Utente:Piecon/Oltrepò Pavese metodo classico DOCG
Fonte: MiPAAF - Disciplinari di produzione vini[1] |
Oltrepò Pavese metodo classico è la denominazione relativa al disciplinare di alcuni vini a DOCG prodotti nei comuni di Borgo Priolo, Borgoratto Mormorolo, Bosnasco, Calvignano, Canevino, Canneto Pavese, Castana, Cecima, Godiasco, Golferenzo, Lirio, Montalto Pavese, Montecalvo Versiggia, Montescano, Montù Beccaria, Mornico Losana, Oliva Gessi, Pietra de' Giorgi, Rocca de' Giorgi, Rocca Susella, Rovescala, Ruino, San Damiano al Colle, Santa Maria della Versa, Torrazza Coste, Volpara, Zenevredo e parte del territorio dei comuni di Broni, Casteggio, Cigognola, Codevilla, Corvino San Quirico, Fortunago, Montebello della Battaglia, Montesegale, Ponte Nizza, Redavalle, Retorbido, Rivanazzano, Santa Giuletta, Stradella, Torricella Verzate tutti in provincia di Pavia.[1]
Precedentemente tali vini erano regolamentati dalla DOC Oltrepò Pavese
Informazioni sulla zona geografica
[modifica | modifica wikitesto]La zona di produzione dell'Oltrepò Pavese Metodo Classico coincide, in pratica con la fascia appenninica che dal Piemonte si spinge verso l'Emilia: una serie di colline intercalate a valli con orientamento Nord-Sud. Si tratta delle classiche colline preappenniniche caratterizzate da numerose frane in continua evoluzione e grandi aree di erosione in cui affiorano marne, calcari arenacei, galestri e gessi. Terreni di vari periodi del Cenozoico.
A questa grande varietà geologica non corrispondono altrettante differenze agronomiche. A partire dal 1999 le Università di Milano e di Piacenza in collaborazione con l'ERSAF e con il contributo finanziario della provincia di Pavia, hanno condotto indagini tendenti a suddividere la zona in aree particolarmente vocate analizzando i parametri climatici, pedologici e morfologici. Sono state quindi individuate quattro unità territoriali:
Unità territoriale I
[modifica | modifica wikitesto]Si sviluppa prevalentemente nella fascia collinare più interna tra i comuni di Montecalvo Versiggia, Rovescala e Santa Maria della Versa: altitudini tra i 150 m e i 550 m. Presenta buoni valori di radiazione fotosinteticamente attiva (PAR) media pari a 2 300 MJ/m2*anno (MegaJoule/Metro quadratoxanno); una piovosità elevata (> 850 mm). La temperatura media annua è di 11°C (circa 1-2°C più fresca della prima fascia collinare); la media estiva è di 22°C con oscillazioni di circa 2°C tra le aree più elevate e i versanti meglio esposti e con escursioni termiche giornaliere elevate durante il periodo vegetativo della pianta. Le temperature medie invernali possono scendere sotto lo zero. L'esposizione dei versanti è prevalentemente verso est/nord (70%) e sud (30%) e con pendenze medie del 20%. Paesaggio: costituito prevalentemente da dorsali ampiamente arrotondate, intervallate da tratti subpianeggianti. I versanti sono ampi e di forma variabile, anche molto ondulati, con pendenze da moderate a moderatamente elevate. Geologia: il substrato è soffice e in maggior parte di natura argillosa (argille-marnose) con valori variabili e crescenti di calcare (marne). Suoli: il suolo è facilmente lavorabile con diffusi fenomeni erosivi nei versanti più scoscesi; si presenta di tessitura fine (argillo-limoso), prevalentemente profondo, molto calcareo, con capacità di drenaggio mediocre e scheletro scarso. Il pH è alcalino. Vocazionalità: area adatta in particolare alla produzione di vini spumante di elevato pregio; uve con un ottimo rapporto zuccheri / acidi. Caratteristiche del vino: “il profilo si presenta ampio e complesso. I vini sono caratterizzati da note floreali superiori alla media, accompagnate da sentori di frutta matura (mela, ananas). In ugual misura si percepiscono fragranze di vegetale secco con richiami di fieno e paglia. Mediamente percepite sono le note erbacee e speziate, in particolar modo di pepe. Il vino risulta mediamente minerale con un buona struttura e persistenza alla degustazione. Particolarmente acido e con una discreta percezione dell'amaro.” [1]
Unità territoriale II
[modifica | modifica wikitesto]L'area interessa prevalentemente la fascia collinare intermedia con terreni ricadenti nei comuni di Mornico Losana, Pietra de' Giorgi, Montù Beccaria, Montalto Pavese e Borgo Priolo e con una altitudine media tra i 150 m e i 350 m, ma con aree a ottima esposizione e ottimo microclima anche ad altitudini superiori (350 - 450 m). I valori di radiazione fotosinteticamente attiva sono superiori a quelli della prima unità (PAR: media 2 500 MJ/m2*anno) Le temperature, sostenute nelle ore centrali della giornata, subiscono forti abbassamenti la sera a causa delle brezze serali, specialmente nelle aree più elevate. L'esposizione dei versanti è per l’80% verso sud/ovest con pendenze medie del 20%. Vocazionalità: area con ottime potenzialità per la produzione di uve da spumante di elevato pregio con elevato profilo aromatico anche se con un minor potenziale per struttura e colore. Caratteristiche del vino: “vino equilibrato frutto di una buona maturazione delle uve dove i sentori floreali, fruttati e di vegetale risultano prevalere sulle note erbacee e speziate. In bocca il vino si distingue per possedere una discreta sapidità e freschezza e buona struttura.” [1]
Unità territoriale III
[modifica | modifica wikitesto]Comprende esclusivamente la prima fascia collinare con altitudini 150 m e 250 m; presenta valori di radiazione fotosinteticamente attiva medi (PAR media 2 250 MJ/m2*anno) e da piovosità tra 750 e 860 mm/anno. Le temperature medie annue presentano un’accentuata differenza fra il piede delle colline e la loro sommità. Le temperature sono costanti nel corso dell’anno per effetto dell'elevata inerzia termica del bacino padano. L'area è soggetta al föhn, vento che determina l'abbassamento dell'umidità atmosferica, l’aumento dell'evapotraspirazione e la diminuzione dell'acqua nel suolo. Non vi è una esposizione di versante prevalente; le pendenze sono notevoli, anche vicine al 35%. Paesaggio: l'area comprende la prima fascia di colline tra Casteggio e Stradella e si articola in valli che si aprono a ventaglio sulla Pianura Padana. Presenta versanti ripidi e fitti crinali con substrati rocciosi relativamente soffici che risultano in buona parte lavorabili. La maggior parte del terreno è occupato dai vigneti. Geologia: prevalgono le rocce calcaree limoso-argillose. Nell'area del Monte San Contardo e Santa Giuletta/Mornico Losana si trovano arenarie alternate a sabbie e limi. Suoli: dalla tessitura variabile da grossolana a media, scarsa presenza di scheletro e moderatamente profondi. In alcuni casi si trovano strati rocciosi profondi di facile lavorabilità. Vista la prevalenza di calcare, il pH è alcalino. Il drenaggio è buono. Vocazionalità: la maturazione precoce, fornisce basi spumanti non particolarmente fresche ma con elevato corpo e sapidità. Caratteristiche del vino: “le note floreali (fiori bianchi, acacia, zagara) lasciano maggior spazio a sentori di frutta matura (mela, ananas) e vegetale secco (fieno). I vini sono caratterizzati da limitate note speziate ed erbacee.” [1]
Unità territoriale IV
[modifica | modifica wikitesto]Presenta valori di radiazione fotosinteticamente attiva medio-bassi (PAR: tra 1 1800 e 2 200 MJ/m2*anno); abbraccia la fascia collinare più interna con altitudini tra i 300 m e i 550 m. la piovosità annuale è nella parte orientale maggiore di 850 mm, mentre nella parte occidentale è di 740 mm. I versanti sono prevalentemente esposti a sud/ovest con pendenze tra il 10 e il 30%. Gli inverni sono freddi e le estati mediamente calde, si verificano inoltre elevati sbalzi termici specialmente nei periodi estivi. Le temperature sono mediamente inferiori di 3°C rispetto le zone più basse. L'area è caratterizzata da versanti verso sud ben illuminati e freschi. Paesaggio: l'unità, costituita da un'alternanza di vigneti, prati e boschi, occupa l'area sud occidentale dell'Oltrepò tra i comuni di Rocca Susella, Fortunago fino a Rocca de' Giorgi. Presenta ampie dorsali arrotondate con versanti di varie forme, anche molto ondulati, e con pendenze massime moderatamente elevate. Il terreno è facilmente lavorabile e, nei versanti più scoscesi, presenta diffusi fenomeni di erosione. Geologia: il substrato è caratterizzato da un’alternanza di marne ed arenarie poco coese con qualche zona di natura argillo-calcarea. Suoli: i suoli sono di media profondità, scheletro scarso e tessitura media co elevata presenza di calcare. La capacità di drenaggio è generalmente buona salvo che nelle zone orientali in cui risulta mediocre. Vocazionalità: zona particolarmente adatta alla produzione di Pinot nero destinato alla spumantizzazione specialmente se vinificato in rosato. Caratteristiche del vino: “l'unità è destinata alla produzione di uve caratterizzate da un ampio profilo aromatico e da un'ottima dotazione acidica. Le elevate escursioni termiche della zona determinano un vino particolarmente fresco, la cui caratteristica è esaltata nel profilo aromatico dalle spiccate note floreali e al palato da una gradevole nota acidula e buona struttura”. [1]
Cenni storici
[modifica | modifica wikitesto]La vite è di casa nell’Oltrepò Pavese fin dalla preistoria: un tralcio di vite di quell’epoca è stato infatti rinvenuto nei pressi di Casteggio (l’antica Clastidium). All’inizio del I secolo Strabone descrive l’oltrepò come zona di produzione di eccellenti vini e addirittura che la botte fosse stata inventata in questa zona. Andrea Bacci nel XVI secolo ne descrive gli “eccellentissimi” vini. Già attorno al 1500 è citata la presenza in Oltrepò di uve indicate come Pinolo Pignolo gentile e Pignolo grappolato che potrebbero corrispondere all'attuale Pinot e che risalirebbero a genotipi dell’epoca romana. L’attuale viticoltura si origina però nel secolo scorso, a seguito del forzato rinnovamento conseguente l’infestazione da fillossera. I viticoltori furono quindi incentivati a fondare cantine sociali ed a convertire i vigneti promiscui in vigneti specializzati, ma anche a ridurre drasticamente la biodiversità. Nel 1884 esistevano nell’Oltrepò Pavese 225 vitigni autoctoni, oggi se ne conta una dozzina.
Certo è che il tentativo di impiantare il Pinot (di origine francese) in Italia ebbe altrove scarso successo, mentre questo vitigno trovò in Oltrepò il suo habitat ideale, grazie anche all'iniziativa dell’allora ministro Agostino Depretis. Il successo suscita l'interesse degli spumantisti piemontesi: Carlo Gancia (1865) si associa al possidente locale conte Carlo Giorgi di Vistarino per promuovere lo champagne italiano, mentre nel 1870 l'ing. Domenico Mazza di Codevilla assume un enologo di Reims per perfezionare il suo spumante di Montelio, che ottiene il primo posto alla Esposizione Nazionale di Milano del 1894. Nel 1907 viene fondata la SVIC (Società vinicola italiana - Casteggio) che si avvale della direzione di uno dei padri della spumantistica italiana, Pietro Riccadonna, cui si associano enologi e imprenditori locali come Raffaello Sernagiotto, Angelo Ballabio, Mario Odero. Il Gran spumante SVIC ha successo internazionale, e nel 1912 il suo nome compare su un vistoso cartellone pubblicitario accanto alla Statua della Libertà a New York. Dopo la Prima guerra mondiale, mentre Riccadonna continua l'attività in Piemonte, è soprattutto Angelo Ballabio a continuare la tradizione della spumantistica oltrepadana, divenendo Fornitore della Real Casa nel 1931. Fino al 1975 suo figlio Giovanni Ballabio resta il re dello spumante dell'Oltrepò, mentre altre realtà si affacciano sulla scena: la Cantina sociale di Santa Maria della Versa dagli anni trenta, l'azienda agricola Malpaga di Canneto Pavese nel 1958. Sarà soprattutto la prima, sotto la direzione del duca Antonio Denari, a guidare la nuova stagione di grandi successi della spumantistica oltrepadana, a partire dal riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata nel 1970. Nel 1971 nasce il Consorzio Volontario dei Vini DOC Oltrepo Pavese [2] a presiederlo è il medesimo Duca Denari che è anche eletto presidente dell'Istituto Italiano dello Spumante Classico oggi ribattezzato Istituto Italiano Talento Metodo Classico autore del marchio ”Talento”. Il Denari, con il suo carisma guida l'Oltrepò a mantenere e consolidare il suo primato italiano nel settore. [1]
Nel 2010 in Italia risultano investiti a Pinot nero 4 000 ha di cui 2 800 ha nell’Oltrepò pavese (circa il 70% del totale) con la produzione di 12 milioni di bottiglie l’anno (1,5 milioni di bottiglie con metodo classico). Considerata l’importanza della produzione, già nel 1984 è stata fondata l’associazione dei “Produttori del Classese” allo scopo di accrescere ulteriormente qualità e quantità degli spumanti classici. [1]
Precedentemente l'attuale disciplinare DOCG era stato: Approvato DOC con DPR 06.08.1970 G.U. 273 - 27.10.1970 Approvato DOCG con DM 27.07.2007 G.U. 183 - 08.08.2007 Modificato con Comunicato G.U. 199 - 28.08.2007 [1]
Il disciplinare del 2007 prevedeva:
- resa_uva=10,0 t
- resa_vino=60,0%
- titolo_uva=
- titolo_vino=9,5%
- estratto_secco=
- vitigno=come disciplinare del 2011
Premi e riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- Diploma di primo grado all'Esposizione provinciale delle uve del 1887
- Diplomi con medaglia d'oro al Concorso nazionale vini DOC e DOCG di Asti
- Attestati al Salon International des Vins et Spiritueux di Montreal.
Il Cesanese del Piglio figura in maniera eccellente sulle principali guide nazionali.[1]