Mario Bonzano
Mario Bonzano | |
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Il Maggiore Mario Bonzano | |
Nascita | Cantalupo, 1º settembre 1906 |
Morte | Alassio, 1975 |
Dati militari | |
Paese servito | Italia Repubblica Sociale Italiana |
Forza armata | Regia Aeronautica Aeronautica Nazionale Repubblicana |
Corpo | Aviazione Legionaria |
Specialità | Caccia |
Grado | Colonnello |
Guerre | Guerra d'Etiopia Guerra Civile Spagnola Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna del Nord Africa |
Battaglie | Battaglia d'Inghilterra |
Comandante di | 18ª Squadriglia 20º Gruppo Caccia Terrestre |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia Aeronautica di Caserta |
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Mario Bonzano (Cantalupo, 1º settembre 1906 – Alassio, 1975) è stato un ufficiale e aviatore italiano, che fu un asso dell'aviazione italiana riportando al suo attivo 15 vittorie,[1] di cui una conseguita in Spagna e 14 durante la seconda guerra mondiale. Decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, quattro Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare, e tre Croci al merito di guerra.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Cantalupo il 1 settembre 1906. Entrato nella Regia Aeronautica frequentò la Regia Accademia Aeronautica di Caserta, Corso Drago, da cui uscì con il grado di sottotenente pilota. Prese parte come capitano alla guerra d'Etiopia distinguendosi per il suo coraggio, tanto da venire insignito di due Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare. Al comando di una squadriglia di velivoli IMAM Ro.37 Lince prese parte ad azioni di bombardamento, ricognizione e mitragliamento sullo Scirè, su Dessiè, sull'Ascianghi, e ad Addis Abeba.[2] I resti dei tre aerei dell'Eccidio di Lechemti del 26 giugno 1936 furono avvistati da un velivolo IMAM Ro.37 della 110ª Squadriglia, con a bordo il fotografo Baccari pilotato dal capitano Bonzano il giorno successivo. Il relitto di uno dei due Caproni Ca.133 fu trasformato successivamente in un monumento ai caduti.[3]
Nel luglio 1938 partì volontario per combattere nella guerra civile spagnola nelle file dell'Aviazione Legionaria, assumendo il comando della 18ª Squadriglia[4] del XXIII Gruppo Caccia[4] il 30 dello stesso mese. L'8 gennaio 1939 cedette il comando della 18ª Squadriglia al capitano Vexio Mezzetti, per assumere il comando, in seno al XXIII Gruppo, di una squadriglia sperimentale[N 1] equipaggiata con 12 monoplani da caccia Fiat G.50 Freccia.[5] Al termine di questo ciclo operativo aveva al suo attivo una vittoria accertata e 14 in collaborazione,[4] ed era stato decorato con una terza Medaglia d'argento al valor militare.
Rientrato in Italia, il 18 luglio 1939 assunse, con il grado di maggiore, il comando del 20º Gruppo, appartenente dapprima al 51º Stormo Caccia Terrestre, e poi al 56º Stormo Caccia Terrestre.[6] All'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940 il suo reparto[N 2] si trova schierato sull'aeroporto di Roma-Ciampino Sud.[6] Al comando del proprio reparto, inquadrato nel Corpo Aereo Italiano (CAI), prese parte alla battaglia d'Inghilterra.[6] I 45 caccia Fiat G.50 Saetta presero parte a operazioni di caccia libera e scorta ai bombardieri Fiat B.R.20 Cicogna.[6] Il suo reparto rientrò in patria nell'aprile 1941, per essere trasferito in Africa settentrionale nel corso dell'estate di quell'anno.[7] In Libia il 20º Gruppo eseguì 4 103 ore volo in zona di guerra, abbattendo 38 velivoli nemici e distruggendone altri 12 al suolo,[N 3] e rientrò in patria nel marzo del 1942 per riequipaggiarsi con i moderni caccia Aermacchi C.202 Folgore.[7] Per un'azione su Sidi El Barrani eseguita nel settembre del 1941, in cui abbatté due aerei nemici, venne decorato con la quarta Medaglia d'argento al valor militare. Rimase comandante del reparto fino al 12 maggio 1942, quando venne sostituito dal maggiore Gino Callieri. Promosso tenente colonnello, il 4 agosto 1942 venne insignito dell'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[8] Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana, entrando nelle file della neocostituita Aeronautica Nazionale Repubblicana. Ricoprì il ruolo di Addetto ai servizi materiali ed aeroporti fino al termine del conflitto, venendo particolarmente apprezzato dagli alleati tedeschi per le sue capacità. Dopo la fine del conflitto fu sottoposto a procedimento di epurazione, e decise quindi di emigrare in Argentina insieme ad altri piloti come Arduino Buri, Ugo Drago, Adriano Mantelli, Angelo Tondi, Giuseppe Robetto e Ferrari.
Assieme ad Ugo Drago e Duilio Fanali risulterebbe accreditato di 15 abbattimenti conseguiti tra la guerra di Spagna e il secondo conflitto mondiale, settimo risultato tra i piloti della Regia Aeronautica.[N 4] Si spense ad Alassio nel 1975.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— 17 agosto 1942-XX
- Medaglia d'onore del Fascio da combattimento
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Denominato prima della partenza dall'Italia "Gruppo Sperimentale Caccia G.50".
- ^ Inquadrato nel 56º Stormo Caccia Terrestre (ten. col. pilota Umberto Chiesa) contava su 351ª (9 G 50), 352ª (9 G 50) e 353ª Squadriglia (7 G 50, 4 CR 32).
- ^ Il reparto perse 6 piloti tra i quali la Medaglia d'oro al valor militare capitano Mario Montefusco.
- ^ Le sue vittorie sono oggetto di controversia, secondo alcuni autori sarebbero ben 17, mentre secondo altri, tra cui Giovanni Massimello, molte di meno.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Massimello, Apostolo 2000, p.85.
- ^ Lioy 1965, p.184.
- ^ GAVS, su gavs.it. URL consultato il 16 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2007).
- ^ a b c Logoluso 2010, p.81.
- ^ Pedriali 2014, p. 27.
- ^ a b c d Dunning 1988.
- ^ a b Dunning 1988, p. 29.
- ^ Quirinale.
- ^ Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1969, p. 59.
- ^ Supplemento ordinario alla Gazzetta del Regno d'Italia n.277 del 27 novembre 1940-XIX.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
- Massimo Ferrari e Giancarlo Garello, Le ali del ventennio: l'aviazione italiana dal 1923 al 1945. Bilanci storiografici e prospettive di giudizio, Milano, Franco Angeli Storia, 2005, ISBN 88-464-5109-0.
- Paolo Ferrari e Giancarlo Garello, L'Aeronautica italiana. Una storia del Novecento, Milano, Franco Angeli Storia, 2004, ISBN 88-464-5109-0.
- (EN) Robin Higham e Brian R. Sullivan, Why Air Forces Fail: The Anatomy of Defeat, Lexington, university Press of Kentucky, 2006, ISBN 0-8131-7174-1.
- Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica (1919-1937) Vol.2, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965.
- (EN) Alfredo Logoluso, Fiat C.R.32 Aces of the Spanish Civil War, Osprey Aircraft of the Aces No 94, Osprey Publishing, 2010, ISBN 978-1-84603-984-3.
- (EN) Giovanni Massimello e Giorgio Apostolo, Italian Aces of World War 2, Osprey Aircraft of the Aces No 34, Osprey Publishing, 25 novembre 2000, ISBN 1-84176-078-1.
- Mirko Molteni, L'aviazione italiana 1940-1945 – Azioni belliche e scelte operative, Bologna, Odoya, 2012, ISBN 978-88-6288-144-9.
- Ordine Militare d'Italia 1911-1964, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1925.
- Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
- Gianni Rocca, I disperati - La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, A. Mondadori, 1993, ISBN 88-04-44940-3.
- Periodici
- Paolo Giuffoni, L'Aeronautica Nazionale Repubblicana, in Aeronautica, Roma, Associazione Arma Aeronautica, ottobre 2011.
- Giovanni Massimello, Ancora sugli assi italiani, in Storia Militare, n. 28, Parma, Ermanno Albertelli Editore, gennaio 1996, pp. 15-19.
- Ferdinando Pedriali, Il Fiat G.50 dal progetto alla Spagna, in Storia Militare, n. 251, Parma, Ermanno Albertelli Editore, agosto 2014, pp. 15-19.
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