Johann Carion
Johann Carion, conosciuto anche come Johannes Carion o col nome italianizzato di Giovanni Carione (Bietigheim, 22 marzo 1499 – 2 febbraio 1537) è stato un astronomo tedesco.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Fu astrologo di corte del principe elettore Gioacchino I di Brandeburgo. Una previsione da lui pubblicata nel 1521 gli fece guadagnare in seguito la reputazione di aver predetto la Riforma protestante, così come una grande alluvione nel 1525 e alcune date apocalittiche.[1][2] Per il 15 luglio 1524 predisse un'altra alluvione, tanto che Gioacchino I e sua corte fuggirono sul Runder Berg, allora il più alto nella zona del Tempelhofer Berge, a sud dell'allora città di Cölln.[2][3] Verso le 16:00, dopo aver trascorso gran parte della giornata invano sulla collina, l'elettrice Elisabetta di Danimarca esortò il marito a tornare.[4] Una volta rientrati in città, scoppiò un temporale, durante il quale un fulmine uccise quattro cavalli e i rispettivi cocchieri.[4] Secondo un'altra fonte, la notizia della loro fuga affrettata si diffuse tra i paesani, molti dei quali avevano tentato di raggiungere anche loro la collina, ma ne erano stati tenuti lontani dalle guardie personali dei principi.[4] Al loro ritorno, la folla accolse l'elettore e il suo seguito con risate di scherno.
Successivamente Filippo Melantone si interessò alle sua opere di previsione; Andreas Perlach in un'opera sul passaggio della Cometa di Halley nel 1531 mise in dubbio se i suoi metodi fossero puramente astrologici o implicassero la magia.[5]
La sua morte è attestata nel 1537, anno in cui Melantone comunicò la notizia in una lettera a Jacob Milich.
Chronica
[modifica | modifica wikitesto]La sua Chronica divenne un'opera importante nel pensiero millenarista luterano e, più in generale, protestante del Cinquecento. Da un originale, effettivamente scritto da Carione, ciò che rimane a noi oggi è una completa riscrittura in latino, creata per mano Melantone e altri autori.[6] Con Joachim Camerarius il Vecchio, Melantone e altri umanisti luterani. l'opera si trasformò da una cronaca tradizionale in una narrazione degli eventi avvenuti nel Medioevo secondo le ideologie della Riforma.[7] Dopo la morte di Melantone, Kaspar Peucer continuò a curarne la revisione. La caratteristica principale della versione finale è lo schema con cui i fatti vengono proposti: i quattro capitoli si rifanno al tema delle delle "Quattro monarchie" tratto dal Libro di Daniele, esteso all'idea medievale di translatio imperii. È presente inoltre un secondo schema, detto delle "Tre ere", il cui terzo periodo coincide con l'Impero romano, in cui è incluso anche il Sacro Romano Impero (la quarta monarchia), che secondo le previsioni di Carion sarebbe esistito fino al durerà fino al 2000 d.C.[8] Una parte dell'opera, oggi attribuita a Melantone, conteneva la prima prova della Leggenda di Lotario, una teoria, in seguito confutata, che pretendeva di spiegare perché il diritto romano (come esposto nel Corpus iuris civilis) era la legge del Sacro Romano Impero.[9]
Edizioni
[modifica | modifica wikitesto]La prima edizione venne pubblicata in tedesco a Wittenberg nel 1532, venendo poi tradotto in latino da Herman Bonnus e ripubblicato ad Halle nel 1537.[10] Di quest'ultima versione, numerose furono le edizioni e le traduzioni successive: in Inghilterra venne tradotta da Walter Lynne, Thomas Lanquet e ripresa da Thomas Cooper, tanto che quest'ultima divenne nota come Cooper's Chronicle.[11] La prima edizione italiana si ebbe invece nel 1543, stampata da Michele Tramezzino con la traduzione di Pietro Lauro Modonese.[12]
Nel 1567, Pietro Canisio, il più importante esponente della Compagnia di Gesù in Germania all'epoca, scrisse allo storico cattolico Onofrio Panvinio per chiedergli informazioni sulla cronaca che stava preparando: essa intendeva contrastare la Chronica di Carion. I gesuiti speravano di diffondere il libro in Germania, per contrastare la diffusione del testo riformato di Carion, ma nonostante le grandi aspettative di Canisio, l'opera di Panvinio rimase solo un manoscritto. Di conseguenza, solo alla fine del XVI secolo l'Epitome Historiarum (1598) di Orazio Torsellino diede ai gesuiti una controparte cattolica all'opera dell'astronomo tedesco.[13]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Lily Bess Campbell, Shakespeare's "Histories": mirrors of Elizabethan policy, Londra, Routledge, 2005. URL consultato l'8 dicembre 2024.
- (LA) Otto Braunsberger, Beati Petri Canisii, Societatis Iesu, epistulae et acta collegit et adnotationibus illustravit, VI, Friburgo in Brisgovia, Herder, 1896. URL consultato l'8 dicembre 2024.
- Gabriele Dini, LAURO, Pietro, in Dizionario Biografico degli Italiani, VI, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2005. URL consultato l'11 novembre 2024.
- (DE) Ilse Nicolas, Kreuzberger Impressionen, collana Berlinische Reminiszenzen, vol. 26, Berlino, Haude & Spener, 1979, ISBN 3-7759-0205-8.
- (EN) Peter Oestmann, Lotharian Legend, in Encyclopedia of Early Modern History Online, BRILL, 2015.
- (EN) Irving Ribner, The English History Play in the Age of Shakespeare, Londra, Routledge, 2005. URL consultato l'8 dicembre 2024.
- (EN) Wilhelm Schmidt-Biggemann, Philosophia perennis: historical outlines of Western spirituality in ancient, medieval and early modern thought (PDF), Dordrecht, Springer, 2004. URL consultato l'8 dicembre 2024.
- (EN) Lynn Thorndike, History of Magic and Experimental Science, vol. 9, Kessinger Publishing, 2003, ISBN 9780766143135.
- (DE) Klaus-Dieter Wille, Spaziergänge in Kreuzberg, collana Berliner Kaleidoskop: Schriften zur Berliner Kunst und Kulturgeschichte, vol. 32, Berlino, Haude & Spener, 1986, ISBN 3-7759-0287-2.
- (EN) Arthur H. Williamson, Apocalypse Then: Prophecy and the Making of the Modern World (PDF), Westport, Praeger, 2008, ISBN 0-521-40381-2. URL consultato l'8 dicembre 2024 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2012).
- (EN) Avihu Zakai, Exile and Kingdom: History and Apocalypse in the Puritan Migration to America, Cambridge, Cambridge University Press, 1992, ISBN 0-521-40381-2. URL consultato l'8 dicembre 2024.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Johann Carion
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Opere di Johann Carion, su Open Library, Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 22942245 · ISNI (EN) 0000 0001 1953 4166 · SBN BVEV029244 · CERL cnp01303474 · LCCN (EN) n50035125 · GND (DE) 119026376 · BNF (FR) cb12805831h (data) · J9U (EN, HE) 987007271643705171 |
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