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Trattato di Bucarest (1918)

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Trattato di Bucarest (1918)
Il primo ministro rumeno Marghiloman firma il trattato di Bucarest del 1918
ContestoSconfitta della Romania nella prima guerra mondiale
Firma7 maggio 1918
LuogoBuftea, Romania
PartiGermania (bandiera) Germania
Austria-Ungheria
Impero ottomano (bandiera) Impero ottomano
Bulgaria (bandiera) Bulgaria
Romania (bandiera) Romania
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Il trattato di Bucarest del 1918 è stato un accordo di pace tra il Regno di Romania da un lato e Austria-Ungheria, Impero ottomano, Germania e Bulgaria dall'altro al termine della campagna di Romania della prima guerra mondiale.

Dopo la vittoriosa offensiva russa, condotta dal generale Aleksej Aleksejevic Brusilov, che sfonda nella Polonia meridionale e rioccupa la Bucovinia e la Galizia, il 27 agosto 1916 la Romania - che fino ad allora era rimasta estranea alla Grande Guerra - rompe gli indugi e si schiera contro gli Imperi centrali (uno dei suoi obiettivi principali, sanciti in un accordo segreto, era di riunire in un unico Stato i territori a maggioranza rumena posti sotto il dominio dell'Impero austro-ungarico e della Russia). È una decisione disastrosa per il paese e per l'Intesa.

Una delle campagne militari meglio organizzate di tutta la guerra - un attacco congiunto di turchi, bulgari e tedeschi organizzato da Falkenhayn (il "silurato" di Verdun)[1] - mette infatti il nuovo alleato fuori gioco nel giro di pochi mesi: il 6 dicembre i tedeschi entrano a Bucarest, occupando un territorio ricco di materie prime e scoprendo l'intero fianco russo verso il Dnestr.[2] La Romania venne occupata quasi per intero, e in essa gli Imperi centrali troveranno una preziosa fonte di rifornimento di grano e petrolio.[3] Il governo romeno venne pertanto ridotto sin dalla fine del 1916 a controllare solo un'esigua porzione del suo precedente territorio, ma sarà poi il crollo della Russia a costringerlo ad accettare una pace non meno esosa di quella imposta a Mosca.

Infatti, a seguito della rivoluzione d'ottobre, il nuovo governo bolscevico decise di uscire dalla guerra firmando il trattato di Brest-Litovsk e lasciando sul fronte orientale la Romania da sola contro le Potenze centrali. Essa, quindi, fu rapidamente costretta a firmare l'armistizio di Focșani (9 dicembre 1917). Il 5 marzo 1918, infine, il governo rumeno di Alexandru Marghiloman, inferiore per uomini e mezzi, fu costretto ad accettare il trattato di pace imposto dalle Potenze centrali, firmando la pace preliminare di Buftea, poi completata con il successivo trattato di Bucarest del 7 maggio.

I territori rumeni ceduti all’Austria-Ungheria (in rosso), alla Bulgaria (in verde) e agli Imperi Centrali (giallo) ai sensi del trattato di Bucarest del 1918

Le condizioni imposte alla Romania ai sensi del trattato di Bucarest furono particolarmente dure:

  • la Romania restituiva la Dobrugia Meridionale alla Bulgaria e cedeva una parte della Dobrugia Settentrionale alla Bulgaria e l'altra parte agli Imperi centrali;
  • la Romania cedeva all'Austria-Ungheria il controllo dei valichi dei Carpazi;
  • la Romania concedeva in locazione i propri pozzi petroliferi alla Germania per 90 anni;
  • le Potenze centrali in cambio riconoscevano l'unione tra la Bessarabia e la Romania[4].

Conseguenze e annullamento del trattato

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Il 7 maggio 1918, nonostante la durezza delle condizioni imposte, il primo ministro Alexandru Marghiloman accettò il trattato che venne ratificato sia dalla Camera dei deputati che dal Senato, rispettivamente il 28 giugno ed il 4 luglio. Il re Ferdinando I però si rifiutò di firmare l'accordo. Presto però l'andamento della guerra rese evidente che la sconfitta delle Potenze centrali era imminente e nell'ottobre 1918 il governo rumeno denunciò il trattato che, ai sensi dell'armistizio di Compiègne, venne dichiarato nullo. L'annullamento del trattato di Bucarest venne confermato con i successivi trattati di Versailles, Saint-Germain, Trianon e Neuilly.

  1. ^ Erich von Falkenhayn nasce nel 1861 da una famiglia di junker, l'aristocrazia terriera che il progressivo impoverimento spinge da anni alla carriera militare. Inviato presso la missione militare tedesca in Cina e nominato istruttore alla scuola militare di Nankow, si distinse nella repressione della rivolta dei Boxer. Promosso colonnello il 18 maggio 1908 e maggior generale il 22 aprile 1912, nel 1913 divenne ministro della guerra e venne chiamato a sostituire Moltke come capo di Stato Maggiore dopo la battaglia della Marna il 14 settembre 1914. Trovandosi a fronteggiare il fallimento del Piano Schlieffen, Falkenhayn tentò di aggirare le forze francesi e britanniche nella cosiddetta “corsa al mare”, una serie di scontri condotti tra la Francia settentrionale ed il Belgio con lo scopo di raggiungere la costa del mare del Nord. Il tentativo tedesco fu bloccato dai britannici ad Ypres.
    Falkenhayn optò per una strategia offensiva sul fronte occidentale, conducendo nel contempo sul fronte orientale una campagna di dimensioni limitate, nella speranza che la Russia avrebbe accettato più facilmente una pace separata se non fosse stata troppo umiliata. Ciò lo portò in conflitto con Hindenburg e Ludendorff, favorevoli invece ad una massiccia offensiva ad oriente.
    Alla fine, confidando che le cospicue perdite avrebbero consigliato i governi europei a porre fine alla guerra, o almeno che le perdite sarebbero state maggiori per la Francia che non per la Germania, pianificò una gigantesca battaglia d'attrito a Verdun all'inizio del 1916. Sebbene più di 250.000 soldati vi trovassero la morte, nessuno dei suoi presupposti si verificò, poiché l'Intesa fu in grado di rimpiazzare adeguatamente le perdite, al contrario della Germania. L'offensiva inconcludente contro Verdun logorò il suo prestigio agli occhi del Kaiser, sempre più legato al duo Hildenburg-Ludendorff. Rimosso dall'incarico, Falkenhayn fu sostituito dallo stesso Hindenburg, ma alla fine del 1916 ebbe ancora modo di orchestrare la sua vittoria più bella: la campagna che in sole 3 settimane mise fuori gioco la Romania.
    Falkenhayn infatti assunse il comando della 9ª Armata in Transilvania, ed in agosto lanciò un'offensiva congiunta con Mackensen contro la Romania, entrata nell'agosto del 1916 in guerra, a fianco dell'Intesa. La Romania subì non solo l'invasione austro-tedesca, ma anche quella bulgaro-ottomana da sud, con questa azione a tenaglia, i soldati romeni furono costretti a ritirarsi. Falkenhayn il 5 dicembre, catturò la capitale romena, Bucarest. Erano morti 350.000 soldati romeni, il rimanente dell'esercito era riuscito a rifugiarsi sulle montagne della Moldavia. Di fatto la Romania non esisteva più, i soldati romeni si arrenderanno definitivamente il 9 dicembre 1917, Falkenhayn aveva condotto la più grande vittoria degli imperi centrali.
  2. ^ Storia illustrata della prima guerra mondiale, Giunti; pagina 97.
  3. ^ Augusto Camera e Renato Fabietti, Elementi di storia Vol. III, Zanichelli, pagina 1.219
  4. ^ Crampton, pp. 24-25.

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