Gordon (schiavo)
Gordon | |
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Gordon nel 1863, subito dopo aver raggiunto il campo dell'esercito dell'Unione a Baton Rouge, in Louisiana. | |
Soprannome | Whipped Peter, Peter (Gordon potrebbe forse essere un cognome[1]) |
Dati militari | |
Forza armata | Esercito degli Stati Uniti d'America |
Unità | Corps d'Afrique |
Grado | Sergente |
Guerre | Guerra di secessione americana |
Battaglie | Assedio di Port Hudson |
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Gordon, conosciuto anche come Peter il fustigato (Whipped Peter) (fl. XIX secolo), è stato un militare statunitense. Nato schiavo, riuscì a fuggire da una piantagione della Louisiana nel 1863 e a guadagnare la libertà raggiungendo un accampamento dell'Unione a Baton Rouge, sempre in Louisiana, dove poi si arruolò.
Gordon divenne famoso in quanto soggetto di una serie di fotografie ritraenti per la maggior parte la sua schiena completamente ricoperta da cicatrici, frutto di tutte le frustate che aveva ricevuto nella sua vita da schiavo. Gli abolizionisti utilizzarono queste fotografie, distribuendole in formato biglietto da visita sia in tutti gli USA che nel resto del mondo, per mostrare gli abusi e la crudeltà della schiavitù.[3]
Nel luglio 1863 quelle fotografie di Gordon furono pubblicate sull'Harper's Weekly[4], la rivista a più grande tiratura durante la guerra di secessione americana,[5] e la loro vista fu, per gli abitanti degli stati nordisti, una prova così impressionante dei brutali trattamenti a cui erano sottoposti gli schiavi che molti afroamericani liberi decisero di arruolarsi nell'Union Army.[6]
Lo stesso Gordon si arruolò poi nelle United States Colored Troops poco dopo la loro istituzione e servì per l'Unione durante la guerra di secessione.[2]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]La fuga
[modifica | modifica wikitesto]Poco o nulla è noto della vita di Gordon prima della sua fuga; basandosi sul fatto che egli era soprannominato "whipped Peter", c'è addirittura chi pensa che il suo nome di battesimo fosse per l'appunto "Peter" e che "Gordon", il nome con cui è comunemente chiamato, fosse in realtà il suo cognome[1]. Quello che si sa è che, nel marzo 1863, Gordon fuggì dalla piantagione di 3.000 acri (12 km2) di proprietà dei coniugi John e Bridget Lyons, che nel censimento del 1860 risultavano essere possessori di quaranta schiavi.[1][7] La piantagione era situata vicino all'argine occidentale del fiume Atchafalaya, nei pressi della parrocchia di Saint Landry, a metà strada tra gli odierni insediamenti di Melville e Krotz Springs, in Louisiana.[8]
Per coprire il proprio odore ed evitare che i cani segugio che gli stavano dando la caccia potessero rintracciarlo, Gordon portò con sé delle cipolle prese nella piantagione, con cui ebbe l'accortezza di strofinarsi il corpo ogni volta che usciva da un acquitrino o da una palude. Egli percorse in questo modo più di 60 km[9] in dieci giorni fino a raggiungere le truppe del XIX corpo d'armata dell'esercito unionista stanziato a Baton Rouge.[4]
Arrivo nell'accampamento dell'Unione
[modifica | modifica wikitesto]Dopo il suo arrivo nell'accampamento nordista, il 2 aprile 1863 Gordon fu sottoposto a una visita medica che rivelò gli innumerevoli cheloidi presenti sulla sua schiena, frutto di tutte le frustate ricevute nella sua vita da schiavo. William D. McPherson e il suo socio, Oliver, due fotografi viaggianti che si trovavano nel campo, realizzarono un reportage fotografico sulla schiena di Gordon da cui produssero una serie di fotografie in formato biglietto da visita.[10]
I presenti hanno riferito che durante la visita Gordon disse[2]:
«Ho lasciato la piantagione dieci giorni fa. Il guardiano Artayou Carrier mi aveva frustato. Ho passato due mesi a letto, dolorante per la fustigazione. Il mio padrone è venuto a vedermi dopo che ero stato così seviziato e ha sollevato il guardiano da ogni colpa.[11] Il mio padrone non era presente. Non ricordo il momento della fustigazione. Sono rimasto a letto due mesi dolorante e la mia mente ha cominciato a vacillare - ero come impazzito. Ho provato a colpire tutti. Così mi hanno detto loro, io non ricordo. Non so se io abbia davvero provato a colpire tutti, loro mi hanno detto così. Ho bruciato tutti i miei vestiti, ma non me ne ricordo. Non ero mai stato così (pazzo) prima. Non so cosa mi abbia fatto diventare così (pazzo). Il mio padrone è venuto dopo che ero stato frustato; mi ha visto a letto; ha sollevato da ogni responsabilità il guardiano. Mi hanno detto che ho provato a colpire mia moglie per prima; io non ho colpito nessuno; io non ho ferito nessuno. Il mio padrone è il capitano John Lyon,[8] proprietario di una piantagione di cotone, nel bacino dell'Atchafalaya, vicino a Washington, in Louisiana. Sono stato frustato due mesi prima di Natale.»
Servizio nell'esercito dell'Unione
[modifica | modifica wikitesto]Gordon si arruolò nell'esercito dell'Unione come guida tre mesi dopo che il Proclama di Emancipazione permise l'arruolamento degli schiavi liberati nelle forze armate. Nel corso di una missione egli fu preso prigioniero da parte di soldati Confederati che dopo averlo legato lo picchiarono e lo abbandonarono dandolo per morto. Gordon però sopravvisse e riuscì di nuovo a unirsi alle forze nordiste.[4]
Subito dopo il suo rientro, Gordon fu inserito in un'unità delle Truppe di colore degli Stati Uniti d'America chiamata Corps d'Afrique. Con questa, egli partecipò, col grado di sergente (fu il primo soldato africano americano ad avere un ruolo di comando in un assalto[10]) all'assedio di Port Hudson, durante il quale i presenti sostengono che abbia combattuto impavidamente, nel maggio 1863.[12]
Eredità
[modifica | modifica wikitesto]James Bennet, direttore della rivista The Atlantic, nel 2011 ebbe occasione di dire a proposito delle fotografie:[13]
«Penso che parte dell'incredibile potenza di quest'immagine derivi dalla dignità di quell'uomo. Lui sta posando. La sua espressione è quasi indifferente. La trovo una cosa degna di nota; sta fondamentalmente dicendo: "Questo è un fatto".»
In una lettera inviata al dottor William Johnson Dale, chirurgo generale dello Stato del Massachusetts, nell'aprile del 1863, il dottor Samuel Knapp Towle, chirurgo del XXX reggimento dei volontari del Massachusetts in servizio all'ospedale di Baton Rouge, scrisse:[14]
«Accludo una fotografia scattata da un artista qui, nella vita quotidiana, della schiena di un Negro recante le cicatrici frutto di una vecchia fustigazione. Pochi scrittori hanno mai descritto punizioni peggiori di quelle che deve aver ricevuto quest'uomo, sebbene niente, nel suo comportamento abituale indichi una sua tale depravazione, anzi, egli sembra al contrario INTELLIGENTE ed EDUCATO.»
In un articolo apparso il 12 giugno 1863 sul quotidiano The Liberator, di Boston, si legge:[15]
«Negli ultimi giorni ci è pervenuta da Baton Rouge la fotografia di quello che prima era uno schiavo e oggi, grazie all'esercito dell'Unione, è un uomo libero. Essa ritrae quest'uomo in una posa seduta, con il fiero corpo nudo dalla vita in su, con la bella testa e l'intelligente faccia girate di profilo, con il braccio sinistro piegato, appoggiato sul fianco, e con la schiena nuda e volta a favore di obbiettivo. Su quella schiena, una scena orribile da contemplare! rappresenta una testimonianza contro la schiavitù più eloquente di ogni parola. Sfregiata, scavata, raggrumata in grandi creste, corrugata, incisa, la povera carne torturata mostra la spaventosa opera della frusta del guardiano degli schiavi. Mesi sono ormai trascorsi da quando è avvenuto tale martirio e le ferite sono guarite, ma, finché la carne vivrà, così farà la terribile impressione che essa restituisce. È un'immagine toccante, un appello così muto e potente che nessuno se non chi ha un cuore di pietra può guardare senza sentirsi muovere la coscienza. Nonostante molte persone abbiano definito false queste immagini, il sole non mentirà. Da una prova come questa non si scappa, e vedere è credere. In molti, quindi, hanno desiderato una copia della fotografia, e dall'originale sono state fatte numerose copie.
Il chirurgo del I reggimento della Guardia Nativa della Louisiana, scrivendo a suo fratello rimasto in città, ha accluso questa fotografia con queste parole:
"Ti invio la fotografia di uno schiavo, di come egli appare dopo una fustigazione. Durante il periodo in cui ho visitato uomini per il mio e per altri reggimenti, ho visto centinaia di queste situazioni - quindi non mi sono nuove; ma potrebbero essere nuove per te. Se conosci qualcuno che parla dei modi umani in cui gli schiavi sono trattati, per favore, mostragli questa fotografia. Essa costituisce una predica già da sé stessa."»
In un articolo apparso il 28 maggio 1863 sul settimanale The Independent, di New York, e poi ripreso dal The Liberator il 19 giugno, si legge:[16][17]
«Abbiamo ricevuto da Baton Rouge il ritratto fotografico della schiena nuda di uno schiavo, lacerata dalla frusta [...] Guardiamo questa immagine con uno stupore che non possiamo esprimere a parole. Stupore di fronte alla crudeltà di chi può aver compiuto un oltraggio come questo; alla brutale follia, alla stupida ignoranza che può aver permesso un simile accanimento; all'assenza non solo di sentimenti umani, ma di un comune raziocinio, di una qualunque intelligenza, che risulta evidente in una simile, frenetica, sconsideratezza. In mezzo a quale tipo di persone è possibile che accada una cosa come questa? [...] Questa fotografia dovrebbe essere moltiplicata centinaia di migliaia di volte e diffusa in tutti gli Stati. Essa racconta la storia in un modo che nemmeno Mrs. Stowe potrebbe avvicinare; perché racconta la storia all'occhio delle persone. Se vedere è credere — e ciò è vero nella stragrande maggioranza dei casi — vedere questa immagine sarà prendere coscienza di cose che accadono negli Stati schiavisti e che gli uomini e le donne nordisti farebbero ogni cosa per abolire!»
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]- Nel film del 2012 Lincoln, il figlio di Abraham Lincoln, Tad, osserva alla luce di una candela una lastra fotografica della visita medica di Gordon.[18]
- nel 2022 Will Smith interpreta Gordon nel film Emancipation - Oltre la libertà.
Galleria d'immagini
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Una fotografia della visita medica di Gordon.
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Un'antica diapositiva colorata di Gordon durante la sua visita nel 1863 (l'immagine è orizzontalmente ribaltata).
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L'articolo apparso sull'Harper's Weekly nel 1863.
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La copertina di un libro anti-schiavitù del 1863.
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La scheda del censimento del 1860 con gli schiavi di proprietà di John Lyons. Gordon è probabilmente uno dei maschi adulti qui elencati in ordine di età.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Margaret Abruzzo, Polemical Pain: Slavery, Cruelty, and the Rise of Humanitarianism, JHU Press, 29 marzo 2011, p. 309, ISBN 9781421401270. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ a b c Eric Rymer, Ten days from today I left the plantation, su historylink101.com, Historyphoto101. URL consultato il 27 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2014).
- ^ The Scourged Slave's Back, in The Liberator, Newspapers.com, 4 settembre 1863, p. 3. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ a b c A Typical Negro, su sonofthesouth.net, n. 429, Harper's Weekly, 4 luglio 2017. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ David Stephen Heidler, Jeanne T. Heidler e David J. Coles, Encyclopedia of the American Civil War: A Political, Social, and Military History, W. W. Norton & Company, 2002, p. 931, ISBN 039304758X.
- ^ Frank Goodyear III, The Scourged Back: How Runaway Slave and Soldier Private Gordon Changed History, su abhmuseum.org, America's Black Holocaust Museum. URL consultato il 27 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2015).
- ^ Population schedules of the eighth census of the United States, 1860, Louisiana, Reel 431 — St. Landry Parish, Governo degli Stati Uniti d'America, 1860, p. 111, OCLC 22655687. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ a b Adonica Lyons Shaw, Captain John Lyons of St. Landry Parish, su shawra.com, Lyons Family website. URL consultato il 27 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Civil War CDV of African American Contraband, Baton Rouge, La., su cowanauctions.com, Cowan Auctions. URL consultato il 27 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2014).
- ^ a b Ann Shumard, Bound for Freedom's Light, su civilwar.org, Civil War Trust. URL consultato il 27 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2013).
- ^ Scars of slavery, su docsteach.org, The National Archives. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ A Picture for the Times, in The Liberator, Newspapers.com, 3 luglio 1863, p. 3. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ Michele Norris, 'The Atlantic' Remembers Its Civil War Stories, in NPR, 5 dicembre 2011. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ Jeremiah Wadleigh Dearborn, A History of the First Century of the Town of Parsonsfield, Maine, B. Thurston, 1888, p. 151. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ Picture of a Slave, in The Liberator, Newspapers.com, 12 giugno 1863, p. 2. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ Theodore Tilton, The Scourged Back (JPG), in The Independent, XV, n. 756, 28 maggio 1863, p. 4. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ The Scourged Back, in The Liberator, Newspapers.com, 19 giugno 1863, p. 1. URL consultato il 27 settembre 2017.
- ^ Lincoln Script, su imsdb.com, IMSDb. URL consultato il 27 settembre 2017.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gordon
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- David Silkenat, "A Typical Negro": Gordon, Peter, Vincent Coyler, and the Story Behind Slavery's Most Famous Photograph, in American Nineteenth Century History, vol. 15, 8 agosto 2014, pp. 169-186, DOI:10.1080/14664658.2014.939807. URL consultato il 27 settembre 2017.
- Ron Edwards, The Whipping Scars On The Back of The Fugitive Slave Named Gordon, su usslave.blogspot.com, US Slave Blog. URL consultato il 27 settembre 2017.
- Joan Paulson Gage, A Slave Named Gordon, in The New York Times, 30 settembre 2009. URL consultato il 27 settembre 2017.
- Joan Paulson Gage, Icons of Cruelty, in The New York Times, 5 agosto 2013. URL consultato il 27 settembre 2017.
- Bostonian, The Realities of Slavery, in New-York Daily Tribune, 3 dicembre 1863, p. 4. URL consultato il 27 settembre 2017.