali se sono secche, e calma gli spasmi nell'asma) e sui tubuli renali (riduce le coliche renali e i sintomi delle infezioni urinarie).

In effetti un estratto di Althea officinalis somministrato ad un animale è stato in grado di ridurre la tosse quanto un antitossivo di sintesi. Se può sembrare strano che una azione sui tessuti esofageo e gastrico possa influenzare la reattività del tessuto polmonare, basti pensare al fenomeno inverso: è ben noto che il reflusso gastroesofageo (GORD) può scatenare la tosse, e il legame tra attacchi di asma notturna e GORD è stato ampiamente dimostrato sintesi.

Le mucillagini inoltre, facendo parte della categoria delle fibre solubili, contribuiscono alla riduzione della colesterolemia e della glicemia, se assunte con il cibo (lo psillio è particolarmente efficace).

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