Nero di seppia
Il nero di seppia è il liquido scuro secreto dalle seppie; per estensione si può intendere il liquido secreto dalle ghiandole di altri cefalopodi (polpo, calamaro, totano).[1]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Esso è prodotto dalla ghiandola del nero e raccolto in una apposita sacca situata fra le branchie (detta tasca del nero)[2]; viene disperso con l'ausilio d'un getto d'acqua emesso dal sifone. Il colore scuro è dovuto al suo costituente principale, la melanina. Ciascuna specie di cefalopodi produce inchiostri di colore leggermente diverso; in genere, i polpi secernono inchiostro nero, mentre quello di calamari e totani è blu scuro e quello delle seppie è marrone (color seppia).
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Ricavato dal liquido che si ritrova nella sacca dell'inchiostro delle seppie,[3] una volta estratto va poi conservato in ambiente refrigerato. L'inchiostro di questo cefalopode contiene diverse sostanze chimiche in differenti concentrazioni, anche a seconda della specie. Comunque, i suoi componenti principali sono melanina e muco. Può contenere anche, tra le altre cose, tirosinasi, dopamina e L-DOPA, e piccole quantità di amminoacidi, tra i quali taurina, acido aspartico, acido glutammico, alanina e lisina.
Uso culinario
[modifica | modifica wikitesto]In passato lo si usava come inchiostro, oggi è perlopiù usato in cucina. Si usa prettamente come colorante naturale o come condimento: nella cucina italiana è adoperato prevalentemente per i primi piatti a base di pasta, in particolare nella pasta al nero di seppia nella cucina siciliana, e per il risotto al nero di seppia nelle cucine veneziana e toscana. Quest'ultimo piatto è tipico anche delle cucine catalana (arros negre) e croata (crni rižot). Nella cucina spagnola sono presenti anche i calamares en su tinta, ovvero calamari cucinati nel loro nero[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Vincenzo Rizzi, Quel nero di seppia è una poesia, in la Repubblica, 16 marzo 2003, p. 8.
- ^ Seppia, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ Eleonora Consoli, La cucina del sole. Ricette siciliane di ieri e di oggi, 2004
- ^ José Rondissoni,(2000), Culinaria, Antoni Bosch Editor, pp 200
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Eleonora Consoli, La cucina del sole. Ricette siciliane di ieri e di oggi, Flaccovio, 2004. pag.383 ISBN 88-7758-607-9
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