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San Sebastian (1695)

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Tigre
Descrizione generale
Tipovascello a due ponti
Ordine9 giugno 1694
CantiereArsenale di Venezia
Impostazionefebbraio 1695
Varo28 agosto 1695
Entrata in servizioottobre 1695
Destino finalepersa per esplosione interna il 2 settembre 1697
Caratteristiche generali
Stazza lorda1 200 tsl
Lunghezza46,59 (134,77 piedi veneti) m
Larghezza13,212 (38 piedi veneti) m
Pescaggio5,75 (16,55 piedi veneti) m
PropulsioneVela
Armamento
ArmamentoArtiglieria[1]:
  • 4 colubrine da 30 libbre veneziane in corridoio
  • 24 cannoni da 30 libbre
  • 2 colubrine da 14 libbre sul ponte
  • 24 cannoni da 14 libbre
  • 12 cannoni da 12 libbre sul cassero
  • 4 colubrine da 14 libbre sul cassero di prua

Totale: 70

dati tratti da Venetian Third Rate ship of the line 'San Sebastiàn' (1695)[2]
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Il San Sebastian fu un vascello di linea veneziano da 70 cannoni, appartenente alla prima serie della Classe San Lorenzo Giustinian, che prestò servizio nella Armada tra il 1695 e il 1697.[1]

Ordinato dal Senato della Repubblica il 9 giugno 1694, il vascello di primo rango San Sebastian fu impostato in uno degli squeri coperti dell'arsenale di Venezia sotto la direzione di Antonio Filletto[3] o Stefano Conti.[4] L'unità, costruita in setti mesi insieme alla Iride, venne varata il 28 agosto 1695, ed entrò in servizio nell'Armata Grossa[N 1] nell'ottobre dello stesso anno al comando del capitano Gregorio Calucci, già comandante del vascello di secondo rango da 54 cannoni Fama Volante.[3] La poppa del San Sebastian apparve da subito eccessivamente arcuata, rispondente però alle richieste dei Provveditorie dei Patroni dell'Arsenale, mentre i quattro portelli dei cannoni di poppa risultarono troppo vicini e quelli della santabarbara troppo bassi.[4] La spesa per lo scafo e le attrezzature del San Sebastian risultò di 53.700 ducati, che superavano i 60.000 se si considerava il valore dei novecento roveri impiegati.[5]

Per la realizzazione dello scafo il costo della manodopera era di 12.000 ducati, braccioli, stortami e legno dolce[N 2] per 3.600 ducati, la ferramenta per 6.000 ducati, catrame, resina e altri materiali isolanti per 2.600 ducati.[5] L'alberatura, ricavata dagli abeti rossi del bosco pubblico di Somadida in Val d’Ansiei, sotto Misurina, da cui provenivano tutti gli alberi delle navi pubbliche veneziane incideva per 1.400 ducati, sartiame e gomene 10.900 ducati, le vele 2.500 ducati, le ancore (quattro grandi e una piccola)[5] 2.600 ducati; gli ornamenti 500 ducati.[6] Il costo della sola artiglieria imbarcata a Venezia, 58 cannoni, arrivava a 88.996 ducati.[6]

Calucci mantenne il comando sino al 1697, quando fu sostituito dal capitano Pietro Raicovich.[7] Pietro Rosa, che divenne successivamente Cavaliere di San Marco, in uno scritto indirizzato al Senato della Repubblica segnalò tra le altre cose, come la San Sebastian, avesse i ponti con un eccessivo inarcamento trasversale, che rendeva difficile il rientro dei cannoni per la ricarica e impediva una buona mira.[8]

All'avvio della campagna navale del 1697 il Provveditore Straordinario d'Armata Pietro Grimani aveva diretto personalmente i lavori di raddobbo su 25 unità della flotta, eseguiti a Porto Trapano.[9] Durante le ispezioni alle navi era emerso il fatto che San Sebastian e Tigre, che l'anno precedente non erano state sottoposte a lavori di raddobbo, avessero la carena piana di incrostazioni.[9]

La nave andò persa nel corso della battaglia di Negroponte nella notte tra il 1 e il 2 settembre 1697 al largo di Andro.[10] Prima della mezzanotte, dai portelli della santabarbara della San Sebastian fu vista uscire una grande fiammata e la nave, che prestava servizio da circa due anni, saltò in aria portando con se la maggior parte dell'equipaggio.[11] I morti accertati furono 535, tra i quali il governatore di nave Alvise Nani; si salvarono solo un paio di marinai che dormivano sulla coffa dell'albero di trinchetto e qualche altro membro dell'equipaggio che si trovava nel barcone che stava rimorchiando la nave.[N 3][11]

  1. ^ Nel 1696 fu deciso che le navi appartenenti alla Armata Grossa avrebbero adottato la seguente colorazione: corallo per la prua, i capodibanda, la poppa, le porte dei fanali e gli intagli, rosso per i portelli dei cannoni, e doratura in oro zecchino per il leone a prua e le figure scolpite a poppa. Lo specchio di poppa era quasi sempre dipinto di blu.
  2. ^ Si trattava soprattutto larice e pino di Damasco.
  3. ^ Girolamo 2° Nani di Antonio, detto Alvise (n. 1668), era pronipote di Battista Nani, storico ufficiale della Repubblica e uno dei principali uomini politici veneziani del Seicento.
  1. ^ a b http://www.veneziamuseo.it/ARSENAL/schede_arsenal/vascelli.htm.
  2. ^ Threedecks.
  3. ^ a b Levi 1896, p. 27.
  4. ^ a b Candiani 2009, p. 320.
  5. ^ a b c Candiani 2009, p. 321.
  6. ^ a b Candiani 2009, p. 322.
  7. ^ Candiani 2009, p. 347.
  8. ^ Candiani 2009, p. 340.
  9. ^ a b Candiani 2009, p. 361.
  10. ^ ASV, Archivio Gradenigo Rio Marin, busta 327, 2.9.1697.
  11. ^ a b Candiani 2009, p. 375.
  • (EN) David S. T. Blackmore, Warfare on the Mediterranean in the Age of Sail: A History, 1571-1866, Jefferson (NC), McFarland & Company, Inc., 2011, ISBN 0-78645-784-8.
  • Guido Candiani, I vascelli della Serenissima: guerra, politica e costruzioni navali a Venezia in età moderna, 1650-1720, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, 2009.
  • Guido Candiani, Dalla galea alla nave di linea: le trasformazioni della marina veneziana (1572-1699), Novi Ligure, Città del Silenzio, 2012.
  • Guido Ercole, Duri i banchi. Le navi della Serenissima 421-1797, Gardolo, Gruppo Modellismo Trentino di studio e ricerca storica, 2006.
  • Antonio Lazzarini, Boschi, legnami, costruzioni navali. L'Arsenale di Venezia fra XVI e XVIII secolo (PDF), Roma, Viella editrice, 2021.
  • Cesare Augusto Levi, Navi da guerra costruite nell'Arsenale di Venezia dal 1664 al 1896, Venezia, Stabilimento Tipografico Fratelli Visentini, 1896.

Collegamenti esterni

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