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Euchaita

Coordinate: 40°34′12″N 35°16′04.8″E
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Euchaita
Nome originale in greco antico: Εὐχαΐτων?, Euchaítōn
Cronologia
Fondazione III secolo
Fine XI secolo
Territorio e popolazione
Lingua greco
Localizzazione
Stato attuale Turchia (bandiera) Turchia
Località Beyözü
Coordinate 40°34′12″N 35°16′04.8″E
Cartografia
Mappa di localizzazione: Turchia
Euchaita
Euchaita

Euchaita (in greco antico: Εὐχαΐτων?, Euchaítōn) o Eucaita è stata una città bizantina del Ponto, nella zona nordorientale dell'Asia Minore (moderna Turchia). Oggi su parte dei suoi resti sorge il villaggio turco di Beyözü[1] (provincia di Çorum, distretto di Mecitözü).

Euchaita, nota in epoca medioevale come centro del culto di san Teodoro di Amasea, divenne un importante luogo di pellegrinaggio dopo che i resti del santo vi furono trasferiti dalla vicina Amasea. Nel V secolo Euchaita era un luogo destinato all'esilio di ecclesiastici caduti in disgrazia. Nel 515 la città, non fortificata, fu saccheggiata dagli Unni. Poco dopo fu ricostruita, fortificata ed elevata al rango di città, come sede vescovile suffraganea di Amasea, da Anastasio I, imperatore bizantino dal 491 al 518[2]. Attorno al VII secolo Euchaita divenne sede di un arcivescovato autocefalo e infine, sotto Leone VI il Saggio (imperatore dal 886 al 912), diventerà sede di metropolia[2].

La città fu incendiato dai Sassanidi nel 615, mentre nel 640 fu assediata dagli arabi del califfo Mu'awiya. Un secondo assedio arabo portò all'espugnazione di Euchaita nel 663: la città fu saccheggiata e la chiesa di San Teodoro distrutta. Gli arabi svernarono in città mentre la popolazione si nascose in rifugi fortificati nella campagna circostante. Anche questa volta la città fu ricostruita. Nell'810, infine, gli arabi riuscirono vittoriosi in uno scontro nelle vicinanze di Euchaita nel corso del quale presero prigioniero lo stratego del thema Armeniakon e si impossessarono di tutto il tesoro[2].

La vicende su Euchaita diventano progressivamente meno conosciute, segno di una decadenza attribuibile, oltre che agli eventi bellici, al mutato ruolo delle città in epoca bizantina[3]. Ancora a metà dell'XI secolo, tuttavia, si ha notizia di una fiera durante la festa di San Teodoro. Giovanni Mauropo, nominato metropolita di Euchaita attorno all'anno 1050, in molte lettere indirizzate al suo allievo e amico Michele Psello si lamenta di questo "onorevole esilio" e chiede a Psello di sollecitare l'imperatore per permettergli di ritornare a Costantinopoli[4]. La storia successiva di Euchaita è tuttavia sconosciuta[2].

Dai primi anni del XXI secolo, la città è al centro di un progetto interdisciplinare archeologico (il «Progetto Archeologico Avkat»), sotto la direzione di John F. Haldon della Princeton University[5].

  1. ^ Princeton University, The Euchaita/Avkat Project
  2. ^ a b c d Clive Foss, «Euchaita». In: The Oxford Dictionary of Byzantium, cit.
  3. ^ John F. Haldon, Byzantium in the seventh century: the transformation of a culture, revised edition, Cambridge: Cambridge University press, 1997, ISBN 052131917X, ISBN 9780521319171. Vedi in particolare il cap. III, «Social relations and the economy: the cities and the land», pp. 92 segg (Google libri)
  4. ^ Silvio Giuseppe Mercati, Giovanni Mauropode. In: Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, Vol. XVII, Roma: Istituto Treccani, 1933
  5. ^ The Euchaita Avkat Project
  • (EN) Clive Foss, «Euchaita». In: Alexander Kazhdan (a cura di), The Oxford Dictionary of Byzantium, Oxford; New York: Oxford University Press, 1991, p. 737, ISBN 978-0-19-504652-6
  • (FR) Raymond Janin, La géographie ecclésiastique de l'empire byzantin, première partie: Le siège de Constantinople et le patriarcat oecuménique, Tome III: Les églises et les monastères, Paris: Centre National de la Recherche Scientifique, 1969, pp. 148–155.
  • (EN) Frank Trombley, «The Decline of the Seventh-Century Town: The Exception of Euchaita». In: Speros Vryonis Jr., Byzantine Studies in Honor of Milton V. Anastos, Malibu: Undena publications, 1985, pp. 65–90.

Voci correlate

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Controllo di autoritàVIAF (EN3616154501903839210004 · GND (DE1173342834