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Fabio Ronzelli

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Fabio Ronzelli (1560Bergamo, 1630) è stato un pittore italiano.

Fabio Ronzelli era figlio del pittore Pietro e probabilmente fece il suo periodo di apprendimento nella bottega paterna, che si trovava nella vicinia di San Pancrazio nella parte alta della città di Bergamo. Poche sono le informazioni circa la sua vita. Nel 1629 un certo Alessandro Baresi affidò alla bottega del Ronzelli il figlio Andrea perché lo inviasse allo studio dell'arte della pittura.[1] Il Ronzelli dettò il suo testamento il 12 luglio 1630 forse già ammalato di peste, non vi sono altri documenti successivi che lo riportano, si considera che sia morto poco dopo la sua stesura.

«in Xti nomine amen […]Questo è il testamento noncupatico et senza solennità di parole fato ed ordinato per d.Fabio Roncelli sano per gratia del Signore di mente, intelletto, vista et loquela ma alquanto aggravato del corpo, et stando li presenti accidenti di peste ha voluto disponer delle cose mie come seguente […] Et perché la istituz, dell'herede è il capo del test. però d:d:Fabio ha nominato et nomina in suo herede universale de tutti li suoi beni mobili, stabili et crediti in qualsivoglia sorte il ve. Hospitale grande di Bergamo […]. Lascia scudi 200 ali Padri Capucini e 2 ai Padri delle Gratie, somme di cui è creditore verso Prospero Foresto suo nipote. Obbliga l'Hospitale a riscuotere i 400 scudi per pagarli ai legatari, pregando per l'anima del test. Condanna un debito a Troilo fratello di q. Prospero Foresti di L.500 prestate gratis et amore. Item alle Rev. Madri di S. Grazia di Bergamo scudi 300 col patto di far celebrare messe e pregar Dio per l0anima del Testatore. Item scudi 199 a Gio: Giacomo Roncello. It3m ha liverato le rev. Madri di S. Grata della mercede di pittura che da loro occorsa ecc.»

Il Tassi indicando la mancanza di informazioni sull'artista lo indicò come: “ragguardevole pittore de' suoi tempi”, anche se secondo il Locatelli fu di valore artistico inferiore a quello del padre, e come il padre condizionato dall'importante forma pittorica manieristica che il Salmeggia e il Cavagna avevano per molti anni eseguito.

Opere e stile

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L'artista fu come il padre, e i molti artisti attivi nella bergamasca del Seicento, seguaci del Salmeggia e del Cavagna,[2]dalla cui area pittorica fu molto difficile allontanarsi, riempiendo le chiese di tele che erano ligie alle raffigurazioni controriformiste manieristiche, senza uno studio intellettuale che potesse portare a una riforma artistica che si combinasse con un nuovo gusto e con nuova profonda sensibilità. Sicuramente anche Fabio si trovò coinvolto e vincolato dalle commissioni che promuovevano iconografia tradizionale.

  1. ^ CesareBizioli, p. 359.
  2. ^ Tra gli artisti dei primi anni del Seicento post Salmeggia vi furono: Benedetto Dolfi, Giacomo Dolfino, Francesco e Chiara Salmeggia, Giacomo Antonio Assonica Marcantonio Cesareo, Giuseppe Cesareo, Andrea Zambelli Giovanni Battista Viola, Claudio Spina.
  3. ^ Cristo in pietà sorretto dalla Vergine, su lombardiabeniculturali.it, LombardiaBeniCulturali. URL consultato il 18 ottobre 2021.
  4. ^ Chiesa e tomba di Sant'Alessandro della Croce via Pignolo (PDF), su comune.bergamo.it, IBCAA. URL consultato il 18 ottobre 2021.
  5. ^ Luisa Vertova, Carlo Ceresa, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX. Il Seicento, II, Bergamo, 1978, p. 556-557, OCLC 715061447.