Endocardite non infettiva
Endocardite non infettiva | |
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Specialità | cardiologia |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-9-CM | 424.90 |
ICD-10 | I38 |
MeSH | D059905 |
Con il termine di endocarditi non infettive, definite anche trombotiche non batteriche, si indicano una dei 3 principali gruppi di endocarditi; esse sviluppano trombi di piastrine e fibrina sterili investendo le valvole cardiache e la parte sinistra del cuore.
Eziologia
[modifica | modifica wikitesto]Si associano a condizioni generali di ipercoagulabilità del sangue (tromboflebite migrante, iperestrogenismo, malattie ematologiche, sindromi paraneoplastiche, rallentamento del flusso in pazienti cachettici) che s'inseriscono su quadri locali di valvole spesso già precedentemente danneggiate (flusso non laminare).
Sintomatologia
[modifica | modifica wikitesto]Anche se originalmente non si hanno manifestazioni, può mostrarsi in associazione a forme tumorali, è una delle cause maggiori per quanto riguarda embolie delle arterie.[1] Le stesse embolie possono portare a febbre e soffio cardiaco. A causa dell'associazione con quadri oncologici venivano denominate anche endocarditi terminali.
Anatomia Patologica
[modifica | modifica wikitesto]Si riscontrano trombi friabili da 1 a 5 mm sulle facce assiali delle valvole, in assenza di microrganismi ed infiammazione locale. I trombi sono di dimensioni generalmente maggiori rispetto alle vegetazioni o alle verruche di altri tipi di endocarditi.
Epidemiologia
[modifica | modifica wikitesto]Si manifesta in ambo i sessi in un'età che va dai 19 ai 90 anni, per le sue caratteristiche viene spesso diagnostica dopo la morte della persona.[2]
Terapia
[modifica | modifica wikitesto]La terapia consiste nella somministrazione di anticoagulanti (questo vale solo nelle forme non infettive in quelle normali l'assunzione di tali farmaci è controindicato) insieme ad eparina e warfarin. Gli anticoagulanti hanno l'effetto di contrastare la nascita di embolie.
Prognosi
[modifica | modifica wikitesto]La prognosi è pessima, può evolversi nella forma batterica.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Marques K., Capelle L. e De Geest H., Nonbacterial thrombotic endocarditis. Case report and literature review, in Acta Clin Belg., vol. 47, 1992, pp. 238-43.
- ^ Christen R, Saner H. e Pirovino M., Nonbacterial thrombotic endocarditis: a contribution to the clinical differential diagnosis in culture-negative endocarditis, in Schweiz Med Wochenschr., vol. 30, 1996.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Merck Research Laboratories, The Merck Manual quinta edizione, Milano, Springer-Verlag, 2008, ISBN 978-88-470-0707-9.