Giuseppe Mancini (militare)

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Giuseppe Mancini
NascitaArezzo, 10 febbraio 1893
MorteMelette, 4 dicembre 1917
Cause della mortecaduto in combattimento
Luogo di sepolturaSacrario militare di Asiago
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Reparto12º Reggimento bersaglieri
Anni di servizio1915-1917
GradoTenente
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieSeconda battaglia dell'Isonzo
Comandante di6ª compagnia, XXIII Battaglione, 12º Reggimento bersaglieri
Decorazionivedi qui
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Giuseppe Mancini (Arezzo, 10 febbraio 1893Melette, 4 dicembre 1917) è stato un militare italiano, tenente del corpo dei bersaglieri durante la prima guerra mondiale, fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Nacque ad Arezzo il 10 febbraio 1893, nipote dell'avvocato Ugo Mancini che fu sindaco di Arezzo tra il 1911 e il 1914, e in gioventù svolse attività sportiva nell'ambito della Società ginnastica "Francesco Petrarca". Si arruolò nel Regio Esercito nel corso del 1913, assegnato come Allievo Ufficiale al 3º Reggimento bersaglieri. Promosso sottotenente di complemento venne trasferito al Reggimento. All'atto dell'entrata in guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915,[1] prestava servizio presso il 13º reggimento. Si distinse immediatamente, tanto che il 28 luglio[2] successivo è decorato con la Medaglia d'argento al valor militare per le tre ferite riportate nello stesso combattimento. Promosso tenente, nel 1916 viene assegnato alla Scuola Mitraglieri di Brescia.

Dopo la sconfitta di Caporetto chiese ed ottenne di essere rimandato in zona di guerra, presso un reparto combattente. Mandato sull'altopiano di Asiago, entrò di nuovo in azione dopo la ritirata sulla linea del Piave. Il 4 dicembre 1917,[3] mentre prestava servizio come capitano presso il 12º Reggimento, rimase gravemente ferito sul Monte Miela.[4] Nonostante la ferita continuò a combattere, mantenendo la posizione con i pochi uomini rimasti al suo comando fino a che non si spense presso un piccolo ospedale da campo. In sua memoria gli venne assegnata una seconda Medaglia d'argento al valor militare, trasformata poi in Medaglia d'oro[4] con Regio Decreto del 19 agosto 1921. La salma, seppellita senza indicazioni, fu probabilmente traslata tra quelle ignote del sacrario-ossario di Asiago.

Nel 1933 l'Amministrazione Comunale di Arezzo, per volontà del Podestà Pier Ludovico Occhini, decise di costruire un nuovo stadio per il gioco del calcio e lo intitolò a lui.[N 1] Negli anni sessanta del secolo scorso lo stadio fu demolito e l'intera aerea dichiarata edificabile, con spostamento dello stadio comunale in altra posizione. Nel 2006 gli fu intitolato un settore dello stadio “Città di Arezzo”.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Alla testa del proprio reparto, incitando i suoi soldati con la parola e con l’esempio li guidava all’assalto della linea sbaragliandone le piccole guardie, che costringeva ad asserragliarsi in una vicina baita. Cadutigli d’intorno la maggior parte dei suoi uomini, ritornava con rinnovata violenza ed indomabile tenacia all’assalto dell’improvvisato fortilizio, venendo a lotta corpo a corpo. Ferito a bruciapelo da un colpo di fucile all’addome, non volle cedere al nemico, che forte di numero, tentava la riscossa ed in un supremo sforzo, animando con la voce i superstiti della compagnia, al grido di Savoia! li trascinava a nuovo assalto, impadronendosi della contesa baita, ed annientandone i difensori. Poco dopo, strappato a forza dai soldati dal posto d’onore, spirava prima di giungere al posto di medicazione. Fulgido esempio di eroismo e delle più alte virtù militari. Monte Miela, 4 - 5 dicembre 1917.[5]»
— Regio Decreto 19 agosto 1921
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia, raro esempio di coraggio e di perizia, primo fra tutti, il suo reparto all'assalto, scacciando il nemico dalla posizione ed occupandola saldamente, finché cadeva colpito a morte. Monte Miela, 4 dicembre 1917
— Regio Decreto 20 luglio 1919
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Condusse il plotone in combattimento con mirabile calma ed energia, e, per soccorrere i soldati feriti, si espose più volte a manifesto pericolo. Ferito una prima volta, continuò a combattere; nuovamente ferito, persistette nella lotta e non abbandonò la linea di fuoco se non quando riportò una terza fu ferita. Mentre veniva trasportato al posto di medicazione, cedette lungo la strada, la barella su cui era adagiato, al proprio attendente gravemente ferito. Castelnuovo, 28 luglio 1915
  1. ^ Il terreno, posto nell’area del Campo di Marte, dove venne costruito il nuovo stadio fu donato al Comune dalla famiglia Mancini.
  • Associazione Nazionale Bersaglieri sezione di Arezzo, Le medaglie d’oro al valor militare di tutte le armi della provincia di Arezzo, Sansepolcro, Grafiche Borgo, 1992.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi, Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • (EN) John R. Schindler, Isonzo: The Forgotten Sacrifice of the Great War, Westport, Praeger Publishers, 2001, ISBN 0-275-97204-6.
  • Cronache dalle Federazioni, in Il Nastro Azzurro, n. 2, Roma, Istituto del Nastro Azzurro, marzo-aprile 2011, pp. 38.