G29-38
G29-38 | |
---|---|
Rappresentazione artistica del disco di detriti in orbita attorno a G29-38 | |
Classificazione | Nana bianca |
Classe spettrale | DAV4.4 |
Tipo di variabile | ZZ Ceti[1] |
Periodo di variabilità | 110 - 1016 secondi[2] |
Costellazione | Pesci |
Coordinate | |
(all'epoca J2000.0) | |
Ascensione retta | 23h 28m 47,74s[3] |
Declinazione | +05° 14′ 53.4″[3] |
Dati fisici | |
Raggio medio | 0,01[4] R⊙ |
Massa | |
Acceleraz. di gravità in superficie | 8,15 ± 0,05 (logg)[5] |
Temperatura superficiale |
|
Luminosità | |
Indice di colore (B-V) | 0,14[1] |
Dati osservativi | |
Magnitudine app. | 13,03[1] |
Magnitudine ass. | 12,4 |
Parallasse | 73,4 ± 4,0[1] |
Moto proprio | AR: −360[3] mas/anno Dec: −302[3] mas/anno |
Velocità radiale | 15,3 ± 3,0 km/s[6] |
Nomenclature alternative | |
G29-38 (Giclas 29-38; ZZ Piscium / ZZ Psc) è una nana bianca situata nella costellazione dei Pesci, variabile del tipo ZZ Ceti.
La variabilità di G29-38 fu scoperta per la prima volta nel 1974[7][8] ed è dovuta, come per tutte le nane bianche del tipo ZZ Ceti, a delle pulsazioni non radiali dell'astro causate da onde gravitazionali. Tali pulsazioni fanno sì che la luminosità della stella vari anche del 30%.[9]
Si tratta di una nana bianca piuttosto giovane e calda, che si sarebbe formata in tempi relativamente recenti (circa 600 milioni di anni) a partire da una stella AGB.
Il disco di detriti
[modifica | modifica wikitesto]La presenza di materiale detritico in orbita attorno a G29-38 è stata scoperta verso la fine degli anni 1980[10] grazie ad osservazioni nell'infrarosso, che mostrarono un sostanziale picco di emissione alle lunghezze d'onda di 2 e 5 µm.[11] Inizialmente questo eccesso di radiazione infrarossa venne imputato alla presenza di una nana bruna simile a Giove, con una temperatura di 1200 K ed un raggio di 0,15 R⊙;[10][11] tuttavia, le osservazioni successive non confermarono la presenza di questo oggetto.[12]
Le osservazioni nell'infrarosso condotte nel 2004 dal telescopio spaziale Spitzer della NASA hanno indicato in orbita attorno alla nana bianca la presenza di una nube di polveri che sarebbe stata originata dalla distruzione, ad opera di forze mareali, di una cometa passata al periastro troppo vicina alla nana.[13] La scoperta potrebbe essere indizio del fatto che G29-38 sia ancora orbitata da una cintura di comete sopravvissute e, presumibilmente, anche da pianeti esterni.[14]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d W. F. van Altena, J. T. Lee, E. D. Hoffleit, New Haven, The general catalogue of trigonometric parallaxes, in CT: Yale University Observatory, 1995, CDS ID I/238A..
- ^ Special Stars: G29-38, su jumk.de, Astronomy: The Stars. URL consultato il 24-12-2006.
- ^ a b c d Gáspár Á. Bakos, Kailash C. Sahu, Péter Németh, Revised Coordinates and Proper Motions of the Stars in the Luyten Half-Second Catalog, in Astrophysical Journal Supplement, vol. 141, n. 1, luglio 2002, pp. 187–193, CDS ID I/279.
- ^ William T. Reach, Carey Lisse, Ted von Hippel, Fergal Mullally, The Dust cloud around the White Dwarf G 29-38. 2. Spectrum from 5-40 microns and mid-infrared variability, in Astrophysical Journal.
- ^ a b c d James Liebert, P. Bergeron, J. B. Holberg, Table 1, The Formation Rate and Mass and Luminosity Functions of DA White Dwarfs from the Palomar Green Survey, in The Astrophysical Journal Supplement Series, vol. 156, n. 1, gennaio 2005, pp. 47–68, DOI:10.1086/425738..
- ^ a b V* ZZ Psc -- Pulsating White Dwarf, su simbad.u-strasbg.fr, SIMBAD. URL consultato l'11-12-2008.
- ^ O. S. Shulov, E. N. Kopatskaya, Variability of the white dwarf G 29-38, in Astrophysics, vol. 10, n. 1, pp. 72–74., DOI:10.1007/BF01005183.
- ^ J. T. McGraw, E. L. Robinson, G 29-38 and G 38-29: two new large-amplitude variable white dwarfs, in Astrophysical Journal, vol. 200, settembre 1975, pp. L89–L93.
- ^ S. J. Kleinman, R. E. Nather, D. E. Winget, et al, Observational limits on companions to G29-38, in Astrophysical Journal, vol. 436, n. 2, dicembre 1994, pp. 875–884.
- ^ a b E. E. Becklin, B. Zuckerman, A low-temperature companion to a white dwarf star, in Nature, vol. 336, 15 dicembre 1988, pp. 656-658.
- ^ a b B. Zuckerman, E. E. Becklin, Excess infrared radiation from a white dwarf - an orbiting brown dwarf?, in Nature, vol. 330, 12 novembre 1987, pp. 138-140.
- ^ Marc J. Kuchner, Christopher D. Koresko, Michael E. Brown, Keck Speckle Imaging of the White Dwarf G29-38: No Brown Dwarf Companion Detected, in The Astrophysical Journal, vol. 508, n. 1, 20 novembre 1998, DOI:10.1086/311725..
- ^ William T. Reach, Marc J. Kuchner, Ted von Hippel, Adam Burrows, Fergal Mullally, Mukremin Kilic, D. E. Winget, The Dust Cloud around the White Dwarf G29-38, in Astrophysical Journal, vol. 635, n. 2, dicembre 2005, pp. L161–L164.
- ^ NASA's Spitzer Finds Possible Comet Dust Around Dead Star, su jpl.nasa.gov, NASA press release, 11 gennaio 2006. URL consultato il 21 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2006).
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Robert Roy Britt, Tales From the Stellar Grave: Born Again Planets, su space.com, 7 febbraio 2002. URL consultato il 24-12-2006 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2008).