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Guerra ottomano-persiana (1743-1746)

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Guerra ottomano-persiana (1743–1746)
parte delle campagne di Nadir
Porta della città di Tabriz; Tabriz era il centro politico e militare dell'Impero persiano, nel Caucaso meridionale
Data1743-1746
LuogoIraq, Armenia, Georgia, Persia, Anatolia orientale
EsitoTrattato di Kerden
Vittoria ottomana [1][2][3][4][5]
Modifiche territorialiStatus quo ante bellum
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
375.000[6]Sconosciuti
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La guerra ottomano-persiana del 1743–1746 venne combattuta tra l'Impero ottomano e l'Impero persiano sotto la guida di Nadir Shah.

La Persia aveva tentato di rettificare il trattato di Costantinopoli (1736), chiedendo che i Ja'fari, una piccola setta sciita, venisse accettata come legale dall'Islam.[7]

Nel 1743, Nadir Shah dichiarò guerra all'Impero ottomano quando ne trasse risposta negativa dal sultano e chiese nel contempo l'immediata resa di Baghdad. I persiani avevano catturato Baghdad nel 1623 e Mosul nel 1624, ma gli ottomani avevano ripreso Mosul nel 1625 e Baghdad nel 1638. Il trattato di Zuhab nel 1639 tra l'Impero ottomano e l'Impero safavide aveva dato come risultato una pace per 85 anni. Dopo la caduta della dinastia safavide, Russia ed Impero ottomano si erano accordati per dividersi la regione caspica della Persia, ma con l'avvento al trono di Nadir Shah i russi ed i turchi vennero sconfitti e costretti a ritirarsi dalla regione. Nadir Shah entrò in guerra dal 1730 al 1736 contro gli ottomani ma questa si concluse con un nulla di fatto. Nadir Shah si rivolse quindi ad est e dichiarò guerra all'Impero Moghul ed invase l'India, per rifondersi della guerra contro gli ottomani.

Nadir Shah sognava un impero che spaziava dall'Indo al Bosforo. Per questo scopo raggruppò un esercito di 200.000 uomini che era composto in gran parte da uomini delle tribù dell'Asia centrale che marciò su Costantinopoli, ma dopo che seppe l'ulema ottomana stava preparado una guerra santa contro la Persia, si spostò a est. Catturò Kirkuk, Arbil ed assediò Mosul il 14 settembre 1743. L'assedio durò 40 giorni. Il pascià di Mosul, Hajji Hossein Al Jalili, riuscì a difendere la sua città e Nadir Shah venne costretto a ritirarsi. L'offensiva venne fermata anche a causa delle rivolte scoppiate in Persia (1743–44) per l'elevata tassazione. Le ostilità si diffusero anche in Georgia dove il principe Givi Amilakhvari impiegò dei rinforzi ottomani in un futile tentativo di minare l'influenza di Nadir nell'area, facendo sloggiare gli alleati georgiani della Persia, i principi Teimuraz ed Eraclio.[8]

All'inizio del 1744 Nadir Shah riprese la sua offensiva ed assediò Kars, ma ritornò a Daghestan per sopprimere una rivolta. Tornò quindi nuovamente a Kars e sconfisse gli ottomani nella battaglia di Kars dell'agosto del 1745. Nadir Shah nel frattempo diveniva sempre più pazzo a livello mentale ed iniziò a punire i suoi sottoposti sempre più duramente, fatto che portò ad una rivolta tra l'inizio del 1745 ed il giugno del 1746 quando venne conclusa finalmente la pace. I confini nella guerra però non erano cambiati e Baghdad continuava a rimanere ottomana. Nadir Shah ritirò la sua domanda per il riconoscimento dei Ja'fari. La Sublime porta rimase soddisfatta della guerra ed inviò un ambasciatore in Persia ma prima che questi poté giungere sul posto Nadir Shah era già stato assassinato da un gruppo di suoi ufficiali.

  1. ^ Alexander Mikaberidze, Conflict and Conquest in the Islamic World: A Historical Encyclopedia, Volume 1, ABC-CLIO, 2011, p. 169, ISBN 978-1-59884-336-1.
    «The Iranian victory [at Baghavard], which cost Nadir up to 8,000 men, compelled the sultan to accept the peace treaty that was signed in September 1746 in Kordan, northwest of Tehran.»
  2. ^ Ghafouri, Ali(2008). History of Iran's wars: from the Medes to now,p. 402-403. Etela'at Publishing
  3. ^ Moghtader, Gholam-Hussein(2008). The Great Batlles of Nader Shah,p. 128. Donyaye Ketab
  4. ^ Selcuk Aksin Somel, The A to Z of the Ottoman Empire, quote: This indecisive military conflict resulted in the preservation of the existing borders., The Scarecrow Press Inc., 2010, p. 170.
  5. ^ et al. Fisher, Volume 7 van The Cambridge History of Iran: From Nadir Shah to the Islamic Republic, Cambridge, Cambridge University Press, 1991, p. 309, ISBN 978-0-521-20095-0.
    «Both sides now saw that neither could win a decisive victory, and that continuation of the war would only drain their strength. Nadir Shah hoped to use his victory at Baghavard to secure a favourable settlement, finally abandoning his claims on behalf of the Ja'fari sect, and instead concentrating on the demand that all of Iraq, including Baghdad, Basra and the Shi'i holy places of Najaf and Karbala, be turned over to him along with the Kurdish area of Van. A series of letters and exchanges of ambassadors followed, and eventually an agreement was hammered out on 4 September 1746, by which the Qasr-i-Shirin treaty boundaries were restored without change, with provisions made for the exchange of prisoners, as well as the exchange of ambassadors once every three years. Nadir Shah thereby abandoned all his former demands and the Ottomans accepted peace in accordance with the earlier agreements.»
  6. ^ Moghtader, Gholam-Hussein(2008). The Great Batlles of Nader Shah. Donyaye Ketab
  7. ^ Nicolae Jorga: Geschiste des Osmanichen vol IV, (trans: Nilüfer Epçeli) Yeditepe Yayınları, 2009, ISBN 978-975-6480-19-9, p. 371
  8. ^ Allen, William Edward David (1932), A History of the Georgian People: From the Beginning Down to the Russian Conquest in the Nineteenth Century, p. 193. Taylor & Francis, ISBN 0-7100-6959-6

Voci correlate

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