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Gino de Finetti

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Gino de Finetti

Gino de Finetti (Pisino, 9 maggio 1877Gorizia, 5 agosto 1955) è stato un pittore, illustratore e grafico italiano. Nato in Istria, de Finetti ebbe un'infanzia caratterizzata da diversi trasferimenti in virtù del lavoro del padre, ingegnere ferroviario. Frequentate le scuole a Trieste, si formò artisticamente a Monaco di Baviera e visse lungamente in Germania fino al 1934, anno in cui l'ascesa del regime nazista lo convinse a tornare in Italia. Fu prolifico illustratore, vignettista e grafico.

Gino de Finetti nacque a Pisino, in Istria, il 9 maggio del 1877[1][2] (alcune fonti indicano il 9 di agosto)[3] da Giovanni Battista de Finetti e Anna Radaelli. Il padre, ingegnere ferroviario, aveva origini nobili e apparteneva a una famiglia di Gradisca d'Isonzo, mentre la madre proveniva da Roncade.[3][4] Alla nascita di Gino, la famiglia si trovava in Istria poiché il padre sovraintendeva alla costruzione della ferrovia che collegava Trieste a Pola.[4] L'occupazione del padre portò la famiglia a frequenti trasferimenti, e de Finetti crebbe tra Tarvisio, Vienna, Gorizia, Innsbruck e Trieste (dove si stabilirono nel 1884).[3]

Fin da giovanissimo de Finetti mostrò attitudine e passione per il disegno, legandosi particolarmente all'arte del Tintoretto,[3] e dopo studi classici nel 1895 si trasferì a Monaco di Baviera dove dapprima si iscrisse alla Technische Hochschule (scuola superiore tecnica) e nel 1897 all'Accademia di belle arti di Monaco di Baviera.[4] All'accademia monacense divenne amico di Albert Weisgerber, un altro studente e futuro illustratore di vaglia,[4] e seguì con particolare attenzione le lezioni del professor Heinrich von Zügel, specializzato nella pittura en plein air (all'aria aperta) e in quadri raffiguranti animali (specialmente cavalli).[4] Conclusi gli studi accademici, de Finetti trascorse un periodo in Boemia per dedicarsi alla pittura immerso nella natura boschiva di tale regione.[1] Dal 1901 al 1903 fu a Graz, in Austria, a prestare servizio militare.[4]

Terminato il servizio militare, de Finetti rientrò a Monaco dove collaborò con le sue illustrazioni alla rivista Jugend.[4] Nel 1904 si spostò a Berlino,[4] dove lavorò per gli editori Ullstein e Scherl e collaborò con numerose riviste e periodici, sia come illustratore che come vignettista.[3] Fu anche collaboratore di Max Reinhardt, contribuendo all'allestimento di alcuni spettacoli teatrali.[1] Nel 1905 fece un viaggio a Parigi dove entrò a contatto con l'arte di Edgar Degas, Henri de Toulouse-Lautrec e Théodore Géricault.[3] Nel medesimo anno iniziò la collaborazione con il periodico Simplicissimus, protrattasi fino al 1908.[4] Nel 1906 espose per la prima volta con gli artisti della secessione di Berlino: la frequentazione di tali ambienti proseguì fino alla prima metà degli anni '30, anche come membro della giuria di alcune esposizioni.[4]

Nel 1911 si sposò con Martha Bermann, tedesca di Hannover, e aprì uno studio a Berlino, rendendola sua residenza stabile.[3] Nello stesso anno un viaggio a Parigi lo portò a frequentare l'ambiente teatrale, tra cui i cosiddetti Ballets russes (balletti russi) organizzati da Sergej Pavlovič Djagilev.[3] Sempre nell'ambito teatrale, a Berlino lavorò spesso al Deutsches Theater come decoratore.[3] De Finetti pertanto operava come illustratore, grafico pubblicitario, pittore (in special modo a partire dal 1912) e vignettista satirico, collaborando con numerosi periodici tra cui Lustige Blätter, Berliner Zeitung am Mittag e Sankt Georg.[4]

Allo scoppio della prima guerra mondiale de Finetti scelse di non lasciare la Germania e lavorò presso giornali e nella produzione di manifesti pubblicitari: la morte del padre del 1919 lo portò però a frequentare maggiormente l'Italia.[4] Nel 1920 partecipò per la prima volta alla Biennale di Venezia, che lo vide poi tornare in diverse edizioni seguenti (1924, 1928, 1932, 1934, 1953).[3] Sue mostre furono organizzate sia in Germania che all'estero (Polonia, Paesi Bassi, Francia).[3] Nel 1924 una sua mostra personale a Milano ottenne discreto successo.[3] Nel 1922 allestì uno studio presso la villa di famiglia nel comune di Mariano del Friuli, nella frazione Corona: la dimora fungeva sia da abitazione che da studio.[5][6] Nel 1926 una mostra ad Amsterdam lo vide esporre con il pittore triestino Adolfo Levier.[4] Nel 1928 espose nuovamente ad Amsterdam in occasione dei Giochi olimpici ivi svoltisi.[4] In Italia fu noto specialmente per le sue stampe a tema sportivo (in special modo l'equitazione fu spesso al centro delle sue opere).[3] Alfredo Stendardo del Giornale d'Italia definì de Finetti «il pittore del movimento, il pittore della vibrazione, il pittore della vita».[7]

Nel 1934 l'ascesa del regime nazista in Germania persuase i coniugi de Finetti a lasciare il Paese e trasferirsi in Italia, nella villa di Corona.[3] Rientrato in patria, l'artista si dedicò sia alla pittura che all'illustrazione, disegnando peraltro per la Gazzetta dello Sport.[3] Espose frequentemente alle mostre cosiddette sindacali (cioè dell'organizzazione sindacale degli artisti legata al partito fascista) a Trieste.[3][4] Dal 1935 al 1938 il pittore ebbe un periodo di frequenti esposizioni in Polonia, Bulgaria, Ungheria e in Italia a Napoli.[1]

La seconda guerra mondiale fu ripresa poi come tema dal de Finetti nelle sue opere più tarde: una di queste s'intitolava Gli infoibati, dedicato ai massacri delle foibe.[3] Nel 1948 a Londra de Finetti prese parte alle competizioni di Arte ai Giochi della XIV Olimpiade nelle discipline di pittura e di grafica.[2] Nel 1950 produsse l'opera Via Crucis, esposta presso la Chiesa dei Santi Maria e Zenone a Corona.[5] De Finetti morì improvvisamente a Gorizia il 5 agosto 1955, colto da infarto mentre si trovava presso l'ufficio postale cittadino.[1]

  1. ^ a b c d e Maria Teresa Micovilovich, IL PITTORE GINO DE FINETTI Da Pisino a Corona via Monaco e Berlino, in Arena di Pola, 4 aprile 1987, p. 3. URL consultato il 1º agosto 2020.
  2. ^ a b Gino De Finetti, su sports-reference.com. URL consultato il 1º agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2020).
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Maddalena Malni Pascoletti, DE FINETTI, Gino, su treccani.it. URL consultato il 1º agosto 2020.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o FINETTI (DE) GINO (1877 - 1955), in Dizionario Biografico dei Friulani. URL consultato il 1º agosto 2020.
  5. ^ a b Un libro su Gino de Finetti, in Messaggero Veneto, 4 dicembre 2005. URL consultato il 1º agosto 2020.
  6. ^ VILLA DE FINETTI, su comune.marianodelfriuli.go.it, Comune di Mariano del Friuli. URL consultato il 1º agosto 2020.
  7. ^ Alfredo Stendardo, La pittura di Gino De Finetti, in Il Giornale d'Italia, 8 giugno 1931, p. 8.

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