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Károly Kisfaludy

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Ritratto di Károly Kisfaludy

Károly Kisfaludy (Tét, 5 febbraio 1788Pest, 21 novembre 1830) è stato uno scrittore, drammaturgo e pittore ungherese, fondatore del dramma nazionale ungherese e anche il primo drammaturgo ungherese ad ottenere una grande popolarità[1].

Lapide di Károly Kisfaludy al cimitero di Kerepesi
Primo incontro di Ferenc Kazinczy e Károly Kisfaludy nel 1828

Kisfaludy fu uno dei principali artefici dell'organizzazione dell'ambiente culturale di Budapest.[2]

Kisfaludy apparteneva alla corrente liberale e riformatrice della nobiltà ungherese.[2]

La madre morì dopo averlo partorito, e questo drammatico evento rese problematici i suoi rapporti con il padre.[3]

Kisfaludy abbandono la scuola a sedici anni per diventare un soldato, entrando nell'esercito come cadetto nel 1804.[3] Fece servizio attivo in Italia, Serbia e Baviera (1805-1809) e combatté nelle guerre napoleoniche.[1]

Nel 1811, durante il suo soggiorno viennese, studiò pittura all'Accademia di belle arti di Vienna, e oltre a dipingere si dedicò alla scrittura di un dramma storico, A tatárok Magyarországon ("I tartari in Ungheria").[1] Solamente otto anni dopo, quando fu eseguito da una compagnia teatrale, dapprima a Fehervar, una città di provincia, e successivamente a Pest, diventò popolare, così come il suo autore.[1]

Kisfaludy soggiornò anche in Italia,[4] nel 1815, per approfondire le sue conoscenze artistiche.[3]

Fondò nel 1821 l'almanacco letterario Auróra, tramite il quale, assieme ai migliori scrittori dell'epoca,[4] diede il suo apporto alla diffusione del primo Romanticismo ungherese, che si caratterizzò per la predilezione della libera ispirazione creata dagli slanci patriottici e per la celebrazione delle tradizioni nazionali.[2]

Queste furono le basi e gli elementi della sua produzione letteraria costituita dalle commedie A Proci ("I Proci"), A pártütők ("I sediziosi", 1819), A kérők ("I pretendenti", 1817), Csalódások ("Delusioni", 1828),[4] dai popolarissimi drammi patriottici-romantici A tatárok Magyarországon ("I tartari in Ungheria", 1811), Ilka, Maria Szécsi (1817), le tragedie Chiara Zách (1812), Iréne (1820),[4] presenti ancora oggi nel repertorio teatrale ungherese,[2] i drammi patriottici lirici Simone Kemény (1820), Michele Szilágyi,[5] i poemi drammatici Barátság és nagylelkűség ("Amicizia e magnanimità" 1820), i drammi orientali Nelsor e Armida.[5]

Kisfaludy fu il fondatore della scuola degli umoristi magiari ed ebbe il merito di aver risvegliato e nazionalizzato la letteratura magiara.[3]

Kisfaludy diede il nome alla più importante società letteraria ungherese, la Kisfaludy Társaság.[5]

Anche il fratello di Kisfaludy, Sándor (1772-1844), si rivelò uno scrittore di buon talento e originalità, grazie alla pubblicazione, in due parti, di Himfy szerelmei ("Gli amori di Himfy"), opera ispirata da Petrarca: Kesergő szerelem ("L'amore doloroso", 1801) e Boldog szerelem ("L'amore felice", 1807).[6] Divenne popolare con le sue romanze-ballate, Csobánc, Tátika e Somló, incentrate sulla descrizione dei castelli antichi dell'Ungheria occidentale, incluse nel libro Regék a magyar előidőkből ("Saghe dei tempi antichi ungheresi", 1807).[6]

Opere principali

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Monumento dedicato a Kisfaludy in Győr
Ritratto di Károly Kisfaludy
  • Hadi ének Olaszországban, (1805, poema);
  • A gyilkos, (1808, tragedia);
  • A tatárok Magyarországon, (1809, dramma);
  • Műfordítások, (1812, traduzioni tedesco - ungherese);
  • Szécsi Mária, (1817, dramma);
  • A kérők, (1817, commedia);
  • Stibor vajda, (1818, dramma);
  • A pártütők, (1819, commedia);
  • Ilka vagy Nándorfehérvár bevétele, (1819, dramma);
  • Kemény Simon, (1820, dramma);
  • Barátság és nagylelkűség, (1820, poema drammatico);
  • Iréne, (1820, tragedia);
  • Auróra, (dal 1820, annali in formato tascabile);
  • A vérpohár, (1822, novella);
  • Tollagi Jónás Pesten, (1822, novella);
  • Barátság és szerelem, (1822, novella);
  • Sulyosdi Simon, (1823, novella);
  • Mit csinál a gólya?, (1823, novella);
  • Mohács, (1824, elegia);
  • Tihamér. Sok baj semmiért. Andor és Juci, (1824, novelle);
  • Mátyás diák, (1825, commedia);
  • Kritikai jegyzetek, (1826);
  • Xéniák, (1826, epigrammi);
  • A betegek, (1826, commedia);
  • Leányőrző, (1826, dramma);
  • Tollagi Jónás mint házas, (1826, dramma);
  • Kénytelen jószívűség, (1827, commedia);
  • Szeget szeggel, (1827, commedia);
  • Hűség próbája, (1827, commedia);
  • Csalódások, (1828, commedia);
  • Hős Fercsi, (1828, novella);
  • Nem mehet ki a szobából, (1828, dramma);
  • Három egyszerre, (1829, commedia);
  • Csák Máté, (1830, tragedia).
  • Ivóban, ("Nella taverna");
  • László király a cserhalmi ütközetben, ("Re László nella battaglia di Czestochowa", 1826-30);
  • Éjjeli szélvész, ("Venti della notte", 1820);
  • Tengeri vész, ("Relitto marino", 1820).
  1. ^ a b c d (EN) Károly Kisfaludy, su britannica.com. URL consultato il 28 agosto 2018.
  2. ^ a b c d le muse, VI, Novara, De Agostini, 1964, pp. 271-272.
  3. ^ a b c d (EN) Kisfaludy, Károly, su theodora.com. URL consultato il 28 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2019).
  4. ^ a b c d Károly Kisfaludy, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 28 agosto 2018.
  5. ^ a b c Kisfaludy, Károly, su sapere.it. URL consultato il 28 agosto 2018.
  6. ^ a b Károly Kisfaludy, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 28 agosto 2018.
  • (HU) Ferenc Toldy, Vita dei poeti magiari, Budapest, 1870.
  • (HU) Zsolt Betithy, Il padre della commedia ungherese, Budapest, 1882.
  • (HU) Minas Szana, I due Kisfaludy, Budapest, 1876.
  • (HU) Imre Sandor, L'influenza italiana sulla letteratura ungherese, Budapest, 1878.
  • (HU) Kalman Stimegi, Kisfaludy e i suoi racconti, Budapest, 1877.
  • (DE) Constantin von Wurzbach, Kisfaludy, Karl, in Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, XI, Vienna, Theil. Kaiserlich-königliche Hof- und Staatsdruckerei, 1864, pp. 325–329.
  • (DE) Kisfaludy Károly, in : Österreichisches Biographisches Lexikon 1815–1950 (ÖBL), III, Vienna, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, 1965, p. 350.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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