Metrodoro di Chio

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Metrodoro di Chio (fl. V-IV secolo a.C.) è stato un filosofo greco antico vissuto tra la seconda metà del V secolo a.C. e la prima metà del IV secolo a.C..

Scarsissime sono le notizie su di lui. Ne fa menzione Diogene Laerzio[1]. È attivo intorno al 400 a.C.: fu allievo di Democrito[2] e ne seguì le teorie atomistiche.[3] La tradizione lo identifica come l'autore delle Storie ioniche, delle Storie troiane e dell'opera, La Natura, della quale restano solo due frammenti.

Interessato alla meteorologia e all'astronomia, Metrodoro ne La Natura avrebbe ampliato le tesi di Democrito concependo l'universo eterno ed infinito abitato da infiniti mondi.

Quanto scrive Metrodoro nella introduzione alla sua opera:

«Io affermo che noi non sappiamo se sappiamo o ignoriamo qualche cosa; e che non sappiamo neppure se sappiamo o non sappiamo questa cosa stessa né assolutamente se esista qualche cosa o no.[4]»

lo ha fatto ritenere dalla tradizione appartenente alla corrente dello scetticismo.

Gli odierni studi di storia della filosofia invece hanno interpretato il frammento come l'affermazione di una conoscenza basata esclusivamente sulla ragione che respinge la semplice ricezione della realtà attraverso le ingannevoli sensazioni e che rifiuta una conoscenza come corrispondenza del pensiero alla realtà.

Questa interpretazione moderna viene sostenuta anche dal secondo frammento dell'opera di Metrodoro dove si dice:

«Tutto è quel che si pensa»

o secondo una diversa traduzione:

«Esiste tutto ciò che si può pensare[5]»

  1. ^ Diogene Laerzio, IX, 58
  2. ^ Clemente Alessandrino, Miscellanea, I, 64
  3. ^ Simplicio, Fisica, 28, 27
  4. ^ In Cicerone, Accademica priora, II, 23
  5. ^ Eusebio, Preparazione evangelica, XIV, 19, 8

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