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Vedo nero

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Vedo nero
singolo discografico
Screenshot del videoclip
ArtistaZucchero Fornaciari
Pubblicazione22 aprile 2011
Durata4:00
Album di provenienzaChocabeck
GenereDance pop
EtichettaPolydor
ProduttoreDon Was, Zucchero Fornaciari
Certificazioni
Dischi di platinoItalia (bandiera) Italia[1]
(vendite: 30 000+)
Zucchero Fornaciari - cronologia
Singolo precedente
(2011)
Singolo successivo
(2011)

Vedo nero è un singolo del cantante reggiano Zucchero Fornaciari, pubblicato il 22 aprile 2011 dall'etichetta discografica Polydor, appartenente al concept album Chocabeck.

Il brano, scritto dal cantante insieme a Mimmo Cavallo e prodotto dallo stesso Zucchero insieme a Don Was[2], è stato estratto come terzo singolo (quarto internazionale) dall'album Chocabeck. Il testo inneggia alla tematica del sesso, come in altri brani del bluesman, citando anche la canzone Jamín-a di Fabrizio De André nell'espressione "dove c'è pelo, c'è amor".

Sulla canzone, Zucchero ha dichiarato:

«Vedo nero è ironia, allegria, ritmo… Il tutto su un travolgente tappeto d'archi, realizzati con la collaborazione di Davide Rossi, che già aveva collaborato con Brian Eno, Coldplay e Verve. Se dici "vedo nero" pensi ad uno depresso che vede tutto nero invece, in questo caso, è il contrario.[3]»

Il brano, divenuto un tormentone estivo del 2011,[4] ha una versione spagnola, pubblicata solo nel 2017 nella raccolta Wanted (The Best Collection), intitolata Veo negro. Ha anche una versione inglese intitolata Devil in My Mirror contenuta nella versione inglese di Chocabeck.

Pur limitandosi alla sedicesima posizione in classifica, ha raggiunto un grande successo nelle radio.[5]

Il video del brano, che vede anche la partecipazione della modella e conduttrice televisiva Daniela Ferolla, è ambientato in un locale e, nella sua prima versione, come rivelato nell'autobiografia Il suono della domenica - Il romanzo della mia vita, iniziava con Zucchero che sale sul palco e si scusa con il pubblico perché l'artista che deve esibirsi, Paul Anka, è in ritardo, ripetendo più volte la cosa, fin quando uno spettatore risponde in modo colorito ai continui annunci in questione. Paul Anka, tuttavia, chiese di rimuovere questa parte del videoclip in quanto poteva sembrare una presa in giro offensiva. La versione definitiva del videoclip parte con alcune figure, incappucciate e con tuniche nere, che girano tra i clienti del luogo, mentre inizia la musica della canzone. Esse salgono sul palco e si spogliano della tunica, rivelandosi delle ragazze in intimo. Immediatamente Zucchero, vestito rigorosamente di nero, appare sul palco e inizia a cantare, mentre le ragazze eseguono una coreografia sulle note della canzone, ricevendo apprezzamenti dagli uomini del pubblico e disapprovazione dalle donne presenti. Tuttavia, nella seconda parte del video, tutti gli spettatori si lasciano coinvolgere in un ballo di gruppo, mentre alcune delle ragazze vengono mostrate anche in altri scenari.[6]

  1. Vedo nero – 4:00 (Zucchero, Mimmo Cavallo)
Classifica (2011) Posizione
massima
Italia[7] 16
Svizzera[8] 71
Europa[9] 43

Classifiche di fine anno

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Classifica (2011) Posizione
Italia[10] 56
  1. ^ Certificazione Italia, settimana 36, su fimi.it. URL consultato il 13 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  2. ^ Vedo nero su italiancharts.com, su italiancharts.com. URL consultato l'8 giugno 2011.
  3. ^ ticinonews.ch[collegamento interrotto], fonte.
  4. ^ I tormentoni estivi non sono quelli più trasmessi dalle Radio
  5. ^ Nielsen Music, la classifica annuale: Coldplay in testa, Zucchero batte Vasco, su rockol.it, Rockol. URL consultato il 23 agosto 2019.
  6. ^ Filmato audio Vedo nero, su YouTube.
  7. ^ fimi.it, http://www.fimi.it/classifiche#/category:digital/id:980.
  8. ^ Andamento di Vedo Nero nella classifica della Svizzera, su swisscharts.com.
  9. ^ Classifica europea, su euro200.net, Euro 200. URL consultato il 29 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2014).
  10. ^ I singoli più venduti del 2011, su hitparadeitalia.it, Hit parade Italia. URL consultato il 23 agosto 2019.

Collegamenti esterni

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